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Feeling of Power

Post n°492 pubblicato il 28 Giugno 2007 da tanksgodisfriday
 
Foto di tanksgodisfriday

L'ho letto nel '70 o giù di lì, su "le Scienze", la versione in italiano di Scientific American.
Non so se perché ero giovane e ricettivo, o se perché è cambiata la rivista, allora non ci volevano quattro lauree per sfogliarla; trovavi almeno un paio di articoli che ti attirassero e fossero alla tua portata.

E questo racconto breve di Asimov mi aveva colpito in modo particolare, proponendomi qualche domanda-dubbio sulla corsa al dilagare dei calcolatori nella nostra vita, corsa che partiva proprio in quegli anni.
Avevo dimenticato gli elementi essenziali a ritrovarlo: titolo e autore. Ho provato nel tempo qualche ricerca su google, ma senza successo, ricordavo solo la trama. Avessi almeno ricordato l'incipit (ancora lui!), il "nove per sette", avrei avuto la chiave di ricerca giusta.

E quindi sorpresa, l'altra sera.
Comincio un libro, regalo di compleanno: "Racconti Matematici". Parto dal risvolto della copertina, salto a piè pari l'introduzione, lunghissima e poi non mi piace che mi guidino, faccio da me. Al più la leggerò alla fine, sarà un rapporto più alla pari, la mia impressione verso l'altra.
Attacco il primo racconto: Borges, "Il libro di sabbia". Un gioco sull'infinito, perché il libro in questione ha un numero infinito di pagine, che cambiano ogni volta che viene sfogliato. Inquietante, un buon inizio.

Poi attacco il secondo:
(...)
Aub! Quanto fa nove volte sette?
Aub esitò un istante. I suoi occhi smorti ebbero un fioco lampo di ansietà.
Sessantatre - disse.
Il deputato Brant inarcò le sopracciglia. - È giusto?
- Controlli lei stesso, onorevole.

Ma, è lui!
Siamo in un futuro in cui l'umanità ha conquistato lo spazio, incontrato altre razze e naturalmente è in guerra, contro Deneb. Le due flotte stellari, guidate da computer, si fronteggiano senza che una prevalga sull'altra. Occorrerebbe sfuggire alla rigida logica dei calcolatori.
Sarà la riscoperta del calcolo manuale, eseguito a mente (nove per sette) o su un pezzo di carta per calcoli appena più complessi, a far riscoprire all'umanità la capacità del cervello di calcolare, quindi di fare le stesse cose che fa un calcolatore. Solo che la mente umana è più compatta, più flessibile ecc. ecc., quindi può fare cose più sorprendenti delle macchine; ed è il Feeling of Power, la sensazione di potenza che ne deriva, a chiudere il racconto.

Un cammino a ritroso, quello descritto nel racconto: imparare dalle macchine. Ma vissuto paradossalmente dai protagonisti come un gradino di evoluzione.
Se l'ho letto nel '70, il racconto è addirittura del '58. E questo lo trovo sorprendente.
Più o meno nel '70 mi ritrovai tra le mani la prima calcolatrice elettronica, Texas Instruments, il costo era ancora elevato, una frazione significativa di uno stipendio, che peraltro non avevo ancora, e non era immediato cogliere il pericolo della pervasività di quell'aggeggio. Almeno io non avevo immaginato che nel giro di trent'anni le avremmo trovate nei fustini di detersivo per lavatrici, che i ragazzini delle elementari le avrebbero considerate il modo naturale per fare di conto.

Invece Asimov a quel tipo di futuro c'era arrivato, spingendosi anche oltre. E già nel 1958, quando non credo si ipotizzasse ancora la calcolatrice personale.
Grande Asimov.
Nell'immagine: mio padre comprò Urania dal primo numero, ottobre del '52, fino alla fine degli anni 60. Questa copertina me la ricordo.

Oggi mangio asfalto, poco web.
Buon giovedì a tutti.

 
 
 
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