Creato da shinano il 01/07/2008
Storia delle navi da guerra, battaglie navali

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classifica perpetua campionato di calcio serie A

Post n°47 pubblicato il 18 Settembre 2011 da shinano
 
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 CAMPIONATI 1929 -2011 

PUNTI

   TOTALE
POSIZ.SQUADRAGARE2P3P
1JUVENTUS258334544814
2AMBROSIANA INTER262133504653
3MILAN256132364469
4ROMA258328793919
5FIORENTINA242126533605
6TORINO223023693191
7LAZIO228323563184
8BOLOGNA215722683057
9NAPOLI212922543035
10SAMPDORIA LIGURIA210020512743

 
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Attacco dell'Occidente alla Libia, non è un pò tardi?

Post n°46 pubblicato il 19 Marzo 2011 da shinano
 

Alle 17.45 del 19.03.2011 è partita l'operazione "Odissea dell'Alba", l'attacco francese e delle potenze occidentali alla Libia di Gheddafi.

Da un punto di vista tattico l'attacco è veramente tardivo, se fosse stato fatto 15 giorni probabilmente il Rais sarebbe caduto in pochi giorni.

L'attacco è stato effettuato infatti nel momento in cui le forze dei "rivoltosi" stavano per essere distrutte dalle milizie di Gheddafi.

Da un punto di vista strategico l'attacco mira a salvare il salvabile degli interessi europei in Libia (in primis il petrolio) dopo che Gheddafi aveva promesso di farla pagare a tutti i suoi amici europei che a suo giudizio l'avevano tradito...

Da un punto di vista umanitario si spera che l'attacco serva a porre fine alle rappresaglie sui civili ed all'esodo incessante dei profughi .....

 

Fonte ANSA:

E' partita l'operazione "Odissea dell'alba" per distruggere la contraerea libica. Partecipano Usa, Francia, Gran Bretagna e Italia. Il vertice a Parigi Europa-Lega Araba ha dato il via libera all'attacco. Per primi partono aerei francesi verso Bengasi. Bombardamento con missili Cruise su Tripoli lanciati da 25 fra navi da guerra e sottomarini dislocati nel Mediterraneo. Base di Capodichino coordina intervento. Movimenti aerei nelle basi italiane. Napolitano: compiaciuto intesa. Rais attacca Bengasi malgrado risoluzione Onu, decine di morti, migliaia di persone in fuga, ma insorti dichiarano: città è ancora in mano nostra. A Tobruk città in festa a notizia attacco francese. Colonnello a Sarkozy e Cameron: ve ne pentirete. Berlusconi: missili libici non sono pericolo per Italia; difficile che regime Gheddafi possa continuare dopo quello che è accaduto. (fonte ANSA)

 
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ATTENTATO DI MILANO - TERRORISMO FAI DA TE?

Post n°45 pubblicato il 14 Ottobre 2009 da shinano
 
Foto di shinano

Eccoci qua, dopo anni di politica di integrazione e di rispetto per le culture e le religioni estranee alla nostra siamo arrivati a coltivarci in casa "i martiri dell'islam".  Indottrinati quotidiniamente tramite le trasmissioni satellitali (su hot bird la metà dei canali sono in arabo),  ora  qualunque musulmano  fallito,  in crisi economica, può sentirsi legittimato a fare il gesto supremo, diventando un martire dell'islam ed immolandosi contro gli infedeli. Questo è quello che emerge dalle prime indagini sull'attentato di Milano.

Se invece la realtà fosse più classica, cioè la classica cellula dormiente del terrorisimo islamico internazionale ci sarebbe da preoccuparsi ancora di più.

Da anni infatti l'Italia ha beneficiato dell'immunità dagli attentati, ospitando all'interno del suo territorio il fior fiore del terrorismo islamico internazione.... che la tregua sia finita?

(fonte ANSA)

ROMA - Se Mohammed Game e i suoi due complici sono realmente quello che emerge dalle prime indagini, e cioé come li definiscono gli investigatori un gruppo di terroristi 'fai da te' senza alcun collegamento con organizzazioni radicali, "incompetenti e superficiali", allora la situazione è "ancora più pericolosa". Perché, dice il ministro dell'Interno Roberto Maroni al termine del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza convocato d'urgenza dopo la bomba alla caserma Santa Barbara di Milano, "si tratterebbe di persone che compiono azioni autonomamente, ispirandosi ad un progetto di tipo jihadista". Persone che "potrebbero essere tante e difficilmente controllabili".

Eccolo, il vero problema: l'impossibilità di conoscere tutti quei cittadini, stranieri e non, che per dieci anni rimangono nell'anonimato e un bel giorno decidono di trasformarsi in terroristi. Game ne è l'esempio. "Si trovava in Italia da dieci anni, aveva la tessera dei servizi della Regione Lombardia, non era una fanatico arrivato pochi giorni fa dall'Afghanistan ed era in qualche modo integrato nella società milanese" spiega il ministro dell'Interno. Tutti elementi che "accrescono la preoccupazione". Certo, la certezza che non vi fosse un collegamento con "organizzazioni strutturate" gli investigatori l'avranno solo dopo aver ascoltato i tre ed analizzato i computer sequestrati per verificare se vi fossero progetti di attentanti, materiale di propaganda jihadista o documenti ricollegabili a cellule e organizzazioni dell'islamismo radicale. Ma il quadro è piuttosto chiaro. Resta il nodo di come affrontare quelli che i servizi segreti definiscono 'lone terrorist', il terrorista solitario. "C'é un monitoraggio molto alto sulle organizzazioni che fanno capo ad al Qaida - dice Maroni - e da ora ci sarà anche attenzione alle situazioni di piccoli gruppi o singoli slegati da organizzazioni strutturate". Un fenomeno quest'ultimo "nuovo e preoccupante che va seguito con molta attenzione" e che richiede lo sviluppo di "strumenti di investigazione diversi da quelli utilizzati finora". L'attenzione, insomma, è "massima" e "saranno promosse azioni per monitorare e prevenire azioni del genere". Resta il fatto che con i mezzi attuali "é difficile scoprire qualcuno che è da 10 anni in Italia, ha tutto in regola e non ha mai mostrato particolare inclinazione verso temi jihadisti".

Un quadro che invece era molto chiaro al "kamikaze" Game che, secondo le prime risultanze investigative, stava pensando da tempo al piano per farsi saltare davanti alla caserma Santa Barbara. Aveva acquistato una settimana fa il nitrato d'ammonio, conservando lo scontrino, ed era determinato a morire per fare male a più persone possibili. E quando l'hanno caricato sull'ambulanza con le mani e il volto sfigurato dall'esplosione, ha fatto riferimento alle missioni italiane all'estero. "Voleva dare un segnale" dice Maroni, aggiungendo che "se fossero esplosi tutti e cinque i chili di esplosivo, sarebbe certamente morto, così come anche il militare che gli stava di fronte e i danni sarebbero stati enormi. Per fortuna il materiale utilizzato non era idoneo". Ed è proprio sulle sostanze che consentono a chiunque, seppur in maniera maldestra, di costruire un ordigno artigianale dopo aver scaricato i manuali di fabbricazione da internet, che si cercherà di intervenire, disponendone un maggiore controllo sulla vendita. Nell'attentato di ieri è stato usato nitrato d'ammonio, prodotto molto comune in agricoltura. I tre ne hanno acquistati 120 chili, una "quantità modesta se si considera il tipo di utilizzo in campo agricolo" ma sufficiente ad uccidere se usata per confezionare bombe. L'obiettivo del ministro è dunque quello di "regolarizzarne la vendita" dopo un'attenta valutazione.

 
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7 OTTOBRE 2009 - ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA NAVALE DI LEPANTO (1571)

Post n°44 pubblicato il 07 Ottobre 2009 da shinano
 
Foto di shinano

Il 7 ottobre non è solo un giorno di attesa per la decisione sul "Lodo Alfano", ma soprattutto è il giorno in cui la cristianità commemora la sua più grande vittoria navale contro gli invasori islamici, ossia la Battaglia Navale di Lepanto.

Combattuta in un momento in cui l'Europa rischiava veramente di diventare una colonia turca, ha costituito una diga entro la quale l'invasione islamica si è fermata.

La "batosta" subita dal Sultano ha impedito ai turchi di ottenere il dominio assoluto sul Mediterraneo ed al contempo ne ha arrestato l'avanzata via terra verso Vienna, dimostrando ai cristiani che unendosi avrebbero potuto battere l'orda musulmana.

Speriamo che anche questa volta la storia diventi maestra di vita!

Gioisci o cristiano, oggi è festa!

 

Breve riassunto della battaglia navale:

(Tratto da "Le cento battaglie che hanno cambiato la storia", Paul K. Davis, 1999, Newton & Compton Editori)

Pur trovandosi in serie difficoltà, Venezia non volle che il controllo della Lega di Cognac fosse affidato agli spagnoli. Filippo chiese che venisse dato a Don Giovanni d' Austria, che aveva appena riportato una vittoria sui moriscos: fu accettato, a patto che non prendesse alcuna iniziativa senza il benestare dei responsabili di tutte le flotte alleate.

Fortunatamente per la Lega, tuttavia, il ventiseienne comandante riuscì a ottenere il rispetto e la fedeltà dei suoi subordinati: fatto positivo, dal momento che i vari governi della Lega di Cognac avevano ciascuno i loro programmi. Venezia voleva servirsi delle forze della lega per difendere Cipro dagli attacchi turchi, che erano già in atto; Filippo era intenzionato a usarle per sconfiggere i pirati barbareschi, così da poter controllare il Mediterraneo occidentale; Papa Pio desiderava che tutto il Mediterraneo fosse sotto il dominio europeo, ritenendo giustamente che, in tal modo, i possedimenti in Europa e in Africa dell'impero ottomano sarebbero rimasti divisi, indebolendo qualsiasi ulteriore offensiva turca in Europa. Alla fine, la chiave della vittoria fu la forza di carattere dimostrata sia dal papa che da don Giovanni.

Il punto di riunione fu il porto di Messina, in Sicilia, dove don Giovanni assunse il comando di oltre 300 navi, per più di metà spagnole, mentre le altre erano quasi tutte fornite da Venezia, anche se Filippo era stato costretto a procurare soldati ai veneziani, cosa che non glieli rendeva più graditi; il papa offrì 12 galee e 6 fregate.

In totale, la flotta era composta da 208 galee, 6 galeazze e più di 100 tra galeoni, fregate e brigantini.

Le galee dell'epoca navigavano a vela e a remi, e presentavano poche differenze con le antiche navi greche o romane; trasportavano soprattutto soldati.

I galeoni, le fregate e i brigantini erano a vela, e avevano a bordo più cannoni che truppe.

Le galeazze rappresentavano un ibrido dei tipi precedenti.

La flotta turca era formata quasi esclusivamente da galee.

Allora, in mare si combatteva in maniera non molto dissimile da quanto si faceva sulla terraferma: in battaglia, le navi si accostavano l'una all'altra, e i soldati che erano a bordo lottavano per difendere la propria e impadronirsi di quelle nemiche.

Di conseguenza, le imbarcazioni venivano più spesso catturate che distrutte.

Non c'è da meravigliarsi se al comando vi fosse don Giovanni, un generale, dal momento che le navi erano usate soprattutto per trasporto truppe e venivano manovrate in formazioni simili a quelle adottate sul campo di battaglia.

Mentre le forze della Lega di Cognac si stavano radunando, i Turchi erano occupati a Cipro: la principale città fortificata dell'isola, Famagosta, era sotto assedio dal maggio 1571; resistette fino al primo agosto, quando fu costretta ad arrendersi per mancanza di polvere da sparo.

Il comandante veneziano della città venne torturato a morte, e i suoi ufficiali trucidati: ciò servì sia a rendere la flotta turca disponibile per l'azione, sia a motivare i componenti della Lega, quando seppero del massacro.

I Turchi trascorsero le settimane successive a saccheggiare le isole greche, per poi radunarsi a Lepanto, nel golfo greco di Corinto.

Gli europei rimasero ormeggiati per un certo periodo a Corfù, quindi, venuti a conoscenza della sorte di Famagosta, salparono alla ricerca dei Turchi.

Alla notizia del loro avvicinarsi, la flotta turca al comando di Ali Pascià, rinforzata da alcuni vascelli algerini guidati da Uluch Ali, partì dirigendosi a ovest, verso il golfo di Patrasso.

All'alba del 7 ottobre 1571, le due squadre navali furono in vista l'una dell'altra.

Don Giovanni affidò il contingente veneziano ad Augustino Barbarigo, sulla sinistra, con l'ordine di tenersi più vicino possibile ai bassi fondali lungo capo Scrophia; assunse egli stesso il comando del centro, mentre il celebre ammiraglio genovese Giovanni Andrea Doria guidava una flotta mista di vascelli genovesi e papali sul fianco destro.

Inoltre, don Giovanni lasciò una squadra di riserva diretta dal marchese di Santa Cruz e mise quattro delle sue ben armate galeazze in formazione avanzata per sfruttare la loro superiore potenza di fuoco contro gli avversari.

La disposizione di Ali Pascià rifletteva quella di don Giovanni, con Mahomet Sirocco che fronteggiava i veneziani lungo capo Scrophia, egli stesso al comando del centro e la flotta algerina di Uluch Ali sul fianco sinistro turco, di fronte ad Andrea Doria.

Quando le due flotte furono in formazione, don Giovanni salì su una piccola e veloce imbarcazione e percorse lo schieramento, urlando parole di incoraggiamento e ricevendo le acclamazioni dei suoi equipaggi.

Nel frattempo, Ali Pascià stava dicendo agli schiavi cristiani ai remi delle galee che la vittoria avrebbe significato la loro libertà.

Mentre le due flotte si avvicinavano l'una all'altra, le galeazze sparsero il primo sangue, perchè i cannoni a lunga gittata di cui erano armate superavano tutti quelli turchi; ciò impedì alle navi di Ali Pascià, al centro, di avanzare, mentre i contingenti laterali remavano in avanti, rompendo così lo schieramento turco.

Mahomet Scirocco conosceva quelle acque meglio del suo avversario Barbarigo: navigando ancora più sottocosta di lui, riuscì ad aggirare i veneziani sull'ala; Barbarigo rimase ucciso, e la sua nave ammiraglia venne perduta e ripresa due volte.

Solo la cattura di Scirocco dalla sua nave che stava affondando impedì ai Turchi di continuare ad avanzare nei bassi fondali.

Sulla sinistra, nel frattempo, Uluch Ali stava tentando di aggirare il fianco meridionale di Andrea Doria: costringendo le navi genovesi ad accostare per fronteggiare la manovra, provocò un vuoto tra esse e la squadra di centro di don Giovanni; Uluch Ali fu pronto a sfruttare la situazione con le sue galee, che vennero però respinte dal tempestivo arrivo delle navi di riserva al comando del marchese di Santa Cruz.

Al centro, la squadra di don Giovanni si trovava in vantaggio su quella di Ali Pascià, perché poteva contare su cannoni più numerosi e di maggiore efficacia per provocare danni da lunga distanza.

A distanza ravvicinata, la superiore potenza di fuoco dei fucili a miccia usati dai soldati europei produsse effetti micidiali tra i Turchi, che persero un gran numero di uomini prima che le navi riuscissero ad avvicinarsi.

Infine, prevalsero la superiorità numerica e la maggiore aggressività delle truppe spagnole.

La battaglia più cruenta fu Combattuta per la cattura della nave di Ali Pascià: furono necessari tre assalti, prima che gli spagnoli riuscissero ad abbordare la nave ammiraglia turca e rimanere a bordo.

Ormai con le spalle al muro, Ali Pascià implorò di essere lasciato in vita, promettendo un enorme riscatto, ma un soldato spagnolo lo decapitò.

La vista della testa di Ali Pascià infilzata su una picca demoralizzò i Turchi, che, dopo la morte del loro comandante, smisero ben presto di Combattere.

Uluch Ali fuggì con le sue navi per mettersi Sotto la protezione dei cannoni della fortezza di Lepanto (l'odierna Navpaktos), riuscendo però, mentre si ritirava, a infliggere qualche grave danno agli europei che lo inseguivano.

 
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BRIATORE SQUALIFICATO A VITA.... IL MONDIALE NON ANDREBBE DATO ALLA FERRARI?

Post n°43 pubblicato il 22 Settembre 2009 da shinano
 
Foto di shinano

ROMA - Una squalifica a vita in Formula 1 per Flavio Briatore e la minaccia di sospensione per due anni nel caso in cui la Renault commetta di nuovo infrazioni gravi. E' durissima la sentenza della Fia soprattutto nei confronti dell'ormai ex team principal della scuderia francese che aveva già deciso di lasciare la sua squadra per "salvarla" da sanzioni più pesanti.

E così è effettivamente successo: Briatore non potrà più mettere piede nel Circus, il suo direttore tecnico Pat Symonds non lo potrà fare per cinque anni, ma Alonso e l'attuale sostituto di Piquet Junior, Roman Grosjean, potranno continuare a correre. Sia Fernando Alonso, (non è coinvolto nella vicenda, recita il comunicato Fia) che Piquet Junior, a cui è stata concessa l'immunità per aver collaborato con la federazione, escono indenni dalla sentenza di Parigi. Tanto è costata a Briatore e alla Renault la vicenda del falso incidente nella notte di Singapore 2008 quando Alonso approfittò della situazione in pista in regime di safety car dopo il 'botto' di Piquet Junior passando in testa alla gara per aver rifornito prima di tutti poco prima dell'uscita del compagno di team. Le prime notizie sull'incidente del figlio di Nelson Piquet erano trapelate poco dopo la fine del Gran Premio di Spa il 30 agosto scorso con la conferma da parte della Fia dell'avvio di una indagine sul caso sollevato dalla televisione brasiliana Globo riguardo al Gp di Singapore, vinto proprio dalla Renault di Alonso.

Quesito: se l'incidente di Piquet a Singapore 2008 è stato finto e su questo non c'è dubbio, allora la gara va annullata.... quindi il Mondiale andrebbe assegnato a Massa!

Se non ci fosse stato il falso incidente di Piquet non sarebbe uscita la safety car, non ci sarebbe stato il "dramma del bocchettone" e Massa avrebbe probabilmente vinto la gara e con essa il mondiale.....

 
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