Creato da Superfragilistic il 30/07/2008

Sonoviva

Un blog di denuncia, osservazione e critica possibilmente costruttiva

 

 

« COSA NON S' INVENTANO G...QUEL CAFONE CHE CI RAPPRESENTA »

RIFLESSIONI SU STUDI E STATISTICHE

Capita ogni giorno infatti di leggere che negli Stati Uniti, ad esempio, è stato fatto uno studio che dimostra, in modo inequivocabile, che il caffè non fa male al cuore anzi, allunga la vita; salvo poi leggere dopo qualche mese o anno la notizia esattamente opposta, anche questa avvalorata da studi della cui onestà nessuno potrebbe dubitare, dato che sono condotti in prestigiose Università e pubblicati su riviste scientifiche ben consolidate in quanto a serietà ed attendibilità. Ma non so a voi, a me viene spesso il dubbio che, almeno in qualche disciplina, non siano proprio condotte in maniera del tutto scientifica e che qualcosa c'entrino gli sponsor che quelle Università o quegli Istituti foraggiano per promuoverne attività scientifiche. La questione si pone alla mia attenzione questa sera proprio su un argomento sul quale ho a lungo riflettuto ultimamente, analizzando la mia giornata lavorativa e pensando a quanto più tempo dovrei avere a disposizione rispetto a quando, per scrivere una lettera a due destinatari, dovevo utilizzare la carta cabone, scrivere da capo gli indirizzi, digitarla nuovamente in caso di modifica parziale, fare e rifare sempre gli stessi elenchi a mano o a macchina, sia che si trattasse di opere d'arte o di persone o di tante e tante cose; ricordo, e non è un ricordo di cent'anni fa, che per trasmettere a tutte le polizie un furto, lo scrivevamo sulla matrice e poi ne facevamo tante copie al ciclostile. Insomma allora come mai che il tempo lavorativo ora, nell'epoca del copia incolla, è diventato insufficiente a fare tutto per bene e resta sempre la sensazione di aver fatto poco? RIspondere alle mail è il primo ostacolo, una cosa che ti fa impiegare un tempo incredibile e quindi spesso io non apro affatto la posta privata per non perdere tempo, lasciando che  si accumuli. Poi si deve catalogare, salvare nelle varie cartelle, meglio lasciar perdere. Se accendi Messanger allora c'è l'inevitabile amico che ti chiama: 'ehilà' ed alla fine rispondi e via altro tempo; poi se trovi che qualcuno ti ha inviato un invito su facebook....per quanto tu voglia limitarti avrai sempre da spendere un bel po' di tempo tra una curiosità e l'altra visto che magari ti ha scritto qualcuno che non sentivi da trent'anni e con cui trenta anni fa neanche scambiavi una parola e, come le ciliegie, un messaggio ne tirerà dietro un altro e presto ti accorgerai, sentendoti terribilmente in colpa, che si è fatta un'ora insospettabile, cavolo come corre il tempo su Internet, e a te rimane ben poco per fare quello che devi. E quando cominci ad affrontare la stesura di un progettto di restauro o la contabilità di un lavoro in corso, o una lettera da impostare per ottenere uno scopo ben preciso, come promuovere un evento che stai preparando, ti rendi conto che concentrazione non ne hai più, zero, e diventa difficile non perdere l'autostima pensando che l'età ti sta facendo perdere colpi...

Ma poi per fortuna ecco l'ultimo strepitoso studio che ti ribalta ogni certezza e vieni a sapere, leggendolo, che no, tu darai il massimo dell'efficirnza e produrrai il 9 per cento in più se riuscirai a cazzeggiare su Facebook......eccovi la chicca, a me sembra un'emerita 'stronzata' e a voi?

Impiegati, meglio su Internet
Più produttivi con Facebook


Chi in ufficio naviga anche per “fini privati” riesce a fine giornata a portare a compimento il 9 per cento di lavoro in più di chi non lo fa. Sono più concentrati su un lungo arco di tempo perché fanno interruzioni intenzionali. I risultati di uno studio della Melbourne University

 

di FEDERICO PACE

Capaci di concludere al meglio quel che gli si chiede di fare, più concentrati e più aperti agli impulsi dall’esterno. Gli impiegati che, dal posto di lavoro, navigano su Internet per "motivi privati" sono quelli che in ufficio vanno meglio e si distinguono per la loro produttività. A dimostrarlo è l’ultima indagine realizzata dall’Università di Melbourne che ha messo in evidenza come chi occupa parte del tempo anche su siti come YouTube o Facebook alla fine della giornata sia in grado di portare sulla scrivania del capo ufficio il 9 per cento in più di lavoro. Più di chi invece si scervella per tutto il tempo, ma con minori frutti e senza pause, sulla stessa pagina di Word o sul medesimo foglio di Excel.

Lo studio sembra presentarsi come una sorta risposta, neppure troppo indiretta, a quei tanti, soprattutto dirigenti d’impresa ma non solo, convinti che un crescente numero di impiegati, catturati dai tentacoli del social-network, finisca per dimenticare ufficio, mansioni e compiti quotidiani (leggi articolo). Per gli autori, al contrario, chi va su YouTube e clicca il video del suo cantante preferito (Matteo di X-Factor?) o su Facebook per scambiare un paio di (malinconiche) chiacchiere con la sua ex-ragazza, ora sposata e madre di un paio di pargoli, riesce a restare concentrato per più tempo lungo l’arco dell’intera giornata rispetto a chi invece ne fa a meno.

L’attenzione e le pause. L’evidenza dello studio in fondo non desta sorpresa e solo a primo impatto può sembrare un paradosso. La navigazione d’intrattenimento, secondo gli autori della ricerca, che hanno studiato in dettaglio il comportamento di trecento lavoratori, è utile a mantenere la concentrazione. Al pari degli studenti che hanno bisogno di fare dei break per recuperare quel livello di attenzione che scema dopo una ventina di minuti, anche gli impiegati hanno bisogno di uscire dal “cerchio stretto” degli impieghi quotidiani. L’altalena tra concentrazione e distrazione è infatti, dice il responsabile della ricerca, necessaria per portare a compimento impegni e compiti anche per un lungo periodo.

L’intenzione e l’invadenza. Il segreto non è solo nelle interruzioni frequenti. Ma nella loro volontarietà. La giornata di ciascuno infatti è punteggiata in realtà da una serie di interruzioni invadenti e non desiderate, perfette per danneggiare quel bene prezioso e effimero che è la concentrazione e di conseguenza la produttività di ciascuno. Le email ne sono solo una delle forme più diffuse e consuete. Le interruzioni intenzionali, al contrario, facilitano la “performance” per un periodo più ampio di tempo.

Il comportamento sembra molto diffuso. Dall’analisi risulta che sette impiegati su dieci occupano un po’ del proprio tempo per una di queste attività. Per lo più, quando gli impiegati, vanno a cercare un pertugio al di fuori dei compiti di lavoro, cercano informazioni su a prodotti o servizi che vogliono acquistare, leggono notizie, partecipano a qualche gioco online e guardano qualche video su YouTube.

I pregiudizi delle imprese e il buon senso. Così sembrano nel torto tutte quelle imprese, e non sono poche, che da qualche tempo a questa parte, senza sapere di danneggiare la produttività complessiva della propria azienda, hanno cominciato a prendere provvedimenti mirati a proibire la navigazione, soprattutto sui social network, dei propri collaboratori. Ovviamente, tengono a precisare gli autori dello studio, le evidenze sono valide nel caso in cui il tempo trascorso sui siti di intrattenimento non superino una data soglia (nel caso specifico si tratterebbe di un quinto dell’orario di lavoro). Spesso il buon senso arriva, con un certo anticipo, alle stesse conclusioni degli studiosi.

 

 
 
 
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