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Un altro David

Post n°578 pubblicato il 08 Febbraio 2013 da odio_via_col_vento
 

Tutti siamo pronti ad associare al nome David questa colossale bellezza bianca:

David_Mike_Accademia

 

Ma c'e' un altro David, piu' contenuto e meno splendente.
Questo, il cosiddetto "David-Apollo".

La statua e' molto piu' piccola dell'altra, di misura minore del naturale (1.45), tanto l'altra si staglia come un gigante di 4 metri e 10.
E' anche un non finito: una caratteristica cosi' frequente nelle opere di Michelangelo da essere diventata, al di la' delle cause occasionali che la generarono, diversa naturalmente per ogni opera, quasi una cifra stilistica, di difficile definizione.
La piu' accreditata ipotesi e' quella della volonta' di rappresentare il contrasto tra materia e spirito, idea contenuta nel marmo che fatica ad emergere.

Ma stavamo parlando dei due David.
Diversi fin dall'origine e non solo per misure. Diversi nell'intenzionalita', diversi nel simbolo.

Il primo, il gigante ragazzo, di perfezione limpida ed apollinea, fu voluto, pensato e scelto come simbolo della liberta' repubblicana fiorentina e commissionato ad un Michelangelo venticinquenne, straordinariamente adulto e maturo nell'arte, ma bisognoso ancora di affermarsi in patria. Che quindi accetto' la sfida di compiere il miracolo, lavorando su un blocco di marmo gigantesco, gia' malamente sbozzato da un artista della generazione a lui precedente e poi abbandonato. Un marmo imperfetto anche nella scelta del taglio e delle venature, che Michelangelo seppe domare e, vincendo la sfida, porto' ad un compimento nidissimo e lucente la statua che fin da subito divenne il parametro del bello ideale, l'irraggiungibile modello di un'arte classica rinata.
La piccola citta' stato che si era liberata (solo temporaneamente, ma questo non lo sapeva ancora) del potere mediceo e che aspirava ad ergersi, come simbolo diforza e coraggio, tra le schiaccianti forze che le si accalcavano attorno, nemiche.
Il David, bianco simbolo di splendore, collocato in piazza della Signoria, davanti al macigno grigio di Palazzo Vecchio, rivolto a sud-ovest, in segno di sfida alle popolazioni nemiche pronte ad attaccare Firenze.

L'altro, l'incompiuto, viene commissionato ad Michelangelo gia' al culmine della sua carriera artistica, da un privato, Baccio Valori, un condottiero militare, feroce governatore di Firenze dopo la cattura della citta' e il suo asservimento al potere imperiale, prima, e mediceo, poi.
Il simbolo, quindi e' diverso: non potrebbe esserlo di piu'. E diversa e' anche l'eta' di Michelangelo. Sono passati quasi 30 anni dall'epopea di Firenze repubblicana.
Anche il soggetto e' ambiguo. Lo stato di non finito dell'opera non aiuta a decifrarlo. Secondo Vasari si doveva trattare di Apollo nell'atto di prendere una freccia dalla faretra. Invece nell'inventario delel proprieta' dei Medici è menzionata come un David. Da qui il doppio titolo con cui e' conosciuta oggi. 
Ma se di un Apollo si doveva trattare, e' significativo che la rappresentazione e' quella non del dio delle arti, o del sole, ma dell'Apollo che porta morte e distruzione, scoccando le sue frecce velenose contro i mortali.

Ma perche' questo post sui due David?
Perche' oggi c'e' una occasione "moderna", se cosi' si puo' definire un evento politico che si nasconde, come spesso accade, dietro la cultura.
In questi giorni il David-Apollo non e' nella sua sede usuale, a Firenze, nel Museo del Bargello.
Dopo un tour cinese (si', avete letto bene, in viaggio in Cina!) e' adesso esposto alla National Gallery of Art di Washington DC. Apparentemente per celebrare l'apertura dell'anno della cultura italiana negli Stati Uniti.

Ma che cultura e' quella che non sa parlare da sola e deve PERICOLOSAMENTE spostare alcuni dei massimi capolavori dell'umanita' per rendersi appetibile e degna di attenzione?
Una volta di piu', nella sua storia, l'opera di Michelangelo e' una rappresentazione dell'inchino di fronte ai potenti del mondo: Baccio Valori, governatore crudele, all'origine; l'emergente potenza economica della Cina e la sempre verde potenza americana, oggi, in fatale congiunzione tra loro.

E noi possiamo solo stare ad osservare queste scelte dannose, pericolose, ma anche molto significative che passano sopra la nostra testa.
Svendita dell'arte, un Michelangelo al posto di cosa? di flussi turistici, di merci di dubbia qualita', di investimenti economici che andranno ancora di piu' a impoverire, allargando la forbice sociale. 
Incremento dell'idea di un'Italia come parco di divertimenti del Rinascimento.
Senza pudore per il mercimonio attraverso cui trasformiamo il nostro passato in una moneta di scambio.
Assenza totale del senso della storia e della societa' che queste opere immense dovrebbero costruire.
Indifferenza verso i rischi conservativi (e del mantenimento in esistenza stessa) che questi viaggi, degni del "Milione" di Marco Polo o del "Giro del mondo in 80 giorni" di Jules Verne, infliggono ai nostri tesori. Fragili, sia pur fatti di marmo, fragili nella loro stessa essenza.

 

"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!"
(Dante Alighieri, Purgatorio, Canto VI, 76-78)

 

 
 
 
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