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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"Fare memoria delle radici porta ad un dialogo franco"

Post n°1085 pubblicato il 10 Dicembre 2012 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

Con la visita, ieri, nel giorno dell’Immacolata, di S.E. Francesco Alfano presule di Sorrento- Castellammare di Stabia, la prima edizione della mostra archeologica “Stabiae svelata, dalle celebrazioni per il 250° degli scavi borbonici alle ultime scoperte” organizzata a Castellammare di Stabia all’interno della razionalista struttura del Multisala “Montil” – in Via Bonito, 10 - di Donato Montillo, dal Comitato Scavi di Stabia del presidente Antonio Ferrara e dalla Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei, chiuderà oggi 9 dicembre. “La mostra diventerà itinerante – ci dice Domenico Camardo di “Scavi di Stabia - stiamo pensando a location a Torino e Milano e comunque il tutto sarà chiuso da una giornata di studi, da tenersi a gennaio sempre a Castellammare di Stabia, su le “Coppe di ossidiana” ritrovate a Villa S. Marco, in un ambiente nei pressi dell’Atrio e recentemente  restaurate, dove sarà presentata la relazione che l’archeologa partenopea, Maria Vallifuoco, ha svolto sui reperti”. ”Questa mostra – ci dice il vescovo Alfano – rivela un patrimonio storico ed artistico importante ed interroga la Città ed anche la Chiesa sulle possibilità insite nel fare memoria. C’è bisogno di dialogo tra le varie essenze umane e religiose della comunità: in questo terreno di confronto la Chiesa ritrova la propria responsabilità e cerca, così, di fare la propria parte”. Ferrara ha accompagnato il presule per tutto il percorso della mostra ed Alfano ha ascoltato in silenzio e con molto interesse le risultanze derivanti dagli ultimi scavi di Varano. Alla fine del percorso allestito dall’arch. Maria Rosaria De Simone e che godeva delle didascalie esplicative dell’archeologa Maria Cristina Napolitano, il presidente del Comitato archeologico ha regalato a S.E. le copie dei testi editi dalla Eidos di Nicola Longobardi, “Stabiae, dai Borboni alle ultime scoperte (2000)”  e “La riscoperta di Stabia (2001)”. Poi lo stesso Ferrara ha svolto il consuntivo: “Siamo a più di 2000 visitatori e tra i molti cittadini, studenti ed appassionati intervenuti ci sono stati anche nomi importanti come il direttore de “Il quotidiano di Calabria” Matteo Cosenza”,  a testimonianza  anche di un interesse che ha travalicato la nostra zona. Vorrei ringraziare anche gli altri componenti il nostro comitato come Adele Tirelli e Pierpaolo Rossano che ognuno nei propri ambiti hanno partecipato per rendere riuscita l’iniziativa. Vorrei poi ricordare il nostro fondatore il prof. Libero D’Orsi, primo discopritore nel 1950 della celata Stabiae borbonica”.

Vincenzo Aiello

 
 
 
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