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L'inverno ...e la magia dell'arte.(4)

Post n°4103 pubblicato il 23 Novembre 2018 da g1b9
 

 

 Ora, al  termine  di questi post  dedicati all'inverni e all' arte mi soffermerò sui personaggi nella neve, in momenti diversi, , dal lavoro al gioco, dal passeggio all'esplorazione.




Giuseppe De Nittis, Effetto neve

L'esempio più antico di  gente nella neve  fa parte del Ciclo dei Mesi del Castello del Buonconsiglio di Trento (nella Torre Aquila), una serie di affreschi attribuiti al maestro boemo Venceslao, che li avrebbe realizzati sul finire del XIV secolo.  In questo variopinto Gennaio, nei pressi del castello stesso, si possono notare nove figure, due delle quali, in secondo piano sulla destra, dedite alla caccia con i cani; ma i personaggi più significativi sono quelli più vicini, uomini e donne di alto lignaggio che si divertono  nella neve in una giornata di sole: essi sono descritti  nei tipici atteggiamenti di aggressione e difesa di chi gioca a palle di neve.




Venceslao (?), Ciclo dei mesi - Gennaio, 1397 ca.

Nelle tele di Pieter Bruegel il Vecchio, con i Cacciatori nella neve (1565) uomini, con la loro muta di cani, si avvicinano all'abitato sul laghetto ghiacciato e gremito di pattinatori e, tre secoli più tardi, il pittore realista Gustave Courbet,  dipinge due versioni dei Bracconieri nella neve, riproducendo  gli atteggiamenti tipici dei cacciatori e i loro cani in caccia.



Pieter Buregel il Vecchio, Cacciatori nella neve (1565)





Gustave Courbet, Bracconieri nella neve (1864)

  Con un fucile e un cane, ma  certamente non è un cacciatore,  l'uomo che occupa l'estremità sinistra della Tempesta di neve dipinta da Francisco Goya nel 1786 e conservata al Prado; infatti la famiglia che se ne va, portando poche cose,è lo studio preparatorio di un ciclo destinato ad ornare il palazzo dei sovrani spagnoli ,col quale Goya voleva forse ricordare ai governanti come, di contro alla loro vita agiata e tranquilla, la gente comune fosse continuamente esposta a pericoli e stenti.




Francisco Goya, La tempesta di neve (1786)

La tempesta , infatti, rappresenta il  tormento e il grande artista della natura in burrasca, William Turner, non manca di descriverne gli effetti sugli uomini,  in due opere: Il passaggio del Moncenisio e Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi (1812).  Il luogo delle due opere è lo stesso, ma diverse  le raffigurazioni, più moderna quella della prima tela, antica quella della seconda. Il condottiero cartaginese che tenta di superare i limiti della natura ,è qui vittima di un attacco stesso della Natura. Schiacciando gli esseri umani nella parte inferiore del dipinto, Turner li riduce a dimensioni piccolissime e dedica la gran parte dell'opera al rivolgimento delle correnti, che si inarcano orribilmente addosso al sole, sottolineando così il senso di impotenza dell'umanità di fronte al potere delle forze  della natura.




William Turner, Il passaggio del Moncenisio



William Turner, Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi (1812)

 Nel Ragazzo con la slitta di Franz Marc (1902) e nella donna che Giovanni Segantini rende protagonista di Ritorno dal bosco (1890) entrambi i soggetti provengono dall'angolo destro della tela e si dirigono verso la loro meta, che per il giovane è una casa isolata nella pianura ghiacciata, per la donna il borgo di Savognino. Ma se il primo personaggio proviene da un momento spensierato di gioco che ,tristemente volge al termine , la seconda figura ha alle spalle una faticosa giornata passata alla ricerca di legno e non può che avviarsi con gioia alla sua casa, che avrà legna per cucinare e riscaldarsi,grazie al suo lavoro.

 




Franz Marc, Ragazzo con la slitta (1902)


Giovanni Segantini, Ritorno dal bosco (1890)

La stessa durezza si legge nei dipinti dedicati da Vincent Van Gogh ai contadini che nella neve lavorano ancor più duramente di quanto non facciano di solito. Anche nei Portatori di arbusti nella neve o in Donne che portano sacchi di carbone, come nella più nota  tela dei Mangiatori di patate, emerge la profonda sympàtheia dell'artista per la classe disagiata, della quale condivide l'infelicità e la sofferenza Di epoca successiva è Donne che zappano le zolle innevate (1890), in cui VanGoghormai abbandona la pittura piana e l'uso realistico del colore  perble svirgolettate, dei cieli raggianti e di una liberta cromatica che fa spiccare le due figure di un blu intenso nel campo mezzo bianco e mezzo verde.




Vincent Van Gogh, Portatori di arbusti nella neve (1882)



Vincent Van Gogh, Donne che portano sacchi di carbone (1884)



Vincent Van Gogh, Donne che zappano le zolle innevate (1890)

Più intenso nei colori e nel tratto, ma non meno nella resa della fatica è il dipinto dedicato da Evdard Munch agli Stradini nella neve (1920), che possiamo immaginare nella fredda Oslo come macchie luminose nella neve bianca che spalano e al contempo cercano di riscaldarsi in vicinanza del braciere. E nella stessa condizione di freddo, ma in una lunga e snervante attesa di partire sono sprofondati i soldati che Luigi Loir ammassa davanti ai binari in Prima dell'imbarco (1893).




Evdard Munch, Stradini nella neve (1920)


Luigi Loir, Prima dell'imbarco (1893)

Ma la neve, può anche  essere, momento  di divertimento, come per le giocose figure tridentine:  infatti serenità e gaiezza  evocano le figure a passeggio proposte dallo stesso Loir in Nella neve, da Utagawa Hirosige nel suo Villaggio nella neve (1833), dove la pulizia delle linee dell'arte Ukiyo-e riproduce il senso di quiete e silenzio della nevicata.
Nelle quiete passeggiate proposte da Giuseppe De Nittis, Edvard Munch e Gustave Fischer, le figure femminili,  l'inverno dà l'occasione di esibire abiti, giacche e cappelli (da Munch messi addirittura in primissimo piano, ); da notare come De Nittis, in Paesaggio invernale, accompagni alla protagonista un cagnolino, l'animale più presente in queste rappresentazioni di gente nella neve,  per simboleggiare la quotidianità dei soggetti .


Luigi Loir, Nella neve



Utagawa Hiroshige, Villaggio nella neve (1833)


Giuseppe De Nittis, Paesaggio invernale



Evdard Munch, Tempo di neve nel viale (1906)


Paul Gustave Fischer, Frederiksberg Rundel (1908)

Ma la rappresentazione più gioiosa è Inverno di Vasilij Kandinskij, opera di inizio novecento e preastrattista in cui la vivacità del colore si fa espressione di un'esplosione di gaiezza rotante in una pattinata danzante attorno alla casa gialla in lontananza, che, col suo forte colore, simboleggia energia e vitalismo.

Vasilij Kansindkij, Inverno (1906)


 Alla fine di questa serie di post, auguro a tutti un Felice Inverno!

 
 
 
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