Creato da shinano il 01/07/2008
Storia delle navi da guerra, battaglie navali

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Rafa e sono otto!

Post n°54 pubblicato il 09 Giugno 2013 da shinano
 

Da oggi esiste un giocatore che ha vinto otto titoli in uno slam. Onore al vincitore che nella finale ha asfaltato per l'ennesima volta la sua brutta copia nonché connazionale e pallettaro. I titotoloni dei giornali si sprecheranno e tutti deificarenno questo giocatore.

Non mi permetto di fare facili ilazioni sulla sua forma fisica, sul fatto che venerdì dopo quasi cinque ore di gioco corresse come un grillo, sul fatto che quasi regolarmente sparisce per mesi per poi tornare a stracciare tutti grazie ad una prestanza fisica oserei dira unica se non sospetta.

Probabilmente se non farà la fine di Amstrong dovrà ringraziare la federazione spagnola che per tutelare il diritto individuale ha distrutto le sacche di sangue relative all'Operacion Puerto. 

Quello che mi permetto di far notare è che il suo avvento ha significato due passi indietro per il tennis.

La sua fisicità, l'utilizzo di racchette ultra tecnologiche, la modifica delle superficie (vedi Wimbledon) hanno portato al trionfo della difesa sull'attacco.

Purtroppo lo hanno seguito in molti tra cui quasi tutti i top ten.

La tanto decantata semifinale di venerdì ha visto due giocatori impegnati a tirarsi pallate da fondo campo per cinque ore, venendo a rete si e no una decina di volte.

Per il futuro purtroppo non si vedono giovani con idee diverse e soprattutto con stili di gioco diversi.

Se il pubblico si diverte a vedere questi incontri è giusto così, ma francamente tra un Nadal - Djokovic ed un Sampras- Federer o un Borg - Mc Enroe non vedo come si possa dire che il primo incontro superi per bellezza, intensità, spettacolarità gli altri due.

Sarò un nostalgico del tennis degli anni ottanta e novanta ma se fossi la federazione un pensierino a modificare le racchette per rendere i colpi meno veloci lo farei...

 

 
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Battaglia di Waterloo - 18.06.1815 - duecentesemo anniversario

Foto di shinano

Oggi si festeggiano i duecento anni dalla Battaglia di Waterloo (più corretto sarebbe dire battaglia di Mont Saint-Jean), uno scontro che ha cambiato il destino dell'Europa.

Sul piano tattico lo scontro si può riassumere in un gigantesco catenaccio da parte di Wellington che per otto ore si è limitato a difendersi senza spostarsi di un metro ed in un inutile e sterile attacco frontale di Napoleone. 

Il catenaccio all'italiana alla fine ha prevalso sulla dinamicità del gioco dei francese grazie anche all'aiuto in extremis delle truppe prussiane.

Se vi interessa un libro sulla battaglia vi consiglio questo, anche se un pò datato è davvero interessante.

Libro: Waterloo la battaglia
Autore: Alessandro Barbero
Editore: Laterza
Anno: 2003

Recensione: libro molto interessante sulla battaglia di Waterloo, semplice e chiaro nelle spiegazioni ed avvincente nella trama.

Difetti: a mio giudizio sarebbe stato doveroso trattare per lo meno a grandi linee le battaglie di Ligny (contro i prussiani) e di Quatre Bras ( contro gli inglesi) come antefatto alla battaglia di Waterloo. I due scontri sono continuamente citati ma non vi è alcun accenno a come si svolsero effettivamente. Lo stesso dicasi per la battaglia di Wavre combattuta da Grocuhy contro i prussiani in parallelo con la battaglia di Waterloo, del quale non c'è alcun accenno.

Pregi: chiarezza nel racconto dello scontro, capacità di sintesi e di divulgazione.

Dal libro si apprendono i seguenti particolari degni di nota:
•a Waterloo comparvero i primi fucili a canna rigata (Baker Rigfle), appartenevano ad una compagnia d'elite inglese, il 95° fucilieri, che fu decisiva nel crollo finale della media guardia per la conquista di Mont Saint Jean;
•nello scontro nel castello di Hougmont non è vero che pochi inglesi tennero impegnati quasi metà dell'esercito francese, in realtà furono impegnati 14.000 francesi contro 12.000 inglesi, quest'ultimi si avvicendarono per tutta la giornata alla difesa del caposaldo;
•non è vero che a Waterloo la Vecchia Guardia crollò. A crollare ed a far perdere la battaglia a Napoleone furono i reggimenti della Media e Giovane Guardia (1/3°, 2/3°, 4° cacciatori e 1/3 e 1/4° granatieri). La Vecchia Guardia combattè con eroismo contro i prussiani a Plancenoit (dove mille baionette del ½° granatieri e 1/2° cacciatori cacciarono dal villaggio quasi 10.000 prussiani) e seppe ripiegare con ordine dopo il crollo della Media e Giovane Guardia, provocando perdite notevoli agli attacchi della cavalleria inglese.

In definitiva un buon libro del quale ne consiglio la lettura.

 

 
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Perchè Napoleone non poteva vincere?

Post n°51 pubblicato il 29 Novembre 2011 da shinano
 
Foto di shinano

Come mai Napoleone dopo quindici anni di guerre, malgrado abbia una perso una sola battaglia, si è trovato con un pugno di mosche in mano? Sono anni che me lo chiedo e quella che è esposta di seguito potrebbe essere una risposta sensata:

"Qui è opportuna una breve disgressione sulla politica complessiva di Napoleone e sui suoi obiettivi in termini di macrostrategia, per comprendere il panorama davanti al quale agì e le ragioni del suo fallimento finale.

Due furono i poli della sua azione, ai quali alternativamente tese, riuscendo solo in qualche rara occasione a conciliarli.
Il primo fu l'affermazione di una nuova dinastia regnante in Europa, la propria, inserita nel sistema di quelle tradizionali, il secondo consistette nella riorganizzazione del sistema politico continentale basata sulla supremazia francese e orientata in senso unitario.
Più volte si è indicata l'esperienza napoleonica fra quelle indirizzate verso la formazione di un'Europa unita. Il titolo stesso di imperatore fu coerente con i progetti di Carlo Magno, di Carlo V e persino con le pretese di egemonia continentale del secondo e del terzo Reich tedeschi.
Napoleone fa riferimento esplicito a progetti del genere nelle sue memorie di Sant'Elena.
Al conseguimento dei due obiettivi si opponevano sia le forze dell'ancien regime, rappresentate dalle case regnanti che non volevano perdere una parte consistente del proprio potere, sia le pulsioni nazionalistiche che nell'Ottocento si andavano affermando.
In particolare quelle tedesche, ma anche quelle italiane e spagnole.....
Del resto la derivazione dell'impero dalla rivoluzione bloccava all'Imperatore la strada dell'accordo con le aristocrazie locali, che gli riuscì solo in Polonia e che sarebbe stata l'unica che lo avrebbe potuto mettere in relazione con i nazionalismi centripeti spagnoli e tedeschi.
La sua pratica di imporre una nuova aristocrazia di origine francese lo mise piuttosto nelle condizioni di combatterli.
Ponendosi come avversario sia dell'assetto politico pre rivoluzionario che del nazionalismo in via di affermazione, senza riuscire a entrare in sintonia con l'articolazione dei regionalismi europei a causa della vocazione razionalista e centralizzatrice della rivoluzione francese di cui restava ‘erede, dovendosi appoggiare sulla borghesia urbana nazionalista e non riuscendo a collegarsi con le campagne gelose dei loro particolarismi e della frammentazione dei potei Napoleone finì per avere tutti contro.
Da qui la sua sconfitta finale.
L'inferiorità strategica dovuta alla vocazione minoritaria del progetto lo costrinse a tentare sempre di ribaltare la situazione sul piano tattico, attraverso spettacolari vittorie in battaglia, che la sua capacità militare gli permetteva di conseguire e il cui esito riusciva a bloccare, ma solo per breve tempo, le spinte e gli interessi che agivano contro di lui. Senza però modificare il reale rapporto di forze, che gli rimaneva sfavorevole. Nessuna battaglia, nessuna guerra è in grado di cambiare un sistema culturale ed economico.....
Quello che lo portava alla vittoria era il suo genio militare, la capacità di utilizzare nel modo più efficace le innovazioni della Francia rivoluzionaria, senza però incidere sulla situazione strategica, geopolitica, dato che mancava la finalizzazione dei successi a un progetto realizzabile di equilibrio politico, culturale ed economico europeo.....
Una macrostrategia perdente, quella di Napoleone, perché contraddittoria e incapace di collegarsi con almeno una delle realtà politiche e sociali dominanti o nascenti nell'Europa a cavallo del secolo.... (tratto da "Austerlitz, la più grande vittoria di Napoleone", Sergio Valzania)"

 
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Banca di Italia: una Banca privata che tutela gli interessi delle Banche

Post n°50 pubblicato il 31 Ottobre 2011 da shinano
 
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La Banca d'Italia è la banca centrale della Repubblica Italiana. Dal 1998 è parte integrante del sistema europeo delle banche centrali (SEBC). Talvolta viene chiamata informalmente Bankitalia.

La Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico come stabilito dalla legge bancaria del 1936, ribadita anche da una sentenza della Corte Suprema di Cassazione[1].
Le quote di partecipazione al suo capitale sono per il 94,33% di proprietà di banche e assicurazioni private, per il 5,67% di enti pubblici (INPS e INAIL)
La sede centrale della Banca d'Italia è nel Palazzo Koch a Roma. Ha sedi e succursali in tutta Italia.

Il quesito che mi pongo è il seguente:

"visto che la Banca di Italia è una banca privata, di proprietà al 94,33 % di altre banche, per quale arcano motivo dovrebbe tutelare gli interessi dello stato e gli interessi dei cittadini, a scapito degli interessi delle banche che ne sono proprietarie???????

 
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La Caduta di Gheddafi e la fine di un'amicizia......

Post n°49 pubblicato il 25 Ottobre 2011 da shinano
 
Foto di shinano

«Caro Silvio, ti sto mandando questa lettera tramite un tuo compatriota venuto in Libia per sostenerci in questo difficile momento... sono rimasto sorpreso per l'atteggiamento di un amico con cui ho concluso un trattato di amicizia favorevole ai nostri due popoli. Avevo sperato che almeno tu tentassi una mediazione prima di sostenere questa guerra. Ma non ti biasimo per ciò di cui non sei responsabile perché so che non sei favorevole a questa dannosa azione, che non rende onore né a te, né al popolo italiano. Ma credo che tu possa ancora ripensarci per far prevalere l'interesse dei nostri popoli... e parlare ai tuoi amici ed alleati... per fermare i bombardamenti che uccidono i nostri fratelli e i nostri bambini libici».

Purtroppo il sentimento dell'amicizia, in questi tempi moderni di decadenza dei costumi e delle tradizioni, non è più quello di una volta...... è proprio vero che chi trova un amico trova un tesoro....

 

 
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