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Aleardo Aleardi

Post n°2354 pubblicato il 10 Dicembre 2015 da valerio.sampieri
 

Aleardo Aleardi
(1812-1878)

Che cosa è Dio

Nell'ora che nel bruno firmamento
comincia un tremolío
di punti d'oro, d'atomi d'argento,
guardo e dimando: «Dite, o luci belle,
dite, che cosa è Dio?»
-Ordine- mi rispondono le stelle.
 Quando all'april la valle il monte il prato
i margini del rio,
ogni campo dai fiori è festeggiato,
guardo e dimando: «Dite, o bei colori,
dite, che cosa è Dio?»
-Bellezza- mi rispondono quei fiori.
 Quando il tuo sguardo innanzi a me scintilla
amabilmente pio,
io chiedo al lume della tua pupilla:
«Dimmi, che cosa è Dio?»
E la pupilla mi risponde: -Amore.-

Aleardo Aleardi



Le paludi pontine

Vedi là quella valle interminata
che lungo la toscana onda si spiega,
quasi tappeto di smeraldi adorno,
che de le molli deità marine
l'orma attende odorosa? Essa è di venti
oblïate cittadi il cimitero:
è la palude che dal Ponto ha nome.
Sí Placida s'allunga, e da sí dense
famiglie di vivaci erbe sorrisa,
che ti pare una Tempe, a cui sol manchi
il venturoso abitatore. E pure
tra i solchi rei della Saturnia terra
cresce perenne una virtú funesta,
che si chiama la Morte. - Allor che ne le
meste per tanta luce ore d'estate
il sole incombe assiduamente ai campi,
traggono a mille qui, come la dura
fame ne li consiglia, i mietitori;
ed han figura di color che vanno
dolorosi all'esiglio; e già le brune
pupille il venerato aere contrista.
Qui non la nota d'amoroso augello
quell'anime consola e non allegra
niuna canzone dei natali Abruzzi
le patetiche bande. Taciturni
falcian le mèssi di signori ignoti;
e quando la sudata opra è compiuta,
riedono taciturni; e sol talora
la passïone dei ritorni addoppia
col domestico suon la cornamusa.
Ahi! ma non riedon tutti; e v'ha chi siede
moribondo in un solco; e col supremo
sguardo ricerca d'un fedel parente,
a la tremula madre, e la parola
del figliuol che non torna. E mentre muore
cosí solo e deserto, ode lontano
i vïatori, cui misura i passi
col domestico suon la cornamusa.
E allor che nei venturi anni discende
a côr le mèssi un orfanello, e sente
remar sotto un manipolo la falce,
lacrima e pensa: - Questa spiga forse
crebbe su le insepolte ossa paterne.

Aleardo Aleardi

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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