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Una miniera chiamata turismo

Post n°139 pubblicato il 29 Settembre 2011 da biancoblu78

Il turismo nel nostro Paese e in particolare nel Sud, è una miniera sfruttata ancora troppo poco.
Per fare turismo bisogna essere capaci di mettere al centro il cliente, ossia il turista, mentre troppo spesso capita venga visto e trattato come un limone da spremere.
Esistono ristoratori, tassisti, commercianti che quando si trovano di fronte un turista straniero gonfiano il conto, senza pensare al danno che procurano al Paese. Non abbiamo più una moneta debole per cui se pagano un po' di più non se ne accorgono, i nostri prezzi sono già tra i più cari e molti preferiscono andare in Grecia, in Croazia o in Spagna.
Un turista non è un pollo da spennare, se viene truffato da un tassista non prende più il taxi e consiglia di fare lo stesso ai suoi amici, danneggiando tutta la categoria e l'immagine dell'Italia.
Quindi il primo passo per mettere al centro il turista è la "correttezza", trucchi e inganni sono da mettere al bando.
Altra piaga da combattere sono quei fenomeni di microcriminalità a causa dei quali le guide sono piene di raccomandazioni sulla pericolosità delle nostre città d'arte.

Secondo studi recenti (Rem-Studi e Ricerche Mezzogiorno), nel Sud Italia ogni presenza turistica aggiuntiva, sia esso un turista nuovo che arriva oppure uno che decide di trattenersi un giorno in più, genera un Pil aggiuntivo di 41,5 euro.
Può sembrare un piccolo importo, ma se ipotizziamo una crescita delle presenze turistiche del 20%, otterremmo un aumento del Pil del Mezzogiorno di 2.5 miliardi di euro che a sua volta attiverebbe una crescita del Pil dell'indotto del turismo di altri 2 miliardi per un totale di 4,5 miliardi di euro.
In pratica un aumento del 20% delle presenze turistiche genererebbe una crescita del Pil del Mezzogiorno dell'1,2%. Un tasso che da solo è ben più alto delle stime di crescita del Pil italiano fatte per i prossimi due anni dal Fondo Monetario.
Teniamo presente che dove l'offerta turistica si integra con una buona offerta culturale ed enogastronomica l'impatto sul Pil arriva anche a 80 euro per ogni presenza in più.

Questi dati indicano che per sfruttare a pieno la "miniera" turismo occorrono due tipi di politiche da attuare simultaneamente.

  • Da un lato politiche che agiscano sul fronte quantitativo, ossia sull'incremento degli arrivi e sul prolungamento dei soggiorni. È fondamentale in tal senso rendere più accessibili le regioni del Sud, investendo in infrastrutture e sul trasporto ferroviario in particolare (vedi articolo "Treni per Sud"). Sono necessarie inoltre strategie dei prezzi maggiormente competitive, che favorendo un aumento dei flussi turistici e la destagionalizzazione, creerebbero i presupposti per nuove economie di scala e l'abbattimento di molti costi fissi.
  • Dall'altro lato occorrono anche politiche qualitative che abbiano come obiettivo far aumentare l'impatto sul Pil di ciascun turista. In pratica significa potenziare i collegamenti tra turismo e altri settori come cultura, ambiente, agroalimentare che, a loro volta, hanno effetti moltiplicatori sulle rispettive filiere. Visitare una nuova riserva naturale, degustare un vino nelle cantine dell'azienda vitivinicola, riscoprire un monumento restaurato, osservare le fasi di lavorazione di un prodotto tipico sono, ad esempio, sempre più spesso motivazioni che determinano le scelte di viaggio di migliaia di persone.

Quest'ultimo punto determina la scelta tra turismo di massa e turismo di qualità, che necessita però di un contesto idoneo, altrimenti si corre il rischio di creare cattedrali nel deserto destinate all'insuccesso.
Da evitare quelle azioni di promozione frammentarie e campaniliste che risultano costose quanto inutili, servirebbe invece una strategia unitaria per Sud.
Il turista moderno cerca nuove emozioni e non solo nuovi luoghi.
Questa è la strada da seguire per un turismo che possa crescere in modo sostenibile nel tempo e che possa generare più ricchezza economica e maggiori benefici sul territorio.

 
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