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« Piccole coseOltre lo steccato »

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Post n°166 pubblicato il 04 Maggio 2012 da loscrittoremascherat

L’auto proseguì la sua corsa sino ad arrivare al parcheggio dell’ospedale.

Valeria e Ludo aprirono le portiere e scesero sul prato armato che formava con i suoi rombi riempiti di terra la pavimentazione dei posti auto. Cattaneo la osservò, vide le sue scarpe eleganti con il tacco, il suo tailleur con pantalone gessato e il cappotto scuro che disegnava in qualche modo le sue forme e gli piacque ciò che vedeva. In quel momento ricordò il motivo per cui erano arrivati li e mise da parte con un po’ di rammarico il resto per concentrarsi sul lavoro.

Entrarono attraverso le doppie porte dell’ospedale che mosse da una fotocellula si separarono davanti a loro facendoli accedere all’amplissimo atrio del nuovo monoblocco.

Di fronte a loro c’era la reception, verso cui si diressero senza esitazione.

Arrivati davanti al bancone, Ludo estrasse il distintivo presentandosi come il Commissario Cattaneo accompagnato dalla Dott.ssa Ziliani spiegando il motivo della visita e chiedendo che qualcuno lo accompagnasse nel magazzino del plasma sanguigno situato nel seminterrato.

Dalla reception telefonarono al posto di polizia situato all’interno dell’ospedale normalmente presidiato da agenti che cambiavano di volta in volta ma in possesso delle piantine aggiornate di ogni piano dell’ospedale.

Mentre aspettava i colleghi Cattaneo osservò registrando ogni particolare dell’ambiente che gli stava attorno.

A destra l’edicola ed un bar separati da una porta che indicava zona riservata, a destra e sinistra del bancone le entrate ai vari reparti con un via vai di parenti ed amici dei ricoverati ed a destra una serie di poltrone tipo aeroporto.

Fu proprio la porta della zona riservata che si aprì mostrando gli agenti in divisa che si muovevano verso di lui.

Erano due pivelli appena entrati in Polizia, sbarbati ed impeccabili nelle linde uniformi e non ancora toccati dal logorante susseguirsi di crimini e criminali, piccoli furti o cruenti omicidi che nel tempo facevano in modo che su molti dei suoi colleghi si propagasse a poco a poco un’ombra, una nebbia di una sensazione simile alla rassegnazione.

Lo salutarono con deferenza, ben conoscendo la fama di ottimo poliziotto che lo circondava, e chiesero alla Dott.ssa Ziliani ed a Ludo di seguirli.

 
 
 
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