espe dixit

OLGA

"Buonasera, Olga. Come va oggi?"

"Male."

"Ha mangiato?"

"No. Non mi danno più da mangiare. Mi hanno messo la flebo, e poi ho queste cannule nel naso, vede? Non posso mangiare."

"Ma magari sta un po' meglio, con la flebo, no?"

"No. Voglio morire. Perché non mi lasciano morire? Invidio mio marito, lui è morto nel sonno, non aveva niente, stava bene."

"Ma suo marito magari è morto presto, si è perso tante cose. Quanti anni aveva?"

"83"

"..."

"E' una dottoressa, lei? Mi dia qualcosa per morire."

"Non sono una dottoressa. Non si ricorda che l'altro giorno le ho dato il caffelatte?"

"No"

"E' venuto qualcuno a trovarla, oggi?"

"Sì, è venuto mio figlio. Ha una bella casa, lui. Tanti fiori."

"Ecco, vede che qualcosa si ricorda? Magari presto starà meglio e andrà a casa di suo figlio, a vedere i fiori."

"No, non ci andrò più. Voglio solo morire, non è giusto, cosa ho fatto di male?"

"Niente, Olga, niente. Quanti anni ha?"

"89"

"Ha male da qualche parte?"

"Sì, tanto. Ma dopo mi danno i tranquillanti e mi passa."

"Bene. Così magari riposa un po'. Riesce a dormire?"

"Sì, dormo. Ma faccio tanti sogni, brutti, bruttissimi."

"Ora devo andare, Olga, la saluto, spero che domani vada meglio."

"Grazie."

Non andrà meglio, Olga. Non può andare meglio. Rimarrai lì, legata ai tuoi tubicini, a guardare nel vuoto, chissà quanto ancora, perché qualcuno ha deciso che non puoi morire così facilmente.

Io vado, e non ho mai pensato questa cosa prima, ma spero di non rivederti.

Anche io sognerò, stanotte, credo. Sognerò i tuoi occhi, che sono belli.
Ma non sarà un bel sogno.