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Arte...e dintorni

Pensieri sparsi di chi sta provando ad occuparsi di arte.

 

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Quando si hanno le scarpe pesanti...

Post n°582 pubblicato il 22 Gennaio 2013 da calipso81

 

E' la descrizione della sensazione di sopraffazione di Safran Foer nel suo Molto forte, incredibilmente vicino

Ecco: ho le scarpe pesanti ora.

Ho sempre pensato che questo paese non fosse capace di accogliere chi vuole fare, chi si è dato da fare, chi vuole sempre migliorare.

Studiare, formarsi, essere curiosi, dare il meglio non è “normale”.

E’ normale invece fregarsene, non studiare, puntare in basso e anche se con un ruolo lavorativo non impegnarsi più di tanto.

Alla fine chi lavora, tanto e bene, guadagnerà uguale uguale a chi non fa un tubo. Quindi a che serve impegnarsi?

Sono a scuola da fine ottobre. Cattedra impegnativa non “normale” perché prevedeva 8 ragazzi anziché due. Casi diversissimi e patologie diverse. Da quel giorno non percepisco lo stipendio. Il Ministero del Tesoro non vede il servizio che io e un collega, assunti assieme, stiamo prestando. Ad un’altra collega, anche lei assunta lo stesso giorno, il pagamento è regolare.

Cos’è? Sfortuna? Non lo so.

Il direttore amministrativo mi dice che non è solo un nostro problema ma anche di altri.

D’accordo ma è come dire “mal comune mezzo gaudio”. Perché spacciare per “normalità” ciò che non lo è?

Perché io sono lì a scimunirmi a preparare le lezioni per i ragazzi e inventarmi delle cose per farli lavorare se poi gli altri gli piazzano semplicemente un disegno da colorare davanti?

Alcuni colleghi quasi non salutano perché sei quella del sostegno. Non compariamo neanche sul tabellone degli scrutini!!!

Finisco col sentirmi niente. Come se la mia presenza fosse superflua.

Mi ritorna in mente il periodo al Museo modenese. Lì io non facevo nulla, un nulla pieno, ma per la tizia con cui lavoravo non era niente. Lei poteva firmarsi storico dell’arte con una laurea in psicologia, io di certo non potevo.

Anche quando dovrei avere un “ruolo” in un contesto lavorativo finiscono per scipparmelo, sminuirlo, massacrarlo.

Ora vorrei scappare lontano.

Vorrei andare dove apprezzano e stimano quello che so. Dove sono qualcosa e qualcuno.

 

 
 
 
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