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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"Le vite inespresse della Bossa"

Post n°1135 pubblicato il 17 Ottobre 2013 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

E’ un esordio convincente sul piano dell’autenticità narrativa questo “Donne in carne e ossa (pagg. 104, euro 11; CentoAutori)” della scrittrice napoletana Luisa Bossa. Cinque racconti che narrano la storia di altrettanti personaggi femminili - e di microcosmi di periferia - che pur nella loro indeterminatezza narrativa sembrano veramente personaggi reali. Ogni singolo racconto è prefato da una lettrice d’eccezione: le giornaliste Manuela Piancastelli per “Annina”, e Maria Rosaria Capacchione per “Cristina”; l’attrice Monica Guerritore per “Assuntina”, il magistrato Gloria Sanseverino per “Concetta” , e la deputata Paola Binetti per Melania. Ma che storie sono quelle della Bossa? In “Annina” la protagonista omonima è una pasticcera che cerca le dolcezze della vita in un’emancipazione lavorativa accompagnata dal suo collaboratore Mario Astore: ma quello che avrebbe potuto essere suo socio, ed anche altro, si manifesta come un sodomita che viene giustiziato dalla propria datrice di lavoro. “Cristina” ci parla della moglie di un pescatore che per sfamare i figli impegna delle sue gioie e si trova presto in un giro usuraio dove figure maschili prive di dignità la costringono ad un omicidio. “Concetta” vive invece in un brodo culturale camorristico – quello del Supportico – che dopo la defezione sessuale e l’abbandono materiale del marito, omosessuale ed incapace, non ha il coraggio di abbandonare dopo l’offerta di matrimonio del PM Clemente.  “Assuntina” è invece un donna sballottata tra personaggi maschili, un marito ladro ed un capoclan ricettatore di opere d’arti, che non riescono a valutarla per le proprie qualità ed a proteggere lei ed i suoi figli: anche qui il finale è un autodafè purificatore. “Melania” è forse la storia più odierna perché narra di una ragazza che ha avuto un’infanzia funestata dall’uccisione della madre per mano del padre, che trova la sua vocazione nel canto ed il suo pigmalione in un prete, Don Filippo, che dopo averla interessata alla musica la mette incinta, celando poi le sue responsabilità. Ma la ragazza riesce ad avere il coraggio di inchiodare alle sue responsabilità il doppio ‘Padre’ denunciandolo in piena celebrazione, brandendo il figlio come un’Ostia consacrata. In quest’ultimo racconto il tema è quella delle finzioni delle funzioni vitali di cui tutti ci ammantiamo, senza avere il coraggio di assumerci le nostre responsabilità. La lingua della Bossa è classica ed evocativa degli ambienti che tende a descriverci. Il lettore sente le protagoniste e le loro pene: niente affatto scontate, come la vita.

Vincenzo Aiello

 
 
 
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