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PENSIERI E PAROLE
 

W. Allen

NON E' CHE HO PAURA DI MORIRE.

E' CHE NON VORREI ESSERE LI'

QUANDO QUESTO SUCCEDE.

W. Allen

 

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CANZONE

Che giorno è

E' tutti i giorni

Amica mia

E' tutta la vita

Amore mio

Noi ci amiamo noi viviamo

noi viviamo noi ci amiamo

E non sappiamo cosa sia la vita

Cosa sia il giorno

E non sappiamo cosa sia l'amore

Jacques Prévert

 

I ragazzi che si amano si baciano

In piedi contro le porte della notte

I passanti che passano se li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

E se qualcosa trema nella notte

Non sono loro ma la loro ombra

Per far rabbia ai passanti

Per far rabbia disprezzo invidia riso

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Sono altrove lontano più lontano della notte

Più in alto del giorno

Nella luce accecante del loro primo amore.

Jacques Prèvert

 

DALLA - CANZONE

 

N. de Chamfort

CHE COSA DIVENTA UN PRESUNTUOSO

PRIVO DELLA SUA PRESUNZIONE?

PROVATE A LEVAR LE ALI AD UNA FARFALLA:

NON RESTA CHE UN VERME.

N. de Chamfort

 

GLI APOSTOLI DIVENTANO RARI,

TUTTI SONO PADRETERNI

A. Karr

 

 

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NASCERE, VIVERE, MORIRE

Post n°327 pubblicato il 25 Gennaio 2011 da enca4

                Nascere, vivere, morire, tutto questo non è altro che il ciclo naturale della nostra vita e di tutti gli esseri viventi.

                Nasciamo, tutti, da un atto d’amore. Anche il rapporto più squallido e sporco se da la vita ad un nuovo essere, diventa un atto d’amore.

                Nascere non è facile. Ho già avuto modo di dire che la nascita è il primo ostacolo che deve superare chi viene al mondo. Un seme, al caldo della terra, nel suo guscio, ha portato a termine la sua crescita nascosta. Adesso è pronto a uscire dal terreno. Ma quanta fatica deve fare per poter scavare quel piccolo foro che gli permetterà di assorbire la luce del sole? Alla fine ce la fa. Respira aria pulita. I raggi del sole accarezzano le sue piccole, ma già evidenti foglie. Inizia, senza che nessuno glielo abbia imparato, a nutrirsi di quello che il terreno gli dà.

Se potessimo leggere nella mente di un germoglio, ammesso che abbiano una mente, sicuramente scopriremmo che anche lui, come qualsiasi altro essere, ha un insieme di sentimenti contrastanti tra loro. Stupore, disorientamento, sbalordimento, incredulità, paura. E ha ragione ad aver paura, perché il più delle volte, un uccello, un qualsiasi animale vegetariano, vede il germoglio e lo mangia. Era appena spuntato, non aveva, ancora difese che lo potessero aiutare nella crescita. Non c’è più. E’ servito a far crescere un altro essere che, come lui, ha sofferto quando ha visto per la prima volta la luce. Ha corso anche lui il rischio di non vedere il tramonto del suo primo giorno di vita. Ma anche l’uccello, l’animale, l’uomo, quando nasce, quando viene al mondo, prova gli stessi sentimenti che ha provato il germoglio.

Poi viviamo. Noi, esseri umani e dotati di intelligenza, siamo sicuramente gli unici che possono decidere, a volte non solo per se stessi, ma anche per gli altri, come vivere e se vivere.

E’ un dono immenso che ci è stato dato. Ci è stato concesso di poter fare della nostra vita quello che vogliamo. Abbiamo il libero arbitrio delle nostre azioni. Possiamo decidere di vivere bene, se vogliamo, come possiamo decidere di vivere male, o di non vivere affatto. Il problema non è quello che facciamo della nostra vita, ma quello che facciamo alla vita degli altri. Di chi già occupa un posto sulla terra, e di chi lo occuperà in futuro.

Il nostro “modus operandi” è un insieme di azioni, il più delle volte, mirate solo ed esclusivamente a far star bene noi e solo noi. Siamo avari di bontà verso gli altri. Siamo egoisti, ipocriti, menzogneri. Siamo capaci di mentire a noi stessi pur di cercare di stare in pace con la nostra coscienza. E questo anche se sappiamo che non riusciremo mai ad esserlo.

Anche nel regno animale ci sono comportamenti che, a prima vista, possono sembrare essere guidati dall’egoismo. Un leone adulto, prima di dar da mangiare ai piccoli del branco, mangia lui. Ma questo non è egoismo. E’ una necessità. Il leone adulto procura il cibo per tutto il branco (anche se i migliori bocconi sono i suoi). Se desse da mangiare prima ai cuccioli, o alle femmine, lui non potrebbe più essere di alcuna utilità a nessuno del suo gruppo. In questo modo tutto il branco, il suo branco, in poco tempo sparirebbe.

Ma noi no! Noi non siamo animali! Ci comportiamo, a volte, da animali, ma non lo siamo.

Facciamo offerte alle varie associazioni umanitarie. ci scandalizziamo (o facciamo finta di scandalizzarci), se vediamo in televisione un bambino che muore di fame o di sete. Ma se incontriamo per strada, ad un semaforo, qualcuno che chiede una moneta, chiudiamo il finestrino, mettiamo le sicure alle portiere e facciamo finta di parlare al cellulare.

Viva il leone, allora. E’ sicuramente più giusto di noi.

Poi arriva il momento di lasciare ad altri la gestione di questa terra che ci ha visti, nel bene o nel male, protagonisti.

 Moriamo soli. Sempre e comunque, e abbiamo paura della morte. Non tanto come un qualche cosa che potrebbe farci male (anzi, a volte fa bene morire), ma solo perché non conosciamo cosa c’è dall’altra parte. Non conosciamo il “dopo”.

Vorremmo vivere in eterno. Vorremmo far parte di questo mondo, in modo  stabile e duraturo. Ma non è possibile. Ma non sarebbe giusto.  Se dopo aver lavorato per tutta vita giunge per ognuno di noi il momento di cedere il nostro posto lavorativo a qualcuno più giovane di noi, è altrettanto giusto che anche la vita di ognuno di noi, prima o poi, abbia termine.

Nessuno di noi vuol diventare cibo per vermi. Ma anche i vermi, se ci sono, servono a qualche cosa. E’ la nostra anima che deve continuare a vivere. E’ il ricordo di chi ci ha voluto bene, di chi non è stato da noi tradito e ingannato,  che servirà a fare in modo che ognuno di noi sia sempre vivo.

                                                                                                                                             Enrico

                 

 
 
 
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