Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
« Era semplicemente educazione.. | Cuore innamorato.. » |
Il comico con la valigia di cartone..
Post n°7047 pubblicato il 28 Aprile 2015 da nina.monamour
Per un calabrese la Calabria è come l’insulina per un diabetico. Ti dà la forza di andare avanti..(questo è stato già scritto in un mio precedente post..) Anche se, ogni volta che ci torni, ti chiedi: Mizzica! ma è possibile che ancora non funziona questo, non funziona quello, non funziona quell’altro?”. E, da solo, fiducioso ti rispondi: “Vabbè, magari funzioneranno, prima o poi… chissà, forse, il prossimo anno!». Dopo il successo ottenuto anni addietro con Zelig, Striscia la notizia, al cinema e in teatro (ricordate quel suo tormentone? «Franco… Oh Franco!»), ormai non può più fare a meno di esaltare la sua terra. «Io sono un comico e devo soltanto dire grazie alla Calabria», dice. E non è un caso se, ogni tanto, torna per «ispirarsi» o concludere qualche lavoro teatrale: «Non faccio altro che raccontare vizi e virtù dei calabresi, per questo devo ringraziare la mia terra… non vi libererete di me!», aggiunge sorridendo. Ma anche se lavora coi vizi e le virtù dei calabresi, non dimentica i problemi della sua regione: «Certamente che esistono!», spiega, «ma bisogna anche dire che qualsiasi cosa succeda in Calabria è sempre amplificata. Basta pensare che a Milano abitano più persone in un palazzo che in un paese in Calabria!». Per cui la Calabria non è soltanto quello che si sente. Prima che la mia famiglia si trasferisse al Nord, ricordo che abitavo in un paesino, e quando dicevo a mia madre: “Mamma, vado a giocare”, non c’era la preoccupazione di dove andavo a giocare, perché il paesino era talmente piccolo che ero controllato da tutti i parenti! In un paese calabrese si è tutti parenti! C’era anche la persona, che non conoscevi, che ti fermava e ti diceva: “Dove stai andando? Vai a casa ch’è tardi!”. A Milano o a Torino non conosci neanche il vicino di casa o il vicino di pianerottolo, perché si vive così freneticamente che non si ha il tempo di sapere nulla su chi abita a due metri da te». Se si parla di arte culinaria è una delle cucine più ricche, perché il calabrese quando prepara un piatto non ci mette soltanto gli ingredienti (pasta, pomodoro e basilico) ma ci mette anche il sugo fatto in casa, cotto per tre ore, l’olio meridionale, cucinando proprio per il piacere di mangiare! A volte mi viene in mente quand’ero bambino e il pane veniva fatto in casa. Aveva un profumo che non si trovava e tutt’ora non si trova da nessuna parte. Ancora oggi, il pane che sforni lì dura 15 giorni. Al Nord invece lo compri la mattina e la sera lo devi grattugiare, perché è già secco. In Calabria, invece, lo compri e anche dopo due settimane lo puoi tagliare e metterci l’olio, il sale e il pomodoro fresco; cose che chi non è del Sud non può capire!»
Dei tanti "pezzi" da ammirare, Reggio Calabria ha uno dei lungomari più belli del mondo, e non lo dico soltanto io. Piano piano faremo tutto, questo dev’essere lo slogan!». E con il ponte sullo Stretto? «Certo, perché no?», risponde. «Il ponte, prima o poi, anche se non lo vogliono, verrà fatto! Io già me lo vedo… con i tonni che passano sotto e dicono: “Mizzica, finalmente non ci sono più le navi che ci rompono le pinne!”». Altra risata assicurata. Poi, con tono apparentemente serioso (è il caso di dire così, perché con lui si ha quasi sempre l’impressione di trovarsi in bilico tra il serio e il faceto) ammette: «Nei miei show si parla soprattutto di cibo, perché è una cosa che accomuna tutti. E poi, quando si è a tavola, si dicono le cose più assurde. Succede così con la mia famiglia. Le frasi, le battute escono tutte da lì: familiari e parenti sono i miei veri autori… Io vengo da una famiglia di emigranti, diciamo pure che mi sono ritrovato al Nord dopo una lunga gavetta… ho avuto l’occasione di Zelig (in quel periodo mancava un personaggio del Sud) e io mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto. Poi è arrivata Striscia. E sempre dalla famiglia è arrivato un supporto importante: “Non ti preoccupare, vai avanti. Se ci credi, ci devi sempre provare…”. Soltanto mia madre non è mai stata favorevole a questo lavoro, e ancora adesso mi dice: “Non è un lavoro, è un gioco! Perché non ti sistemi e ti trovi un posto di lavoro tranquillo?”. No, finché mi diverto, continuerò a fare questo gioco. Poi sarò pronto a lavorare: magari farò il panettiere o il pizzaiolo».
Immagino la scena, io passo in strada e Rob mi dice: “Frank… Oh Frank!».
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