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«FAI UNA BELLA COSA, MANDAMI UN FAX!»

Il fax, l’«ultimo Samurai» che resiste ai tablet


Per le imprese e le famiglie nipponiche è insostituibile, per nulla «uncool» o fuori moda: c'entra la tradizione e la lingua.

«Fai una cosa, mandami un fax!».
Non siamo sicuri se gli ipertecnologici ragazzi under 18 dei giorni nostri sappiano ancora cosa sia un fax.
L'apparecchio telefonico che invia e riceve l'immagine è stato rimpiazzato dalla più veloce, economica (e meno rumorosa) email.

 

Dopo quasi 170 anni di onorato servizio - il primo test di invio di documenti tramite tecnologia fax fu effettuato nel 1842 dall’inventore franco-svizzero Puthomme - lo strumento pensato per comunicare con la propria rete di contatti è destinato a sparire definitivamente.
Tuttavia, ancora oggi esiste una nazione (questa sì ipertecnologica) riluttante a staccare per sempre la spina del fax.
In Giappone l’obsoleto strumento è più popolare della posta elettronica.

Perché tanta riverenza? C'entra la tradizione e la scrittura.

 

MACCHÉ FUORI MODA - Il fax è morto. Lunga vita al fax.

Se nel resto del mondo il servizio telefonico per la trasmissione e ricezione di immagini fisse è stato sostituito dalle mail (e dalla banda larga), i nipponici non si sognano lontanamente di mandare in pensione il fax.

Per le imprese e le famiglie è insostituibile, per nulla «uncool» o fuori moda.
Via fax si mandano inviti alle feste; documenti bancari e ordini commerciali. Nelle prime ore dalla catastrofe nucleare di Fukushima dello scorso anno, gli operatori della centrale informarono dell’emergenza il governo centrale di Tokyo proprio via fax.
Un numero: il 59% delle famiglie giapponesi hanno un apparecchio fax nelle loro case.
Come riferisce il
Washington Post, che ha cercato di carpire il segreto della longevità del dispositivo, appena il 5% delle famiglie Usa disponevano ancora di un fax agli inizi degli anni Novanta.
Uno dei motivi per tanta lealtà?
La scrittura, che ha faticato parecchio prima d’andare d'accordo con computer e dispositivi elettronici.

SCRITTURA DIFFICILE - Fino al 1985 i sistemi di immissione erano alquanto complicati per la lingua giapponese.
La Apple sviluppò soltanto in quell’anno il primo sistema funzionale.
La scrittura giapponese si compone infatti di quella cinese e di due scritture autoctone.
Per molti termini esiste una doppia lettura, quella giapponese e quella cinese, a seconda del contesto.
Oggi i giapponesi digitano le parole con i caratteri latini e scelgono il simbolo corretto dai vari suggerimenti.
Nel paese del sol levante la scrittura a mano prevale su quella della tastiera e con l’invio di un manoscritto via fax i giapponesi evitano di dover trascrivere il testo nell’alfabeto latino.

TV VIA FAX - «C'è una nota teoria secondo la quale esistono due Giapponi: quello high-tech delle meraviglie e quello lento, ostile all'innovazione», racconta al Washington Post l’analista Serkan Toto. La scrittura a mano gode di grande stima e ciò ha frenato l’uso dei computer rispetto ad altri Paesi occidentali.
Inoltre, per lungo tempo il governo di Tokyo ha mantenuto il monopolio sulle linee telefoniche che ha di fatto limitato la diffusione della banda larga a basso costo.
Oggigiorno i giapponesi preferiscono perciò navigare in rete attraverso i loro smartphone.
«Molte famiglie, semplicemente, non hanno una connessione a Internet», dice il ricercatore di Stanford, Andrew Horvat.
«In molti settori il fax rimane dunque l'opzione preferita e più pratica per comunicare».
Persino la tv pubblica fa ancora affidamento sugli apparecchi fax: un programma televisivo sulla salute offre ai telespettatori l'opportunità di farsi spedire a casa, a pagamento, le ricette via fax.

Il servizio viene sfruttato da quasi mezzo milione di giapponesi.



(Elmar Burchia)

 

 
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