Sonoviva

IL BUIO FUTURO DI TRE GENERAZIONI E LA PREPOTENZA DEL POTERE

L'aria era gelata mentre la strada si snodava lentamente, una curva dopo l'altra, verso il piccolo paese di San Mauro, a mezza costa di una montagna degradante dolcemente nello splendido mare del Cilento. Tra una curva e l'altra ed un poco di ghiaccio negli angoli più riparati, si parlava della situazione drammatica in cui versano i beni culturali e della assurda sorte che stanno subendo quelli che dovrebbero essere i professionisti più coccolati da questa nazione e che invece nessuno ascolta, ancora peggio degli studenti: i restauratori. Una legislazione del 2001, alla quale non è mai seguito un regolamento, ha fatto di molti di loro dei clandestini ed in mancanza di regole una sorte avversa ha accompagnato la crescita delle nuove leve, mentre le vecchie, quelle con esperienza ultradecennale, spesso si avviavano a chiudere i battenti per non poter più sostenere i costi in mancanza di lavoro. 

Un'intera generazione, avviata ad un avvenire che credeva certo, è stata fatta iscrivere a corsi di laurea, come quelli in Conservazione dei Beni Culturali, anche impegnativi e di durata quinquennale, salvo poi definire le regole dei requisiti dei corsi a giochi fatti e conclusi, con il risultato di rendere inutili quelle stesse facoltà.  

Ragazzi ormai ultratrentenni costretti a cambiare lavoro o a vivere in 'clandestinità' in quanto, anche se professionalmente validi, non in possesso dei requisiti. Gli stessi restauratori da 30 anni nella Amministrazione dove sono regolarmente in servizio con la qualifica di restauratore,  ed al cui attivo ci sono decine e decine di restauri, costretti a dimostrare di avere i requisiti da un bando di concorso che avrebbe dovuto porre una parola definitiva sull'argomento creando un albo professionale, ma che poi, di proroga in proroga, dopo un anno e mezzo, è stato annullato. Queste le premesse nel triste viaggio verso San Mauro.

Arrivata nella chiesa trovo le maestranze al lavoro intorno ad uno splendido coro ligneo intagliato del XVI secolo e giro le varie stanze per vedere altre cose come armadi di bellissima fattura, pavimenti in cotto, statue, dipinti e molto altro in stato di abbandono per mancanza di fondi per il restauro. Nel paese non gira nessuno perché praticamente non c'è più nessuno: da molti anni le culle sono vuote perché, semplicemente, non ci sono più i giovani e viene la rabbia davanti a quello spettacolo della natura e dell'arte operosa delle mani dell'uomo dover cedere all'ignoranza ed alla sete di arricchimento immediato di una classe che chiamare 'politica' suona come un oltraggio al popolo. Ognuno, vedendo l'ignobile sorte riservata ai beni culturali più famosi e, per questo, vendibili, può rendersi conto di quanto possa essere peggiore quella degli altri, la cui importanza non è ritenuta assoluta, ma solo in relazione alle comunità di appartenenza. 

Questo solo uno dei problemi che affligge questa nostra attuale situazione sociale in cui la parola cultura non rappresenta l'interesse della Nazione e nella quale ogni giorno si lavora contro l'articolo 9 della Costituzione:

Art. 9

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Parole ormai in disuso, realtà così poco foriera di facili ed immediati guadagni da essere divenuta patrimonio solo di chi non ha più il diritto di parola.

Ho rabbrividito ieri sentendo il tono alternativamente paternalistico e minatorio, con il quale ci si rivolgeva, durante la puntata di Annozero, ai giovani. Ricordando il tempo del mio di impegno e della mia passata stagione, ho pensato che al posto loro e di tutti gli altri che nella piazza c'erano e che non sono scappati dissociandosi dalla violenza perché in quella violenza vedono l'unica possibilità di essere ascoltati, al posto loro io mi sarei incazzata ancora di più e certo non avrei avuto scrupoli verso una siffatta vergognosa commedia  in cui un pugno di anziani ha preso in ostaggio almeno tre generazioni di giovani e nella quale non si vuole che questi, stufi, esprimano le loro opinioni ma piuttosto che dicano quello che loro vogliono che dicano: che si dissociano. Ma loro non si dissociano affatto e questo è il nodo che, se non compreso, porterà tutti verso un assai buio domani. 

Tante e tante volte ho parlato di questo nei miei post perché la rabbia sta montando da tanto e solo i ciechi non sono consapovoli dei pericoli ai quali i giovani e meno giovani vanno incontro. Taccio sull'indecoroso spettacolo di un La Russa paladino della legalità: per i giovani o per chi non lo sapesse, questo La Russa, insieme ad un certo Alemanno ed altri compari che ho schifo qui a nominare ma che oggi sono assisi sulle poltrone, questo La Russa dicevo altri non era che un fascista squadrista e picchiatore che si è reso responsabile di molti episodi di violenza quelli si non giustificabili; mentre la violenza di un padre di famiglia senza lavoro o di un pastore sardo o di un agricoltore siciliano, o di un abitante delle zone avvelenate dai rifiuti, o di un giovane che ha studiato per anni ed anni ed ora si ritrova senza futuro, quella violenza almeno un perché ce l'ha, eccome se ce l'ha.