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Dopo la pandemia...

Post n°7837 pubblicato il 28 Aprile 2021 da giulia_770.it

In che modo cambierà il turismo dopo la pandemia? Sarà sicuramente un turismo più umanistico che avrà al centro l'esperienza e non il consumo. E i musei avranno un ruolo centrale.

Dopo la pandemia, il turismo sarà più umanistico. E il museo avrà un ruolo centrale

I nuovi scenari che ci aspettano dopo la pandemia da Covid-19, i più difficili e complessi dalla fine della Seconda Guerra mondiale, ci obbligano a ripensare i modelli gestionali, le funzioni, i problemi, le necessità, ma anche le opportunità che i musei possono apportare, al “nuovo mondo”. La quotidianità delle persone è stata sconvolta in modo irreversibile. Tra gli argomenti più delicati e molto dibattuti nella seconda parte del 2019 e in tutto il 2020, ci sono le relazioni tra cultura, musei, territorio e turismo, ovvero come ripensare l’offerta per un turismo già in evoluzione che stava cambiando modo di pensare e di organizzare i viaggi. All’indomani della pandemia, gli scenari saranno ulteriormente rivoluzionati: il 2021 è parzialmente compromesso, ma paradossalmente ci offre il tempo per ripensare, per il triennio 2022-2024, alle offerte, alle modalità di accoglienza e ai vantaggi che potrebbero esserci unendo con inediti tour building musei-territorio-turismo.Se pensassimo alla “centrifuga pandemia” come una sorta di enzima che, all’interno in una reazione chimica, velocizza la risposta dei composti (cluster socio-culturale) intervenendo sui processi che ne regolano la spontaneità, mediante riduzione dell’energia di attivazione. Nel mondo del turismo era in atto un cambiamento basato su due direttrici principali: rivedere le relazioni con il turismo di massa, il più delle volte “mordi e fuggi”, non più pensabile per le nostre città d’arte, e ascoltare ancora di più le esigenze dei viaggiatori che potrebbero trovare nel nostro paese il contesto più appropriato all’essenza del nuovo turismo.La natura del turismo trova la sua genesi nel desiderio del viaggio, nell’aspirazione alla scoperta, nella voglia di stupore e meraviglia, nella naturale necessità di conoscenza e auto-conoscenza, ma soprattutto nella ricerca di uscire dalla gabbia dorata di una comfort zone che impedisce di sentire il cuore che batte. “Il turismo in qualsiasi forma è una parte essenziale dell’ampio processo di ricerca di senso: una ricerca di sé con gli altri e altrove”1. Adesso, però, la gabbia è tutt’altro che dorata. La maggior parte delle persone dovrà fronteggiare, tutte insieme, problemi a cui non erano abituate: stress, stati d’ansia, frustrazione relativa alla perdita di potere economico, disorientamento e perfino perdita di identità in relazione alla scomparsa di punti di riferimento esistenziali.

 
 
 
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