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Arte...e dintorni

Pensieri sparsi di chi sta provando ad occuparsi di arte.

 

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Inchiesta

Post n°565 pubblicato il 14 Giugno 2012 da calipso81

Ci sarà un'inchiesta dell'Associazione Bianchi Bandinelli sul precariato di chi come me "vive" nel limbo dei beni culturali.

Chiedono la compilazione di una scheda con le attività svolte e una breve descrizione del proprio precariato.

Io ho scritto questo:

 

Ho sempre amato l’arte e avevo fiducia in questo settore. Sottolineo avevo.

Sono sempre stata convinta che senza conoscere il nostro passato sarebbe stato impossibile capire il presente.

Sono sempre stata convinta che era bene conoscere e amare il nostro patrimonio per poterlo preservare e “passare” ai nostri figli e nipoti.

Sono sempre stata convinta che l’Italia avesse una marcia in più per tutto quel meraviglioso e ben noto “museo diffuso” che conosciamo e viviamo quotidianamente.

Sono sempre stata convinta che intrecciando ricerche archivistiche, competenze, conoscenze, si potesse arrivare a comprendere meglio il nostro passato.

Amo ancora oggi l’arte.

Non mi fa fatica leggere, informarmi, aggiornarmi e confrontarmi. Per me l’università è stata “leggera” perché amavo quello che facevo e divoravo i libri, macinavo chilometri per vedere chiese, musei, monumenti.

Ancora oggi faccio questo: divoro libri, vado alle mostre, macino chilometri su chilometri.

Ma, ahimè, quello che ho potuto vedere e provare sulla mia stessa pelle è che accanto a personale estremamente qualificato all’interno del MIBAC, ce ne sono tantissimi che sono riusciti a vincere (se lo hanno fatto) un concorso, decenni fa, come custode (destinato a chi aveva la licenza elementare) e oggi sono diventati funzionari senza averne le competenze. Tocca spiegargli le tecniche artistiche o cosa dicono i restauratori quando vengono convocati per un intervento.

Tutto questo non fa che svilire quanto fatto da me e da tanti altri che si sono impegnati quotidianamente e ne hanno fatto quasi una missione.

Una missione che sembra sempre più impossibile. Siamo in bilico con contratti atipici (e io mi ritengo fortunata) e viviamo con ansia ogni scadenza.

Per chi ama l’arte e vuole farne il suo mestiere è quasi una maledizione esserne affascinati. Spero ancora che le cose cambino, che il Ministero si decida a fare assunzioni serie e numericamente consistenti. Si sta deteriorando tutto e ne va, per davvero, del nostro futuro. Come uomini e come eredi, indegni in molti casi, di quanto abbiamo.

 

 
 
 
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