Creato da enca4 il 15/02/2010
PENSIERI E PAROLE
 

W. Allen

NON E' CHE HO PAURA DI MORIRE.

E' CHE NON VORREI ESSERE LI'

QUANDO QUESTO SUCCEDE.

W. Allen

 

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CANZONE

Che giorno è

E' tutti i giorni

Amica mia

E' tutta la vita

Amore mio

Noi ci amiamo noi viviamo

noi viviamo noi ci amiamo

E non sappiamo cosa sia la vita

Cosa sia il giorno

E non sappiamo cosa sia l'amore

Jacques Prévert

 

I ragazzi che si amano si baciano

In piedi contro le porte della notte

I passanti che passano se li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

E se qualcosa trema nella notte

Non sono loro ma la loro ombra

Per far rabbia ai passanti

Per far rabbia disprezzo invidia riso

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Sono altrove lontano più lontano della notte

Più in alto del giorno

Nella luce accecante del loro primo amore.

Jacques Prèvert

 

DALLA - CANZONE

 

N. de Chamfort

CHE COSA DIVENTA UN PRESUNTUOSO

PRIVO DELLA SUA PRESUNZIONE?

PROVATE A LEVAR LE ALI AD UNA FARFALLA:

NON RESTA CHE UN VERME.

N. de Chamfort

 

GLI APOSTOLI DIVENTANO RARI,

TUTTI SONO PADRETERNI

A. Karr

 

 

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IO NON BUTTO NIENTE DALLA FINESTRA

Post n°310 pubblicato il 28 Dicembre 2010 da enca4

               Fino a qualche anno fa c’era ancora la brutta usanza di gettare  dalla finestra, la mezzanotte del 31 Dicembre, qualsiasi cosa vecchia, rotta, o comunque non più utilizzabile. Era una brutta e incivile abitudine che, per fortuna, con il passare degli anni è andata via via scomparendo, anche se non del tutto.

                Quest’anno io voglio gettare via, non dalla finestra ma dalla mia mente, tutto ciò che di negativo ho accumulato, messo da parte, conservato.  Mi sono reso conto, finalmente, che tenere tutta “questa roba vecchia” nella soffitta del proprio cervello, è uno spreco di spazio e di energie mentali. Mi sono anche reso conto che tante cose sono riposte lì da anni e che è arrivato proprio il momento di una bella pulizia.

                Ho aperto la porta della mia soffitta e la prima domanda che mi sono posto è stata: “Da dove inizio?” I cassetti, le scatole, i bauli da aprire sono tanti e, sicuramente, la parte più difficile è quella di decidere cosa buttare e cosa salvare.

                C’è, sulla mia destra un baule molto grande, scuro di colore. Un lucchetto, aperto, pende dal coperchio. Significato che qualche volta è stato aperto, anche se inconsapevolmente. A sinistra ce n’è un altro, dello stesso colore del primo, ma non ha un lucchetto. Ho deciso di lasciarli per ultimi.

                Ho deciso, inizio dai cassetti, sono piccoli e pertanto, spero, che contengano cose leggere e facili da sopportare.

                Apro il primo con un po’ di timore e invece mi accorgo che non ho motivo di aver paura del suo contenuto. Contiene il ricordo di un paio di giornate allegre passate a passeggiare con un mio amico sul corso principale di Perugia. Un gelato, qualche sigaretta di troppo, parecchie occhiate alle gambe di belle ragazze.  Non conviene buttare via queste cose. Le voglio conservare. Ogni tanto voglio tirarle fuori e riguardarle, ridere un po’.

                Il cassetto sottostante, invece, contiene qualche cosa che non sapevo neanche di aver riposto. E’ una frase che, più di quattro anni fa, mi disse un medico dopo avermi visitato: “Se fossi in lei, farei dei controlli più approfonditi.” Gli avessi dato retta, forse adesso …

                Apro un altro cassetto e mi torna alla mente un pomeriggio del Luglio del 2006. Ero seduto, come facevo ormai da tanto tempo, in una panchina. Era il periodo di Umbria Jazz, ma non avevo motivo di essere allegro, tutt’altro. Una ragazza, Barbara, che poi sarebbe diventata mia amica, si fermò davanti a me e dopo avermi guardato a lungo prese da un mazzo di disegni che aveva in mano un foglio dove aveva disegnato un mandolino che sovrastava una mezza luna e me lo diede dicendomi: “Ti ho visto nei giorni passati sempre seduto qui. Si vede che sei triste. Tieni, voglio farti un regalo.” Detto questo andò via. Io guardai il disegno, girai il foglio e dietro c’era scritto. “La solitudine scoppia a tratti nella mente … ma si dissolve nella quiete dell’anima. Barbara.” Com’era possibile? L’avevo vista con i miei occhi prendere quel disegno, fra i tanti, senza guardare, così, a caso. No! Questo ricordo, come il disegno, non posso proprio buttarlo via.

                Continuo ad aprire cassetti, scatole, scatoloni. Tante cose sono da conservare con cura. Il sorriso di mio figlio. Il suo primo lavoro al computer. I ricordi di mio padre e mia madre. Le serate con gli amici, con i parenti.  Una gita a Torino con Fly. Le giornate a pescare insieme.

                Tante altre sono da gettare nel dimenticatoio. Le liti continue con colei che è stata mia moglie per tanti anni, il lavoro perso, la fatica per trovare una nuova occupazione. Le rinunce, i sacrifici fatti.

                Ogni cosa che torna alla mente viene da me catalogata; da una parte le cose da buttare via, dall’altra quelle da tenere, conservare nel miglior modo possibile.

                E’ stato un bel lavoro, fino adesso. Ora non mi resta che aprire gli ultimi due bauli. Sono pesanti entrambi. Non so cosa contengono, non li ho ancora aperti, e non ho il coraggio di farlo. Ho paura del loro contenuto. Però, se devo fare pulizia, devo avere la forza di andare fino in fondo.

                Apro, piano, il primo e di colpo torno indietro di dieci anni. Rivivo momenti felici vicino a colei che credevo potesse essere per me l’amore che avevo sempre sognato di incontrare. Ma poi, come uno sciame d’api impazzite, vengo sommerso da tanti altri ricordi che non avrei voluto rivivere. La scoperta di non essere amato, di aver dato tutto me stesso a chi, viceversa, non l’ha mai apprezzato. La speranza di un futuro felice che naufraga nell’indifferenza e nell’egoismo. Il sentirmi solo anche se fisicamente non lo ero.

                Ho chiuso di colpo quel baule. Tutte cose da buttare. Tutte cose che adesso, anche se solo per un attimo, mi hanno fatto male ricordarle.

                Guardo l’ultimo baule. E’ grande. Provo ad alzarlo ma non ci riesco. Con cautela, timoroso di quello che potrei trovarci dentro, alzo il coperchio senza guardare dentro.  Poi, sforzandomi, guardo. E’ vuoto. O meglio, dentro c’è un foglio di carta, solamente un foglio di carta. Come può essere così pesante un foglio di carta? Allungo la mano, lo prendo, lo porto vicino ai miei occhi e leggo le poche parole che contiene: “ Se hai trovato fino adesso tante cose pesanti da ricordare, ma lo hai fatto, senza paura, allora puoi vincere anche la battaglia più difficile, quella per la vita. Ce la puoi fare.”

                Chiudo piano il baule dopo aver riposto il foglio. C’è più ordine, adesso, nella mia mente, anche se ancora non ho buttato nulla. E poi, perché dovrei buttare via parte della mia vita? Sono fatti, avvenimenti che hanno fatto, e fanno, parte di me. Ho deciso di non buttare nulla. Voglio tenere tutto, ben conservato.

                Vorrà dire che quel vecchio vaso di coccio, che abbruttisce il mio tavolo in cucina, sarà il sacrificato la mezzanotte del 31 Dicembre.

                                                                                                                             Enrico

               

 
 
 
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