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« Bau...Facebook mi rende schiav... »

MySpace banna 90.000 utenti!

MySpaceE' di ieri la notizia che MySpace, uno dei colossi del social network a livello mondiale, abbia bannato negli ultimi due anni dai propri servizi ben 90 mila utenti tra maniaci, molestatori sessuali e pedofili. A diffondere questi dati è stato John Cardillo, ex poliziotto di New York attualmente alle dipendenze di Sentinel, la società che per conto di MySpace ha individuato gli utenti da bannare.
Sentinel infatti dispone di un corposo database (700.000 nominativi!) nel quale sono elencati i condannati per reati sessuali, con l'indicazione di molti dati personali (foto, segni particolari, tatuaggi, dati anagrafici) e dei relativi indirizzi e-mail.
Gli organi di informazione, in larga percentuale, hanno riportato la notizia come se si fosse trattato di un repulisti risolutivo realizzato da MySpace, anzi, in molti hanno evidenziato che in pochi giorni, ben 8487 tra i sex offender "cacciati" da MySpace sono già migrati verso altri lidi, primo tra tutti il social network Facebook.
In realtà, per quanto il sistema di identificazione utilizzato da Sentinel Safe possa essere estremamente sofisticato, la conoscenza di base dei meccanismi che regolano internet mi induce a credere che l'operazione di pulizia realizzata da MySpace abbia un mero carattere temporaneo: non eliminazione nè "denuncia" come riportato da alcune testate on line, bensì semplice banning dell'account e dei relativi contenuti.
Molti di noi sanno infatti che i computer connessi ad internet sono identificati da un cd. indirizzo ip e che, in misura prevalente, gli indirizzi ip sono dinamici, ovvero, terminata la nostra sessione di navigazione, il nostro indirizzo ip viene assegnato dal provider ad altri utenti, col risultato che il banning dell'ip può essere realizzato con sicurezza solo rispetto ai cd. ip statici.
Se il banning dell'ip può dunque essere realizzato sporadicamente è quindi ipotizzabile che in maggioranza, gli utenti colpiti dal banning dell'account possano, di lì a poco, registrare un nuovo account, una nuova e-mail con nuovo profilo, nuova foto e dati personali rigorosamente mendaci. Quei pochi per i quali si riesca in modo certo a bannare l'indirizzo ip potranno connettersi da altri computer, da internet point, da pc aziendali o, semplicemente, utilizzare i servizi presenti sul web per anonimizzare la propria navigazione.
E' in sostanza un gatto che si morde la coda.

Ed allora quali potrebbero essere gli scenari per la sicurezza e la responsabilità nel web?

Pochi mesi fa Roberto Maroni propose l'introduzione del cd. ip unico (no comment..) altri ritengono necessario abbinare la registrazione degli account al proprio codice fiscale ed in generale, da più fronti ed in vari paesi si manifesta l'esigenza di regolamentare la rete. Inevitabili i rischi per la libertà di espressione.

Ma allora che fare?

 
 
 
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