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« Capitani della mia animaIl colore della morte »

Satira politica, sale della democrazia

Post n°45 pubblicato il 15 Agosto 2010 da fabpat72
 
Foto di fabpat72

Sono passati otto anni da quando Silvio Berlusconi emanò  da Sofia il famoso editto bulgaro con il quale riuscì ad espellere dalla RAI personaggi scomodi del calibro di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi, adducendo come scusa, il loro uso criminoso della televisione pubblica.Storicamente tutti i regimi autoritari hanno contrastato la libertà di espressione e l'esistenza stessa di un  pensiero critico sullo Status Quo.La satira, che affonda le sue origini millenarie nell'antica Grecia, più di ogni altra cosa, esorta gli animi, attraverso la risata, alla riflessione su temi importanti della società, come la politica, è per sua intrinseca natura contro il potere, di qualunque colore esso sia, perchè ne mostra le contraddizioni e propone altresì propri punti di vista al fine di sensibilizzare le coscienze, contrastando il degrado etico e corroborando il cambiamento.Al fine di esorcizzare tutte le pratiche liberticide, purtroppo ancora presenti ai giorni nostri, riporto un interessante articolo tratto dal periodico di destra Farefuturo (vicino alle posizioni di Gianfranco Fini) insieme alla mia vignetta tematica. 

Bacio al rospo ma..

La principessa Italia non è salva affatto, anzi

Il bacio al rospo
e il lieto fine che non c'è

di Domenico Naso

C'era una volta un rospo con un grande e ammaliante sorriso. Potrebbe cominciare così la storia dei rapporti tra Berlusconi e la politica italiana. Sì, perché quel rospo, incontrato quasi per caso diciassette anni fa, aveva fatto credere alla destra politica che una volta baciato si sarebbe trasformato in un elegante principe senza macchia, pronto a liberare la principessa Italia, assediata da uomini senza scrupoli, che per cinquant'anni l'avevano violata. Sfidando batracofobie, resistenze ideologiche, storie personali, questo rospo è stato baciato per più di tre lustri. Molti italiani ci avevano fatto linguetta a lungo, perché a quella profezia fiabesca ci avevano creduto.Anche perché il principe che doveva nascere dal rospo non era solo un personaggio da fiaba. Era un Principe politico, machiavellico, amato e temuto, che avrebbe fatto politica, smettendo i panni di imprenditore e capo carismatico. Avrebbe dovuto realizzare, mutatis mutandis, l'utopia di quell'affresco del Buon Governo conservato nel Palazzo Pubblico di Siena e dipinto dal Lorenzetti nel Trecento, efficace allegoria degli effetti di una buona politica in città e in campagna. Ma forse quel rospo di politica, quella vera, non ne ha mai fatto.Dopo tutto questo tempo, dunque, il responso è inappellabile: il rospo è rimasto rospo (senza grinze, però, perché il bisturi fa miracoli), impossibilitato a essere principe dal perpetuo conflitto di interessi con la sua natura di anfibio. Qualcuno si è stufato di baciarlo e la principessa Italia non è salva affatto, anzi. Il Principe machiavellico non è mai arrivato e gli effetti del Buon Governo si sono visti, se si sono visti, solo a sprazzi.Chi si è stufato, però, di baciarlo ancora non ha la minima intenzione. La fiaba non avrà il lieto fine. Punto.E chi continua ancora a volerlo far credere, forse dovrebbe essere svegliato quanto prima dal pluridecennale incantesimo. Il principe valoroso e senza macchia non esiste, forse non è mai esistito. Ci avevano creduto. Ci hanno provato. Oggi si sono arresi. Hanno raggiunto la consapevolezza che non è più tempo di favole. Anzi, forse sì. C'è l'ultima favola da portare a termine. C'è qualcun altro da baciare, oggi, ed è quella principessa Italia di cui parlavamo all'inizio. Dorme profondamente, forse anche per colpa del rospo. O forse no.

«In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta.Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un poco le teste.Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa.» Dario Fo

 
 
 
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