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sull'onda dei ricordi - Maratona di Roma 23 marzo 2003

Post n°509 pubblicato il 13 Marzo 2014 da feliperun
 

Il racconto della gara vissuta 11 anni fa, il 23 marzo 2003

Domenica 23 marzo Roma

Ieri mattina ero passato dal Vittoriano (l’Altare della Patria), la piazza era piena di gente con un gran traffico e con due attivisti di Greenpeace che avevano issato uno striscione tra le due bandiere italiane. Una foto di Silvio Berlusconi con l’elmetto da marines, e una scritta cubitale: "un impegno concreto: la guerra".

Cominciava così, con il tragitto per il ritiro del pettorale e del chip. Lo stand della Maratona era ben organizzato e ci sono voluti pochi minuti per compiere le operazioni di routine, e un po’ di più per trovare l’uscita nei meandri degli espositori tecnici e non tecnici.

La mattina del 23 la sveglia suona alle 6.15, in tempo dare modo all’organismo di valorizzare una colazione sostanziosa per l’ora della gara: 9.25.

Quando il mio amico Tonino, come non ringraziare chi si sveglia alle 7.15 della domenica, mi accompagna alla metro sono le 7.30, alle 8.10 sono al Colosseo. L’aria è fresca, il cielo di un azzurro limpidissimo. In metro ho incontrato altri podisti, di tutte le età, chi più chi meno concentrato. Chi legge il giornale e chi parla della gara, chi di come si mette il chip tra le stringhe delle scarpe e di quello che ha portato con se per fare fronte ai momenti di crisi durante la gara.

Tutti sono però rilassati è una bella giornata per correre per le strade di Roma.

Nella zona della consegna delle borse incontro il mio trainer, Luigi. E’ come sempre una forza della natura, sa bene che l’influenza appena una settimana prima della gara non gli ha permesso di completare la preparazione dei lunghi, ma è qui pronto a dare il meglio.

Il problema di oggi è che abbiamo numeri di pettorale troppo alti e saremo in fondo alla griglia di partenza, sarà meglio cambiarsi subito e mettersi il più avanti possibile. Detto fatto, in pochi minuti i preparativi sono ultimati e dopo un po’ di coda ai bagni, andiamo sulla griglia di partenza. Questa volta il riscaldamento è ridotto al minimo, alle 8.50 siamo nel gruppo in attesa del via previsto alla 9.25. Si chiacchera con i vicini, ci si scambiano impressioni e le previsioni della prestazione di oggi. Siamo 8.000, una folla sterminata!

Alle 9.20 i soldati che dividono le griglie degli atleti si dileguano, ci appressiamo, per quanto possibile alla riga di partenza. Lo speaker annuncia la partenza, gli spettatori, tutt’intorno, applaudono, urlano, chiamano gli amici individuati nel gruppo dei podisti. Conto alla rovescia 5, 4, 3, 2, 1 …0 si parte!

Questa volta sono determinato, devo trovare subito spazio, devo avanzare, supero, sorpasso, sgomito un po’, mi infilo tra gli altri, certo becco anche qualche insulto, ma io voglio arrivare entro le 3 ore. Mi sono preparato per questo, e non voglio perdere minuti preziosi. Roma è bellissima, pur nella corsa, nel lavoro da salmone a risalire la corrente degli altri podisti non è possibile non restare ammirati. Corriamo in mezzo a oltre due millenni di storia. All’inizio si sentono tante voci, poi il rumore dei passi. Quante volte questa città ha ascoltato il rumore dei passi? Questa volta è una cosa gioiosa!

Trovo un gruppo che va alla mia velocità alcuni napoletani e un tedesco con la maglia dell’Italia. Il tedesco continua a fare l’elastico, allunga e rallenta, allunga e rallenta. I napoletani sono molto più regolari, tra di loro uno è di sicuro il più esperto e non lesina consigli ai suoi amici, io ne faccio tesoro. Arriviamo alla Moschea, siamo al 21 km, metà gara, il tempo è quello che mi aspettavo (1h28’31’’). I piccoli dolori che ho sentito fino ai 10 km, sono spariti. Mi sento benissimo, ho bevuto acqua e la soluzione salina, lascio andare le gambe in questo tratto di lungo Tevere, ben asfaltato scorrevolissimo. Uno dei napoletani si lamenta perché abbiamo aumentato l’andatura. Io continuo a sentirmi bene, forzerei un po’ ma è meglio aspettare.

Arriva il 28 km, siamo di nuovo nel centro storico, le gambe continuano ad andare che è un piacere, il capo dei napoletani comincia a richiamare gli applausi del pubblico. Anche io lo faccio, a gran voce: metto la mano all’orecchio e dico di non sentirli, il pubblico è generoso, applaude e incita. Sembra di volare, non sento la fatica, mi stacco da gruppo dei napoletani, solo uno riesce a seguirmi, ma lo saprò dopo. Il Panteon, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Piazza Navona, è meraviglioso. Continuo così, ad ogni rifornimento, riesco a bere ora acchiappando al volo un bicchiere, ora un pezzo di arancia o di banana. Riprendo il tedesco, che si ferma a un rifornimento, io invece continuo col mio passo. Arrivo al 33esimo km, i muscoli cominciano a tirare, li devo gestire bene, mantenendo un passo sciolto e dinamico sui sampietrini, rallento, e cerco di bere ad ogni occasione. 35 km, la mia crisi è forse evidente, un podista mi affianca e passa del glucosio della enervit, lo ringrazio, ci voleva un po’ di carburante. 37 esimo, bevo ancora, il passo è tornato regolare, uno dei napoletani mi supera, lo lascio andare, e continuo. 39esimo sono alle spalle del napoletano, anche lui accusa la fatica, il podista dell’enervit si ferma ha finito la benzina. Io invece ho riserve per attaccare gli ultimi due chilometri. Cerco di allungare ancora il passo al 40esimo, siamo al circo Massimo, vedo il Colosseo. L’arrivo è vicino, a destra uno è fermo coi crampi, io mi sento bene. Affianco un altro podista, ci incitiamo a vicenda. Ecco lo striscione del 42 km, allungo ancora, o forse credo di allungare perché il mio ultimo compagno di viaggio non resiste.

2.58’54’’ è il numero che segna il cronometro ufficiale. Lo speaker urla:- Ecco ancora sotto le tre ore, ancora sotto le tre ore siete bravissimi, siete bravissimi.- Ho finito la mia prima maratona sotto le 3 ore. Lascio il chip all’organizzazione e mi dirigo a bere, devo bere, ma sono contento, contentissimo. Chissà che montagna di endorfine ho in circolo, per sentirmi così allegro dopo aver corso come mai per quasi tre ore! Ce l’ho fatta a finire la prima maratona e con un gran tempo.

Mi volgo indietro, sullo sfondo il Colosseo, il traguardo, e davanti a me un popolo di podisti avvolti nelle coperte termiche della Asics, uno strato luccicante di materiale plastico ci fa brillare al sole, abbiamo finito la nostra fatica. Ognuno si è misurato con se stesso, ha messo a dura prova il suo corpo chiedendogli di andare al massimo. E’ arrivato alla fine e questo è un grande successo!

 
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