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La Montagna Incantata. Davos...e gli altri.

Post n°3802 pubblicato il 30 Gennaio 2018 da g1b9
 

E' nevicato parecchi giorni su Davos, rivestendo di uno spesso manto questo stupendo angolo di Alpi svizzere, la "Montagna Incantata",come la chiamava Thomas Mann nel romanzo omonimo, luogo di pace , di benessere, angolo del mondo in cui ritrovare la salute del corpo e della mente. Oggi questo luogo ha ospitato il World Economic Forum, dove, nonostante il cattivo tempo sono convenute le élite mondiali  per discutere sullo stato dell'economia mondiale  e sul benessere di questa. Tra i vari interventi mi ha colpito particolarmente quello di Narendra Modi , nel quale l'autoritario primo ministro indiano ha chiarito, come la divaricazione tra democrazia liberale e capitalismo neoliberista sia un dato di fatto,  insistendo sulla  fondamentale  ",importanza dell' enorme flusso di dati ,che è oggi la merce più grande. Per cui chi li saprà controllare, sarà colui che dominerà il mondo". E a questo proposito Gentiloni si è compiaciuto per quanto le multinazionali apprezzino il Jobs Act della precarietà.

I jet privati degli oligarchi della ricchezza hanno ingolfato l'aeroporto di Zurigo dove  è arrivato pure anche l'Air Force One del presidente americano Trump,  la cui agenda elettorale, molto protezionista,lo scorso anno aveva fatto preoccupare i sostenitori del libero commercio globale riuniti al Wef. Quando Steve Bannon era una sorta di Rasputin della Casa Bianca,definiva i nemici di Trump come il "partito di Davos" globalista. Anche  da noi  ,qualche  "populista di sinistra"  , dipingeva il miliardario speculatore come un novello eroe della "white working class".

Un anno ha chiarito molte cose: da allora le rendite quotate alla borsa di Wall Street non hanno fatto che crescere; la riforma fiscale approvata a Washington ha tagliato le tasse alle corporation multinazionali; e i loro profitti sono stati gonfiati dallo smantellamento della legislazione ambientale. Per questo Trump, nonostante qualche malumore per la sua politica dei "dazi", è stato trionfalmente accolto a Davos come quello che è sempre stato: "uno di loro", uno dei pochi ricchi e potenti di un Pianeta dove le diseguaglianze sociali crescono e s'inaspriscono.

A Bruxelles non nevicava lunedì scorso, ma era comunque una serata grigia e piovosa. L'ideale per una "cena elegante", una rimpatriata tra vecchi amici: il ritrovo dei leader del Partito Popolare Europeo, guidato dal tedesco Manfred Weber, con un protagonista italiano,  Silvio Berlusconi.
 Un anno fa, nella capitale d'Europa, il Cavaliere sarebbe stato evitato come un appestato:  pesante la sua biografia ,troppo fresca la memoria del fallimento dei suoi governi, impresentabile con le sue condanne per frode fiscale, i processi per corruzione, la contiguità dei suoi uomini con la mafia, gli scandali.

Anche qui tutto è cambiato, proprio per non cambiare niente :Berlusconi ora serve come paladino  per la conservazione dello status quo in Europa. Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha definito l'incontro "eccellente". Berlusconi a Bruxelles viene riconosciuto per quello che è sempre stato: "uno di loro", uno dei pochi ricchi e potenti in un'Europa dove le diseguaglianze sociali sono cresciute e si sono inasprite.

Nel mondo, in Europa come in Italia,  ci sarebbe un modo per cambiare: non sedersi al tavolo di queste "cene eleganti", non partecipare ai banchetti delle Grandi Coalizioni, del privilegio di pochi e della conservazione.  Perchè è inutile che tutti i leaders si presentino al popolo per quello che non sono, che spargano voci ai quattro lati del mondo su programmi elettorali atti a promuovere un vero benessere per i popoli, senza distinguere categoricamente popolo  da Stato . E  invece dovrebbero aprire uno spazio politico che tornasse a far sentire la voce dei "molti" che a quei deschi non si sono mai seduti. I nostri aspiranti leaders dovrebbero provare a esprimere una forza, anche elettorale, capace di difendere la parte debole in una lotta senza quartiere alle diseguaglianze. A Davos e Bruxelles sanno bene come riconoscersi e come tutelare i propri interessi e i propri privilegi.  Da noi esiste il"partito della giustizia sociale", quello dei molti? Nei fatti non esiste,esiste solo nelle liti,nelle ciance, nelle proposte illusorie di gente riciclata da un partito all'altro, coll'unico scopo di mantenere un posto tra quelli che contano.

 

 
 
 
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