Il Diavolo in Corpo

I boss della tratta..

"Non voltatevi dall'altra parte, ve lo chiedo per favore! Quando vi imbattete in una ragazza che si vende per strada o in un bar, guardatela, se è intontita, drogata, spaventata, ci sono alte probabilità che sia costretta a prostituirsi, che sia una schiava del sesso. Non abbandonatela ai suoi aguzzini, non è facile, lo so bene ma fate qualcosa per aiutarla, denunciate!"

Tredici anni di lotta non hanno cambiato Susanna Truimarco, la piu' celebre attivista anti-tratta latinoamericana che ha conservato la sua spontanea dolcezza. Un'affabilità disarmante a cui abbina un coraggio da leonessa e grazie a quest'ultimo è riuscita a travestirsi ed infiltrarsi nei postriboli clandestini della sua città, Tucumàn, e dell'Argentina, alla ricerca della figlia, Maria de los Angeles, ossia Marita,

come la chiama la madre, sparita nell'Aprile del 2002, aveva 23 anni e una figlia di tre, Micaela.

Quel giorno le hanno strappato un pezzo di lei, non poteva stare a guardare mentre la Polizia restava inerme, ha dovuto mettersi ad indagare, è stata una necessità non una scelta. E' iniziata così l'avventura della "madre coraggio", come l'ha dichiarata ufficialmente il Governo deli Stati Uniti nel 2007; il premio ha fatto conoscere la lotta di Susanna in patria e all'estero, tanto che la sua storia ha ispirato perfino la telenovela "Vidas robadas" (Vite rubate), un successo in America Latina.

All'inizio voleva solo trovare sua figlia, nei bar a luci rosse,

nelle strade, nelle fabbriche clandestine, seguendo tutte le piste possibili, però, ha scoperto un orrore chiamato "tratta". Si è trovata faccia a faccia con i corpi seviziati su cui le mafie transazionali e le loro cellule locali costituiscono fortune milionarie. E dietro ogni corpo, c'era una storia, una donna, una bambina, a volte anche un uomo.

Cosa avrebbe potuto fare? I primi tempi, lei e il marito facevano tutto da soli, il marito l'aspettava fuori dai postriboli con il motorino acceso, lei entrava  nei bar e, appena c'era un pò di confusione, aiutava le ragazze a fuggire per poi ospitarle in casa.

Nel 2007 Susanna si è resa conto di non poter andare avanti in quel modo, le richieste erano troppe e si è rivolta ad alcuni giovani attivisti per i diritti umani che aveva conosciuto nella ricerca di Marita ed ha chiesto loro di aiutarla a combattere insieme. E così è stato.

La fondazione Maria de los Angeles, finora, ha riscattato oltre 6.500 persone; alla difesa delle vittime, l'organizazione unisce un forte impegno  nella lotta alle reti di traffico e al sistema di corruzione da queste generato per proteggersi. Denunciare e salvare sono i due capisaldi della Fondazione che, insieme alla sua fondatrice, ha piu' volte ricevuto il sostegno dell'allora Cardinale Jorge Mario Bergoglio, un uomo di Dio, una persona fantastica ed un esempio di vita.

Ma né Susana né la Fondazione sono riuscite a liberare Marita, non ancora, ma ogni giorno ripete che non si stancherà mai di cercarla finché avrà respiro. Inoltre ha scoperto che la figlia è stata rapita e costretta a prostituirsi in vari locali clandestini dalla banda di José Fernando Gòmez, alias "El Chenga".

L'iter giudiziario contro quest'ultimo e i 12 complici è stato straziante, con tanto di un'assoluzione-truffa nel lontano Dicembre del 2012. E' stato il secondo momento piu' duro della sua vita, dopo la morte del marito, morto avvelenato dal dolore.

Susanna sopravvive per combattere e il giorno dell'assoluzione degli sfruttatori della figlia, in Tribunale, mentre gli imputati festeggiavano e la insultavano, Susanna ha pronunciato una frase divenuta una leggenda, "Domani si ricomincia".

In due anni, la madre-coraggio è riuscita ad ottenere un nuovo processo che ha condannato, lo scorso Aprile, gli aguzzini di Marita.

A chi le chiede dove trova la forza, Susanna risponde "Dove trovo la forza? Nell'amore per mia figlia e mia nipote e..nella fede di Dio"

fonte il giornale L'Avvenire