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« CapaTu e io... »

Olimpia Malipiero 7

Post n°2719 pubblicato il 05 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 

31.
Quanto lontan mio basso ingegno varca

Quanto lontan mio basso ingegno varca
Dal mar profondo di quel saper vero,
Che l' uom quantunque chiuso in picciol' arca
Tien vivo in questo, e in quell' altro emisfero;

Tanto alla fragil mia spalmata barca
Nettun si mostrò piu sdegnato, e fero;
Onde di gioja priva, e di duol carca,
Il porto rivedere omai dispero.

Ma se tu, sacro Apollo, un vivo raggio
Mi porgi, spero col tuo chiaro lume
Volger in dritto il torto mio viaggio.

E fuor del pigro usato mio costume,
Cantando, a pie d' un bel lauro, o d' un faggio,
Ergermi lieta v' l' alma or non presume.

Domenichi, Lodovico, ed., Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (Lucca: Vincenzo Busdragho, 1559), p. 130.
Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 1, p. 216.

32.
Quella, che l'altrui ben piange, e sospira

Quella, che l'altrui ben piange, e sospira,
Ch'al petto sempre rode il perfido Angue,
Da l'alto empireo 'l gran Signor rimira
Che s'afflige, si duol, si stratia, e langue.

Et il gran COSMO, haime, ch'il mondo ammira,
Dice, e di nuovo con l'alto suo sangue
Alzerà l nome, e chi per altrui gira,
Per Lui sta ferma; onde io son fatta esangue.

Et ei; non gia per te, ma per mostrare
Sua prudenza real, trarrò al ciel questa,
Nel resto struggi te co'l tuo veleno;

Volto à Fortuna il crin subtio,e presta
Ferma dice in la man di chi entro il seno
Restringe, Terra, Ciel Foco, Aria, e Mare.

Domenichi, Lodovico, ed., Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (Lucca: Vincenzo Busdragho, 1559), p. 132.

33.
Quest'anima beata, & gloriosa

Quest'anima beata, & gloriosa,
In cielo ascesa, come viva stella,
O candida colomba, pura, e bella,
C'humil'in grembo al suo Signor si posa,

Dal carcer tetro, & da questa noiosa
Vita mortale, al ben sempre rubella,
Ch'ogni nostro desio strugge, & isvella,
Di stirpi piena, & non di gigli o rosa,

Lieta, libera, & sciolta hor fra gli eletti
Spirti si gode quella eterna luce,
Che non puo piu temer caldo, ne gelo

E la sù dice; o Divini intelletti,
De gran genitor miei, mirate il cielo,
C'hor del mio novo, & bel lume riluce.

Domenichi, Lodovico, ed., Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (Lucca: Vincenzo Busdragho, 1559), p. 134.

34.
Resta vinto ogni stil, cede lantica

Resta vinto ogni stil, cede lantica 
Moglie di Collatino, & per quest'una
Arte, Natura, Ciel, Sorte, & Fortuna
Ornar di nuova gloria, opra, & fatica

Fia ogni stella a costei benigna, e amica,
Onde il di chiaro, & poi la notte bruna
Fede nel saggio petto, e amore aduna
Vera anica de buoni, e a rei nemica.

Per Lei virtu scacciata a Noi ritorna;
Scuopre laurato crin, scuopre la fronte
Coronata di rose, e in man loliva.

Dunque, Arno, intorno a Te di questa diva
Cantin sempre le Ninfe ardite, & pronte,
Poiche teco Ella il Po di gloria adorna.

Domenichi, Lodovico, ed., Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (Lucca: Vincenzo Busdragho, 1559), p. 146.

35.
Se dal pensiero tenace, & dal mortale

Se dal pensiero tenace, & dal mortale
Tal'hor m'è dato al cielo erger la mente
Nel chiaro eterno, & vivo lume, il quale
Gratie non cessa in noi mandar sovente;

Nebbia, & fumo qui miro, cieca & frale;
Vana speranza, che fugge repente:
Onde l'alma s'attrista, che ben tale
Il ver comprende, & del suo error si pente.

Et dice; ahime, che piu tardiamo homai
Se'l tempo vola, & morte in att'è accolta
Di tosto trarre à se le nostre spoglie?

Ma noi da noi che far possiamo giamai?
Preghiamo lui, che si cortese ascolta,
Che di terreno affetto almen ci spoglie.

Domenichi, Lodovico, ed., Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (Lucca: Vincenzo Busdragho, 1559), p. 142.

36.
Se l'immutabil nostra salda fede

Se l'immutabil nostra salda fede,
Qual'è nel cor, tal si scorgesse in fronte,
Forse direbbe ognun gli scogli, e'l monte.
Non ci por di fermezza inanzi 'l piede,

Ma sendo il petto chiuso, altro si crede
Et ne &egarve; cagion chi di tristitia è fonte,
Pensando sempre 'l ciel suoi inganni, ed onte
Sofferir debbia; & mal certo prevede;

Fate dunque, sublime alto Signore,
Che'l ver, qual' ei si sia, si scuopra tale,
Onde ogni falsità caggia in ruina;

Vedrete allhor si come all'immortale
Vostr'alto nome ogni altro cede, e inchina,
Ceder' al nostro ogni sincero core.

Domenichi, Lodovico, ed., Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (Lucca: Vincenzo Busdragho, 1559), p. 139.

37.
Se ratta da noi fugge ogni bellezza

Se ratta da noi fugge ogni bellezza,
E passa ogni piacere, ogni contento,
E se, qual balenar in un momento
Nasce, e sparisce quanto quì s' apprezza;

Se nostra verde etade alla vecchiezza
Giugne in un punto, e come polve al vento
Volano i giorni, e gl' anni; onde tormento
Sol resta all' alma, che' l ben far disprezza:

Che fia di noi, se coll' orribil vista
Morte grave dolor, de' mal spesi anni
Sveglierà al fin, che talor poco giova?

Leva dunque, intelletto, e ai nostri danni
Provediam, mentre ancor pietà si trova;
Che il Ciel per vanità, mai non s' acquista.

Domenichi, Lodovico, ed., Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (Lucca: Vincenzo Busdragho, 1559), p. 144.
Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 1, p. 219.
Ronna, Antoine, ed., Parnaso italiano. Poeti Italiani Contemporanei Maggiori e Minori Preceduti da un Discorso preliminare intorno a Giuseppe Parini e il suo secolo Scritto da Cesare Cantù (Paris: Baudry, 1847), p. 1013.

38.
Tacciano homai, quei che lodaro in rima

Tacciano homai, quei che lodaro in rima
Estrema leggiadria, somma bontate
C'hoggi è apparita in questa nostra etate
Donna, che siede, à tutte l'altre in cima.

Ne piu Lucretia si dirà la prima
Il pregio rapportar di castitate,
Ne le Greche, ò Troiane di beltate;
Ne delle Muse piu si farà stima.

Febo, e Minerva rivernti io veggio
A Lei chinarsi, e de l'alto Helicona
Cederle ogni natio lor proprio seggio.

Voce sovente in Parnaso risona
A questa i templi, i voti e ogn'hor deggio.
Felice Illustre Gostanza Bagliona.

Domenichi, Lodovico, ed., Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (Lucca: Vincenzo Busdragho, 1559), p. 131.

39.
Turbossi il ciel, la terra, & gli elementi

Turbossi il ciel, la terra, & gli elementi;
Tremaro i monti, e di lor corso i fiumi
Vidi arrestar, le Tigri Hircane i dumi,
Et i figli lasciar mesti, e dolenti.

L'aria s'accese di sospir cocenti,
Di voci horrende; e mille humidi lumi
Persi in memoria di quei bei costumi,
Et sparsero dolor, grida, e lamenti.

Lassi, diceano, homai con voci meste,
Che sia di noi? che senza lei rimasti
Siam qual greggia smarrita in valle oscura?

Chiudendo tu quelle due luci honeste,
Crudele invida morte; a noi troncasti
La dritta via, ch'al ciel'ir n'assicura.

Domenichi, Lodovico, ed., Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (Lucca: Vincenzo Busdragho, 1559), p. 134.

40.
Veri lumi del Ciel, nuovo splendore

Veri lumi del Ciel, nuovo splendore
Scorgo nel volto, e nelle luci sante;
Tal virtù poi nel saggio petto, e tante,
Che n' ha l' Etruria, e il Mondo alto stupore.

Nella fronte real l' invitto core
Si scopre, e nell' angelico sembiante
Siede grazia, onestà, bellezza, e quante
Eccellenze fur mai, gloria, ed onore.

Ne monti s' ode, e nella verde riva
D' Arno Ninfe cantar, e al canto loro
Risponde l' aria, il Ciel, la terra, i venti.

E l' un figlia al gran Cosmo invitta, e diva
Dire, e gl' altri Isabella, che al primo oro
Tornerà il Mondo, e i di lieti, e contenti.

Domenichi, Lodovico, ed., Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (Lucca: Vincenzo Busdragho, 1559), p. 148.
Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 1, p. 220.

41.
Versan lagrime gl'occhi, e'l cor le porge

Versan lagrime gl'occhi, e'l cor le porge,
Mentre qui l'orme de le belle piante
Ricerco in vano; che le luci sante
Saliro in ciel, dove piu duol non sorge.

Levommi poi la su, quivi la scorge
La mente mia al signor nostro innante:
Onde lassa, dice io, perche fra tante
Gloria questa di me mai non s'accorge?

Allhor ella risponde; il tempo vola:
Non vaneggiar, c'hor nevi, hor fiori suole
Coprir la terra, e non ci è stabil sorte.

Fu mia beltà nel mondo unica, & sola;
Hor che si faccia terra, à me non duole;
Che per ottima parte elessi morte.

Domenichi, Lodovico, ed., Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (Lucca: Vincenzo Busdragho, 1559), p. 133.

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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