Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

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Non è un gioco..

Post n°8805 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da nina.monamour

 

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Quando parliamo degli stereotipi di genere e tentiamo di decostruirli e abbatterli, lo facciamo perchè siamo fermamente convinti che siano contemporaneamente specchio delle discriminazioni reali e causa del consolidamento della cultura patriarcale nella sua forma più esteriore.

Questo discorso vale forse ancora di più per quel che riguarda l’infanzia, il punto d'entrata del consumo si è abbassato notevolmente negli ultimi anni e oggi ad avere in mano il mercato sono per lo più consumatori molto giovani o addirittura bambini. Programmi e film che una volta erano destinati a un pubblico adulto, oggi hanno un’utenza per lo più infantile o preadolescenziale, il cortocircuito comunicativo si sviluppa quando a questa utenza così giovane viene proposto un modello stereotipato, erotizzato ed oggettivizzato quanto quello dei loro genitori, anche per i prodotti da bambini.

Ovviamente uno degli ambiti più significativi è proprio quello dei giocattoli, dove più e meglio proliferano stereotipi di genere che, ben radicati nell’uso e nella “tradizione”, aiutano la cultura patriarcale ad affondare le proprie radici nel divertimento dei più piccoli, delle più piccole, che un giorno diventeranno donne e uomini ben addestrati.

Così, da Natale 2016 si è partito avanti la campagna “La discriminazione non è un gioco”, lanciata per la prima volta nel 2012 dalle amate compagne del Medusa Colectivo, in Cile, la ripropongono in Italia perchè la trovano particolarmente adatta al nostro contesto, e perchè ci rattrista e insieme ci rafforza l’idea che in Paesi così distanti si facciano le stesse lotte.

In questi ultimi anni si è monitorato la comunicazione nell’ottica di genere e ci si è resi conto di quanto radicati siano stereotipi e discriminazioni nell’industria dell’infanzia.
E' stata realizzata un’inchiesta sui cataloghi di giocattoli dell’anno passato, Infanzia Made in Italy, rilevando in particolare quattro caratteristiche comuni a quasi tutta la produzione
, una netta distinzione degli articoli “da femmina” dal resto del mondo maschile o “neutro”.

I giochi da bambina normalmente sono rosa in tutte le sue sfumature, dalle forme arrotondate e poco serie, brillanti e vezzosi. Ci sono giochi da bambina e giochi da bambino e poi un territorio neutro, comunque caratterizzato al maschile, come se le piccole potessero trovare se stesse solo in un certo tipo di giochi.

I giocattoli sono “da femmina” o “da maschio” secondo severe categorie di differenziazione dei ruoli, inculcando una specie di predestinazione biologica, alle bambine sono riservati tutti i giochi di simulazione di cura della casa e della famiglia  con tutte le derivazioni volte comunque all’ “istinto di accudimento” ( sempre rosa e con foto di bambine sulle confezioni ), ai bambini i giochi di simulazione del lavoro, prevalentemente virile cioè caratterizzato per successo sociale o forza fisica.

I giochi “neutri”, di tipo scientifico tecnologico, sono spesso caratterizzati dalle foto di soli maschi sulle confezione. Anche quando invece il gioco è destinato ad entrambi i generi, esiste ancora più spesso una “versione femminile”, dove di nuovo ritornano i colori rosa, si abbassa il livello delle conoscenze richieste, cambiano gli ambiti di apprendimento ( relegati spesso nel mondo dell’estetica: trucco, gioielli, vestiti ).

Tra i giochi per bambine, molti veicolano un modello estetico imperante, fatto di make up anche per piccolissime e di canoni estetici fuorvianti e innaturali. Bambole sottili, dalle labbra turgide e gli occhi truccatissimi. Giochi ritenuti creativi che insegnano alle bambine dai 3 anni in su a truccarsi e “farsi belle”.

Per questo, con l’avvicinarsi dell’evento più consumista dell’anno, mi sono chiesta...che genere di gioco regalare?

Le bambine che giocano a fare la mamma, la moglie, la massaia e poi appena più grandi sognano di diventare come scheletriche bambole dalla proporzioni assurde o di valorizzarsi solo col trucco e la moda.
I bambini che imparano a giudicarsi e giudicare secondo il binomio maschio/femmina, forza/debolezza, semplicità/vanità.
L’apprendimento a due binari, distinti per temi e velocità.
La contrapposizione rosa/azzurro, due mondi inconciliabili persino nel gioco.

 Nei negozi di giocattoli di diverse città italiane, hanno lanciato la campagna “La discriminazione non è un gioco”, consiste nell’attaccare degli adesivi sui giocattoli che rispecchino una delle quattro caratteristiche elencate sopra, per aiutare chi compra a capire bene cosa sta acquistando, cioè sessismo, discriminazione, stereotipi.

Buona serata

fonte web..

 
 
 
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