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L'Usignolo dell'imperatore
Post n°422 pubblicato il 09 Luglio 2012 da picciro
Eccoci ancora una volta insieme, sia pur madidi di sudore...(torno ora dal lavoro)..a far volare liberi i nostri pensieri..Stasera ho voglia di tornar bambina..non tanto per il gusto effimero di sentirmi tale, o per cancellare il peso degli anni..ahahaha....ma mi delizio a volte..nel vedere quanto di vero, dei comportamenti umani..viene dipinto....nella semplicità delle fiabe, infantili..ma sempre valide..perchè contengono sempre delle perle di rara bellezza..ma che hanno bisogno d'esser colte..da un animo fanciullino...Sediamoci comodamente.....comincio a narrare...
C'era una volta e una volta non c'era.... " Ha una voce davvero tanto bella?" chiese il capo delle guardie. " "Tanto bella che, quando la sento, mi viene da piangere". Il capo delle guardie le promise un posto di capo-cuoca se lo avesse guidato là dove l'usignolo aveva il nido. La donna accettò. Poco dopo i due erano davanti ad un grande albero frondoso. Un trillo argentino risuonò nell'aria. "Ecco l'usignolo, là, su quel ramo! " esclamò la giovane, indicando il minuscolo uccellino grigio. Il capo delle guardie era piuttosto deluso: " E' piccino" disse l'uomo..ma canta bene" Poi gentilmente si rivolse all'usignolo: "Uccellino, l'imperatore vuole che tu canti per lui al palazzo reale." "Il mio posto è qui nel bosco, in libertà" rispose l'usignolo, " ma se l'imperatore me lo ordina, verrò a cantare per lui". Si appollaiò sulla spalla del capo delle guardie e si lasciò condurre al galoppo fino alla reggia. Poco dopo, davanti alla corte al gran completo, l'usignolo dava inizio al concerto.
E cantò così bene che l'imperatore piangeva di gioia. "Caro uccellino" disse, quando l'usignolo ebbe finito di cantare, "devi restare sempre con me. Ti tratterò con tutti i riguardi, farò costruire per te un trespolo d'oro, vivrai nella mia camera". L'usignolo chinò tristemente il capino: "I tuoi desideri sono ordini, maestà." Perchè l'usignolo non si annoiasse, sempre chiuso nel palazzo, l'imperatore gli permetteva di uscire due volte al giorno, ma accompagnato da dodici servitori che lo tenevano legato per la zampina con dodici cordicelle di seta. Non erano passeggiate divertenti, ma l'usignolo si accontentava. Passarono i mesi. Un giorno, l'ambasciatore di un lontano paese portò in dono all'imperatore una scatola di legno smaltato. Dentro c'era un meraviglioso usignolo meccanico, tutto tempestato d'oro e di pietre preziose. Sotto le piume di madreperla c'era una chiavetta: bastava girarla e l'uccellino cominciava a cantare una bella melodia, la stessa che gorgheggiava l'usignolo vero. L'imperatore gradì molto il dono. "I due usignoli canteranno insieme davanti alla corte" disse. Purtroppo, il concerto non andò molto bene. L'usignolo vero cantava come gli dettava il cuore, quello meccanico ripeteva le stesse note senza mai cambiare. L'imperatore si entusiasmò tanto di quella precisione da ordinare che l'usignolo vero tacesse per far cantare, da solo, quello finto. Gira e rigira la chiavetta, il giocattolo cantò fino a che l'imperatore non volle sentire di nuovo l'usignolo del bosco. Ma l'usignolo era introvabile. Aveva approfittato della distrazione dei cortigiani per tornare, libero ma triste, nel suo nido tra gli alberi. I cortigiani dissero che era una bestia ingrata e pregarono l'imperatore di far cantare ancora il docile usignolo meccanico. Il giorno seguente anche il popolo poté sentirlo. Molti si entusiasmarono, ma chi conosceva la voce dell'usignolo vero affermò che non c'era confronto tra i due, che le canzoni dell'uccellino dei boschi nascevano dal sentimento, quelle dell'altro da una molla. E la differenza si sentiva, eccome! Il piccolo usignolo, nascosto tra i rami degli alberi, per qualche giorno non cantò. Poi, riprese a gorgheggiare; se non c'era più l'imperatore ad ascoltarlo, poteva sempre rallegrare contadini e boscaioli. Intanto l'imperatore aveva dimenticato il suo piccolo amico, preso com'era dall'usignolo meccanico. Lo teneva su un cuscino di seta, lo caricava di continuo. Un giorno, ahimè, mentre l'usignolo cantava la sua solita canzone, si udì un cigolio e poi uno schianto: una delle molle del delicato meccanismo si era rotta. Il più bravo orologiaio della capitale, chiamato in gran fretta, smontò l'usignolo, cambiò la molla rotta, poi scosse la testa: "Maestà, ho fatto del mio meglio, ma ormai il meccanismo è consunto. Se volete che l'usignolo duri ancora, fatelo cantare solo di tanto in tanto." " Una volta l'anno". promise l'imperatore. "Si, Maestà, una volta l'anno penso che vada bene". assicurò l'orologiaio. Trascorsero cinque anni, poi, un brutto giorno, l'imperatore si ammalò tanto gravemente da far temere per la sua vita. Nessun medico riuscì a trovare un rimedio e allora i vili cortigiani, convinti che per il loro signore non ci fosse più niente da fare, uno ad uno lo abbandonarono alla sua sorte. Una sera, mentre l'imperatore giaceva nel suo letto, ecco giungere la Morte con una spada in pugno: "Devi venire con me, Maestà: è arrivata la tua ultima ora." " Così presto? " sussurrò l'imperatore. "Mi restano ancora tante cose da fare! Pazienza...potrei almeno ascoltare un po' di musica?" " E sia" concesse la Morte. L'usignolo meccanico era adagiato sul cuscino di seta accanto al letto, ma non abbastanza vicino perchè l'imperatore riuscisse a prenderlo ed a caricare la molla. Il bel giocattolo restava muto, mentre l'imperatore sentiva le forze abbandonarlo sempre più. D'improvviso, dal giardino si alzò un canto dolcissimo, inconfondibile. Era l'usignolo vero. Aveva saputo della malattia del suo signore e, dimenticando i torti subiti, veniva a consolarlo con le sue melodie. Trilli, gorgheggi, note limpide come l'acqua di fonte sgorgavano dalla minuscola gola dell'usignolo e tutto sembrava più bello: la luce del giorno, la trasparenza del cielo, i colori dei fiori. L'imperatore si alzò a fatica dal letto e si affacciò alla finestra, la Morte lo seguì, come stregata. L'imperatore ascoltava e si sentiva rinascere; la Morte ascoltava e provava nostalgia del suo buio regno. Quando l'usignolo tacque, la nera signora era scomparsa silenziosamente nel nulla. L'imperatore tornò a letto e cadde in un sonno profondo, quando si svegliò era perfettamente guarito. Accarezzò teneramente il piccolo usignolo che si era appollaiato sulla sua mano e gli sorrise. "Usignolo mio, sono stato un ingrato, perdonami. Che cosa posso fare per dimostrarti la mia infinita riconoscenza?" "Sono felice della tua guarigione e questo mi basta", rispose l'usignolo. "Una cosa sola vorrei: non essere costretto a tornare qui nel palazzo, prigioniero, ma vivere nel bosco e venire a trovarti ogni volta che lo desideri, mio signore. Canterò per te, ti racconterò tutto ciò che accade nel tuo regno in modo che tu possa governare sempre meglio. " "Sarà fatto" sussurrò, commosso l'imperatore. Con un trillo gioioso l'usignolo volò via; ma tornò ogni giorno, fedele alla promessa ed ogni giorno sparse ovunque gioia e saggezza intorno a sè. Il personaggio principale .. l’Imperatore della Cina dal carattere opportunista e avido..che aveva tutto..e non si accontentava mai di nulla....in quanti, attorno a noi, riconosciamo le qualità dell'imperatore? Gente senza scrupoli che non conosce la riconoscenza di una dedizione..e che tratta tutti come cose di cui contornarsi a piacimento? L’usignolo, privato così della sua libertà costretto a cantare solo per l’imperatore..desideroso del quieto vivere..ma sfruttato e poi abbandonato..soppiantato da altro, dal curioso, dal nuovo..ma insignificante rumore del niente..quale la musica sempre uguale, monotona..di un qualcosa che si pensi renda di più..E poi..la morte..la livella che appiana le disuguaglianze..e ancora una volta la intrepida anima dell'usignolo vero, quello della natura che circonda l’uomo ma che spesso non è in grado di apprezzare..L'animo dell'usignolo.....grande..come l'anima della brava gente...! Quanti imperatori ed usignoli..avete incontrato?
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