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Rime inedite del 500 (XI-2)

Post n°838 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
 

Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)

[12 Di Cesare Caporali]

Cesare Caporali in Parnaso così cantò l'ultima sera di Carnevale alla presenza d'Apollo.

Questo mondo è un bordeletto
Così succido e sì brutto,
Che, se ben lo squadro tutto,
Non v'è un palmo in lui di netto.
Dal Giappon sino a l'occaso
Scorre il senso con tal puzza
Ch'al fettor l'aria s'appuzza,
Si risente ognun ch'ha naso.
Chi direbbe che in Parnaso,
De le Muse albergo antico,
Non si trovi un che pudico
A' dì nostri serbi il petto?
Questo mondo, etc.
Ciascun grado e condizione
Si rivolge in questa pece
E di far ciò che non lece
Han per legge le persone.
Erra l'uom d'ogni stagione;
Ma sì cieco è il Carnovale
Che per bene apprende il male,
Per virtù quel ch'è difetto.
Questo mondo, etc.
Chi s'intruppa fra' veglioni,
Chi s'intende fra' veglini,
E tra smorti lumicini
Trova scusa per gli urtoni;
Altri lascia i balli e i suoni
Col desìo d'entrar a parte
Al giochetto delle carte
Siasi d'Ombre, o Cocconetto.
Questo mondo, etc.
Quivi l'occhio a poco, a poco
Col mirar cangia figura,
E la man corre all'usura
Ove a furti ha tempo e loco.
Troppo è ver che quando al gioco
S'accompagni vario sesso,
Se non sempre, segue spesso
Qualche error sotto il banchetto.
Questo mondo, etc.
A pietade, a riso, a sdegno,
A stupor muove le genti
Quel veder che i più prudenti
Questi giorni han meno ingegno;
Ognun sa con qual disegno
L'altra notte il vecchio Cato
Senza lume immascherato
S'appiattò dentro quel ghetto.
Questo mondo, etc.
Chi può dir quanto t'incresca
Al pensar qual diano esempio
I ministri del tuo tempio
Con livrea carnevalesca?
Come augel che voli all'esca
Tal costor corrono in frotta
A danzar quando più annotta
Delle Pieridi al balletto.
Questo mondo, etc.
Fin d'Augusto la sorella,
Io vo' dir madonna Ottavia,
Già canuta e tanto savia
Al teatro applaude anch'ella,
E la figlia sua più bella
Oggi appunto, come s'usa,
Guida seco alla confusa
Nel casino e sul palchetto.
Questo mondo, etc.
Ma sarebbe il men de' mali,
Se, passati i dì di Bacco,
Ad un viver sì vigliacco
Rinunziassero i mortali.
Il bell'è che a' sensi frali
Per nutrir tale appetito
L'uom per mesi ha stabilito
Ne' villaggi alzarsi il letto,
Questo mondo, etc.
Que' solazzi, que' conviti
Quelle ariette, quelle stanze,
Quelle tante mescolanze
Di non mogli e non mariti,
Que' sussurri, quegli inviti,
Con que' casi fatti a studio
D'onestà se sian preludio,
Febo, a te me ne rimetto.
Questo mondo, etc.
Cade Lesbia, e par che avegna
Il cader per accidente;
Ma lo fa perché repente
Corra Ortensio e la sostegna;
Con Alceo Clori si sdegna
E tra i lauri affretta il piede;
Ma s'accorge ch'ei la vede
Prima ch'entri nel boschetto.
Questo mondo, etc.
Tutto al solito cortese
Mena in villa una mendica
Oppillata, e la nutrica
Mecenate a proprie spese;
Ma la gente del paese
Ch'è salata e pare sciocca
Col parlarne a mezza bocca
Dà di ciò qualche sospetto.
Questo mondo, etc.
Ma di Pindo entro le mura
Ritorniamo a dar di vista,
E de cor, se non t'attrista,
Penetriam l'iniqua arsura.
Di colomba oggi ha figura
La lascivia, e sotto il volto
Di pietà si vede accolto
Questo mostro maledetto.
Questo mondo, etc.
Marco Bruto è curatore
Di tre povere orfanelle,
E minaccia chi di quelle
Ardirà tentar l'onore;
Ma il burchiello, che a sett'ore
Si appostò nel loro albergo,
Scopre a tutti senza zergo
Del tutor qual sia l'affetto.
Questo mondo, etc.
Belisario orbato e lippo,
Se due soldi in grazia chiede,
Sente darsi per mercede:
Su, va in pace da Crisippo,
Ma se Laide d'Aristippo
Gira un guardo lagrimoso,
Ei di lei fatto pietoso
La conduce al gabinetto.
Questo mondo, etc.
Se i Platoni e gli Epitetti
Con esempi e dogmi rari
Ammaestran li scolari,
Si fan puri all'opre, ai detti;
Ma se avvien ch'Apicio detti
Continenze a Porzia, a Livia,
Chi scorretto è per lascivia
Come altrui farà corretto?
Questo mondo, etc.
Io mi rido poi di quelli,
Come sai, che a Frine accanto
Con un libro si dan vanto
Di cacciare i farfarelli.
Son fornaci i Mongibelli,
Di star presso han per consiglio,
Fin Zenone a tal periglio
D'avvampar sarìa costretto.
Questo mondo, etc.
Di Calliope nel giardino
L'altro giorno vidi assisa
Una donna alla divisa
Linda al par d'un armellino.
Quanto a lei più m'avvicino
Vedo ch'è Pantasilea,
Cui toccar Codro volea
Il moderno grembialetto.
Questo mondo, etc.
Con lasciva ipocrisia
Copre il cor l'umana schiatta,
Dentro impura, e fuori intatta,
Empia l'alma, e il volto pia.
Né facella così ria
Solo a' giovani arde il fianco;
Ma de' vecchi in sen non manco
Tale ardor trova ricetto.
Questo mondo, etc.
Sai che Seneca si sdegna
Contra il vizio e li fa guerra,
E cacciarlo fin sotterra
Agli antipodi s'ingegna;
Caste leggi a Giulia insegna,
Ma il trovarsi testa a testa
Sempre seco il manifesta
Per contrario al suo precetto.
Questo mondo, etc.
Se in tuo nome dico a Cotta
Che da sé licenzi Drusa,
Con bel modo se ne scusa
Ch'è nipote e sempliciotta.
Oh rei tempi! età corrotta,
Che le macchie occulta e cela
Sotto il vel di parentela
Del tuo sangue, o sangue infetto.
Questo mondo, etc.
Soprintende alla fortezza
D'Astrea un tal che Cippo ha nome
E la moglie, non so come,
Gli fa scala a tanta altezza,
Tratta acciar la mano avvezza
A trattar ignobil arte,
E chi nulla sa di Marte
Cinge spada, innalza elmetto.
Questo mondo, etc.
Del Boccaccio alla Fiammetta
Curiose guida la destra,
Quando a scriver l'ammaestra
Che ha per mal che sia soletta
A sonar la girometta;
Amfione Urania invita,
E l'insegna ove le dita
Dee posar su lo spinetto.
Questo mondo, etc.
A Calfurnia è tocco in sorte
Serva tal, che tra le piume
L'addormenta, e, spento il lume,
Col pie' scalzo scende in corte.
Non so dir se per le porte
Melibeo voglia introdotto,
So che a Titiro fa' motto
Che l'attende nel chiassetto.
Questo mondo, etc.
Muova Filli un piede solo,
Esca fuori, o torni in loggia,
Chiede il paggio e a lui s'appoggia,
E lo tien più che figliolo.
Da Talìa nello stanzuolo
Si traveste d'ormesino,
Perché faccia d'Amorino
Su la scena il Musichetto.
Questo mondo, etc.
Al candor qualch'ombra reca
Il ruzzar che fan confuse
Co' poeti e ninfe e muse
Al trastul di Mosca cieca.
Sento dir che Saffo greca
L'altra sera sorridea
Quand'Omero le stringea
Sopra gli occhi il fazzoletto.
Questo mondo, etc.
Amarillide e Sulpizia
Van cercando in man del terzo
Certo anello, e a quello scherzo
Se ne duol la pudicizia.
Ei lo fan senza malizia
Sì, ma ancor tra scherzi e giochi
Scocca strali, accende fuochi
Di Ciprigna il pargoletto.
Questo mondo, etc.
Non saprei se biasmo, o loda
Meritar debba colei
Che alla posta degli Achei
Taglia e cuce e dà la soda.
Fatte in grazia della moda
Le fascette al collo adatta
Cento volte, e la crovatta
Rimisura e il manichetto
Questo mondo, etc.
L'arcimedico Galeno
Visitar sera e mattina
Ha per uso Messalina,
Che un tumor le cruccia il seno,
E non par contento a pieno
Se non spalma col buttiro
Di man propria quello sciro,
Che predice un mal' effetto.
Questo mondo, etc.
Corre fama che star sola
Già Penelope volesse,
Or la stanza ov'ella tesse
È de' Proci aperta scola,
Le raccoglie altri la spola,
Le rïempie altri il canello,
Ogni dì Fabbio e marcello
Fan la visita al Drapetto.
Questo mondo, etc.
Ier' piangea che non s'aprisse
Silvia il fondaco di Crasso,
Quando a lei rivolse il passo,
E per lei Claudio s'afflisse:
Non temer, quindi le disse,
Che quel serico lavoro
Che sì brami, or or t'imploro,
E in ciò dir fece un cennetto.
Questo mondo, etc.
D'Elicona il potestà,
Se ricopre quel ribaldo,
Se la lite, ingiusto Baldo,
A chi ha il torto vinta dà;
Questo e quel non tanto il fa
Per tesor, quanto che prega
Taide entrambi, e incanta e lega
L'uno e l'altro, con l'aspetto.
Questo mondo, etc.
So ben io le merendine
Che s'intimano sì spesso
Sotto gli olmi di Permesso,
Chi le guida, ed a che fine.
So ben io con le Sabine
Perché al fosso d'Ippocrene
Su le quattro se ne viene
Messer Romolo in farsetto.
Questo mondo, etc.
Rodopea solleva in testa
Quella sua mobil boscaglia,
Dimmi tu, Delio, a che vaglia
Su la fronte una tal cresta.
Forse vuol che intorno a questa
Frascherìa dispieghi l'ali
Qualche allocco, a fin che cali
Dalla frasca al trabocchetto?
Questo mondo, etc.
V'è di peggio. A che più tardi
Il castigo, o Febo, agli empi?
Vedi pur ne' propri tempi
Cenni, scherzi e risi e sguardi.
Ozïoso l'arco e i dardi
Non tener più fra le mani,
Fa tremar questi profani
Ch'han sì poco a te rispetto.
Questo mondo, etc.
Fa che resti fulminato
Chi ti fa cotanta ingiuria,
Un mercato di lussuria
Non sia Delfo a te sacrato;
Soffrirai de' Clodi a lato
Le Popee tra incensi e faci?
Dall'altar sarà che ad Aci
Galatea volga l'occhietto?
Questo mondo, etc.
Stian le vergini di Delo
Fisse in casa, o scorran Porto,
Ai delubri per diporto
Va la donna, e non per zelo,
Quando avvampa estivo il cielo
Non lasciar che all'aria oscura
Là di Focide alle mura
Si frequenti quel tempietto.
Questo mondo, etc.
Se portato per Libetro
È di Cibele il ritratto,
Senza legge, ecco ad un tratto
Tutto Pindo andarli dietro.
Mosso allor da un umor tetro
Fuor del seno il cor mi scoppia
Nel veder che lì s'accoppia
Spesso al pallio il guarneletto.
Questo mondo, etc.
Non è albergo in Lesbo dove
Non rinnovisi il ritorno
Di quel sempre lieto giorno
Quando nacque in Creta Giove;
Ivi a' nembi il popol piove,
O di fare appunto imita
Ciò che fa quando s'irrita
Nella gabbia l'augelletto.
Questo mondo, etc.
Vanno a gara le persone
Dove a doppio il son s'ascolta,
E la turba ov'è più folta
Fa maggior la confusione.
Per ritrarne divozione
Non si corre al dì festivo,
Non ha l'uom per fine il divo;
Ma la diva ha per oggetto.
Questo mondo, etc.
Uno scrupol mi rimane,
Che d'aprirtelo ho desìo;
Tu m'ascolta, o biondo dio,
Né lasciar mie preci vane;
Perché tanto e sera e mane
Alcibiade, e certi tali
Fan dimora alle Vestali?
Qual di ciò fai tu concetto?
Questo mondo, etc.
Ma qui taccio, o magno sire,
E noiarti io più non oso;
S'io peccai da curïoso,
Tu perdona a tanto ardire;
Altre cose avrei da dire,
Ma le serbo nel pensiero.
A tal'un ch'ha in odio il vero
Parrà troppo quel ch'ho detto.
Questo mondo, etc.

Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)

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