Creato da Spitama il 17/06/2009
Impressioni e pensieri di uno qualunque

TRADUTTORE SIMULTANEO

 

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... MA INSOMMA CHI È ?

 
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Ultimi commenti

 

LO SCAFFALE

La “mente”, cioè la nostra coscienza consapevole del mondo, è un aspetto fondamentale della società. Con questo libro Paul Davies, uno scienziato che non professa alcuna religione tradizionale, afferma che c'è un livello più profondo di comprensione e spiegazione, che si può chiamare Dio, per cui, anche se non si può dire che noi siamo il fine dell'esistenza dell'universo, gli esseri umani sono una parte essenziale dell'organizzazione del mondo.

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Rchard Dawkins, biologo evolutivo e membro della Royal Society, con questo suo libro non solo vuol dimostrare, con stile piacevole e argomentazioni provocatorie, l'assoluta improbabilità di un essere superiore, creatore del cielo e della terra, ma soprattutto denunciare come ogni forma di religione possa trasformarsi in fondamentalismo, fomentare guerre e condizionare la mente dei bambini.

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Se volete conoscere i pensieri di un  chimico alquanto stravagante, che con i suoi alambicchi si costruiva ogni tipo di “sballo”, e nonostante ciò è riuscito a guadagnarsi, nel 1993, un premio Nobel per la Chimica. Leggetevi questo libro. Simile ad un esplosivo laboratorio di idee, Kary Mullis ci sfida a mettere in discussione l'autorità della scienza dogmatica. Dalla sua penna scoprirete come vive, lavora e si diverte una delle menti più brillanti dell'ultimo secolo.

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    << La nostra vita è un opera d'arte, che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no>>, questo pensiero è tratto dal libro con il quale lo scrittore ci propone la sua soluzione personale al secolare problema di come deve essere una vita felice. Se volete scoprire un nuovo metodo per apprendere l'arte di essere felici e forgiare la propria vita in modo originale, leggetevi questo libro. E, dalla penna di uno dei pensatori più noti e influenti al mondo, potrai conoscere il suo pensiero e ascoltare i suoi consigli, a mio avviso, utili e attuabili.

copertina del libro

 

 

BACHECA PARROCCHIALE: AVVISI

Gentili parrocchiane, non dimenticate la vendita di beneficenza. È  un buon modo per liberarvi di quelle cose inutili che vi ingombrano la casa. Portate i vostri mariti.

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Venerdì prossimo alle ore 17 ci sarà il primo incontro del Gruppo Giovani Madri. Tutte le ragazze della Parrocchia che desiderano diventare giovani madri possono rivolgersi al parroco, nel suo studio.

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Il Gruppo di recupero della fiducia in sé stessi, si riunisce venerdì sera alle      ore 19. Per cortesia usate la porta sul retro.

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Per favore mettete le vostre offerte nella busta, insieme ai defunti che volete far ricordare.

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Un nuovo organo è stato installato in Chiesa. E' stato donato da uno dei   nostri parrocchiani, in memoria di sua moglie.

 

GLI INTRAMONTABILI

 

I VIZI CAPITALI

ACCIDIA

In un giardino, un vagabbonno dorme

accucciato per terra, arinnicchiato,

che manco se distingueno le forme.

 

Passa una guardia: - Alò - dice - Cammina !

Quello se smucchia e   j' arisponne: - Bravo !

Me sveji propio a tempo ! M' insognavo

che stavo a lavorà ne l' officina !

 

GLI INTRAMONTABILI

 

I VIZI CAPITALI

AVARIZIA

Ho conosciuto un vecchio

ricco, ma avaro; avaro a un punto tale

che guarda li quattrini ne lo specchio

pe' vede raddoppiato il capitale.

 

Allora dice: - Quelli li do via

perché ce faccio beneficenza;

ma questi me li tengo pe' prudenza...

E li ripone nella scrivania

 

GLI INTRAMONTABILI

 

I VIZI CAPITALI

GOLA

Un Gatto s' incontrò con un amico

Come va ? - Se campicchia... - E indove stai ? -

Dice: - Lavoro in quer palazzo antico.

Uh ! Li sorci che acchiappo ! Nun te dico

Nun finischeno mai !

Che strage ! Che macello !

Fa piacere a vedello !

Però nella soffitta der palazzo,

c'è la moglie d'un sorcio co' la fija

e quelle, poveracce, nu' l' ammazzo:

prima per un riguardo a la famija

eppoi perché me fanno

trecento sorci all' anno...

In certe circostanze è necessario

un po' de sentimento umanitario 

 

GLI INTRAMONTABILI

 

I VIZI CAPITALI

                                                 INVIDIA

Su li stessi gradini de la chiesa

c'è uno sciancato co' la bussoletta

e una vecchietta co' la mano tesa.

 

Ogni minuto lo sciancato dice:

- Moveteve a pietà d'un infelice

che so' tre giorni che nun ha magnato...

E la vecchia barbotta: - Esaggerato !

 

GLI INTRAMONTABILI

 

I VIZI CAPITALI

                                                                                                                        IRA

Lidia, ch'è nevrastenica, è capace

che quanno liticamo per un gnente

se dà li pugni in testa, espressamente

perché lo sa che questo me dispiace.

 

Io je dico: Sta' bona, amore mio,

ché sennò te fai male, core santo...

Ma lei però fa peggio, infino a tanto

che quarcheduno je ne do pur'io 

 

 

 

GLI INTRAMONTABILI

 

I VIZI CAPITALI

LUSSURIA

 

Pe' un ladro, un assassino o un mentitore

c'è sempre un modo pe' arriva' ar Signore

l'importante è che ce sia er pentimento

pure che fosse a l'urtimo momento

 

La Chiesa vanta tanti pensatori

furgide menti, ma prima peccatori

che passorno la vita a fa' baldoria

prima de sorge a 'na Cristiana Gloria

 

Frate Abelardo fu propio uno de questi

che prima de studia l' Antichi Testi

era famoso pe' certe inclinazioni

che perse poi cor tajo dei cojoni

 

GLI INTRAMONTABILI

 

I VIZI CAPITALI

SUPERBIA

Quello che te fa danno è la modestia:

- disse un Cavallo a un Ciuccio- ecco perché

nun sei riuscito a diventà una bestia

nobbile e generosa come me ! -

 

Er Ciuccio disse: - Stupido che sei !

S'io ciavevo davero l'ambizzione

de fa carriera, a st'ora già sarei

Ministro de la Pubbrica Istruzzione

 

 

Merito e politica in democrazia

Post n°391 pubblicato il 05 Settembre 2011 da Spitama
 
Foto di Spitama

Io ho una figlia di 31 anni, laureata in Scienza delle  Comunicazioni con 110, oltre alla sua lingua madre, parla e scrive fluentemente l’inglese e il tedesco; tuttora lavora presso una casa editrice con un contratto a progetto, eppure mesi fa per poter firmare un contratto di affitto è dovuta ricorrere al mio avvallo. Allora mi sono chiesto: a cosa sono valsi tutti quegl’anni d’impegno nello studio da parte sua , e tutto il sacrifico economico da me affrontato, se poi quel merito riconosciutogli dai suoi docenti non è valso a garantirgli neanche un misera affidabilità economica in materia di contratti di affitto ? 

      Certo i tempi sono cambiati, quando io ero della sua età, con la stessa sua preparazione avrei avuto molte più possibilità di scelta, sia nella pubblica amministrazione che nel privato. Ma oggi la situazione è totalmente diversa: il privato, con liberalizzazione  del mercato del lavoro, può fare e disfare a suo piacimento, mentre il pubblico difficilmente bandisce dei concorsi, e quando assume lo fa per chiamata diretta. Mentre per quei pochi concorsi che mette al bando, richiede delle conoscenze, che bisognerebbe  studiare tre vite di seguito per poterli superare senza problemi. Leggetevi, a titolo di esempio, le prove che bisogna superare per diventareSegretario di Legazione in prova”, presso il Ministero degli Affari Esteri.

      Questa ricerca del merito assoluto quando si tratta di “servire” lo Stato, sarebbe accettabile se fosse applicata a tutta la sfera d’interesse pubblico, ad iniziare dalla stessa politica.  Ma purtroppo lo scenario politico italiano ci mostra che il “merito” è l’unica qualità che non fa titolo.

                

        È lo dimostra la scarsa conoscenza della lingua inglese da parte del nostro presidente del Consiglio,  che per sfogarsi con Obama sulla sua situazione in patria, è dovuto ricorrere all’aiuto di un interprete, o di un attuale ministro che è riuscito ad ottenere uno straccio di diploma di “perito tecnico elettronico”,  solo presso la scuola per corrispondenza “Radio Elettra – Torino”. 

       Per capire meglio il quadro politico che accomuna quasi tutti i cosiddetti governi “democratici” dell’Occidente, vi propongo la lettura di un brano tratto dal saggio di Massimo Fini dal titolo “Sudditi – Manifesto contro la Democrazia”:

<<  La classe politica democratica è formata da persone che hanno come elemento di distinzione unicamente, e tautologicamente, quello di fare politica. La loro legittimazione è tutta interna al meccanismo politico che le ha prodotte. Sono i professionisti della politica, che vivono di politica e sulla politica, secondo la lucida e spietata analisi di Max Weber che scrive “di politica come professione vive chi tende a farne una duratura forma di guadagno”, e aggiunge che l'origine storica di questo tipo di governante “è esclusivamente occidentale”.

      Poiché non è necessaria alcuna qualità prepolitica,  la selezione della nomenklatura è autoreferenziale, puramente burocratica, avviene all'interno degli apparati di partito attraverso lotte oscure, feroci, degradanti, spesso truffaldine. L'oligarca democratico è un uomo senza qualità. La sua qualità è di non averne alcuna. Il che gli consente una straordinaria adattabilità. Ma, si obbietterà, la mediocrità dei governanti non solo è accettata ma presupposta dalla democrazia. Vero. Ma se al posto di una democrazia apparente c'è un sistema oligarchico la cosa cambia completamente di segno e di senso.

       In democrazia infatti si accetta la possibilità che i governanti siano mediocri proprio per evitare ogni deriva autoritaria e la concentrazione del potere nelle mani di élites privilegiate, come avviene nei regimi aristocratici. Ma se in democrazia si formano delle aristocrazie di fatto, a causa di un metodo e non in virtù di qualità specifiche, allora la loro mediocrità diventa inaccettabile e intollerabile. Perché la loro superiorità non è giustificata da nulla: hanno i privilegi dell'aristocrazia senza averne le qualità e gli obblighi. Un'aristocrazia senza qualità, qual è quella dei professionisti della politica, non viene rispettata.

      Nota Tocqueville: “Nella democrazia i semplici cittadini vedono un uomo uscire dalle loro file e giungere in pochi anni alla ricchezza e alla potenza; questo spettacolo suscita la loro sorpresa e la loro invidia, essi ricercano in che modo colui che era un loro uguale sia oggi investito del diritto di dirigerli”. Il regime democratico, trasformato surrettiziamente in un sistema di oligarchie e di feudatari senza prestigio e senza obblighi, si presta quindi in modo particolare alla perdita di dignità da parte del cittadino e alla sua corruzione, morale e materiale. La corruzione dei governati si intreccia fatalmente con quella dei governanti. Che le classi dirigenti democratiche siano profondamente corrotte è universalmente riconosciuto. Anche le dittature o le autocrazie o le aristocrazie naturalmente lo sono.

       Ma è un'eventualità, sia pur molto probabile, in democrazia invece è una necessità pressoché ineludibile dovuta proprio a quella che ne è l'essenza: la competizione. Perché non è competizione leale fra cittadini singoli e uguali, posti sulla stessa linea di partenza, ma una feroce lotta fra gruppi organizzati per la spartizione del potere, che hanno quindi bisogno di strutture, di mezzi ingenti, di uomini, di servi e, soprattutto, di denaro >>.

 
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Oddio, mo’ oggi che scrivo ?

Post n°390 pubblicato il 31 Luglio 2011 da Spitama
 
Foto di Spitama

…quante volte vi sarete posti questa domanda, davanti alla pagina bianca del vostro blog ? Non so voi, ma io tante…e oggi è una di quelle.

       Dopo aver a lungo vagato in rete per trovare un idea, una foto, una notizia particolare che mi desse lo spunto per un qualcosa di originale da riportarvi, alla fine un qualcosa l’avevo trovata, ma subito una voce da dentro mi ha detto: << guarda che è troppo “sputtanata”, sai quanti come te avranno già  avuto la stesse idea ! >>

 

       Certo è proprio duro per noi poveri blogger cercare di essere sempre “originali”, potete crederci ! Ma riconsoliamoci perché dubbi simili gli hanno  avuti anche chi con  “le parole” aveva una grande dimestichezza. Sentite cosa pensavano in merito alcuni fini letterati….

 

 

 

 

 

 

 

<< Gli autori più originali non lo sono perché promuovono ciò che è nuovo, ma perché mettono ciò che hanno da dire in un modo tale che sembri che non sia mai stato detto prima >>.

Wolfgang Goethe

 

 

 

<< Nella lettera di risposta il Dottor Holmes rideva dell'intera faccenda col riso più benevolo e ristoratore, e a lungo e con felice frasario mi assicurava che il plagio inconsapevole non rappresenta un delitto; che io lo commettevo ogni giorno, che lui lo commetteva ogni giorno, che ogni uomo in terra che scrive o parla lo commette ogni giorno, e non una o due volte soltanto, ma ogni qualvolta apre bocca; che tutte le nostre frasi sono ombre spiritualizzate proiettate in folla dalle nostre letture; che nessuna nostra frase ben riuscita è del tutto nostra e originale; in essa non vi è nulla di nostro salvo qualche leggero ritocco apportato dal nostro temperamento, dal carattere, dall'ambiente, dall'educazione e dalle amicizie; che questo leggero ritocco la rende diversa da come la direbbe qualcun altro, le dà il nostro stile, e per un momento la fa nostra; tutto il resto è vecchio, muffoso, antico, e sa del respiro di mille generazioni che l'hanno adoperata prima ! >>  Mark  Twain

 

 

 

 

 

 

  << L'arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì nel rappresentarle con novità >>.
Ugo Foscolo

 

 

 

 

 

  

… dopo aver letto questi “illuminanti” pensieri, a me sembra che la nebbia che già avvolgeva la tastiera del mio computer si è fatta ancora più fitta di prima! La fanno facile loro…e che ci vuole: basta solo essere originali ! Quasi, quasi cancello tutto …eppoi, cosa scrivo ?

 
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L'occhio nero del monoteismo

<< Sappiamo che gli animali non sono contagiati da Dio. Indenni dalla religione, ignorano l'incenso e l'ostia, le genuflessioni e le preghiere, né li vediamo in estasi davanti agli astri o ai sacerdoti; non costruiscono né templi né cattedrali e non vengono mai sorpresi a invocare finzioni.

Con Spinoza, pensiamo che se si creassero un Dio, lo farebbero a loro immagine: gli asini con grandi orecchie, gli elefanti con la proboscide, le api con un pungiglione. Perciò quando gli uomini si mettono in testa di dare vita a un Dio unico, lo fanno a loro immagine: violento, geloso, vendicatore, misogino, aggressivo, tirannico, intollerante. Per farla breve, danno forma alla loro pulsione di morte, alla loro parte oscura, e ne fanno una macchina lanciata a tutta velocità contro se stessi.

         Infatti solo gli uomini inventano oltremondi, dèi o un solo Dio; essi soltanto si prosternano, si umiliano, si abbassano; essi soltanto favoleggiano e credono testardamente alle storie nate dalla preoccupazione di evitare di guardare in faccia il destino; essi soltanto a partire da queste finzioni architettano un delirio che trascina con sé una sequela di sciocchezze pericolose e di nuove scappatoie; essi soltanto lavorano alacremente alla realizzazione di ciò che più di tutto vorrebbero evitare: la morte.

                   

      La vita gli appare invivibile se la morte ne è la fine inevitabile. Subito si danno da fare per chiamare il nemico a governare la loro vita: vogliono morire regolarmente un po' tutti i giorni, per poter credere che il trapasso è più facile, quando arriva l'ora. Le tre religioni monoteistiche esortano a rinunciare a vivere qui e ora col pretesto che un giorno bisognerà rassegnarvisi: magnificano un aldilà (fittizio) per impedire il pieno godimento dell'aldiquà (reale).

        Il loro carburante? La pulsione di morte e infinite variazioni sul tema. Strano paradosso! La religione risponde al vuoto ontologico scoperto da chiunque si accorga che un giorno dovrà morire, che il suo soggiorno sulla terra è limitato nel tempo, che ogni esistenza si svolge per un breve periodo tra due nulla.

           Le favole accelerano il processo. Esse impiantano la morte sulla terra in nome dell'eternità in cielo. In questo modo esse sprecano il solo bene di cui disponiamo: la materia viva di un'esistenza viene uccisa in germe col pretesto della sua finitezza. Ma è un pessimo calcolo rinunciare a vivere per non dover morire, perché così alla morte si paga due volte un tributo che è sufficiente pagare una volta sola >>.

                              

Questo brano è tratto dal saggio del filosofo francese Michel Onfray, dal titolo Trattato di Ateologia, Fazi Editore. A ben vedere fra le religioni monoteiste e il denaro, così come è inteso oggi, esiste una forte comunione di intenti, entrambi ci chiedono di sacrificare il “presente” per un improbabile gioia futura.

 
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L’unità d’Italia cosa ci ha portato ?

Foto di Spitama

In questo anno ci sono stati i festeggiamenti per 150 anni dell’unita d’Italia, però, giorni fa a Pontida, fra la base leghista è ritornata in auge l’idea di secessione della Padania. Il fatto che una parte degli italiani trascurino i festeggiamenti del loro compleanno nazionale e ancora discutano  di secessione è una fotografia della identità appena embrionale di un popolazione unita.

        Ma questa idea di secessione è davvero strampalata o ha delle ragioni ben più solide di quella unicamente disfattista che i più sembrano affibbiargli. A leggere le opinioni  di alcuni eminenti personaggi sembrerebbe di no ! E a dire che non si tratta di  opinioni “partigiane” per il semplice motivo che quando furono espresse il partito della Lega Nord neanche esisteva. Sentite cosa pensavano…

Gaetano Salvemini: << Se dall’unità d’Italia il mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata. E`caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone >>.

Antonio Gramsci: << Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi, contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infangare con il marchio di briganti >>.

 

 

 

 

 

Giustino Fortunato:  << L’unità d’Italia è stata la nostra rovina economica >>. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Poi c’è un magistrato, Rocco Chinnici:

<< Prima di occuparci della mafia del periodo che va dall’unificazione del Regno d’Italia alla prima guerra mondiale e all’avvento del fascismo, dobbiamo necessariamente premettere che essa come associazione e con tale denominazione, prima dell’unificazione non era mai esistita. La mafia nasce e si sviluppa subito dopo l’unificazione del Regno d’Italia >>. 

 

E infine vi cito il parere di uno storico straniero, Claude Duvoisin: Console Generale di Svizzera a Napoli e per il Sud d' Italia:

 

<< Nel secolo precedente, il Meridione d’Italia rappresentò un vero e proprio eden per tanti Svizzeri, che vi emigrarono, spinti soprattutto da ragioni economiche, oltre che dalla bellezza dei luoghi e dalla qualità di vita. Luogo di principale attrazione: Napoli, verso cui, ad ondate, tanti Svizzeri, soprattutto Svizzeri tedeschi di tutte le estrazioni sociali emigrarono con diversi obiettivi personali. Verso la metà dell’Ottocento, nella capitale del Regno delle due Sicilie, quella svizzera era tra le più numerose comunità estere >>.

 

        Non si può allora dare torto a Barbara Spinelli secondo la quale: << come italiani abbiamo nel sangue i cromosomi dei Montecchi e dei Capuleti, e questa è la ragione sufficiente che spiega tutti i nostri mali, del passato e del presente >>.

 
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L’amore coniugale ai tempi di Montaigne

Post n°387 pubblicato il 13 Luglio 2011 da Spitama
 
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In una nota scritta su una copia dei Saggi, un amico di Montaigne, Florimond de Raemond, ci fa sapere che il filosofo trovava sua moglie abbastanza attraente. Il problema, però,  consisteva nella costrizione a fare regolarmente sesso con la stessa persona: Montaigne odiava qualunque tipo di obblighi.

  

 

 Li assolveva << con una sola chiappa >>, facendo ciò che gli era richiesto per mettere al mondo dei figli. Anche questo lo veniamo a sapere dalla nota a margine di  Florimond de Raemond, che recita:

 

 

 << Ho udito spesso l’autore dire che anche se egli,  pieno d’amore, ardore e vitalità, aveva preso in sposa una moglie bellissima e amabile, non si intrattenne mai con lei se non per onorare gli obblighi di letto richiesti dal matrimonio, senza mai vedere nulla di lei, neppure i seni, se non le mani e il viso, nonostante con le altre donne fosse estremamente giocoso e dissoluto >>.

 

 

 

 

                 

 

 

         Questo comportamento oggi potrebbe farci orrore, ma a quei tempi era normale. Era considerato moralmente riprovevole per un marito trattare la moglie come un’amante, perché avrebbe potuta trasformarla in una ninfomane. In un saggio quasi tutto dedicato al sesso, Montaigne cita Aristotele.<< Bisogna toccar la propria moglie con saggezza e castigatezza, per paura che, solleticandola troppo lascivamente, il piacere la faccia uscire fuori dei cardini della ragione >>.

 

 

 

 

 

        I medici dell’epoca dicevano che un piacere eccessivo poteva alterare il seme nel corpo, impedendone il concepimento. Era meglio per un  marito cercare l’estasi dove non importava quali danni causasse. Su questo punto la Chiesa la pensava come Aristotele e i medici. Il manuale dei confessori del tempo insegnava che un uomo che aveva avuto rapporti peccaminosi con sua mogli meritava una penitenza più pesante di chi aveva commesso quegli stessi atti  con un’altra donna. 

 

 

        Corrompendo i sensi della legittima consorte, un uomo rischiava di fuorviare la sua anima immortale, trascurando gli obblighi di responsabilità nei suoi confronti. Se proprio una donna sposata doveva imparare l’impudicizia, almeno lo facesse da qualcun altro: un punto, commenta Montaigne, su cui gran parte delle donne era d’accordo con gli uomini. Un classico caso, quest’ultimo, di “convergenze parallele”.

 
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Il problema “Palestinese”

Post n°386 pubblicato il 07 Luglio 2011 da Spitama
 
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Giorni fa, commentando il post di una mia amica che contestava il progetto di Freedom Flotilla, ho notato fra i commenti uno di cui riporto le testuali parole:<< Siamo alle solite.. Magari , questa lettura potrebbe essere più esplicativa per i soliti buonisti, per quelli che dicono ai 4 venti "fratelli" ai musulmani.. >>. La lettura a cui si riferiva era lo  Statuto del Movimento di Resistenza Islamici Hamas,  e citava in particolar modo l’articolo 7, che io vi riporto qui di seguito…

 

 

 

<< Il Movimento di Resistenza Islamico è uno degli anelli della catena del jihad nella sua lotta contro l'invasione sionista. È legato all'anello rappresentato dal martire 'Izz al-Din al Qassam e dai suoi fratelli nel combattimento, i Fratelli Musulmani del 1936. E la catena continua per collegarsi ad un altro anello, il jihad degli sforzi dei Fratelli Musulmani nella guerra del 1948, nonché le operazioni di jihad dei Fratelli Musulmani nel 1968 ed oltre.

      Benché gli anelli siano distanti l'uno dall'altro e molti ostacoli siano stati posti di fronte ai combattenti da coloro che si muovono agli ordini del sionismo, così da rendere talora impossibile il perseguimento del jihad, il Movimento di Resistenza Islamico ha sempre cercato di corrispondere alle promesse di Allah, senza chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto. Il Profeta, le benedizioni e la Pace di Allah siano con Lui, dichiarò: “L'ultimo giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra e l'albero diranno: O musulmano, o servo di Allah, c'è un ebreo nascosto dietro di me -vieni e uccidilo” ; ma l'albero di Gharqad non lo dirà, perché è l'albero degli ebrei >>.

 

        Giustamente, come mi si faceva notare, questo pensiero, che si rifà agli insegnamenti dettati dal Corano,  trasuda odio e malvagità, ed è per giunta  stato messo per iscritto su di un documento ufficiale, avvalorandone così la volontà distruttiva.

        Ora, però, voglio farvi leggere un brano appartenente ad un altro manoscritto, anche questo ufficiale ed inoltre considerato “sacro” dagli israeliani: la Bibbia. Il brano è tratto dall' Esodo...

 

 

  

<< Osserva dunque ciò che io oggi ti comando. Ecco io scaccerò davanti a te l'Amorreo, il Cananeo, l'Hittita, il Perizzita, l'Eveo e il Gebuseo. Guardati bene dal far alleanza con gli abitanti del paese nel quale stai per entrare, perché ciò non diventi una trappola in mezzo a te.  Anzi distruggerete i loro altari, spezzerete le loro stele e taglierete i loro pali sacri.  Tu non devi prostrarti ad altro Dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso.  

       

       Non fare alleanza con gli abitanti di quel paese, altrimenti, quando si prostituiranno ai loro dèi e faranno sacrifici ai loro dèi, inviteranno anche te: tu allora mangeresti le loro vittime sacrificali. Non prendere per mogli dei tuoi figli le loro figlie, altrimenti, quando esse si prostituiranno ai loro dèi, indurrebbero anche i tuoi figli a prostituirsi ai loro dèi >>. 

 

          Come si può facilmente osservare: le parole sono diverse ma il sentimento di odio e di rivalsa nei confronti di chi non è dello stesso credo religioso è parimenti e chiaramente espresso in entrambi i testi.

        Io ora tengo a  precisare,  come ho già fatto con quel gentile commentatore, che non credo in nessuna divinità, qualunque essa sia. Né quantomeno, faccio distinzione fra l' inutile e tragica morte di un bambino israeliano o di uno palestinese.

 

                      

 

        Ma proprio in virtù di questa mia convinzione, sono  sempre stato dell'avviso che se si potessero abolire tutte quante le religioni, forse il problema dei territori contesi fra palestinesi e israeliani rimarrebbe, ma almeno gli israeliani non potrebbero avanzare alcuna pretesa di proprietà e  di possesso, solo per il fatto che quelle terre furono concesse da Javhè in persona, ad un  loro capo quando, più di tremila anni fa, erano ancora una tribù di pastori nomadi. Proprietà  che oggi, proprio in virtù di quell'antica "concessione divina", gli è riconosciuta  a pieno diritto da tutti i governi occidentali aventi un cultura giudaico-cristiana ben radicata.

 
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So’ tutti ‘na razza !

Foto di Spitama

Aveva ragione mia nonna quando diceva che i politici, di qualunque schieramento fossero, alla fine …ammazza, ammaza so’ tutti ‘na razza !  Siamo ancora in piena bufera economica. Non si fa altro che parlare di una prossima manovra finanziaria che sarà “lacrime e sangue”, e i politici che fanno ?

 

 

 

      

Continuano a fregarsene e parlano di tagli alle pensioni, mentre l’unico un “taglio giusto” che ci sarebbe da fare è proprio quello delle loro mani. Dire che hanno le mani bucate è un eufemismo, perché loro, al posto delle mani, hanno più che altro un grosso buco con un’escrescenza carnosa e delle dita intorno, che niente ha  a che vedere con quello della foto qui accanto !   

  

 

  

        Specialmente quando  si tratta di usarle  per i loro fabbisogni. E così a noi "contribuenti" tocca leggere che nel 2009 il quotidiano Europa ha intascato dallo Stato oltre 3 milioni e mezzo di euro, vale a dire quasi 3 euro per ognuna delle copie vendute, che complessivamente sono state 1.284.425, e che per il Secolo d`Italia a fronte  delle 521.278  copie vendute in tutto il 2009,  ha intascato un contributo di 3 milioni di euro: quasi 6 euro di finanziamento pubblico a copia.

       E sì, perché questi “regali” camuffati da contributi non sono erogati, come almeno detterebbe una sana concorrenza,  in proporzione al numero di copie vendute, ma bensì in base al numero di copie tirate. 

        Questi sono solo alcuni dei dati di un`inchiesta pubblicata sul numero di luglio del mensile Free Press Pocket che analizza come sono stati spartiti i circa 160 milioni di euro che nel 2009 (ultimo dato disponibile) giornali di partito e di cooperative hanno ricevuto come contributo diretto dal Dipartimento per l`Informazione e l`editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

 

 

 

 

 

  Tra i beneficiari spiccano L`Unità con 6.337.209 euro, La Padania con 3.896.339 euro, Il Foglio con 3.441.668 euro, Liberazione con 3.340.443 euro, Cronache di Liberal ( ne avete mai sentito parlare ?) con 2.798.767 euro.

 

 

 

 

 

 

 

        Si, però, bisogna ammettere che il nostro governo, vista l’aria di crisi che ancora tira, ha deciso di porre un freno a questo “scempio” di denaro pubblico.

 

 

                   << Bene, era ora ! >> voi penserete !

 

 

Ma de che' ! Dal prossimo anno il nuovo regolamento per i contributi all`editoria, prenderà in considerazione le copie effettivamente distribuite in edicola o in abbonamento postale. Non c’è che dire, ...

 

 

 

 

                      

  

             fra gli italiani e il  governo, quando si tratta  di risparmiare, ... 

                                  c’è grossa empatia !

 
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Filosofia spiccia

Post n°382 pubblicato il 01 Luglio 2011 da Spitama
 
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Ormai per andare in centro a Roma, conviene prendere i mezzi pubblici. E proprio giorni fa seduto in autobus sono riuscito a carpire al volo un esempio di filosofia spiccia. Potrei definirla alquanto casareccia, ma non per questo meno arguta e sincera. Tutto grazie a una chiacchierata fatta tra due signore sedute nei due sedili dietro il mio. Sentite quanto ho udito…

1° Signora :(sulla 60ina, con perfetta padronanza della lingua italiana ) Meno male che abbiamo trovato questi due posti liberi, perché ci vorrà una buona mezzora prima di arrivare.

2° Signora ( alle apparenze più giovane, ma con un accento marcatamente trasteverino) Mbeh, ‘anvedi che fortuna ? Stamo comode comode, e pure vicine !

- Allora l'hai sentita l'ultima, c’è qualcuno al governo che vorrebbe proporre la riapertura delle case chiuse.

- E menomale, così s’arisorve er problema de li poracci senza tetto ?

                 

1° - Ma che hai capito, le case di tolleranza, quelle dove c’erano le prostitute e gli uomini ci andavano per sfogare i loro istinti bestiali. Hai capito ora !

 

2° - Ah, e facevi prima a dimme li casini ! Mbeh, me pare ‘na cosa giusta, no ? Armeno levamo tutte ‘ste poracce da ‘a strada !

 

1° - Eh si certo, poi quando tu marito il sabato sera ti esce per andare a comprare le sigarette, e ti  torna dopo due ore tutto ringalluzzito, tu come ti metti ?

2° - Seduta,…e come me devo da mettè sennò ? Pure che fosse, che me ne frega. Se lui così è contento e doppo se sente più felice, io …come te posso di’,… me sento più serena de lui. Primo, perché così nun me scoccia più l'anima sempre co’  ‘sto sesso, …e poi perché so’ sicura che lui nun me cambierebbe mai co' ‘na troia.

1° - Ah, allora a te piace essere cornificata insomma ! Ma come, dopo una vita passata insieme, sentirti tradita con la prima sgualdrinella che gli capita, non ti smuove affatto ?

2° - A parte er fatto che a casa mia nun è mai mancato niente ! Lo so, una se potrebbe pure vendica’, volenno…ma poi che c’arisorvi ? In fonno mica je lascia ‘n pezzo de carne sua! Ce saranno sì ‘na  cinquanta d’euri in meno sur bilancio famjare. E che saranno mai, …ne spenne tanti in stronzate e sta sempre incazzato, invece così starebbe più sereno lui e io più ‘n pace.

1° - Ma tu non capisci, che questi sporcaccioni di uomini non aspettano altro ! Vedrai dopo quanti matrimoni salteranno, quante famiglie si sfasceranno, …per non parlare poi di quei poveri figli !

2° - Ma guarda che le zoccole ce so’ sempre state, è er mestiere più antico der monno ! Casomai semo stati noi a ricamacce  sopra tutte ‘ste fesserie, come l'amore coniugale, ‘a fedeltà e ‘a famija ! Prima che nun esisteva tutta ‘sta morale bacchettona, me pare che er monno girasse eguarmente. Pure ‘n Giappone, che nun erano cristiani, ce stavano le mescie.

1° - Sì,  e pure i parrucchieri che gli facevano la tinta ! Ah, Ah, …si chiamavano ghescie , eppoi anche quelle in fondo erano prostitute !

2° - Ah, ma allora tu sei propio fissata co ‘ste zoccole ! Ma se ‘na donna tiene ‘na fija  che va facenno ‘a segretaria; ‘n giorno poi je capita ‘n direttore che je s'impecia . Iniziarmente a lei manco je piace, però, daje e daje poi ‘n giorno ce casca, e lui je da pure ‘na promozione. Come  ‘a volemo  considera’ 'sta regazza : pure lei ‘na zoccola ? Si c'è stata, vor dì che in quer momento  je piaceva stacce, punto e basta ! Li casini, l'avemo creati noi co’ tutta ‘sta storia de ‘a morale, der peccato e de l’ inferno. Fa a l'amore è ‘na cosa tant' bella e naturale, che beato a chi lo po’ fa’ ancora, da retta a me!

1° - Ho capito: tu oltre ad essere una libertina sei pura una miscredente ! Guarda che è scritto pure nei Dieci Comandamenti che non si deve  fornicare !

2° - Ma lassa perde’ ‘e formiche, e stamme a senti’ ! Dio, in tutto ‘sto discorso nun c'entra proprio! Er Padreterno c’ha artro  da pensa’. Lui nun sarà fatto de carne e ossa, ma se a noi  c’ha fatto nasce’  a ‘sta maniera,  vor di’  che così dovevamo esse’ ! Sinnò c’avrebbe fatti in n'artro modo, …nun te pare ?

1° - Ma come ragioni, non ti far sentire che sennò ti scomunicano !

2° - Sai quanto me  frega ! A parte er fatto che se riaprissero li casini, sarebbero propio li preti  li primi a entra' ! ‘A Chiesa, a chiacchiere, nun dovrebbe sape’ niente de femmine, come ponno sindaca’ su amore fra n'omo e ‘na donna. Invece s’impicciano de tutto e nun fanno artro che di’ che “certe cose” fori de ‘a famija  nun' se devono fa'.

1° - Peggio mi sento, ora pure coi preti te la prendi ! Ma statti zitta, va ! ... Oddio, a forza di farmi parlare non mi sono accorta che siamo arrivate. Dai su, sbrigati che la prossima è la nostra! Andiamo, …svelta !

2° - ‘N momento, aho’,  e famme arza’ !

 
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Roma e i parcheggi

Post n°381 pubblicato il 29 Giugno 2011 da Spitama
 
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A Roma girare con l’auto ormai è diventato impossibile. A parte il traffico sempre più caotico, il problema vero è dove parcheggiare l’auto una volta arrivati sul posto. Lì inizia il vero calvario !

 Bene che ti dica, trovi un parcheggio libero su delle strisce blu, che per te che non sei del quartiere significa beccarti al 100% una multa; alle brutte, invece, rischi di finire la benzina e di non aver trovato un buco libero.

      E questo c’era da aspettarselo per una città come Roma che oramai vanta il primato di  una macchina ogni 1,2 abitanti, la percentuale più alta del mondo! I giapponesi la soluzione l’hanno già trovata, da loro non ti puoi comprare una macchina se non dimostri di avere il posto dove parcheggiarla. Bisognerebbe proporla a Marchionni  una soluzione del genere, chissà cosa ne penserebbe ?

  

Comunque sia, i romani sono ormai esasperati,  specialmente quelli che devono subire il parcheggio “selvaggio” dei loro stessi incivili e prepotenti concittadini. Contro questi ovviamente non esiste difesa, al massimo si possono chiamare i vigili urbani per far rimuovere l’auto con il carroattrezzi, e nell'attesa rodersi  il fegato per il tempo perduto  e la stronzaggine e il menefreghismo altrui.  

 

       E la maggior parte dei romani così fa. Ma non tutti, però ! 

Ci sono alcuni, meno garbati, a cui non va di subire questo genere di prepotenze, e in qualche modo devono reagire.

Di questi ultimi, c’è chi lo fa prendendo carta e penna

 

 

 

                 

 

 

 

 

 e c’è chi invece passa direttamente alle vie di fatto

 

   

 

                   

 

 

 
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Napoli: …’na carta sporca

Post n°379 pubblicato il 27 Giugno 2011 da Spitama
 
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Chi pensa che l’immondizia a Napoli sia una problema sorto in questo ultimo decennio si sbaglia di grosso, perché già nel ’77 c’era un artista emergente che lo aveva evidenziato in un suo bellissimo pezzo, cantando …Napule è ’na carta sporca e nisciuno se n’importa, canzone composta quando aveva ancora diciotto anni. Pino Daniele, questo giovane chitarrista che si era messo in mostra con il supergruppo Napoli Centrale al fianco di musicisti del calibro di James Senese, dal quale si era lasciato sedurre dalle infinite possibilità ritmiche e armoniche della musica nera, chiusa questa esperienza ebbe l’occasione di debuttare come solista con un album tutto suo che la EMI pubblico nello stesso anno. Il lavoro, che prenderà il titolo di Terra Mia, mette già in evidenza quello che sarà per l’Italia delle sette note un vero e nuovo genere musicale, nel quale il dialetto napoletano è mixato in modo originale con l’Italiano e l’Inglese, si esalta abilmente plasmandosi su sonorità blues, jazz e melodie tradizionali napoletane.

Il brano più significativo del LP s’intitola, non a caso Napule è:  il suono di una chitarra tremolante e un avvolgente accompagnamento di archi, descrivono, uno dopo l’altra, le immagini di una città che l’artista ama in modo viscerale.

        Nonostante  la povertà dei vicoli, l’aumentato degrado e la dispersione di tanti valori, Napoli è, con le sue grida di bambini in mezzo alla strada,  e coi suoi colori avvolti nell’odore del mare, il posto più giusto per non soffrire la solitudine. Anche sei i suoi suoni e le sue parole sono intrisi di tristezza e malinconia, Pino Daniele con questa canzone riesce a trasmettere quella incrollabile allegria, che in fondo risiede nel cuore di ogni napoletano.

        E proprio grazie al “cuore”di questo napoletano doc e del suo amico inglese “Mano Lenta” , sabato scorso allo stadio di Cava dei Tirreni si è  tenuto un concerto per raccogliere  fondi per curare i bambini malati di cancro del centro di Oncologia Pediatrica dell'Ospedale Pausilipon di Napoli.

       << Se a me me piace ’o blues – ha confidato “il mascalzone latino”- è anche, se non soprattutto, perché esiste “Slowhand”. Non sapete come mi sento privilegiato, guagliò: suono con Eric Clapton e faccio qualcosa di utile alla mia città, di questi tempi così “scamazzata”>>.

         Vi lascio ora all’ascolto di Napule è ,  tratta proprio da quel concerto… 

 

 

                     

 

 

 
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