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La duttrinella 41-45

Post n°2387 pubblicato il 22 Dicembre 2015 da valerio.sampieri
 

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra.

::::::::::::::::::::::

XLI.

D. G. Dico, Peppetto, nun ciàvrai ppiù ffiato;
E' un' ora che tte sento cchiacchierà,
E sse discurre ch' er padre curato
Nun t' à ppotuto dì tiretillà.

E statte zitt'un po', ssi' bbuggiarato!
Nu' mm' intontì, famme la carità,
Mettet'in testa ch' è ffiato buttato,
Che nun le pòi capì 'ste cose cqua.
 
Ma ggià, ffijo, co tte ssempre 'na storia ...
Co la duttrina nun se fa ccusì,
Tu l' ài da legge e imparalla a mmemoria.

Ai capito?
Peppe. O’ ccapito.
D. G. Eabbada, ve'!
Peppe. Dunque per oggi vado via?
D. G. Ma ssi,
Va ppuro, e ttorna sabbat' a le tre.

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 47



Maestro. - Dichiarate la quinta.
Discepolo. - Dimandiamo nella quinta, che Dio ci liberi da' mali passati, cioè da' peccati già commessi, rimettendoci il debito della colpa e della pena, che per quelli abbiamo meritato.
E si aggiunge: Siccome noi rimettiamo i debiti ai nostri debitori, cioè perdoniamo le offese ai nostri nemici; perchè non è ragionevole che Dio perdoni a noi i peccati, che sono offese grandissime, se noi non vogliamo perdonare le ingiurie fatteci, che sono offese di poco momento.

XLII.

B. G. Be' cch' è ssuccesso eh? ssete cascati?
Pippo. E' stato lui che mm' à ddato 'na spinta.
B. G. Che rregazzaccio! Annamo, dì la quinta.
Peppe. Qui ss' addimann' a Ddio che li peccati,

Che ddice che sso' mmali ggià ppassati
Ce li perdoni lui, ma nno ppe ffinta,
Che vva bbe' sso' ppeccati, e dde che ttinta!
Ma nun è Uui, perdio, che ccià ccreati

E mmessi ar monno?...
B. G. Embè?!
Peppe. Dico, scusate.
Seguita a ddì la quinta che l' offese
Saranno tutte bbell' e pperdonate,

'Na spece de partita passatora...
Ma sti debbiti poi si a ffin de mese
Nun se ponno pagà, dditeme,... e allora?

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 48



Maestro. - Dichiarate la sesta.
Discepolo. - Dimandiamo nella sesta, che Dio ci liberi dalle tentazioni, che sono mali futuri, o non permettendo che siamo tentati, o dandoci grazia di non essere vinti.

XLIII.

D. G. Lassa stà, ffijo, st' interrogazzione,
Mommo' sta ppe ssonà l'avemmaria,
So' ffatte artro che ccinque petizzione;
Di' la sesta.
Peppe. Cquì ddice che mme dia

Forza pe ssuperà le tentazzione;
O llu' nu mme le manni o armenchessia
Nu mme facci restà ccom' un co....
Senza potè nemmanco scappa vvia.

Va bbe' ccusì?
D. G. Ccusì vva bbe', Ppeppetto,
Gusì mme piace.
Peppe. Ma...
B. Q. Statt' un po' zzitto,
Che ssento cammina ddietr'ar coretto:

Si nu sbajo, me pare Caterina...
Cat. Don Ghetano?
D. G. Chedè?
Cat. Ppreparo er fritto?
D. G. Sì. Sverti a ccasa, ch' io vad' in cucina.

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 49



Maestro. - Dichiarate la settima.
Discepolo. - Dimandiamo nella settima, che Dio ci liberi dal mal presente, cioè da ogni afflizione e miseria, ed anco da ogni vana prosperità e grandezza temporale, se Esso vede che ci abbia da nuocere alla salute dell' anima.

XLIV.

D. G. Bravo Peppetto! Sei venuto presto:
E ccom' ài fatto a esse puntuale?
Peppe. Padre curato mio, quann è ppe cquesto...
B. G. E Ppippo? di'.
Peppe. Lui se sentiva male.

D. G. Basta, di' un po' la settima e ffa' llesto.
Peppe. Dice che Ddio ce libberi dar male
E ppoi da tutto quer che cc' è indiggesto
E cche sse chiama er bene temporale,

Quanno che llui s'accorge speciarmente
Che cce possi fa mmale a la salute
Dell' anima.
D. G. Bbe', ttu ttiettel' a mmente

Ste cose cquà, nun te la fa annà vvia
Da la capoccia, mo' cche l' ài sapute,
E dimme, si la sai, l' avemmaria.

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 50



Maestro. - Dite ora l' Ave Maria.
Discepolo. - Dio ti salvi; Maria, piena di grazia. Il signore è teco: Tu sei benedetta fra le donne. E benedetto è il frutto del tuo ventre Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della morte nostra. Amen.

XLV.

Peppe. Si la so, ppadre mio? la so ssicuro,
E ppoi me pare d' avevvelo detto.
D. G. Nu mm' aricordo... mma mme lo figuro.
Peppe. Dio te sarvi, Maria... -
D. G. Dritto, Peppetto,

Su, ccome mme: nun appoggiatt' ar muro,
Attento, e nun gioca cco' cquer zucchetto.
Peppe. Piena de grazzie, e ppo' ce dice puro
Ch' er Signore è cco' tteco, e bbenedetto

E' er frutto... ma cquer teco co' cquer frutto
Nu lo capisco troppo.
D.G. Eh! ffa lo stesso
Ma finisci che cquesto nun è ttutto.

Peppe. Che cciàmanca? Ah! sse dice che Mmaria
Lei s' aricordi d' aiutamme adesso
E ssur punto de morte, e ccusissia.

Luigi Ferretti
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877, pagina 51

 
 
 
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Data di creazione: 26/04/2008
 

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