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Storia nostra 71-75

Storia nostra
di Cesare Pascarella

LXXI

Defatti, io dico, si ce fanno effetto
A noi, che semo sazi de guardalle
’Ste cose, pensa un po’ che avranno detto
Quelli che cominciaveno a assaggialle.

Defatti, appena for de quer freschetto
De l’umido der fonno de le valle
Cominciorno a sintí quer caloretto
Der sole nostro qui sopra le spalle,

Buttorno le pellicce e mezzi ignudi,
Imbriachi de sole, co’ le mazze,
Co’ l’accette, li sassi e co’ li scudi

Se buttorno, correnno a piú non posso,
Pe’ le strade, li vicoli, le piazze,
E allora? Allora giú, taja ch’è rosso.

LXXII

E dritti in piedi su li murajoni,
Sopra li monumenti li piú belli,
Reggennose co’ l’ugne a li mattoni,
Arrampicati sopra a li cancelli;

E lí, co’ le forcine e li spuntoni,
Co’ le raspe, le seghe e li martelli,
Giú tutto! Colonnati, cornicioni,
Busti de marmo antico, capitelli...

Tutto! Che si Dio liberi nun trovi
Quarcuno che, quann’entra ar ministero,
Nun te ne fabbricasse l’antri novi,

Co’ tutta quanta quela distruzione
De le pietre der tempo de l’Impero
Nun troveressi piú manco un mattone.

LXXIII

Ho capito. Tu adesso me dirai
Che, quanno vedi uno che lavora
Drent’a li scavi pe’ trovacce ancora
Tutta la roba rotta che tu sai,

Tu pensi che sarebbe stato assai
Mejo pe’ tutti si nojantri, allora
Che li Barberi vennero de fora,
Nu’ l'avessimo fatta rompe’ mai.

Questo lo so pur io; ma la ragione
Te dice che per èssece riusciti
Bisognava trovasse in condizione;

Bisognava procede’ in tar maniera,
Che ce fosse quer viribus uniti,
Che, purtroppo, a quer tempo qui nun c’era.

LXXIV

Nun c’era proprio! E questo, caro amico,
È un fatto de la storia conosciuto,
Un fatto che si adesso io lo ridico
È pe’ fatte capí’ perché è accaduto.

Defatti adesso io te domanno e dico:
Quanno che allora er Barbero è venuto
A casa nostra, lui, ner tempo antico,
Perché ha potuto fa’ quer che ha voluto?

Perché qui c’era un popolo sbandato:
Che se invece in quell’epoca, ner Foro,
Li Barberi ci avessero trovato

Un par de compagnie de bersajeri,
Tu vedevi che co’ la mente loro
Avrebbero pensato antri pensieri.

LXXV

Co’ questo vojo dí’ che, fino a tanto
Che uno ha sempre agito separato
Dall’antro, tutto quello che c’è stato
De sforzi a che serví? Serví sortanto

A fa’ véde’ che, insomma, uno ogni tanto
Benché diviso e solo ci ha provato.
Defatti ne la storia der passato
Si la legghi, ce trovi tutto quanto:

Oggi Cola de Rienzi, poi domani
Balilla, Pietro Micca, Masaniello,
Fieramosca, li Vespri Siciliani,

Ferruccio a Gavignana... Se provava,
’Gni fatto che vedevi era piú bello
Dell’antro; ma però nun attaccava.

Cesare Pascarella
(Storia nostra)

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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