Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

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Enea e Didone..

Post n°7038 pubblicato il 23 Aprile 2015 da nina.monamour

Enea, prima di raggiungere le coste italiane, approda a Cartagine dove la regina Didone lo accoglie benevolmente. Presento i nostri eroi: Enea è un Pio, un devoto che non rinuncia alle proprie responsabilità, si sente un predestinato, segue il volere degli dei ciecamente  e mette qualsiasi cosa al secondo posto. Lei è una donna forte, una regina, ma è rimasta vedova e fedele alla memoria del marito e giura che non si risposerà più.

Cosa potrà succedere tra i due?

Durante una tempesta si rifugiano nella stessa grotta e si uniscono in amore (per volere degli dei). Ed ecco che la nostra regina, sentendo riaccendere il barlume di un sentimento, ritorna bambina come tutte noi quando la morsa dell’amore ci avvince. Eh si, davanti all’amore siamo tutte uguali. Quindi trascura tutto, si libera da ogni freno per viversi finalmente il nuovo amore.

Ma Giove ricorda ad Enea la sua missione, andare in italia per fondare la stirpe romana. Il troiano predispone la partenza senza avvertire Didone, la quale ne ha comunque il presentimento (tipico femminile) e affronta violentemente l’amato che stava sgattaiolando via senza proferir parola. (Quanto è Pio!)

Invano lo supplica, la sua delusione è bruciante e quando la risposta di Enea non lascia dubbi sul suo proposito di partire, Didone rimprovera se stessa tremendamente, ha perso tutto, la propria credibilità nel frequentare uno straniero, il voto di castità dopo la morte del marito, la fama di buona regina.

Adesso è solo una donna sciagurata che aveva la responsabilità di un popolo e invece si è data a futili passioni.

E’ furiosa, impazzita e il suo amore si trasforma in tragedia, decide infatti di uccidersi su un rogo ferendosi mortalmente con la spada avuta in dono da Enea, nella speranza che lui possa vedere quelle fiamme e la sua morte possa perseguitarlo come una maledizione.

Quando Enea scenderà negli inferi la riconoscerà nella selva dei suicidi, l’eroe cerca invano di giustificarsi, di chiederle perdono ma la regina non risponde, lo ignora e va a raggiungere l’ombra del defunto marito.

Non lo ha perdonato, lo ama/odia ancora ed è ancora straziata pur essendo nel regno dei morti, senza pace e senza perdono..per l’eternità.

Non lo ha perdonato perché in primis non ha assolto se stessa e la propria vulnerabilità. Si può condonare chi ci ha ferito profondamente? Difficile ma non impossibile! Prima di tutto impariamo a graziare noi stessi e a non avere rimpianti, dopotutto abbiamo amato.

Didone continua a disprezzarsi, a star male per essere stata così ingenua da concedere allo straniero le sue grazie. Si, il suo amore è stato denigrato e non corrisposto. Ma se fosse riuscita a perdonarsi? Ad accettare le sue debolezze?

Sicuramente avrebbe trovato la pace e forse non avrebbe compiuto quell’insano gesto.

Se vogliamo la nostra pace perdoniamo le nostre fragilità, siamo umani, sbagliamo sempre e non dobbiamo temere di essere vulnerabili. Provare rabbia, dolore, senso di colpa, sofferenza, ci porta alla pazzia, alla distruzione.

Il perdono invece “libera l’anima e cancella la paura”.

Cito un passo di questo grande poema..

'Ma chi potrebbe ingannare una donna che ama? Presentì la regina l’inganno e dei prossimi eventi S’accorse, lei timorosa d’ogni cosa sicura'. Finalmente affronta lei per prima il troiano: - Hai perfino sperato, o perfido, tu di potermi Nascondere tanto delitto? Di potertene andare in silenzio, così, da questa mia terra? Non l’amor nostro né il nostro patto d’un tempo né ti trattiene Didone che morrà crudelmente?

Tu fuggi Dunque da me? Per queste mie lacrime, per la tua destra – non altro ho serbato a me stessa – per l’amor nostro, per le nozze già cominciate, se bene di te meritai, se mai tu ricevesti alcuna dolcezza da me, ti prego, abbi pietà della casa che crolla, deponi questo pensiero, se a preghiere è aperto ancora il tuo animo! Per te le genti di Libia, per te m’hanno odiato I re dei Numidi e i Titi mi furon avversi; sempre per te il mio pudore e la fama d’un tempo, per cui sola andavo alle stelle, scomparvero. A chi mi abbandoni morente, ospite? Mi resta ormai Questo nome soltanto a chiamarti, di sposo che m’eri.

Se almeno un figliuolo mi fosse Avanti la fuga nato da te, se un piccolo Enea Mi scherzasse dintorno per queste mie sale, non delusa forse del tutto, non ingannata mi sentirei né abbandonata del tutto da te'. A Didone che smania come una Baccante e che tenta di convincere l’amato prima con parole aspre e poi con preghiere accorate, l’eroe non sa rispondere che con parole di riconoscenza e di ringraziamento, ma protestando allo stesso tempo il suo dovere di partire perché così ordinano i fati: 'Non turbare te stessa e me col pianto: / io non cerco l’Italia per mia volontà'..ecc..ecc..

Italiam non sponte sequor!


Mandela

 

Commenti al Post:
il_parresiasta
il_parresiasta il 23/04/15 alle 18:23 via WEB
Condivido: «Il perdono invece “libera l’anima e cancella la paura”». Forse la difficoltà maggiore in casi come quello descritto è perdonare se stessi per non essere riusciti a rimanere se stessi, appunto, dinanzi alle sollecitazioni ricevute.
 
 
nina.monamour
nina.monamour il 24/04/15 alle 17:25 via WEB
Per perdonare serve tanto coraggio e un grandissimo cuore e più difficile del provare odio, un sorriso Luigi.
 
whelan99
whelan99 il 23/04/15 alle 18:38 via WEB
Assolutamente condivisibile il ragionamento sul perdonarci. Fermo restando questo però, l'atto tanto prezioso quanto difficile, rimane il fatto di perdonare gli altri. Allora il quel caso si va a fare la differenza, ma già è fondamentale non portare rancore. Besos Nina.
 
 
nina.monamour
nina.monamour il 24/04/15 alle 17:23 via WEB
Ciao Stefano, in effetti serbare rancore non serve a nulla, il rancore non dà tregua a chi lo prova, inquinando la qualità della vita e delle relazioni, ti auguro un sereno pomeriggio.
 
carlingher
carlingher il 23/04/15 alle 21:55 via WEB
A volte il perdono è un "ostacolo" durissimo da superare... serena serata Nina.. Carlo
 
 
nina.monamour
nina.monamour il 24/04/15 alle 17:20 via WEB
Eh sì caro Carlo, a volte è dfficile perdonare, cancellare ciò che è successo. Un sorriso.
 
woodenship
woodenship il 23/04/15 alle 22:35 via WEB
Povera Didone,prima ancora che perdonare,avrebbe dovuto volersi bene.E non negarsi alla vita,forse soltanto così avrebbe potuto impedire alla sorte di tirarle un tiro così brutto..........Un abbraccio e l'augurio per una notte serena........W.......
 
 
nina.monamour
nina.monamour il 24/04/15 alle 17:17 via WEB
Ciao W. la regina di Cartagine, protagonista di una passione profonda e consapevole raccontata dal suo primo, timido affacciarsi alla coscienza, fino al drammatico epilogo. L’amore coglie Didone di sorpresa, vince la sua ritrosia ad abbandonarsi ad un sentimento che la fa sentire in colpa sia nei confronti del precedente marito, Sicheo, sia nei confronti della sua gente, la travolge cancellando dalla sua mente qualsiasi preoccupazione per l’onore e la dignità del ruolo che ricopre ed ha fatto male, ah..ah..buon pomeriggio.
 
brizolatcarlodri0902
brizolatcarlodri0902 il 23/04/15 alle 23:51 via WEB
Ha fatto male a non assolversi, ha fatto bene ha vivere il grande amore, meglio un rimorso che un rimpianto. Non è facile, ma sicuramente è meglio perdonare. Nina dolce e serena notte, C.
 
 
nina.monamour
nina.monamour il 24/04/15 alle 17:43 via WEB
Non si sa mai cosa c’è dietro la prossima curva, quando la porta si aprirà per te, ma tieni sempre presente che il fallimento, (anche il non perdonare lo è), può diventare realtà solo nel momento in cui scegli di rinunciare. Buon pomeriggio Carlo.
 
eric.trigance
eric.trigance il 24/04/15 alle 09:59 via WEB
Mi piace questa storia per iniziare la giornata ! Baci
 
 
nina.monamour
nina.monamour il 24/04/15 alle 18:04 via WEB
Un amore che è finito in tragedia, almeno è questo che si legge nell'Eneide e poi oltre che come donna, Didone era preoccupata per il futuro anche come regina, la sua città era infatti circondata da genti ostili e, amando Enea, si era inimicata il suo stesso popolo e aveva perduto la propria onorabilità pubblica, proprio sfortunata questa Didone.
 
sols.kjaer
sols.kjaer il 24/04/15 alle 10:44 via WEB
Bella la storia di Enea e Didone. Grazie. Previet
 
 
nina.monamour
nina.monamour il 24/04/15 alle 17:19 via WEB
Didone anche nell’oltretomba mantiene il suo atteggiamento regale. Rispetto ad altre figure femminili tramandate dal teatro greco e dalla letteratura ellenistica, Didone è la figura ideale di una eroina di età matura, cui sono estranee la timidezza e le ingenuità tipiche delle giovani lontani dal suo animo perfidie, odiosità, lamenti e piagnistei. Muore senza cedere al suo orgoglio. Grazie a te, piacere, buon pomeriggio.
 
ravanar
ravanar il 24/04/15 alle 12:56 via WEB
Forse non tutti sanno che dall'orgasmico amplesso fra Enea e Didone nacque la celebre frase: - "Non lo fo per piacer mio ma per far piacere a Dio"....poi è risaputo che Didone non perdonò mai quel "porco" di Enea di averla mollata dopo averla disonorata...e quando ebbe la ventura di incontrarlo nella selva degli inferi, è celebre la sua invettiva : - "Enea...ma Vaffanc...."...;))) Rudy
 
 
nina.monamour
nina.monamour il 24/04/15 alle 17:34 via WEB
Il vero nome di Didone era Elissa, poi mutato in Didone (la fuggitiva) quando ella giunse nella nuova terra, dove fondò la città di Cartagine. Ma con ogni probabilità la vicenda amorosa tra Enea e la regina è un’invenzione di Virgilio (grande). La tradizione voleva, infatti, che giunta in Libia, il re Iarba le avesse concesso di potere occupare tanta terra quanta poteva essere coperta da una pelle di bue. Didone aveva tagliato la pelle in sottilissime strisce che aveva unito una all’altra. Per evitare il matrimonio con il re, la nuova regina fece innalzare una pira per il sacrificio e si gettò poi tra le fiamme. Comunque ci sono tante altre tesi su questa storia d'amore, bye..bye..
 
jo23jo
jo23jo il 24/04/15 alle 14:13 via WEB
condivido che il perdono è la migliore medicina per noi stessi ....devo dire che nel nostro tempo che trascorre alla velocità pazzesca certi valori hanno perso il loro significato originale e primeggia il motto vivi e lascia vivere perché nessuno può giudicare un altro . La vita va vissuta ed apprezzata sempre nel bene e nel male consapevoli delle nostre debolezze umane.....buona giornata ....jo
 
 
nina.monamour
nina.monamour il 24/04/15 alle 17:52 via WEB
Ciao Jo, Il perdono è soggettivo perché ognuno ha il proprio modo di vedere le vicende e di conseguenza anche le relazioni sono diverse. Perdonare significa, secondo me, riportare una persona nella propria vita se prima era esclusa ora torna ad essere qualcosa di importante o di essenziale. E' una parola che non sempre accetto nel mio vocabolario! A differenza di molte persone, io non riesco a fidarmi di chiunque e ho instaurato una regola non ti fidi-non devi perdonare. Trascorri un buon pomeriggio.
 
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