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arte passione amore

un vero amore non sa parlare.

 

 

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time&silence

Post n°3838 pubblicato il 20 Giugno 2010 da artfactory

La pittura? Esiste e resiste con noi

DAl giornale:

M entre a Basilea impazza la fiera del contemporaneo globale, con segnali peraltro confortanti rispetto alla crisi. E mentre a Berlino è in scena quella che un buon racconto cannibale definirebbe «l'ultima Biennale dell’umanità», stracolma di scarti, immondizia e visioni devastanti sulla nostra specie, è ancora possibile, cercando con attenzione, trovare ottime proposte di quella buona pittura che i critici liquidano come demodé e che invece ottiene riscontri e consensi dal pubblico degli appassionati (e dei collezionisti).
Dalla Toscana a Roma, passando per l’Umbria, ecco alcune proposte per un mini-grand tour da prendere in considerazione nei prossimi giorni. A Spoleto, in coincidenza con l’apertura del Festival dei Due Mondi (fino al 4 luglio), Vittorio Sgarbi, come già fece lo scorso anno, propone una «disseminazione» all’interno della cittadina occupando musei, chiese, palazzi e dimore storiche, con un’ampia rassegna di arte italiana tra passato, presente e auspicabilmente futuro. Iniziativa gemellata con Salemi dove le mostre troveranno casa dal 20 luglio al 20 agosto. Facendo fede al suo temperamento di critico notturno, Sgarbi propone un’apertura serale che si trascina fino a mezzanotte: così il Palazzo Pinciani, San Nicolò, piazza Campiello e via di Visiale ospitano un mix di arte di diversi periodi in cui spicca l’omaggio a due maestri di quella pittura italiana non ancora completamente considerati dalla storia per il giusto valore. Ovvero Fausto Pirandello, figlio del celebre commediografo, ascritto alla prima Scuola Romana ma fondamentalmente grande isolato, e soprattutto Osvaldo Licini, di cui è in atto una rilettura critica, in particolare del secondo periodo, quando passò dall’astrazione al lirismo delle Amalassunte, mistiche rappresentazioni di antiche divinità precristiane.


Ad un ampio catalogo della «generazione di mezzo», ovvero quegli artisti che raramente vengono considerati nelle mostre perché abitanti nella terra di nessuno, si sovrappongono alcune giovani proposte, come il paesaggista siciliano Giovanni Iudice, ottimo erede della Scuola di Scicli discendente da Piero Guccione, e Nicola Samorì, eccezionale talento su cui scommettere per i prossimi anni. Nativo di Bagnacavallo, poco più che trentenne, Samorì rilegge l’iconografia classica - le immagini di partenza risalgono alla pittura cinque-secentesca - immettendola in un processo di devastazione interiore che si traduce in esplicito dissolversi della memoria storica in un tempo quanto mai incerto e insicuro. La sua ricerca spicca davvero nel panorama italiano, anzi se operasse all’estero il giovane Nicola costerebbe già bei soldi.
Altro talento evidente è quello del pugliese (ma residente a Domodossola) Massimiliano Alioto, quarantenne, che propone al Museo d’Arte Etrusca nel Palazzo Casali di Cortona l’ultimo capitolo di una riflessione sui possibili rapporti tra pittura e natura. Artista di evidenti capacità artigianali, fan di Courbet, Alioto rischia di essere letto come un classico, dunque estromesso dal dibattito contemporaneo. Ma questa è solo una lettura superficiale, poiché il problema posto è quanto mai urgente ed attuale. La sua visione del paesaggio è difatti controversa: di fronte alla bellezza ovvia della natura (una vetta di montagna, un mare in tempesta, un bosco inestricabile) pare sempre in agguato la minaccia di qualcosa che non conosciamo del tutto. Così la natura, che siamo abituati a contemplare, torna selvaggia, forma dinamica incontrollabile. Ad accompagnarlo un catalogo con un testo, ancora una volta, di Vittorio Sgarbi.Le strade della pittura di qualità portano a Roma, dopo l’abbuffata di iper-contemporaneo e di archistar di cui abbiamo ampiamente riferito le scorse settimane. Tornando nel quartiere Testaccio, nelle sale della Pelanda ultime restaurate del complesso Macro Mattatoio, va in scena la prima personale pubblica nella sua città di Bernardo Siciliano, anch’egli quarantenne, emigrato da tempo a New York dove ha affinato tecnica e immaginario. Per il debutto capitolino Siciliano rinuncia al suo genere prediletto, il paesaggio urbano tra i toni caldi romani e il freddo metropolitano dell'America, per dedicarsi ad esplorare il corpo nudo, dipinto in maniera analitica e iper-reale, mix tra una fotografia di Helmut Newton e un marmo canoviano. «Nude City», questo il titolo della mostra curata da Maria Ida Gaeta e Lea Mattarella (dal 24 giugno al 25 luglio) è un omaggio alle atmosfere del film noir e ai suoi archetipi visivi, da Hopper a Eric Fischl, denso di citazioni letterarie e musicali, dal John Zorn di «Naked City» al new dark degli anni 2000. Un ritorno a casa davvero felice, per un artista che ha portato a termine un lungo processo di maturazione e che oggi si propone come uno dei pittori più importanti sulla scena nazionale e internazionale.

time&silence2

Esiste un modo di far pittura che si pone fouri dal tempo, dalle mode, dalle tendenze. Un modo "antico", al quale il pittore si tiene ancorato e che tiene come punto di riferimento sicuro, fermo e stabile, resistente alle tante pressioni o sollecitazioni del nostro presente

Rinnovarsi

Natura e spirito, orizzonti di paesaggi e astratti confini, austere sintesi di luoghi reali e spazi mentali

....

la visione rinasce con nuove forme, suggerendo possibilità di evoluzione......

Un quadro di fossat

iCopertina di Le Stelle Di Mario Schifano Dedicato A...

le stelle di Mario schifano

Riprendo

Il cosmo non ha retto… ed ha pianto le sue lacrime copiosamente. Molte di queste caddero in California, a New York, a Seattle, a Londra… in quell’anno magico ed irripetibile che deve per forza essere stato il 1967.

Poche, intense e luminosissime, caddero anche vicino Roma, bagnando Mario Schifano, pittore, ma anche scultore e poeta di quella corrente artistica chiamata pop-art (dalla quale ha, peraltro, sempre preso le distanze). Rapito da cotanta bellezza, decide di allestire un gruppo musicale, per dare una forma sonora ad alcuni suoi allestimenti visivi, nei quali stava esplorando tutte le possibilità di accostamenti fra due soli colori. Questi “esperimenti” ricordano molto da vicino quelli fatti da Warhol con i Velvet Underground nella sua Factory, ma anche ciò che i Pink Floyd, con i Light Shows, stavano elaborando durante le loro lunghe sessions lisergiche all’Ufo Club.

Certo, a Roma non c’erano il fermento di New York e Londra, ne tanto meno Schifano aveva a disposizione Lou Reed e John Cale o Syd Barrett e Roger Waters… ma ciò che riuscì a far tirare fuori a Le Stelle ha un valore incredibilmente più alto e (passatemi il termine) nobile, di quanto ne abbiano gli indiscussi capolavori dei due più celebri “rivali” . “Dedicato A…” è, da un punto di vista musicale, uno snodo cruciale per la musica europea, tutta. Il lavoro è diviso in due parti disgiunte e ben distinte. Il lato A del vinile (purtroppo stampato in origine solo in 1000 copie, di cui le prime 250 circa di colore rosso) contiene il solo componimento “Le Ultime Parole Di Brandimante, Dall’Orlando Furioso, Ospite Peter Hartman E Fine (Da Ascoltarsi Con Tv Accesa, Senza Volume)”, suite anarchica di quasi 18 minuti, che deve molto di più a Cage ed alla musica medievale, che ai migliori lavori di rock, prodotti fino ad allora; dai quali sembra anzi volersi distaccare, così da poter liberamente frantumare e dilatare forma e sostanza, canoniche, della canzone. Sperimentazione in embrione, che risulta essere uno sguardo in avanti, sulle maggiori avanguardie in ambito rock degli anni a seguire, a prevedere la ricerca psichedelica anglo-sassone, la musica progressiva italiana o la dilatazione cosmica tedesca.

Bradimante” evoca visioni ancestrali e presagi di un oscuro avvenire, dove estratti di jingles pubblicitari si sciolgono in un madrigale, deturpato dalle affilatissime corde di una chitarra estremamente acida. Voci umane e rumori di transistors si inseguono in un oceano spaziale ai confini di un era oscura, dove anche l’anima lacerata del blues del Delta, tenta un difficile ricongiungimento con i ritmi tribali africani… terra da cui venne strappata nel nome di dio e della schiavitù. Sul più “normale” lato B Le Stelle Di Mario Schifano, Nello Marini (organo e pianoforte), Urbano Orlandi (chitarra), Giandomenico Crescentini (basso) e Sergio Cerra (batteria), confezionano un piccolo capolavoro lisergico, suddiviso in 5 brani, che vagabondano in lungo ed in largo lo spettro caleidoscopico della migliore psichedelia. “Molto Alto” è un concentrato di Velvet Underground, Neu!, Silver Apples e Suicide… mentre “Susan Song” è un sublime esercizio di cantautorato italiano eseguito con la malinconia eterea di Nick Drake, che discute con la parte più mite e pacata del Peter Hammill dei primi Van Der Graaf Generator. “E Dopofonde il vaudeville ad un blues acido, con una chitarra hendrixiana impegnata a zittire una cantato teso e sofferto, quasi un’interpretazione di Demetrio Stratos che fa il verso a Battisti-Mogol, prima della freakedelia di “Intervallo” , dove il rock’n’roll non è ancora garage ed il beat assume dei connotati zappiani, tanto è folle il sottofondo di voci che ridono, sguaiate facendo versi.

La finale “Molto Lontano (A Colori)” chiude rassicurante questo inestimabile lavoro, con un flauto di pan che si intreccia ad discorso tessuto dalle sapienti mani velvetiane, tra le dissonanti ritmiche newyorkesi e le liquide visioni delle migliori menti californiane. Da brividi. Ma come detto Roma non è New York o Londra, quindi Le Stelle si trovano a cadere nel breve volgere di una stagione, con all’ attivo un singolo e questo autentico capolavoro, a conferma di quanto fosse buona l’aria che si respirava in quel magico anno che fu il 1967. Da avere

Spostiamoci un attimo 

 

Le visioni nuove nella vita

Bernard Aubertin, Clous n.315, 1971

 

 

Venezia - dall'undici gennaio 2010

 al

10 febbraio 2011
Monocromia. Nelle profondità del colore

 

La mostra presenta una collettiva di artisti che hanno usato la monocromia nelle loro opere, in un percorso che va dagli anni sessanta ai novanta

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MILANO:
alla galleria Prometeogallery: The Documentary

MERCOLEDI' 23 GIUGNO:

ROMA:
alla galleria Monitor: The Plurality of One
alla galleria ex Elettrofonica: This story is not ready for its footnotes #2
alla galleria la Pelanda: Bernardo Siciliano - Nude city

GIOVEDi' 24 GIUGNO:

ROMA:
alla galleria Federica Schiavo: Pascal Hachem - http://www.facebook.com/l/2e5f8dYqIqVmziYYugEh7g4rQ3Q;In.nate.ness

SABATO 26 GIUGNO:

CARRARA:
in varie sedi inaugura la XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara - Postmonument

CASTELBASSO:
alla fondazione Malvinaz Menegaz - palazzo Clemente una personale di
Alighiero Boetti e una collettiva di 16 coppie di artisti dal titolo Au pair. Coppie di fatto nell’arte contemporanea

SPOLETO:
nell'ambito del Festival dei due Mondi inaugura Palazzo Cellicola arti visive museo Carandente con una serie di mostre.

Buona settimana a tutti

...

IL GATTINO

TIME

SILENZIO

A

 

Silenzio prima di nascere, silenzio dopo la morte, la vita è puro rumore tra due insondabili silenzi.

Isabel Allende, Paula, 1995

 

La saggezza umana insegna già molto, se insegna a tacere.

Jacques Bénigne Bossuet, Elévations à Dieu sur tous les mystères, 1727 (postumo)

 

La parola è una chiave, ma il silenzio è un grimaldello.

Gesualdo Bufalino, Il malpensante, 1987

 

È meglio tacere cento cose che andrebbero dette piuttosto che dirne una sola che meriterebbe d'essere taciuta.

Girolamo Cardano, Della mia vita, 1643 (postumo)

 

Rapinarti del silenzio, non è già un crimine?

Guido Ceronetti, Viaggio in Italia, 1983

 

Quando non hai niente da dire, non dire niente.

Charles Caleb Colton, Lacon, 1820

 

Mai l'uomo è padrone di sé come quando tace.

Joseph Antoine Dinouart, L'arte di tacere, 1771

 

 

Talvolta il silenzio del saggio vale più del ragionamento del filosofo: è una lezione per gli impertinenti e una punizione per i colpevoli.

Joseph Antoine Dinouart, L'arte di tacere, 1771

 

 

 

Bisogna vedere e udire, ma saper tacere.

Baltasar Gracián y Morales, Oracolo manuale e arte della prudenza, 1647

 

Fa' silenzio intorno a te, se vuoi udir cantare l'anima tua.

Arturo Graf, Ecce Homo, 1908

 

 

 

Capita di dover tacere per poter essere ascoltati.

Stanisław Jerzy Lec, Pensieri spettinati, 1957

 

Il silenzio non ha mai tradito nessuno.

Antoine Rivarol, Massime e pensieri, 1808 (postumo, 1941)

 

Dall'albero del silenzio pende il suo frutto, la pace.

Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851

 

Certamente l'esistenza umana sarebbe molto più felice se negli uomini la capacità di tacere fosse pari a quella di parlare. Ma l'esperienza insegna fin troppo bene che gli uomini non governano nulla con maggior difficoltà che la lingua.

Baruch Spinoza, Etica, 1677

 

TRARRE SPUNTI

I MOSAICI

Un mosaico silenzioso

La basilica medieovale

ALCUNI STUDI UTILI

L 'arte romana

silenziosamente

a.p.a.

 

 proverbi cinesi

L'uomo che riesce a vedere le cose piccole ha la vista limpida e il cuore sereno.

L'uomo che sa ben parlare non vale quello che sa ascoltare con attenzione.

L'uomo che sposta le montagne comincia portando via i sassi più piccoli.

L'uomo è una barca, la vita è la sua scia e quando scende la notte non rimane traccia

Non conbaciano con schifano

Ma forse......

Il flauto

La musica

Time

ssss A .P.A.

 
 
 
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ROSSO FOTO di ROSSO VENEXIANO

SENZA FRETTA

LA VITA E' COSI' PICCOLI ISTANTI CHE DANNO ANCORA UN SENSO A QUESTA NOSTRA  FRAGILE  REALTA'LA VITA E' COSI' VIVILA SENPRE E PRIMA O POI  ALL'IMPROVVISO ANCORA TI SORPRENDERA'

SOGNARE E' LECITO 

 

 

 
 

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