Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

 

ULTIMI FOCOLAI DI CENSURA, POI LA VERITÀ SARÀ INARRESTABILE…. COME UN’ONDA GIGANTE!

Post n°1838 pubblicato il 31 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

Per censura sul web si intende la soppressione di determinati contenuti su internet, scomodi alle èlite globaliste, almeno quel pocl che ne resta, che disperatamente stanno tenetando di salvare la loro piramidale organizzazione del potere. Non solo Google il motore di ricerca più diffuso, si contano anche social famosi come Facebook (anche YouTube, che si occupa della condivisione di video), sul quale oramai è impossibile pubblicare qualsiasi cosa, tranne stupidaggini senza rilevanza. Tutto questo perchè gli oscuri della Terra sanno molto bene che è in atto un. risveglio animico energetico, che sta mettendo le persone di tutto il mondo di riconoscere le trame oscure di questi esseri disperati; censura quandi per limitare il sapere e la conoscenza e rallentare il risveglio, non impedire fortunatamente, POICHÈ LA LUCE HA GIÀ VINTO!

Le lobbies dell'informazione usano la censura di internet per evitare la diffusione di determinate informazioni, e impedire che la loro narrativa, (fatta di bugie e fake news) la loro falsa verità sul mondo, venga messa in discussione. Si tratta di un modo per esercitare il controllo sulle persone sulle masse e prevenire ribellioni coscienziali ed intellettuali all'interno della società.

La censura web da parte delle lobbies dell'informazione è spesso motivata anche da obiezioni morali o religiose, ma è solo per impedire l'accesso alla verità raccontata da poche persone rimaste libere che si occupano di informazione.

PER FORTUNA È TROPPO TARDI, PERCHÈ LE PERSONE NON GUARDANO PIÙ LA TV, NON LEGGONO PIÙ I GIORNALI, NON SI FIDANO PIÙ DEGLI SCIENZIATI CHE ANDAVANO E POCHI CONTINUANO AD ANDARE IN TV, PER PARLARE E RACCONTARE MENZOGNE, AL SOLDO DEI POTENTI OSCURI,

I censori utilizzano metodi tecnici per impedire ai propri utenti internet di accedere a una selezione di siti Web (come siti di notizie stranieri). In alcuni casi, i paesi o enti privati come l'Unione Europea, arrivano ad emanare leggi che rendono difficile la pubblicazione di contenuti online e, in casi ancora più estremi, negano del tutto ai cittadini l'accesso a internet. Il rapporto sulla censura di internet 2020 di ExpressVPN esamina il modo in cui i vari paesi a livello mondiale pratichino la censura online.

Visione distorta del mondo: la censura influenza il modo in cui comprendiamo il mondo e la società, spesso presentando un quadro completamente distorto di una determinata società. La censura impedisce inoltre di conoscere modi di vita alternativi presenti nel resto del mondo.

Inconveniente: può essere frustrante se i principali servizi online che usi abitualmente risultano bloccati quando viaggi o vivi all'estero. Ciò potrebbe voler dire rinunciare alla tua email principale, alle app di messaggistica, ai social media e ai software di video chat su cui fai affidamento per rimanere in contatto con famiglia e amici, oltre che per notizie e intrattenimento.

Svantaggi aziendali: le aziende sono ostacolate dalla censura quando non hanno accesso a tutte le informazioni che potrebbero aiutarle a prendere decisioni strategiche. Anche le compagnie internazionali con affari in paesi che bloccano i servizi di comunicazione popolari, devono adattarsi utilizzando le app disponibili localmente, indipendentemente dalla loro qualità.

Perdita di privacy: nei paesi ad alta censura, gli individui sono obbligati a utilizzare una serie di social media e app di messaggistica disponibili solo localmente. Tali app sono probabilmente monitorate per contenuti sensibili, che vengono rimossi prima che possano essere ampiamente diffusi.

Contenuti di intrattenimento modificati: un paese potrebbe bloccare i servizi di streaming o determinati film e programmi TV o consentire solo versioni tagliate e prive di contenuti contrari alla propaganda del paese.

Tuttavia non c'è da temere. La verità sta prepotentemente premendo per venire fuori, e senza aspettare troppo, saremo travolti da notizie tenute nascoste per decenni, che sconvolgeranno l'umanità intera, poichè in molti stenteranno a credere, ma non la maggior parte dell'umanità, che in parte già conosce la verità... ed apsetta solo che la caduta del velo di Maya sia totale... allora seduti comodi in poltrona... e un bel cesto di pop corn tra le mani... lo spettacolo, tra breve, avrà iniziio!

 
 
 

3 SETTEMBRE 1943: OMICIDIO ITALIA!

Post n°1837 pubblicato il 30 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

II Guerra Mondiale, 3 settembre armistizio di Cassibile: la morte della Patria?

Di Alessandro Gentili* 

Cassibile (Siracusa). Il 3 settembre 1943 venne siglato segretamente in una tenda in un’amena località presso l’abitato di Cassibile, in provincia di Siracusa, un accordo con il quale il Regno d’Italia avrebbe dovuto cessare senza condizioni le ostilità nei confronti delle Forze Alleate che, dal 9 luglio, avevano già occupato la Sicilia.

Un evento che a torto viene trascurato dai più, abituati a porre maggiormente l’accento sui fatti dell’8 settembre.

Invece, l’accordo del 3 settembre del 1943 – che segna l’inizio di eventi che saranno poi ritenuti a ragione il Secondo Risorgimento dell’Italia – fu definito dal Generale Dwigth Eisenhower (che per questo rifiutò di firmarlo personalmente, delegando il Generale Walter Bedell Smith) come “the crocket deal”, ovvero “l’affare sporco”, per come era stata condotta scorrettamente la trattativa.


Alcuni protagonisti dell’accordo

Un accordo sommario, diversissimi punti di vista tra americani e inglesi sul trattamento da riservare all’Italia, una resa incondizionata supportata da gravissime minacce cui sarebbe seguito un ulteriore accordo politico, il trattato del “Lungo Armistizio” che verrà siglato a Malta il 29 settembre 1943, a bordo della nave britannica Nelson, dai rappresentanti degli alleati – Generale Eisenhower, Ammiraglio Cunningham, Generale Mc Farlane, Generale Gorth ed i loro ufficiali – e dai rappresentanti dell’Italia: il Maresciallo Badoglio, il Generale Ambrosio, il Generale Roatta, il Generale Sandalli, e l’Ammiraglio De Courten, con i loro ufficiali.

L’accordo sarebbe dovuto entrare in vigore dal momento del suo annuncio pubblico, in un primo tempo fissato per il 15 settembre, ma che di fatto sarà effettuato invece nel pomeriggio dell’8 settembre, alle ore 18.30italiane, tramite Radio Algeri con una dichiarazione del Generale Dwigth Eisenhower.

Dopo circa un’ora, il capo del Governo italiano, Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, si trovò costretto a confermarlo con il famoso proclama trasmesso alla radio dall’EIAR: “Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al Generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.

La firma dell’accordo di Cassibile era stato il risultato di lunghe e contorte trattative con gli alleati, intessute a più riprese e da più personaggi, tra cui pure la principessa Maria José ed anche alcuni esponenti di primo piano del Gran Consiglio del Fascismo.

Ma l’esigenza di porre fine alla guerra era molto più importante e pressante per l’Italia che per le Nazioni Unite, tanto che il premier inglese Churchill credette bene di evitare qualsiasi concessione, affidando ai bombardamenti aerei il compito di ricordare agli italiani l’urgenza che la guerra finisse, facendo in modo che i tentativi diplomatici dell’Ambasciatore Guariglia cadessero nel vuoto e che la risposta ai Generali Castellano e Zanussi fosse la resa incondizionata.

Questa condotta di Churchill, pur puntando sulla conservazione dello Stato italiano, al fine di controllarne meglio il territorio, risparmiando risorse preziose, ed utilizzarlo in qualche modo nella guerra contro la Germania, lo condusse invece a sfasciarlo quasi completamente (1).

Sta di fatto che l’accordo venne firmato dal Generale Castellano – che aveva ripetutamente e inutilmente cercato di ottenere una formale delega da Badoglio – per il Maresciallo Badoglio e dal futuro direttore della CIA Walter Bedell Smith, a nome di Eisenhower.

E solo dopo aver appreso finalmente della sigla dell’accordo, Eisenhower annullò la partenza di ben 500 aerei in procinto di decollare, destinati a bombardare Roma, soprattutto per convincere Badoglio, che temporeggiava pretestuosamente e non era del tutto convinto di doversi intestare la paternità dell’accordo.

La firma dell’accordo, noto come “accordo breve”, un accordo squisitamente militare, sottintendeva però il recepimento anche di un “accordo lungo” (2) che stabiliva di fatto potenziali condizioni assai umilianti per l’Italia, da attuarsi in relazione all’effettiva collaborazione che l’Italia avesse poi veramente offerto.

Mentre a Cassibile Castellano firmava l’accordo, Badoglio informava i suoi ministri della Guerra e della Marina, nonché il Generale Ambrosio e il Ministro della Real Casa Acquarone che vi erano semplicemente trattative in corso.

Comunque, con la firma dell’armistizio Badoglio aveva acquistato una nuova forza agli occhi delle Nazioni Unite, sebbene considerata dai più ambigua e sgradevole (3).

Il “Times” il 9 settembre nell’annunciare “The surrender of Italy” concludeva però il suo reportage chiosando “Prostrato sotto una successione di colpi che nell’ultima fase aveva quasi cessato di parare, il governo italiano si è consegnato alla mercé dei suoi conquistatori. Così l’Italia paga in vergogna il prezzo dell’arroganza dei suoi ultimi padroni: una penalità che è anche dovuta . . . da un popolo che fece per viltà il gran rifiuto, scelse di disertare le alte responsabilità della libertà. . . La politica della dichiarazione di Casablanca è stata mantenuta sino alla fine. La resa è incondizionata; i termini dell’armistizio non sono i risultati di un patto, ma il limite di quanto un Comandante in Capo ha trovato opportuno di prendere. . . le forze armate dell’Italia sono state battute e sottomesse sul campo di battaglia e che la resa è stata accettata dai loro comandanti. Questo è il valore della firma di Badoglio, a traverso i suoi rappresentanti: ciò che in nessun modo implica il riconoscimento alleato del governo stesso”.

Quindi, durissimo il giudizio dell’opinione pubblica britannica, decisamente meno edificante di quanto spesso ci piace pensare di come stessero le cose.

Alla diffusione del proclama di Badoglio seguirono come noto momenti di confusione, disordine e disorientamento totale, che si concluse con una sconclusionata e fortunosa fuga da Roma del Re, del Principe ereditario e di Badoglio; evento che però poi avrebbe dimostrato – almeno per alcuni – come la “fuga di Pescara” abbia invece probabilmente salvato l’Italia e la politica anglo-americana.

Infatti, se il Re e il Maresciallo Badoglio potevano parlare agli italiani e al nemico, dichiarando di tenere fede all’armistizio e sconfessando qualsiasi governo sorto sotto protezione tedesca, sarebbe rimasto stabilito che qualsiasi porzione dell’Italia occupata dagli eserciti tedeschi sarebbe stata occupata da invasori e non da alleati. Così la resistenza del popolo italiano riceveva il sostegno della legalità.

L’ “accordo breve” di Cassibile, vergato in un inglese semplice quanto duro e di immediata comprensione è stato reso noto solo grazie ad una desecretazione dello scorso 2003; esso prevedeva tra l’altro l’immediato trasferimento delle navi e degli aerei italiani nei porti e nelle basi occupate dagli alleati, mentre le clausole dell’ “accordo lungo” e l’atto denominato “Condizioni aggiuntive di Armistizio con l’Italia”, che integravano gli accordi del 3 settembre, avranno vigore sino alla firma a Parigi del trattato di pace avvenuta il 10 febbraio 1947, atto unilaterale imposto all’Italia e accettato dal governo post bellico.

L’Italia riconoscerà di avere intrapreso una guerra di aggressione e accetterà conseguentemente una serie di clausole punitive, quali mutilazioni del territorio nazionale, rinuncia alle colonie, limitazioni alla sovranità dello Stato, divieti circa gli armamenti anche solo difensivi e restrizioni di ogni genere.

Tra l’altro, cosa non da trascurare, il governo italiano era stato impegnato ad arrestare Benito Mussolini, i suoi principali associati fascisti e tutti i sospettati di aver commesso delitti di guerra e consegnarli alle Forze delle Nazioni Unite.

Sappiamo che le cose non sono andate proprio così. Difficile trarre un giudizio su questi eventi. Anche Mussolini avrebbe pensato di staccarsi da Hitler ma gli eventi, ed i tradimenti di alcuni suoi fedelissimi, lo portarono prima alla destituzione, poi alla prigionia, quindi alla sfortunata liberazione che lo rimise nelle braccia di Hitler che di fatto ne decretò la fine, non solo politica.

Ciò che avvenne l’8 settembre e “la fuga di Pescara” suscitò e suscita ancora giudizi controversi, espressi quasi sempre senza obiettività.

Ci fu chi come lo storico Renzo de Felice definì l’8 settembre “la morte della Patria”, ma anche chi come Carlo Azelio Ciampi che spiegò che era morta di sicuro una certa idea di Patria, quella fascista, ma ne era nata un’altra, quella democratica (4).

Oggi, a 76 anni dalla firma dell’accordo di Cassibile, ancora incapaci di stabilire cosa abbia rappresentato veramente l’8 settembre, figlio del 3 settembre del 1943, ci vogliamo rinfrancare rileggendo alcuni aforismi di un grande italiano, Ennio Flaiano (1910-1972): “Gli italiani non sono fatti per la rivoluzioni. Gli italiani vogliono la rivoluzione ma preferiscono fare le barricate con i mobili degli altri”; “Coraggio il meglio è passato”; “Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore”. . .

(1Così in Degli Espinosa, A., Il Regno del Sud, Rizzoli, Milano, 1995, pagg. 11 e ss.

(2Le clausole dell’ “armistizio lungo” erano state imposte al Generale Zanussi dall’Ambasciatore Campbell in sede di precedenti tentativi di accordo e Zanussi per semplificare le cose non ne parlò al Generale Castellano che al momento della firma

(3Degli Espinosa, A., op. cit. pag. 36 e 37

(4Ampl. cfr. pure Alga-Rossi, E., Una nazione allo sbando. L’armistizio italiano del settembre del 1943 e le sue conseguenze, Bologna, il Mulino, 2003

Bertoldi, S., APOCALISSE ITALIANA. Otto settembre 1943. Fine di una nazione, Milano, Rizzoli, 1998

Lizzadri, O., Il regno di Badoglio, ed. Avanti, Milano, 1963

Roatta, M. Otto milioni di baionette – l’Esercito italiano in guerra dal 1940 al 1944, Mondadori, Milano, 1946.

(*) Generale di Brigata dei Carabinieri (ris) – Vicepresidente Nazionale per l’Arma dei Carabinieri dell’ Associazione Nazionale Combattenti Forze Armate Regolari Guerra di Liberazione (ANCFARGL).

FONTE:

https://www.reportdifesa.it/ii-guerra-mondiale-armistizio-di-cassibile-del-3-settembre-la-morte-della-patria/


 
 
 

DOPO L’ARMISTIZIO DEL 1943, ITALIA MAI PIÙ INDIPENDENTE!

Post n°1836 pubblicato il 30 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

 

Sarebbe bello un giorno poter conoscere il contenuto di quell'armistizio. L'armistizio di Cassibile, detto anche armistizio corto o armistizio breve, fu quell'atto che pose fine alla seconda guerra mondiale per l'Italia, atto che prevedeva la resa incondizionata del Regno d'Italia agli Alleati. Venne firmata il 3 settembre 1943 dai generali Giuseppe Castellano e Walter Bedell Smith e divenne pubblico l'8 settembre del 1943. L'armistizio prevedeva che l'Italia cessasse di collaborare con i tedeschi, interrompesse le ostilità contro le truppe alleate, liberasse tutti i prigionieri di guerra e desse la disponibilità agli Alleati di utilizzare il suo territorio per le operazioni di guerra. Peccato dicevo non poterne conoscere i reali effettivi contenuti, perchè forse non tutto ci è stato detto. In tanti infatti si domandano perchè da allora, il nostro Paese sia in una poco invidiabile posizione di servitù dell'anglosfera, in una situazione dive tutti i governi che si sono alternati alla guida del Paese, si siano trovati, tranne forse il Governo Craxi, in una condizione di non poter dire mai di no ai diktat anglo-americani. Anche adesso, nella guerratra Ucraina e Russia, gli USA ci obbligano praticamente a fornire supporto economico e di fornitura di armi ad un Paese che non fa parte né dell'Europa, né della Nato. Esistono tanti altri conflitti a livello mondiale, e chissà perchè la Nato non mostra nei confronti di questi, alcun apparente interesse. Mentre obbliga praticamente tutti gli stati appartenenti alla Nato, ad aiutare un Paese e ad essere immischiati in una guerra che non ci riguarda.

E siccome abbiamo visto governi di sinistra, tecnici e di centro destra, alternarsi in quarant'anni e passa di storia Repubblicana, non abbiamo mai assistito, alla situazione in cui un governo abbia risposto NO, alle pretese statunitensi.

Avevano sequestrato una nave da crociera battente bandiera italiana (l’Achille Lauro) al largo delle coste egiziane, ucciso e gettato in mare un cittadino americano, Leon Klinghoffer (ebreo, emiplegico con passaporto statunitense), piegato le diplomazie occidentali e fatto imbufalire l’uomo giù potente del pianeta: l’attore californiano trasferitosi alla White House.

In seguito ad un’intensa e scrupolosa trattativa tra agenzie di intelligence, ministri, ambasciatori e leader politici (Arafat in primis), il commando di quattro terroristi del (FLP) Fronte per la Liberazione della Palestina, coordinati (da “remoto”) da Abu Abbas (la mente), venne poi trasferito in fretta e furia a bordo di un Boeing 737 delle linee ufficiali del Cairo. Ma per loro, i cieli d’Europa erano tutt’altro che “aperti”. Dopo un’estenuante peregrinare a 5 mila metri di quota, con il velivolo ormai privo di carburante, si optò per l’atterraggio in extremis presso l’aeroporto intitolato al Capitano Pilota M.o.v.m. “Cosimo di Palma”, sito all’interno della base Nato di Sigonella (omonima contrada), in provincia di Siracusa, sede della Naval Air Station (l’aviazione della marina USA) e del 41° Stormo Antisom dell’Aeronautica italiana.

Luogo tattico chiave dell’area durante la Guerra fredda, sia per la posizione strategica che per il numero di “caccia” pronti all’impiego in caso di emergenza. Era la notte (non una qualsiasi) tra il 10 e l’11 Ottobre 1985. data che passerà alla storia come una delle più significative a livello internazionale per il nostro Paese dal secondo dopoguerra alla fine del XX Secolo.

Un durissimo braccio di ferro, senza precedenti, tra Bettino Craxi e Ronald Reagan, poi a terra tra Vam, Delta Force e Arma dei Carabinieri. Alla fine a spuntarla, con non poche difficoltà, fu l’allora Presidente al suo primo mandato, di Palazzo Chigi. In ballo c’erano gli accordi presi in terra siriana con gli uomini di Abbas per il rilascio degli ostaggi, le delicate relazioni con Ramallah, Tel Aviv e l’intero scacchiere mediorientale e, cosa non da poco, la difesa della sovranità nazionale davanti agli occhi vigili dell’opinione pubblica mondiale.

Escluso questo episodio, l'unico ruolo italiano fu del servo, della colonia americana... ecco perchè sarebbe importante conoscere i contenuti di quell'armistizio, poichè pare che in quella data non fu firmata solo la cessazione delle ostilità, ma la cessione della sovranità, vita natural durante, della sovranità italiana. 

 
 
 

NUOVA PISTA: FU UN AEREO ISRAELIANO AD ABBATTERE IL DC-9 SOPRA USTICA.

Post n°1835 pubblicato il 27 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

Articolo tratto integralmente, dal Quotidiano Ilfattoquotidiano di domenica 26 maggio 2024.

Il volo di linea IH870 dell'Itavia, partito dall'aeroporto di Bologna e diretto a Palermo il 27 giugno 1980finì la sua rotta nel mar Tirreno meridionale. Ci furono 81 morti. Le ipotesi seguite furono quelle di una bomba a bordo e di una guerra nei cieli.

.

di Marco Lillo

 

A 44 anni di distanza dalla strage di Ustica escono un libro e un’inchiesta tv con documenti inediti e testimonianze esclusive che rilanciano la pista israeliana.

Ad abbattere per errore il Dc9 dell’Itavia, causando 81 morti, sarebbe stato un aereo militare israeliano che volava in segreto senza farsi tracciare. L’obiettivo della sua squadriglia sarebbe stato un altro: un aereo civile francese con un carico di uranio arricchito destinato al programma nucleare iracheno. Due giorni prima, il 25 giugno, c’era stato un primo volo decollato da Marsiglia con un carico di uranio. Gli israeliani si attendevano un secondo volo per Bagdad, previsto per il 27 giugno e non effettuato. Report stasera (25 maggio 2024) dedicherà a questa pista (ipotetica ma avvincente) l’inchiesta realizzata da Luca Chianca in tandem con Claudio Gatti, il primo sostenitore di questa tesi, l’autore del libro “Il quinto scenario - Atto secondo”, edizioni FuoriScena.“Atto secondo” perché già nel 1994 Gatti aveva dedicato un libro alla pista israeliana che ora si arricchisce di documenti e testimonianze scovate in anni di lavoro.

Già corrispondente in USA de L’Europeo e poi inviato speciale del Sole 24 ore, Gatti smonta i quattro scenari finora più esplorati e il loro presupposto logico. Cioè che prima di essere colpito da un missile (italiano, americano, francese o libico) quel giorno vicino al DC9 dell’Itavia sfrecciasse un aereo di Tripoli con Gheddafi a bordo. Per Gatti e Report quell’aereo libico semplicemente non c’era. Anche se Gheddafi e il suo braccio destro Abdessalem Jalloud amavano farlo credere alla stampa. Nel libro c’è un telegramma inedito del 16 febbraio 1989. L’ambasciatore a Tripoli Giorgio Reitano scrive a Umberto Vattani, allora consigliere diplomatico del presidente del consiglio Ciriaco De Mita: “Perdura il silenzio delle autorità libiche sulla questione del DC-9 Itavia nonostante i miei ripetuti interventi (...). Mie precise richieste hanno ricevuto risposte evasive o dilatorie che lasciano chiaramente intendere che esiste notevole riluttanza da parte libica ad approfondire l’argomento (...). La spiegazione più semplice dell’atteggiamento assunto dalle autorità libiche è che l’ex primo ministro libico Jalloud, e prima di lui Gheddafi, abbiano voluto sfruttare propagandisticamente una questione quale quella di Ustica, sulla quale non dispongono in realtà di elementi specifici, nel quadro dell’ormai tradizionale polemica contro gli Stati Uniti”. La lettera fa parte di un carteggio “riservatissimo” ormai declassificato sulla strage di Ustica. La tesi più accreditata sulla guerra aerea è sempre stata quella di un volo per Varsavia con a bordo Gheddafi. Gatti pubblica una lettera del 5 aprile 1991 dell’ambasciatore italiano a Varsavia alla Farnesina: “Il vicecapo del protocollo del ministero (polacco, ndr), dopo minuziose ricerche compiute in questi giorni, mi ha oggi confermato che non (dico NON) esiste la minima traccia – nelle sue parole, ‘neanche la più labile’ – circa una progettata visita in Polonia del presidente Gheddafi per il 27 giugno 1980 o giorni contigui”. L’ipotesi del libro e di Report è suffragata da ragionamenti sul movente, sul possibile colpevole, cioè lo Stato di Israele e il suo premier dell’epoca, Menachem Begin, oltre che su alcune testimonianze. 

Anche Gatti ammette che manca “l’impronta digitale sul corpo del reato” e che senza un’indagine giudiziaria che lo confermi, “quello che io sottopongo rimarrà uno ‘scenario’ ”. Però, secondo i giornalisti investigativi protagonisti delle due inchieste, Israele avrebbe avuto “un movente assolutamente straordinario che non lasciava spazio né a rinvii né a misure alternative ”. Non solo. Israele aveva anche una forza aerea con esperienza in operazioni di quell’eccezionalità e un leader politico, Begin, disposto a tutto nel nome della sicurezza nazionale. Il 27 giugno 1980 lo stop al programma nucleare iracheno, questa è la tesi, avrebbe potuto spingere Begin a ordinare un attacco “zombie” contro un aereo francese sul cielo italiano. 

Il libro si apre con un breve contributo di Giuliano Amato. L’ex premier, che in passato era sembrato propendere per la pista francese, scrive che “neppure sullo scenario israeliano quanto l’autore ci dice ha la forza probatoria della smoking gun, ma è vero che Israele voleva allora impedire l’arrivo a Saddam Hussein di uranio arricchito destinato all’ordigno atomico di cui lo stesso Israele era il sicuro bersaglio – una motivazione esistenziale.

È vero inoltre che Israele, che avrebbe dopo bombardato il quartier generale tunisino dell’OLP, era capace di concepire e di attuare un’azione volta a intercettare in volo quel trasporto di uranio. Ed è vero che il serbatoio ausiliario trovato fra i relitti, e liquidato dai periti come un vecchio arnese americano, era di un tipo che gli americani avevano venduto a Israele”. Amato ha detto a Report: “Si è indagato per anni su scenari che avevano in partenza elementi molto più deboli non c’è davvero ragione perché non si indaghi seriamente anche su questo scenario che è più forte di altri. La nostra magistratura dedichi un po’ di attenzione anche a questo. Perbacco la merita”.

Report ha intervistato due testimoni. Il primo è l’avvocato Enrico Brogneri che già tempo fa aveva raccontato a Gatti di aver visto la sera della tragedia un aereo militare volare bassissimo a Catanzaro. Il secondo, intervistato da Luca Chianca di Report, è Sebastiano Stranges. Quella sera a Bovalino, sulla costa ionica calabrese vide una strana scena: un caccia militare si fermò e fece alcuni volteggi attendendo altri due aerei simili per poi proseguire. Gli aerei visti da Stranges e Brogneri avevano una forma simile ai caccia israeliani e una particolarità: qualcuno aveva passato una mano di vernice sulla livrea in modo da renderne irriconoscibile la nazionalità.

Report ha intervistato Victor Ostrowsky, ex agente del Mossad; David Ivry, allora comandante dell ’Aeronautica israeliana e Shlomo Nakdimon portavoce del primo ministro di allora Begin che ha detto: “Ci sono delle cose che non si possono dire neanche in segreto sono cose che non saranno mai conosciute, e saranno portate nella tomba delle persone che le hanno vissute”. Nel 1994 l’ambasciatore di Israele contestò così il primo libro di Gatti: “Non ci sarà mai un ministro o un ufficiale israeliano che possa prendere una decisione criminale come è quella di abbattere un aereo civile”. Però in un libro dell’analista militare israeliano Ronen Bergman si sostiene che, due anni dopo il disastro di Ustica, Israele pensò di fare un agguato aereo contro Arafat e per un soffio fu evitato un errore con relativo abbattimento di un aereo civile.

 

 

 

 
 
 

JOHN ELKANN SARÀ ASCOLTATO DAI MAGISTRATI DI TORINO.

Post n°1834 pubblicato il 27 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

27 maggio 2024

Per aprire la successione legittima di Marella Caracciolo, vedova dell’avvocato Gianni Agnelli, la giudice Nicoletta Aloj impone ai fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann di esibire i documenti riguardanti le società finanziarie e i conti bancari all’estero riferibili alla nonna. Così come ordina al notaio Urs von Gruningen, esecutore delle ultime volontà di Marella, morta il 23 febbraio 2019, di produrre le carte delle operazioni di inventario all’apertura della successione, compresa “la ricognizione dei beni ereditari, anche il relazione – come si legge nell’ordinanza del tribunale di Torino – alle indagini effettuate sui conti esteri delle società offshore, e l’inventario sugli stessi eventualmente realizzato”. In pratica, la giudice vuole perimetrare i “rapporti bancari o le società finanziarie formalmente intestati a Marella Caracciolo o comunque a lei riferibili”. Per Margherita Agnelli è un passaggio favorevole dopo che la Cassazione a gennaio ha annullato parzialmente l’ordinanza che imbrigliava le sue richieste originarie. Com’è noto Margherita dopo avere sottoscritto nel 2004 una transazione in teoria tombale con i figli da 1,2 miliardi di euro, con cui rinunciava all’eredità del padre, è tornata alla carica con azioni legali sia in Svizzera, con tre distinte cause, che in Italia sul piano civile e penale, sostenendo che l’accordo è nullo perché nel 2004 le sarebbero stati nascosti beni mobili e immobili del padre protetti da società estere di cui avrebbe appreso l’esistenza solo in un secondo momento. La causa civile riprenderà il 2 dicembre con l’audizione dei testimoni, tra cui il presidente di Stellantis, John Elkann.

FONTE:

https://www.lidentita.it/eredita-agnelli-john-elkann-sara-sentito/

 
 
 

IL MISTERO DEI CONTI ESTERI DEGLI ELKANN.

Post n°1833 pubblicato il 27 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

Eredità Agnelli, ma quando e come sono finiti all'estero i soldi contestati agli Elkann e che c'entra l'Avvocato?
.
di Jacopo Tona
.

Da dove arrivano i soldi all’estero contestati a John Elkann nell’ambito della guerra sull’eredità Agnelli che vede lui e i suoi fratelli Lapo e Ginevra contrapposti alla madre Margherita? E che c’entra l’Avvocato Gianni?

Proviamo a fare un po’ di chiarezza con le ultime rivelazioni sul caso

Quando si tratta di eredità, c'è un teorema da tenere ben presente: la potenza dei litigi è direttamente proporzionale alla quantità di beni da dividere tra i contendenti. Figuriamoci nel caso della famiglia Agnelli - Elkann. I casi recenti di cronaca ce lo confermano, tirando in mezzo anche altre problematiche, relative a liti familiari, cause legali, soldi all'estero, proprietà immobiliari, tentativi di riappacificazione falliti, possibili frodi fiscali, firme dubbie e antiriciclaggio. La morte dell'Avvocato più famoso d'Italia, il cui nome resta indissolubilmente legato alla Fiat, alla città di Torino e alla cronaca mondana, ha scatenato un pandemonio. Vale la pena quindi di fare un punto della situazione, raccogliendo tutte le ipotesi che sono state avanzate nell'ultimo periodo. Oggi, il giornale Libero ha pubblicato un articolo in cui si riporta il ritrovamento di alcuni documenti relativi al 2013, provenienti dai magistrati della Procura di Milano. Queste carte sarebbero saltate fuori nell'ambito delle indagini che i pm di Torino stanno portando avanti, relative a un'indagine per presunte irregolarità fiscali su John Elkann, nipote di Giovanni Agnelli e figlio di Margherita. Secondo quanto riportato da Libero, l'Avvocato avrebbe lasciato all'estero un patrimonio inestimabile. Il documento in mano ai pm sembrerebbe confermare quanto affermato da Margherita Agnelli, la figlia di Gianni e madre di John, Lapo e Ginevra Elkann, la quale ha sempre detto che i presunti fondi esteri le sarebbero stati nascosti. Dal canto suo, il figlio John sostiene invece di avere sempre normalmente dichiarato al fisco il suddetto patrimonio estero, e di aver svolto tutto alla luce del sole.

Come riportato oggi anche da La Veritài fondi svizzeri lasciati da Giovanna Agnelli e da sua moglie, Marella Caracciolo, supererebbero i 900 milioni di euro. Si tratta quindi di una cifra ingente, non di certo briciole facili da nascondere, ma sta di fatto cheall'epoca delle indagini del 2013 sarebbe stata la giustizia elvetica a bloccare tutto il procedimento. Come riportato da La Verità, la stessa figlia Margherita non avrebbe avuto idea dei conti esteri del padre. D'altronde, prima dell'introduzione delle norme sul riciclaggio, pare che fosse pratica diffusa, tra i miliardari, quella di non far figurare il proprio nome tra gli intestatari dei conti esteri, affidandosi a dei prestanome. Così accade che un giorno a Margherita pare sia arrivato un bonifico da 100 milioni di euro da parte della sede svizzera di Morgan Stanley, e che alla seguente richiesta di spiegazioni circa l'accredito la stessa banca non avrebbe fornito alcuna risposta. Dopodiché, in maniera quasi fortuita, capita che un caro amico di Margherita Agnelli (il giornale di Belpietro fa il nome di Carlo Revelli) avrebbe ricevuto informazioni da un fratello operante proprio in Morgan Stanley, il quale avrebbe raccontato che alla filiale di Zurigo tutti avrebbero saputo che il fondatore della Fiat avesse depositato proprio un ammontare di denaro stimabile tra gli ottocento milioni e il miliardo di euro, il quale poi, in un modo o nell'altro, sarebbe stato spostato dalla Svizzera al Liechtenstein. Ed è proprio nella minuscola monarchia mitteleuropea che si chiude, anche se non completamente, il cerchio. Come avevamo già raccontato, infatti, è in Liechtenstein che, sempre secondo La Verità, sarebbero stati individuati i custodi dei 900 milioni contestati ora a John Elkann, nella figura di Johannes Gebhart Matt, uno dei due amministratori della Blue Dragons Ag e della Dancing Tree Ag, due cosiddette cfc, o società controllate. Alla luce delle indagini e dei fatti odierni, dunque, il caso non accenna minimamente a sgonfiarsi, e tra prelievi importanti, carte prepagate sospette, accuse reciproche, imprenditori russi e perquisizioni, non possiamo fare altro che aspettare il prossimo colpo di scena.

FONTE:

https://mowmag.com/attualita/eredita-agnelli-ma-quando-e-come-sono-finiti-all-estero-i-soldi-contestati-agli-elkann-e-che-c-entra-l-avvocato

 

John Elkann (febbraio 2024) rompe per la seconda volta in una settimana il silenzio sulla ventennale disputa sull'eredità di Gianni Agnelli, suo nonno, per smentire l'esistenza di propri fondi nascosti all’estero: sono tutti noti e dichiarati al Fisco, non c’è alcun tesoro nascosto. 

Nei giorni scorsi è emersa dalle carte dell’inchiesta di Torino la titolarità in capo a John Elkann – presidente di Stellantis e ceo di Exor, nonché dominus della dinastia Agnelli in qualità di titolare del 60% della Dicembre – di alcune società in Lietchenstein, delle quali è stata comunicata al Fisco italiano la proprietà nelle dichiarazioni integrative dei redditi presentate il 31 ottobre 2023 in relazione agli anni di imposta 2019-2020-2021, ovvero quelli a partire dalla scomparsa della nonna Marella Caracciolo, di cui John è erede insieme con i fratelli Lapo e Ginevra. 

Le società di John Elkann in Liechtenstein

Oltre alla disponibilità di beni collocati all’estero (quadro RW) «ragionevolmente derivanti dall’eredità di Marella Caracciolo» e già dichiarati nelle dichiarazioni fiscali presentate nei termini ordinari, scrivono i pm di Torino nel decreto di perquisizione, emerge «la presenza di redditi tramite “controlled foreign companies”», tra le quali Blue Dragons Ag e Dancing Tree Ag, entrambe società (la prima creata nel 2017, la seconda nel 2020) con sede presso la fiduciaria Tremaco a Eschen, in Liechtenstein.  

È questo il riferimento dei legali di Elkann  Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Renella nota, nella quale rinnovano la «fiducia nel lavoro dei magistrati»: «Non è nostra intenzione farci trascinare in una rissa mediatica poiché ci sentiamo più a nostro agio a rispondere nelle sedi giudiziarie come abbiamo sempre fatto negli ultimi venti anni», esordiscono gli avvocati di Elkann, «ma è di immediata evidenza l’incompatibilità logica e giuridica tra la disponibilità di fondi, peraltro nota da anni, e la circostanza riportata da taluni organi di informazione per i quali sarebbero stati “nascosti”. È un’evidente contraddizione, perché gli stessi fondi sono stati regolarmente dichiarati al fisco dal nostro assistito, che ha pagato le imposte dovute e continuerà a farlo». 

L’assetto della Dicembre società semplice

La nota ribadisce quindi il punto chiave della ventennale contesa sull’eredità: «L’attuale assetto proprietario della Società Dicembre, che è stato definito oltre 20 anni fa e che riflette la precisa volontà dell’Avvocato Agnelli nell’assicurare continuità alle attività della famiglia, volontà arcinota e accettata da tutti gli interessati quando ancora egli era in vita, non può in alcun modo essere messo in discussione».

La nota è stata diffusa attorno alle 19:30 di sabato 17 dai legali di Elkann, che già nei giorni scorsi avevano emesso una lunga dichiarazione per rivendicare la posizione del loro assistito nell’inchiesta di Torino, che lo vede indagato per concorso in reati fiscali della nonna Marella Caracciolo dopo un esposto del dicembre 2022 della madre Margherita Agnelli (difesa dall’avvocato Dario Trevisan) che vuole ottenere il riconoscimento che Marella era effettivamente residente in Italia per poter invalidare le successioni regolate in Svizzera e rientrare nell’eredità, oggi invece tutta in mano a John, Lapo e Ginevra Elkann, i suoi primi tre figli, mentre sono rimasti fuori lei stessa (in base a un accordo del 2004 per il quale ottenne 1,3 miliardi di euro) e i cinque figli avuti con il secondo marito, Serge de Pahlen. 

Sono in corso una causa civile a Torino e almeno tre cause in Svizzera sull’intricata eredità di Marella e, a cascata, di Gianni Agnelli. L’inchiesta penale appena partita potrebbe rappresentare un punto di svolta. 

FONTE:

https://www.milanofinanza.it/news/eredita-agnelli-i-legali-di-john-elkann-non-c-e-alcun-tesoro-nascosto-al-fisco-202402172037165974#:~:text=John%20Elkann%20rompe%20per%20la,c'%C3%A8%20alcun%20tesoro%20nascosto.

 

 
 
 

NATO… SAREBBE ORA DI CAMBIARE.

Post n°1832 pubblicato il 26 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

L’ignoranza dei sostenitori della NATO nel respingere ogni argomentazione sulla inutilità dell'esistenza del patto atlantico, ha radici antiche. “La Nato è in morte cerebrale”. Ricordate queste parole? Proprio così si esprimeva il 7 novembre del 2019, in tempi non sospetti, il presidente francese Emmanuel Macron. Una dichiarazione che doveva (ora la disaffezione verso l'Europa è molto sentita) essere letta come un desiderio di creare un’Unione Europea autonoma e libera dalla paternalista, ingombrante ed autoritaria presenza degli Stati Uniti. Oggi tuttavia, nonostante lo scontro tra Russia ed Ucraina, ha ancora senso parlare di Nato? Per capire se l’Alleanza Atlantica abbia ancora senso di esistere o sia da dichiarare “morta” bisogna partire da molto lontano e ripercorrere le tappe fondamentali della sua storia.

.

L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord venne istituita a Washington il 4 aprile 1949 da 12 paesi, tra cui anche l’Italia, e si poneva due obiettivi: garantire la pace in Europa e fornire al blocco capitalista uno strumento in grado di contrastare un eventuale attacco dell’Unione Sovietica. L’articolo 5 del trattato istitutivo imponeva ai membri la cosiddetta “difesa collettiva”. In sostanza, gli stati membri avrebbero reagito collettivamente, anche attraverso l’uso della forza, all’attacco armato contro uno di essi. Grazie al mancato scontro frontale tra URSS e membri dell’Alleanza l’articolo 5 non venne mai utilizzato e la NATO non condusse operazioni militari durante la guerra fredda.

.

Per la NATO la fine della guerra fredda non rappresentò “la fine della Storia” bensì il suo inizio. L’istituzione dell’Unione Europea nel 1992 garantiva una “pace perpetua” nel Vecchio Continente mentre la fine del Patto di Varsavia e la definitiva dissoluzione dell’URSS nel 1991 avevano già eliminato il rischio di un attacco sovietico. In poco tempo le basi dell’esistenza dell’Alleanza scomparvero. I suoi membri decisero allora di elaborare un “nuovo concetto strategico” che considerava più pericolosi i rischi derivanti da crisi e rivalità etniche nei paesi dell’Europa centrale e orientale. Rimarcando il suo ruolo di “autodifesa”, l’Alleanza si poneva, adesso, l’obiettivo di intervenire per “mantenere o ripristinare l’integrità territoriale delle nazioni alleate e porre rapidamente fine alla guerra”.

Fu su queste basi che avviò la sua prima missione nell’agosto 1995, l’operazione Deliberate Force, in Bosnia-Erzegovina, paese non membro, contro le truppe serbo-bosniache. L’operazione era stata autorizzata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla base del capitolo 7 del Trattato dell’Alleanza. L’intervento, fortemente criticato anche per l’utilizzo di uranio impoverito, aveva l’obiettivo di interrompere la pulizia etnica operata dai serbi e costringerli a sedersi al tavolo delle trattative che portarono, nel dicembre 1995, agli Accordi di Dayton.

Il 12 marzo 1999 l’Alleanza aprì le porte a tre paesi ex-comunisti: Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. In tal modo, venne eliminata qualsiasi velleità di un ritorno dell’espansionismo russo. Appena due settimane dopo l’allargamento, la NATO decise di avviare quella che rappresenta forse la sua missione più controversa sul piano della legittimità, l’Operazione Allied Force, contro la Serbia di Slobodan Milošević. Per giustificare i bombardamenti verso un paese che non era in guerra con un membro dell’Alleanza, venne aggiornato il “nuovo concetto strategico” introducendo la possibilità di svolgere “operazioni d’intervento in caso di crisi non previste dall’articolo 5”. Se da un lato l’intervento riuscì a fermare una nuova pulizia etnica da parte dell’esercito serbo, come accaduto in Bosnia pochi anni prima, dall’altro le bombe della NATO non risparmiarono i civili e le infrastrutture provocando danni per decine di miliardi di dollari. Il mantenimento della pace in Kosovo rimane tutt’oggi garantita dalle truppe NATO presenti sul campo con la missione KFOR (Kosovo Force). Una stabilità militare a cui però non ha ancora fatto seguito, per colpe imputabili a tutta la comunità internazionale e agli stessi governi serbi e kosovari, una piena stabilità politica.

.

L’attentato alle Torri Gemelle rappresentò un altro spartiacque per l’Alleanza, sempre più “americanizzata”. Per la prima volta l’allora presidente americano George W. Bush decise di invocare l’articolo 5 e lanciare la cosiddetta “guerra al terrore”. Dopo l’invasione statunitense dell’Afghanistan nell’ottobre 2001, la NATO assunse dal 2003 al 2014 il comando dell’operazione International Security Assistance Force (ISAF), sostituita nel 2015 dalla missione Resolute Support. Quello afgano può esser considerato senza troppi dubbi il più grande fallimento nella storia dell’Alleanza e ha avuto come unico effetto quello di creare centinaia di migliaia di profughi fallendo completamente l’obiettivo di liberare il paese dai talebani e di portare “pace e democrazia”.

Nella lista dei fallimenti va inserito anche quello in Libia del 2011. A marzo di quell’anno la NATO unificò, nella missione Unified Protector, le azioni portate avanti in ordine sparso da alcuni suoi membri. L’operazione, nata per far rispettare l’embargo e il divieto di sorvolo in territorio libico, si concluse solo nell’ottobre 2011 con l’uccisione da parte dei ribelli del leader libico Mu’ammar Gheddafi, al potere dal 1969. A guardare l’attuale scenario libico non sembra che l’intervento NATO sia stato risolutivo né che abbia contribuito a pacificare il paese.

Il nuovo millennio si caratterizzò, però, anche per una significativa politica di allargamento ai restanti paesi dell’Europa Sud-Orientale conclusasi, al momento, con l’adesione della Macedonia del Nord nel marzo di quest’anno, portando a 30 il numero di stati membri. Il 12 giugno 2020 l’Alleanza ha inoltre riconosciuto l’Ucraina come Enhanced Opportunities Partner aumentando ulteriormente la possibilità di contribuire alle operazioni NATO e alla cooperazione con gli alleati.

NATO 2030

In un discorso pronunciato l’8 giugno, il segretario generale Jens Stoltenberg ha sottolineato come la Cina abbia spostato gli equilibri internazionali rappresentando un competitor a livello globale. La preoccupazione principale rimane però la Russia, la cui costante attività militare rappresenta, almeno per gli Stati Uniti, una vera e propria minaccia. Particolare, ad esempio, il caso del cosiddetto Suwalki Gap, un confine di 100 km tra Polonia e Lituania che separa la Bielorussia, alleata di Mosca, dall’enclave russa di Kaliningradconsiderato il punto debole della NATO in Europa. Sfiducia verso la Russia non sempre condivisa da tutti gli alleati europei che, seppur partecipi delle sanzioni contro il Cremlino, mostrano tra loro interessi diversi. Se la competizione militare di Russia e Cina sia stimolata dalla presenza della NATO o sia vero l’esatto contrario rappresenta un vero e proprio dubbio amletico impossibile da risolvere.

Nel presentare la NATO del prossimo decennio, Stoltenberg ha inoltre parlato dell’esigenza di un’Alleanza più forte militarmente e più unita politicamente. Per raggiungere questi obiettivi è necessario continuare a investire nelle forze armate e rafforzare i legami tra Europa e Stati Uniti.

E’ tempo di cambiare...

Con la scomparsa dell’URSS e la progressiva egemonizzazione statunitense, la NATO si è trasformata in un’alleanza offensiva, non sempre legittima sul piano del diritto e dai risultati più che dubbi. Il suo approccio militarista alle principali sfide globali, fino a poco tempo fa sostenuto dall’incontrastata supremazia Usa, sembra ormai appartenere al passato. Le sue azioni, celate il più delle volte da interventi umanitari, hanno prodottoulteriori divisioni tra gli stati. Al di là del suo ruolo geopolitico, su cui i membri dovrebbero aprire una franca e coraggiosa discussione, ci sono una serie di questioni che non possono essere sottovalutate.

Innanzitutto, quello che sembra più assurdo è l’esistenza stessa di un’organizzazione internazionale militare che difenda gli interessi del Nord del mondo. Lo stesso Nord che ha imposto un modello, quello neoliberista, che oggi mostra tutti i suoi limiti, lasciando il Sud in una condizione di perenne subalternità e dipendenza e creando, persino al proprio interno, profonde diseguaglianze e discriminazioni. Per non parlare poi delle spese necessarie al suo mantenimento. L’Alleanza impone ai membri di spendere il 2% del proprio PIL nella difesa. I paesi europei spendono mediamente “appena” l’1,5%. Questo significa che, in un periodo di recessione economica, molti stati dovrebbero aumentare ulteriormente la loro spesa militare. Una nuova corsa agli armamenti di cui non si sente la necessità.

Per tutti questi motivi bisognerebbe avere il coraggio di dirsi che no, la NATO non ha più senso di esistere e che la pace e la stabilità dovrebbero esser raggiunti con altri strumenti. Un’eventuale fine della NATO non aiuterebbe certo a raggiungere di colpo la pace nel mondo ma dovrebbe essere accompagnata da una progressiva smilitarizzazione a livello globale e da un radicale cambio di prospettiva alle questioni della sicurezza. Per ridurre il “senso di accerchiamento” e lo scontro tra grandi potenze si potrebbero impiegare le risorse per rafforzare l’ONU, da tempo progressivamente indebolita, con lo scopo di supportare la cooperazione e lo sviluppo di relazioni amichevoli tra le nazioni come già previsto dalla sua Carta.

FONTE:

https://www.eastjournal.net/archives/106979

Su Tik Tok sta girando in questi giorni un video che narra di tutte le guerre volute e fatte dalla Nato nel mondo! È impressionante vedere quanti siano gli stati coinvolti dai bombardamenti USA... 

Io ho trovato questo su YouTube:

https://youtu.be/P6s5ZxYncGA?feature=shared

 
 
 

YOUTUBE, FACEBOOK, GOOGLE… CENSURA SMODATA DI CONTENUTI E IDEE LIBERE!

Post n°1831 pubblicato il 23 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

Ormai si può, dopo l'avvento dei social, vivere e guadagnare con internet. Sono innumerevoli coloro che producono contenuti e ricavano tutto o anche solo parte dei propri guadagni dalla cosiddetta ‘monetizzazione’ dei contenuti stessi pubblicati (attraverso spot pubblicitari all'interno). Poi c'è il popolo dei fruitori, e forse sarà interessato nell'apprendere che quello che legge sui social media – e in genere sul web – è oramai pesantemente "censurato", direttamente o indirettamente, e le notizie che lo raggiungono sono nella maggior parte selezionate, scremate, troppo spesso consigliate secondo gli interessi delle lobbies, valorizzate in base all'agenda politica dell'èlite globalista-sionista, che sta divenendo sempre più chiara, negli USA, in Europa ed in altre parti del globo.

Per poter guadagnare con la pubblicità online si deve avere un certo traffico di lettori. Ovvero, gli articoli pubblicati su un sito web devono avere un certo (e consistente) numero di visitatori, di lettori, come ad esempio i video su YouTube, che devono avere un certo numero di visualizzazioni, come i post su instagram devono avere un certo numero di like e l’autore del post un consistente numero di followers, e via discorrendo... Altrimenti il guadagno è esiguo, se non nullo. Poco traffico e pochi visitatori equivalgono a guadagni nulli. 

Dal 25 agosto 2023 la normativa europea per la regolamentazione dei contenuti online, impone alle Big Tech di prevenire la diffusione di notizie, argomenti, contenuti che reputa fake news, sulla base di cosa, non è dato sapere, in generale afferma che occorre censurare contenuti che incitano all'odio e al contempo, rendere più accessibili, per gli utenti, i criteri per la moderazione dei contenuti.

È scattata così il più volte preannunciato "bavaglio" all'informazione libera, il "giro di vite" per attuare una rigida politica controllo preventivo dei contenuti sulle grandi piattaforme online.

Venerdì 25 agosto 2023, è entrato in vigore il Digital Services Act (Dsa), il regolamento approvato dall'Unione europea (Ue) per la regolamentazione dei contenuti nel mondo digitale.
Sono 19 i colossi del web, definiti "Very large online platforms (Vlop)", quelli con oltre 45 milioni di utenti al mese, a cui si è chiesto di adeguarsi immediatamente alla normativa.

Tra le Vlop si trovano Aliexpress di Alibaba, TikTok, l'App Store di Apple, Facebook e Instagram di Meta, YouTube, Google Play, Google Maps e Google Shopping di Alphabet, nonché Pinterest, Amazon e Zalando. Nei motori di ricerca, inoltre, figurano anche Bing di Microsoft e Search di Google. L'enciclopedia online Wikipedia, Snapchat, LinkedIn, Booking e X completano l'elenco.

Le piccole-medio imprese hanno avuto tempo, invece, fino a febbraio 2024, ma tutte le aziende che forniscono servizi digitali ai cittadini dell'Ue dovranno, infine, adeguarsi. Secondo le stime della Commissione europea il numero di compagnie interessate dalla legge sarebbero oltre 10mila. QUESTA LA CHIAMANO ANCORA DEMOCRAZIA? QUESTA È ANCORA L'EUROPA LIBERA DEI POPOLI, OPPURE È IL RECINTO IMPOSTO DAI KHAZARI-SIONISTI-ASHKENAZITY DENTRO IL QUALE POTER CONTROLLARE I GOIM, LE BESTIE PARLANTI, GLI INDIVIDUI SECONDO IL LORO CREDO?

Il traffico verso i siti web arriva principalmente da Google, con le ricerche, ed anche dai post pubblicati social media (facebook ad esempio). La direttiva europea DSA, i famigerati algoritmi (e ora l'intelligenza artificiale) che ormai decidono quello che dobbiamo, che possiamo o non possiamo leggere, hanno drasticamente ridotto e sempre più lo faranno nel prossimo futuro, il traffico verso la maggior parte dei siti web, soprattutto quelli 'non mainstream’, sempre più penalizzati a vantaggio dei media tradizionali, omologati, asserviti e controllabili. I siti che ricevevano traffico dai social come facebook se ne sono accorti ed infatti molti editori li stanno abbandonando, facebook soprattutto, così come molti utenti.

Adesso Google (e non credo sia solo l'opinione personale del sottoscritto) viene fortunatamente, "utilizzato sempre meno" come motore di ricerca per cercare e trovare contenuti ed informazioni.

Ricordiamoci che gestire un sito web, a differenza dei social che sono (fintamente) gratis (poichè rivendono i dati personali degli utenti iscritti, basti ricordare i vari scandali con protagonista facebook, più volte pesantemente multato dall'antitrust) ha un costo elevato e senza un guadagno regolare, il sito va inesorabilmente in perdita.

Google poi opera una pesante censura sui contenuti che propone nei risultati di ricerca. Privilegia determinate fonti di contenuti, oppure determinate aziende, vedi Amazon, e scarica praticamente alle ultime pagine le altre fonti di contenuti, principalmente quelle alternative e ritenute scomode al sistema.

Provate infatti a fare la stessa ricerca – magari su un tema controverso –  prima su Google, e poi magari su Duck.com o Yandex.ru oppure Brave.com e noterete come i risultati siano molto, molto diversi (e più completi sui motori di ricerca diversi da Google). 

Conclusione: traffico ridotto al lumicino visto che in tanti nel mondo occidentale, usano solo Google.

Youtube fa anche lui la sua parte: non solo censura i risultati delle ricerche, non solo privilegia i canali di ‘informazione’ ufficiale, infatti come ‘corporation’ o entità privata, decide di chiudere quei canali che propongono contenuti alternativi e controversi, non mainstream. Conclusione: quello che vediamo su YouTube è il minimo comune denominatore risultante dopo l'attività di censura, e quello che non vedete è stato censurato, oppure nascosto dai risultati di ricerca e finito nell’oblio.

I creatori di contenuti ormai fanno attenzione addirittura alle parole che usano quando parlano nei video, per evitare che il riconoscimento vocale di YouTube individui parole sconvenienti o non approvate e demonetizzi il video o - peggio – chiuda il completamente canale. Youtube suggerisce ai creatori di contenuti anche quale è la lunghezza ottimale dei video, e i creatori di video per YouTube si adeguano subito, per non perdere il loro traffico.

Questo vale per tutti i social media, non avete idea di quanto tempo e quante energie spendano i creatori di contenuti nel tentativo di capire cosa vogliono instagram, facebook, google, youtube… per creare contenuti adeguati e adatti, sperando di ricevere visibilità e quindi traffico. Se ne aveste idea vi passerebbe la voglia di passare così tanto tempo sui social… credetemi. Io ho già diminuito moltissimo il tempo trascorso sul web, ho ad esempio cancellato il mio profilo Facebook, l'account in Amazon, e su YouTube è pochissima l'attività.

Google ha poi (anche) un prodotto che si chiama Google Adsense, che permette a chi pubblica sul web di guadagnare qualcosa attraverso la pubblicità. La censura e il controllo operati da Google attraverso Adsense è per certi versi la più efficace. Con la scusa di proteggere i propri inserzionisti, Google Adsense decide dove far apparire e dove non far apparire le proprie pubblicità. Ad esempio, se un sito ha pubblicato un articolo su una crema per il corpo, ad uso femminile, può vedersi demonetizzata la pagina che contiene il suddetto articolo per aver pubblicato ‘contenuti per adulti’, solo perchè l’algoritmo ha individuato che si parla di corpo (wuaooo…) o perché la foto che correda l’articolo fa vedere parte del corpo, magari di una donna, scoperto... tranquilli... lo fanno per proteggere i propri inserzionisti…

Idem per quanto riguarda articoli a carattere politico o sociale non ‘politically correct’ eccetera eccetera, il tutto nell’interesse della sicurezza, raccontano... sicurezza dei lettori e degli inserzionisti.

E così cosa succede? Che uno prima di mettersi a scrivere un articolo pensa bene se è il caso di rischiare di essere demonetizzato o meno, e se magari le proprie energie non farebbe meglio a dedicarle ad un articolo dedicato alla cura del pelo del gatto di casa, meno controverso e forse più monetizzabile…

X (ex Twitter), lo stesso, ammazza profili a destra e a sinistra (più a destra che a sinistra…) sempre nell’interesse della sicurezza, del politically correct e menate varie. E se non ammazza i profili, questo vale per tutti i social, pratica il cosiddetto ‘shadow banning’ e cioè li rende praticamente invisibili, magari anche a chi li segue. Tagliando il traffico, la visibilità, l’efficacia.

E potremmo continuare (davvero, per molte pagine), ma forse non ha senso tanto il punto credo sia chiaro.

Ormai quello che leggiamo e vediamo su internet è censurato, filtrato. Tra il bastone della chiusura dell’account e quello della demonetizzazione e la carota dei (risicati, ma meno sono e meglio funziona la strategia di controllo) guadagni derivanti dalla pubblicità e dal traffico, è facile capire come ormai l’internet delle libertà, con cui avevano preso per il naso il mondo intero all’inizio di questa avventura, è morta e sepolta.

Chi produce contenuti e vuole avere visibilità su social e su motori di ricerca deve per forza autocensurarsi, conformarsi alle regole spesso non scritte di questi quattro mega conglomerati con base nella Silicon Valley.

Chi vuole esprimere liberamente le proprie idee sui social può scordaselo, chi vuole farlo sul proprio sito web può (per il momento ancora), ma può scordarsi di avere un pubblico. Non te lo mandano, punto e basta. Tu ti illudi di vivere in una democrazia libera, loro censurano liberamente, servendo egregiamente i loro padroni!

Uno si potrebbe chiedere perchè nessun governo di qua o di là dall’Atlantico, stia facendo qualcosa per proteggere il diritto alla libera espressione del pensiero. Forse penserà qualcuno, perchè i governi sono in combutta con i principali social media, e traggono anche loro i loro vantaggi da questa situazione. Forse... probabilmente... sicuramente... magari perchè ricattati!

A questo aggiungo... e scusate spero nessuno si offenda, la stupidità della gran parte degli utenti, che ormai usano passivamente internet, per usufruire di contenuti sciatti, frivoli e scadenti, si accontentano della pappa premasticata offerta dai censori del sistema, anche in termini di informazione... 

 
 
 

PROCESSO PFIZER: PERCHÈ STAMPA, TV E QUOTIDIANI MAINSTREAM TACCIONO?

Post n°1830 pubblicato il 22 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

Processo Pfizer, prima udienza venerdì 17 maggio scorso, nessun organo d'informazione ne parla... Perchè? Sarà mica perchè ci sono le elezioni Europee l'8 e 9 giugno prossimi? Sarà mica perchè qualcuno teme che l'istituzione europea nata per soggiogare popoli ed economie degli Stati rischi di cadere miseramente?

Non racconto verità, invito tutti a riflettere! Ciascuno tragga le proprie conclusioni!

 

Processo Pfizer: contratti segreti stipulati tramite Sms tra Albert Bourla (Amministratore delegato di Pfizer) e Ursula Gertrud Albrecht, coniugata von der Leyen, (Presidente della Commissione Europea): ecco cosa è successo alla prima udienza.

"Ursula Von der Leyen e il capo di Pfizer, Albert Bourla, NON SI SONO PRESENTATI in aula venerdì scorso 17 maggio 2024, a Liegi, per il processo sui contratti segreti stipulati dopo una trattativa diretta a colpi di sms poi cancellati, per la fornitura di 1.8 miliardi di dosi di vaccini Pfizer per la modica cifra di 35 miliardi di euro. Di questo processo e di questa udienza non trovate traccia alcuna sulla stampa e sulle tv italiane, eppure è il processo alla più grande "rapina" alla fiscalità (cioè sui soldi delle tasse pagati dai cittadini europei) nella storia dell’umanità. Perché questo processo viene occultato dai media mainstream? Perché ovviamente quasi tutti i governi (e tutti i partiti politici) ne sono stati "complici". Con eccezioni: il governo polacco e quello ungherese, che sono tra gli accusatori al tribunale di Liegi, costituiti in parti civili. E proprio il governo ungherese ha annunciato che produrrà ulteriori documenti prima della prossima udienza del processo, fissata al 6 dicembre. Ma per Ursula Von der Leyen le cose si mettono male anche in patria perché la procura di Moenchengladbach, sulla scia del processo al tribunale di Liegi, sta esaminando le carte che potrebbero portare ad una incriminazione in Germania con l’accusa di corruzione a carico dell’attuale presidente della Commissione europea. Ora è chiaro il perché non si parla dell’udienza di Liegi? Perché con questi processi la ricandidatura della Von der Leyen alla guida dell’Ue viene sostanzialmente azzerata. Dovrebbe essere notizia di apertura di giornali e telegiornali, invece silenzio, anche l'attuale governo Meloni, che potrebbe farne un cavallo di battaglia per sfondare in Europa l'8 e 9 giugno prossimi, tace... evidentemente ha qualcosa da farsi perdonare? Probabili mazzette su un affare complessivo da 35 miliardi di euro (valore di tre leggi finanziarie) non sembrano interessare l'attuale maggioranza di governo, neppure direttori di TG e quotidiani. Perchè?  Perché poi toccherebbe aprire una pagina sulle ragioni delle vaccinazioni di massa rese obbligatorie (“non ti vaccini, ti ammali, muori”) e questo, evidentemente, terrorizza molti partiti e politici. E allora? Allora silenziano tutto. E tutti.
.
Le mazzette probabilmente, a sentire la pubblica accusa, le ha prese von der Leyen, però la storia delle vaccinazioni è stata gestita dai partiti. A qualcuno risulta che FdI si sia mai messa di traverso alle decisioni di Conte e Draghi? Abbia cioè mai votato contro? Il punto sta tutto qui. Infatti nessun tg parla del processo... neppure mediaset... rifletteteci...
.

A proposito, un inciso, sapete per caso quale fine sia toccata alla commissione parlamentare d’inchiesta tanto sbandierata dal governo in carica, che avrebbe dovuto fare chiarezza sulla gestione della info-pscio-pandemenza? Che sarebbe dovuta partire ad arile 2024?

.

A pensare male si fa peccato, ma tante volte, diceva qualcuno, ci si azzecca.

 

 
 
 

PROCESSO PFIZER: PERCHÈ STAMPA, TV E QUOTIDIANI MAINSTREAM TACCIONO?

Post n°1829 pubblicato il 22 Maggio 2024 da scricciolo68lbr
 

Processo Pfizer, prima udienza venerdì 17 maggio scorso, nessun organo d'informazione ne parla... Perchè? Sarà mica perchè ci sono le elezioni Europee l'8 e 9 giugno prossimi? Sarà mica perchè qualcuno teme che l'istituzione europea nata per soggiogare popoli ed economie degli Stati rischi di cadere miseramente?

Non racconto verità, invito tutti a riflettere! Ciascuno tragga le proprie conclusioni!

 

Processo Pfizer: contratti segreti stipulati tramite Sms tra Albert Bourla (Amministratore delegato di Pfizer) e Ursula Gertrud Albrecht, coniugata von der Leyen, (Presidente della Commissione Europea): ecco cosa è successo alla prima udienza.

"Ursula Von der Leyen e il capo di Pfizer, Albert Bourla, NON SI SONO PRESENTATI in aula venerdì scorso 17 maggio 2024, a Liegi, per il processo sui contratti segreti stipulati dopo una trattativa diretta a colpi di sms poi cancellati, per la fornitura di 1.8 miliardi di dosi di vaccini Pfizer per la modica cifra di 35 miliardi di euro. Di questo processo e di questa udienza non trovate traccia alcuna sulla stampa e sulle tv italiane, eppure è il processo alla più grande "rapina" alla fiscalità (cioè sui soldi delle tasse pagati dai cittadini europei) nella storia dell’umanità. Perché questo processo viene occultato dai media mainstream? Perché ovviamente quasi tutti i governi (e tutti i partiti politici) ne sono stati "complici". Con eccezioni: il governo polacco e quello ungherese, che sono tra gli accusatori al tribunale di Liegi, costituiti in parti civili. E proprio il governo ungherese ha annunciato che produrrà ulteriori documenti prima della prossima udienza del processo, fissata al 6 dicembre. Ma per Ursula Von der Leyen le cose si mettono male anche in patria perché la procura di Moenchengladbach, sulla scia del processo al tribunale di Liegi, sta esaminando le carte che potrebbero portare ad una incriminazione in Germania con l’accusa di corruzione a carico dell’attuale presidente della Commissione europea. Ora è chiaro il perché non si parla dell’udienza di Liegi? Perché con questi processi la ricandidatura della Von der Leyen alla guida dell’Ue viene sostanzialmente azzerata. Dovrebbe essere notizia di apertura di giornali e telegiornali, invece silenzio, anche l'attuale governo Meloni, che potrebbe farne un cavallo di battaglia per sfondare in Europa l'8 e 9 giugno prossimi, tace... evidentemente ha qualcosa da farsi perdonare? Probabili mazzette su un affare complessivo da 35 miliardi di euro (valore di tre leggi finanziarie) non sembrano interessare l'attuale maggioranza di governo, neppure direttori di TG e quotidiani. Perchè?  Perché poi toccherebbe aprire una pagina sulle ragioni delle vaccinazioni di massa rese obbligatorie (“non ti vaccini, ti ammali, muori”) e questo, evidentemente, terrorizza molti partiti e politici. E allora? Allora silenziano tutto. E tutti.
Le mazzette le ha prese von der Leyen, però la storia delle vaccinazioni è stata gestita dai partiti. A te risulta che FdI si sia mai messa di traverso alle decisioni di Conte e Draghi? Abbia cioè mai votato contro? Il punto sta tutto qui. Infatti nessun tg parla del processo... neppure mediaset... rifletteteci...
A pensare male si fa peccato, ma tante volte, diceva qualcuno, ci si azzecca.

 

 
 
 
Successivi »
 

AREA PERSONALE

 

RADIO DJVOCE

 

PAROLE

   

     IL TIBET NASCE LIBERO

  LASCIAMO CHE RESTI TALE

                             i

Le parole.

                       I

Le parole contano
dille piano...
tante volte rimangono
fanno male anche se dette per rabbia
si ricordano
In qualche modo restano.
Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
                                  i
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

scricciolo68lbrDesert.69cassetta2norise1there0perla88sQuartoProvvisoriom12ps12Kanty0ssurfinia60Rico65moroPenna_MagicaThirteen13daniela.g0
 

I LINK PREFERITI

DECISIONI.

 

 

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

IMMAGINI DI TE

 

 

 

 

 

CONTATTO

 

 

PASSIONE

immagine


 

 

LIBERTà.

 

 

Affrontare ciò che ci spaventa

è il modo migliore per superare

ciò che ancora non si conosce.

 

 

 
 

ATTIMI

 

 

 

UN GIOCO!

 

 

EMOZIONI

 

 

 

 

 

PASSAGGI

Contatore accessi gratuito

 

 

ABBRACCIO

 

  

 

 

BOCCA

 

 

 

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963