Creato da enca4 il 15/02/2010
PENSIERI E PAROLE
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La sindrome di DOWN non è una malattia. Le persone con la sindrome di DOWN non cercano una medicina,vogliono solo essere trattate come tutti gli altri!!!
Il 93% dei contatti non copierà questo messaggio... ma spero che tu che ora stai leggendo voglia far parte del restante 7% che metterà questo messaggio nella sua bacheca...
ENYA - MAY IT BE
LA FRASE DEL GIORNO
Si dice che fino a quando si bestemmia si è vivi e che si inizia a morire guando si pronuncia una sola parola "DIO"
anonimo
Enca4
W. Allen
NON E' CHE HO PAURA DI MORIRE.
E' CHE NON VORREI ESSERE LI'
QUANDO QUESTO SUCCEDE.
W. Allen
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CANZONE
Che giorno è
E' tutti i giorni
Amica mia
E' tutta la vita
Amore mio
Noi ci amiamo noi viviamo
noi viviamo noi ci amiamo
E non sappiamo cosa sia la vita
Cosa sia il giorno
E non sappiamo cosa sia l'amore
Jacques Prévert
I ragazzi che si amano si baciano
In piedi contro le porte della notte
I passanti che passano se li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
E se qualcosa trema nella notte
Non sono loro ma la loro ombra
Per far rabbia ai passanti
Per far rabbia disprezzo invidia riso
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Sono altrove lontano più lontano della notte
Più in alto del giorno
Nella luce accecante del loro primo amore.
Jacques Prèvert
DALLA - CANZONE
N. de Chamfort
CHE COSA DIVENTA UN PRESUNTUOSO
PRIVO DELLA SUA PRESUNZIONE?
PROVATE A LEVAR LE ALI AD UNA FARFALLA:
NON RESTA CHE UN VERME.
N. de Chamfort
GLI APOSTOLI DIVENTANO RARI,
TUTTI SONO PADRETERNI
A. Karr
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ADDIO PICCOLO EROE
Post n°315 pubblicato il 11 Gennaio 2011 da enca4
… Bologna è stata chiamata in tanti modi diversi: la dotta, per via della sua università, la grassa, per la cucina, la galante, perché ci si trovarono bene tutti i viaggiatori, come Boccaccio, o il dissoluto marchese di Sade, e gli studenti che vi arrivano da ogni parte; io preferirei: la umana, per la sua gente, laboriosa e tollerante, epicurea e devota della Beata Vergine di San Luca. “Bologna è bella” scriveva Giosuè Carducci. “Gli italiani non la ammirano quanto merita: ardita, fantastica nella sua architettura trecentesca e quattrocentesca.” Cob i suoi edifici rossi, con i 45 chilometri di portici costruiti per la comodità degli uomini, per proteggerli dalla pioggia e dal sole, per permettergli di camminare e discutere. Quanto ho riportato qui sopra è uno stralcio di ciò che ha scritto quel grande Maestro di scrittore e giornalista che è stato Enzo Biagi nel suo libro. “I come Italiani.” Quello che scrivo adesso è il titolo, a cinque colonne, che il Messaggero ha fatto oggi a pagina 11: Bologna, neonato muore di freddo: dormiva per strada con la mamma. Tutti voi siete sicuramente a conoscenza di questo fatto così triste e doloroso avvenuto sei giorni fa, ma che solo ieri ne è stata data notizia. Il Messaggero dice ancora: “… un neonato, figlio di italiani, non può morire così. Soprattutto nei giorni delle feste, dello shopping, delle luminarie.” Io, e come me, credo anche tutti voi, affermo, invece, che nessun neonato deve morire così, in nessun periodo dell’anno, con o senza luci. Un bambino deve vivere. Un bambino di due barboni deve essere considerato, ancor di più, un bambino di tutti noi. Tutti noi, gente che ha un tetto sulla testa, che si è potuta permettere il panettone e lo spumante per festeggiare la fine dell’anno, che ha speso anche solo 10 Euro per una cena di Natale, tutti noi siamo responsabili di questa morte. Ne è responsabile chi avrebbe dovuto, anche con la forza, obbligare i due genitori ad andare a vivere nell’immobile che era stato messo loro a disposizione. Ne sono responsabili le istituzioni tutte. Adesso che Devid non c’è più, le così dette “persone per bene”, quelle che non mancano mai alla messa domenicale, quelle che pur di far notare agli altri il loro stato sociale, indossano la pelliccia di visone anche il giorno di ferragosto, adesso, dicevo, queste persone rilasciano commenti ed interviste a giornali e televisioni, usando un tono indignato e falsamente altruista. Io, invece, ho pianto e pregato per il piccolo Devid. Ma lo ho anche ringraziato per il suo sacrificio, perché di sacrificio si tratta. Devid aveva un gemello e una sorellina di un anno e mezzo. Aveva un padre ed una madre che lo amavano e che avevano paura di perderlo se avessero accettato l’aiuto offertogli di una casa. Devid si è sacrificato per il bene dei suoi cari. La sua morte, spero, possa aiutare i suoi fratelli e i suoi genitori a poter condurre una vita futura normale e felice. Adesso tutti noi sappiamo quale era il disagio di quella famiglia. Sappiamo anche che ancora devono, loro che sono ancora tra noi, combattere contro le privazioni, la miseria e la povertà. Adesso hanno bisogno veramente del nostro aiuto. Altrimenti il sacrificio di Devid a che cosa sarebbe servito? Enrico |