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Notwist - Close to the Glass

Post n°349 pubblicato il 17 Aprile 2014 da syd_curtis
 



Pollice su:
I Notwist fondono il lato sperimentale della loro musica e le innegabili competenze pop, dentro canzoni che sono ugualmente dinamiche e inquietanti: canzoni come 'Signals' sono allo stesso tempo abrasive e accattivanti, sposano percussioni rumorose con archi e melodia struggente. La raggiunta maturità della band fa sembrare facile questi accostamenti, la loro esperienza nella sperimentazione viene messa al servizio delle canzoni più forti, come nei nove minuti strumentali di 'Lineri'. [...] Il modo in cui uniscono l'organico e l'elettronico, il cerebrale e l'emotivo, fa di Close to the glass l'album più gratificante e divertente dell'intera carriera dei Notwist. (da All Music).

Pollice giù: A differenza della parte migliore della produzione Notwist, Close to the glass non è nutriente, quanto ad emozioni: prima di tutto, perché non c'è una sensazione reale che tutto sia in gioco. In questo senso, il titolo dell'album pare deludentemente appropriato. Non c'è un punto di ingresso, come se l'intera cosa sia stata progettata per tenerti a distanza. (da Pretty Much Amazing).

Opinioni stringate: i Notwist tornano, dopo sei anni di silenzio, con un album perfetto, in cui tutto si tiene: istanze pop della più bell'acqua (Kong), chitarre acustiche (Steppin' In), chitarre distorte che paiono uscite dai primi anni Novanta (7-Hour-Drive, e quanto suona strano Kevin Shields in un disco dei Notwist!), il tutto ricamato sopra un tessuto elettronico che è loro consono e che suona vivace, sentito, tutt'altro che routinario (date un ascolto quantomeno alla title track). Non c'è una sola traccia che sia di troppo: diritto tra i dischi dell'anno.

 

 
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