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DETERMINAZIONE DEL SESSO IN FUNZIONE DELLA TEMPERATURA

Post n°58 pubblicato il 06 Aprile 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

Negli anni settanta alcune ricerche sulla riproduzione di alcuni cheloni (T. greca, E. orbicularis) hanno evidenziato che la temperatura d’incubazione delle uova influenza il sesso dei neonati.
Fino a quella data si pensava che in tutti i vertebrati il sesso fosse geneticamente controllato, anche se cambi di sesso avvengono nei pesci e negli anfibi, ma successivamente alla schiusa.
Studi successivi hanno mostrato che la determinazione del sesso dipendente dalla temperatura (DSDT) è ampiamente diffusa nei rettili.
In alcune specie di coccodrilli, sauri e cheloni le femmine risultano da incubazione ad alte e basse temperature, mentre i maschi a quelle intermedie. 
La temperatura media durante questo periodo regola la direzione della differenziazione delle gonadi. All’intervallo di temperatura soglia le gonadi possono divenire ovaie o testicoli. 
Il meccanismo fisiologico non è ancora del tutto compreso. Alla temperatura appropriata per la produzione di un sesso piuttosto che un altro, l’enzima aromatasi è prodotto in quegli individui che diverranno femmine mentre l’enzima 5 alfa reduttasi è prodotto in quelli che diverranno maschi. Questi enzimi inducono rispettivamente la conversione di testosterone ad estradiolo per iniziare la differenziazione delle ovaie o diidrotestosterone per iniziare quella testicolare.
I geni che codificano per la produzione di aromatasi o 5 alfa reduttasi sono attivati e disattivati dalla temperatura.
Le implicazioni ecologiche e le conseguenze della DSDT sono affascinanti e complesse, ma soggette a continue discussione da parte dei vari studiosi.
Secondo alcuni, poiché la temperatura d’incubazione determina la sex ratio della covata, la femmina avrebbe il potenziale di determinare il sesso dei propri figli selezionando il sito di deposizione in base alla temperatura.
In popolazioni dove la sex ratio è spostata verso un sesso, la produzione di un maggior numero di nati dell’altro sesso, darebbe un vantaggio in fitness (capacità che un organismo ha di sopravvivere e di trasmettere i propri geni alle generazioni successive; successo biologico) a quelle femmine che hanno selezionato il sito di deposizione in base alla sex ratio della popolazione. Attualmente non ci sono studi che dimostrino che questo avvenga o come una femmina possa conoscere la sex ratio della popolazione
Secondo altri autori invece in natura il sito ed il metodo di deposizione fanno sì che alla fine il rapporto dei sessi sia proporzionale. Per fare un esempio, Osadnik (1987) ha scoperto durante esperimenti di laboratorio, che Phelsuma dubia (un geco diurno del Madagascar) tendeva a produrre più maschi quando le uova erano incubate alle più alte temperature del range. In particolare temperature d’incubazione superiori ai 30°C producono più maschi e temperature inferiori più femmine.
Ulteriori esperimenti, hanno prodotto l’interessante risultato che, se la temperatura varia nell’arco della giornata tra 20 e 32°C viene prodotto circa lo stesso numero di maschi e femmine. Esperimenti sul campo hanno dato simili risultati. In particolare in un sito di deposizione comunitario a Mahajamga, Osadnik ha misurato variazioni giornaliere di temperatura tra i 23,5 ed i 32,2°C ed è stato in grado di determinare che la sex ratio dei neonati in quel sito era di 1:1.
La conclusione di questi esperimenti sembrerebbe essere che il fenomeno della variazione della sex ratio dipendente dalla temperatura, sia solamente un “problema di laboratorio”. Le variazioni che si verificano nei siti di deposizione in natura producono una sex ratio bilanciata tra i due sessi, in condizioni d’incubazione artificiale invece la temperatura è costante e provoca il “problema”
La DSDT però, potrebbe avere significative conseguenze sulla popolazione associate alla predazione dei nidi. In ambienti naturali, dove c’è un mosaico di siti di deposizione disponibili basati sulla temperatura (ad esempio siti ombreggiati sotto gli alberi o al contrario siti in aree aperte non ombreggiate) e dove tale mosaico porta come risultato globale un rapporto tra i sessi paritario, una predazione basata sul sito di deposizione, potrebbe causare la perdita di un numero sostanzioso d’individui di un sesso piuttosto che di un altro, con il risultato di una deviazione della sex ratio.
Variazioni nella temperatura terrestre potrebbero influenzare la struttura delle popolazioni animali con DSDT. Cambiamenti climatici, sia dovuti ad eventi ciclici naturali sia all’innalzamento globale della temperatura causati dall’uomo, potrebbero riflettersi in cambiamenti della temperatura dei siti di deposizione e quindi della sex ratio delle popolazioni e quindi avere conseguenze sulla sopravvivenza delle specie. 
In ogni caso, la comprensione di questo fenomeno,potrebbe essere utile per finalità conservazionistiche per aumentare il quoziente riproduttivo di specie minacciate d’estinzione e sottoposte a progetti di riproduzione in cattività. 

Pubblicato su Animalia n. 1 gennaio 2003

 
 
 
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CHE COS'E' LA CITES



La CITES è la convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione
(CITES= Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora), firmata a Washington il 3 marzo 1973 (e per questo conosciuta in Europa anche come "Convenzione di Washington") è un trattato internazionale applicato in più di 130 Paesi del Mondo. Il suo scopo è di disciplinare il commercio internazionale di specie animali e vegetali affinché questo non ne minacci la sopravvivenza.
www.corpoforestale.it

L'Ufficio CITES puo' fornire informazioni sulle specie protette e sulle leggi in vigore.
La polizia giudiziaria ha il compito di vigilare sull'applicazione delle norme in vigore. Per quanto riguarda il possesso di animali esotici e animali selvatici nostrani protetti e' competente l'Ufficio CITES presso il Corpo Forestale dello Stato (tel. 026709479).
In particolare si ricordino alcune norme che riguardano le tartarughe:
Tartarughe di terra (genere Testudo).
Tutte le tartarughe del genere Testudo sono protette e il loro possesso deve essere denunciato all'Ufficio CITES, cosi' come, entro 10 giorni, ogni nuova nascita e i decessi.
Tartarughe esotiche d'acqua: la maggioranza delle specie di tartarughe d'acqua esotiche in commercio non sono protette. Per verificare con esattezza se la specie in possesso rientra in questa categoria e' possibile chiedere informazioni al'Ufficio CITES presso il
Corpo Forestale dello Stato tel. 026709479.
Queste tartarughe sono esotiche e non possono quindi essere rilasciate in natura a causa dei danni che provocherebbero alla fauna locale. Per questo il WWF sconsiglia l'acquisto di specie esotiche, non solo tartarughe.
Chi non fosse piu' in grado di occuparsi della propria tartaruga puo' rivolgersi a:
ENPA sede di Milano tel 0297064220

Centro tartarughe CARAPAX a Massa Marittima in Toscana
tel 0566/940083 carapax@cometanet.it

 

SEI PRONTO AD ALLEVARE UNA TARTARUGA?


1-DA DOVE PROVIENE?

conoscere l'esatta provenienza dell'esemplare scelto ci farà capire meglio le sue esigenze di allevamento.
2-CHE DIMENSIONI RAGGIUNGE?
è importante sapere anticipatamente quanto crescerà la nostra tartaruga, in modo tale da essere certi di poterle offrire uno spazio adeguato, senza poi,come succede fin troppo spesso, doversene liberare.
3-SERVE IL CITES?
Prima di acquistare l'esemplare che abbiamo scelto verifichiamo se,quella specie,necessita di documentazione, e che, il negoziante o l'allevatore ce lo rilasci.
In modo da evitare sanzioni o addirittura il sequestro dell'esemplare.
4- COSA MANGIA?
La dieta deve essere varia equilibrata e deve evitare i mangimi confezionati.
Deve,per quanto possibile,racchiudere tutti i cibi che normalmente la tartaruga troverebbe  nel suo habitat naturale.Un'alimentazione errata può provocare gravi danni alla salute delle nostre Belve.
5- A CHE TEMPERATURA/UMIDITà ecc. DEVE VIVERE?
Molte persone si preoccupano solo di avere un esemplare "particolare", ignorando però che magari, quell'esemplare è nato in foreste tropicali, e che quindi, avrà molte difficoltà a vivere nei nostri climi, o comunque in piccoli terrari dove si "cerca" di ricreare l'habitat naturale.
Occorre conoscere a che temperature vanno in letargo e a quali si svegliano.
Informarsi, quindi, su tutto ciò che sono le "necessità biologiche"(passatemela!) della tartaruga.cerchiamo magari di prediligere specie autoctone.








 

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