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Il Malmantile racquistato 12-1

Post n°1930 pubblicato il 17 Agosto 2015 da valerio.sampieri
 

DUODECIMO CANTARE

Argomento.

A Montelupo dà Paride il nome
Poi gastigar la Maga e Biancon vede:
Rimessa in trono è Celidora, e come
Marito al general dà la sua fede.
Baldon, che la fortuna ha per le chiome,
Con Calagrillo a Ugnan rivolge il piede.
E al suo bel regno con Amor va Psiche,
A côrre il frutto delle sue fatiche.


1.
Stanco già di vangar tutta mattina
Il contadino affin la va a risolvere (1216),
In fermar l'opre ed in chiamar la Tina (1217)
Col mezzo quarto (1218) e il pentol dell'asciolvere (1219);
Quand'in castello ancor non si rifina
Fra quei matti di scuotersi la polvere;
Onde Baldon quei popoli disperde,
Talchè a soldati Malmantile è al verde (1220).

2.
E ben gli sta, perchè potevan dianzi,
Quando vedean col peggio andar sicuro,
Cedere il campo e non tirare innanzi,
Senza star a voler cozzar col muro;
E così va, che questi son gli avanzi (1221)
Che fa sempre colui c'ha il capo duro,
Che dentro a sè si reputa un oracolo,
Nè crede al Santo se non fa miracolo.

3.
Chè sono stati, com'io dissi sopra,
Nella maga affidatisi, aspettando
Da' diavoli in lor pro veder qualch'opra:
Ma chi vive a speranza muor cacando;
Perch'in Dite son tutti sottosopra
Per non saper dove, come, nè quando
Lasciasse il corno Astolfo (1222), ch'alle schiere
Esser tromba dovea nelle carriere.

4.
Di modo che Plutone, omai scornato,
Poichè quel corno più non si ritrova,
Pel Proconsolo dice aver pescato (1223),
Però convien pensare a invenzion nuova;
Ma innanzi ch'ei risolva col senato
E che 'l soccorso a Malmantil si muova,
Ch'egli abbia a esser proprio poi s'avvisa
Di Messina il soccorso o quel di Pisa.

5.
Qui per alquanto a Paride ritorno
Ch' è, nell'oste (1224) alla quarta sboccatura (1225);
E perchè dal paese egli ha in quel giorno
Tolta ogni noia, liberando il Tura,
La gente quivi corre d'ogni intorno
A rallegrarsi della sua bravura;
Ne lo ringrazia, e a regalarlo intenta,
Chi gli dà chi gli dona e chi gli avventa (1226).

6.
Ma quegli, ch'obbligarsi non intende,
Non vuol pur quanto un capo di spilletto;
E subito ogni cosa indietro rende
Ringraziando ciascun del buon affetto.
E dice, che da lor nulla pretende,
E se di soddisfarlo hanno concetto,
Per tal memoria gli sarà più grato
Che il luogo Montelupo sia chiamato.

7.
Sì, sì, ch'egli è dover; da tutti quanti
Gli fu risposto: ed in un tempo stesso
L'editto pel castello su pe' canti
Per memoria de' popoli fu messo,
Che divulgato poi di lì avanti
Fu osservato sì, che fino adesso
Questo nome conservan quelle mura,
E 'l manterranno, finchè 'l mondo dura.

8.
Se Paride riman quivi contento
Di tal prontezza, non si può mai dire;
Ma non volle aspettarne poi l'evento,
Perchè gli venne il grillo di partire:
Ch'egli ebbe sempre quello struggimento
D'andare al campo, ed or ne vuol guarire;
Perciò ne va per ritornare in schiera,
E trova che sparito è ciò che v'era.

9.
E che fuor del castello il popol piove
Che ognor ne scappa qualche sfucinata (1227),
Per lo più gente che a pietà commove,
Cotanto è rifinita e maltrattata.
E' s'avvicina. e dice: olà, che nuove?
Ed un risponde e dice: o camerata,
Cattive, dolorose; e se tu vai
Qui punto innanzi, tu le sentirai.

10.
Paride passa, e ne riscontra un branco
Nel qual chi è ferito e chi percosso;
Chi dietro strascicar si vede un fianco,
E chi ha un altro guidalesco addosso,
Mostrando anch'egli, senza andare al banco
O al sabato aspettar, ch'egli ha riscosso;
Ciascuno ha il suo fardel di quelle tresche (1228)
Che pigliarsi ha potuto più manesche.

11.
Chi ha scatole, chi sacchi e chi involture
Di gioie, di miscee, di biancheria:
Un altro ha una zanata di scritture
Ch'egli ha d'un piato nella Mercanzia (1229):
E piange ch'ei le vede mal sicure,
Perocchè 'l vento gliele porta via;
Un altro, dopo aver mille imbarazzi,
Port'addosso una gerla (1230) di ragazzi.

12.
Un altro imbacuccato stretto stretto
Va solo, e spesso spesso si trattiene,
Perch'egli ha certe doppie in un sacchetto,
E le riscontra s'elle stanno bene.
Le donne agli occhi han tutte il fazzoletto
E sgombrano (1231) aspi, rócche e pergamene (1232);
Chi'l suo vestito buono e chi uno straccio,
Chi porta il gatto o la canina in braccio.

13.
Entra Paride alfin dentro alla porta
Ove gli par d'entrare in un macello;
Ch'ad ogni passo trova gente morta,
O per lo men che sta per far fardello.
Ma quel che maraviglia più gli apporta,
Si è il veder in piazza un capannello
Di scope e di fascine, e poi fra poco
Strascinarvi una donna e dargli fuoco.

14.
Curioso vanne, ed arrivato in piazza
Per chi, domanda, è sì gran fuoco acceso?
E gli è risposto: egli è per Martinazza
Che già v'è drento e scrive: lato preso (1233);
E le sta ben, perch'una simil razza,
C'ha fatto sempre d'ogni lana un peso (1234),
E' si vorrebbe, Dio me lo perdoni,
Gastigare a misura di carboni.

15.
In questo ch'ognun parla della strega,
Si sente dire: a voi, largo, signori!
E un omaccion più lungo d'una lega
Dal palazzo si vede condur fuori;
Poi sopra al carro ove Birreno (1235) il lega,
E cinto, come già gl'Imperadori,
Di alloro in vece, d'un carton(1236) la chioma
Va trionfante al remo, non a Roma.

16.
Questo infelice è il povero Biancone
Che tra queì pochi là della sua schiera,
Che restan vivi, è fatto anch'ei prigione
Per esser vogavanti di galera;
Chè tal fu d'Amostante l'intenzione
Ma perch'eglí è un uomo un po' a bandiera (1237),
Sentenziato l'avea, senza pensare
Che Malmantil non ha legni nè mare

17.
Perciò, mentre che tutto ignudo nato
Se non ch'egli ha due frasche per brachetta.
Sì bel trofeo si muove, ed è tirato
Da quattro cavallacci da carretta,
La Consulta il decreto ha revocato,
Sicchè di lui nuov'ordine s'aspetta;
Ed è stato spedito un cancelliere
Con più famigli a farlo trattenere.

18.
I ragazzi frattanto che son tristi
A veder ciò che fosse essendo corsi,
E poi ch'egli è un prigion si sono avvisti
E ch'egli è ben legato e non può sciorsi.
Unitamente, in un balen provvisti
Di bucce, di meluzze, rape e torsi,
Cominciarono a fare a chi più tira,
Ed anche non tiravan fuor di mira.

19.
E perch'ei non ha indosso alcuna vesta
Lo segnan colpo colpo in modo tale,
Che innanzi ch'e' finiscan quella festa
Ne lo svisaron e conciaron male;
E al miteron, che a torre aveva in testa,
Benchè giammai spuntate avesse l'ale,
Con quei suoi merli (1238) che non han le penne
Pigliar il volo all'aria alfin convenne.

20.
Paolin cieco (1239), il qual non ha suoi pari
Nel fare in piazza giocolare i cani,
E vende l'operette ed i lunari,
E proprio ha genio a star co' ciarlatani,
Pensato ch'ei farebbe gran denari
Se quel bestion venisse alle sue mani,
Perch'avrebbe a mostrarsi quel gigante
Più calca che non ebbe l'elefante (1240);

21.
Così presa fra sè risoluzione,
Va in corte a Bieco e lo conduce fuora:
Gli dice il suo pensiero e lo dispone
A chieder il gigante a Celidora;
E Bieco andato a ritrovar Baldone
Tanto l'insipíllò (1241), ch'allora allora
Ei corre alla cugina e gliene chiede,
Ed ella volentier glielo concede.

22.
Ed ei lo dona a Bieco e a Paolino
Col carro e tutte l'altre appartenenze;
Ed eglino con tutto quel traíno (1242),
Fatte col duca già le dipartenze,
Si messero di subito in cammino
Indrizzati alla volta di Firenze;
Poi giuntì là di buona compagnia
Fermansi in piazza della Signoria.

23.
Subito quiví Paolino scende
Per trovar qualche stanza che sia buona,
Avendolo serrato fra due tende,
Acciò non sia veduto da persona.
Bieco a tenerlo con due altri attende,
E, se lo vede muover, lo bastona;
Ma egli ha fortuna, perch'è così grande
Ch'e' non gli arriva manco alle mutande.

24.
Piange Bíancone e chiede altrui mercede
E mentre il fato e la fortuna accusa
Fuor delle tende il guardo gira, e vede
Perseo (1243) c'ha in man la testa di Medusa
E immoto (1244) resta lì da capo a piede;
Né più sì duol, ma tien la bocca chiusa
Perchè col carro e tutta la sua muta
De' cavallacci, in marmo si tramuta.

25.
Quei tre, ch'ognor come cuciti a' fianchi
Gli stavan quivi acciocch'ei non scappassi,
Privi di senso allora, e freddi, e bianchi
Anch'eglino si fanno immobil sassi.
Ma perchè 'l prolungarmi non vì stanchi,
Gli è me' ch'a Malmantile io me ne passi,
Ove gli amici Paride ritrova
E sente ch'ogni cosa si rinnova.

26.
Poichè Baldone Malmantile ha preso,
E tutte quelle povere brigate,
Salvo però chi non si fosse arreso,
Ormai se non son ite a gambe alzate;
Sicchè da questo avendo al fin compreso,
Poi Bertinella, ch'ella l'ha infilate (1245),
Per ammazzarsi sfodera un pugnale;
Ma quei, ch'è buono, non le vuol far male.

27.
Chè non so come gli esce fra le dita
E salta in strada, chè le gambe ha destre (1246):
Ov'ella a ripigliarlo è poi spedita
Da chi dopo di lei fa le minestre (1247);
E perch'ell'abbia a raccorciar la gita,
Le fa pigliar la via dalle finestre;
Ella va sì, ma poco poi le importa
Trovar chi ammazza se vi giunge morta.

28.
Così cercando le grandezze e gli agi
A spese d'altri, or sconta il suo peccato;
Onde tornata Celidora (1248), il Lagi
De' popoli padrona e dello Stato,
Temendo ancor de' tristi e de' malvagi
Nuovi ministri fa, nuovo senato;
Sebben de' primi poco ha da temere,
Chè tutti han ripiegate le bandiere.(1249)

29.
E per estinguer la memoria affatto
Di Bertinella in ogni gente e loco
Si levan le sue armi, e il suo ritratto
Tagliato in croce si condanna al fuoco.
Un bando va di poi, ch'a verun patto
Nessun ne parli più punto nè poco,
Sotto pena di star in sulla fune
Quattro mesi al palazzo dél Comune.

Note:
(1216) LA VA A RISOLVERE. Va a sospendere la fatica.
(1217) TINA. Caterina, la sua donna.
(1218) MEZZO QUARTO. Vaso grande da portare il bere all'opere.
(1219) ASCIOLVERE. Il primo mangiare della giornata che solve il digiuno: vero corrispondente del breake-fast inglese.
(1220) AL VERDE. Alla fine; dal verde di cui era tinta da piedi la candeletta che finchè bruciava dava campo di offerire nei contratti di subastazione.
(1221) AVANZI ecc. I vantaggi dell' ostinato.
(1222) Lasciando il corno Astolfo. Vedi c. VI, 105.
(1223) PESCAR PEL PROCONSOLO. Durar fatica inutilmente, anzi per impoverire: detto perchè in Firenze, un giorno dell'anno, eran tenuti i pescatori a pescare in un certo luogo dell' Arno, per colui che teneva questo magistrato, senza esser pagati.
(1224) OSTE. Osteria.
(1225) SBOCCARE. Manomettere il fiasco gettando via l'olio e il primo vino di esso
(1226) AVVENTA. Sott. sassate, o regali. È uno dei soliti equivoci a cui dà luogo il verbo Dare (percuotere)
(1227) SFUCINATA. Gran quantità.
(1228) TRESCHE. Arnesi di poco prezzo.
(1229) MERCANZIA. Corrisponde ai nostri tribunali di commercio.
(1230) GERLA. È come un gran paniere a gabbia. Quantità, moltitudine.
(1231) SGOMBRARE. Portar masserizie da una in altra casa.
(1232) PERGAMENA. Qui, Il coperchio del pennecchio nella rócca.
(1233) LATO PRESO. Queste parole solevansi scrivere sopra uno spazio di terreno in Firenze da quelli che in quel posto volevano esporre le loro mercanzie il giorno della fiera.
(1234) D'OGNI LANA PESO. Ora è più comune D'ogni erba fascio.
(1235) BIRRENO. (birro). Vedi Ariosto C. IX, X, e XI.
(1236) UN CARTON. La mitera.
(1237) A BANDIERA. Inconsiderato e volubile.
(1238) MERLI. Nella parte superiore della mitera molte volto s'intagliavano dei merli, quasi a rappresentare una corona murale. Qui poi giuoca il poeta sul doppio signiticato della voce merli.
(1239) PAOLIN, CIECO ecc. Vedi c. XI, 22.
(1240) L'ELEFANTE. Parla di un elefante che fu condotto in Firenze ai tempi dell'autore.
(1241) INSIPILLÒ. Pregò instantemente, stimolò.
(1242) TRAÍNO. Comunemente Tráino.
(1243) PERSEO. Il Perseo di bronzo, opera di Benvenuto Cellini, che è sotto un arco della Loggia de' Lanzi.
(1244) E IMMOTO ecc., perche guardò la testa di Medusa, che, secondo la favola, aveva potere di petrificare i riguardanti. In questa e nella seguente ottava il Poeta descrive la fontana che è in Piazza della Signoria; dando graziosamente una favolosa origine a quella che fu fattura dell' Ammannato.
(1245) L'HA INFILATE le pentole. Ha finito tutto; e' restava senza nulla.
(1246) LE GAMBE HA DESTRE. Cade con velocità, perchè è grave.
(1247) FA LE MINESTRE. Amministra.
(1248) CELIDORA che è il Lagi; il quale fu un sensale così accreditato che passò in proverbio per dire Persona che vuol  fare tutti i negozi.
(1249) RIPIEGATE LE BANDIERE. Si noti quanti modi scherzosi abbiam noi per dir Morire.

"Il Malmantile racquistato" di Lorenzo Lippi (alias Perlone Zipoli), con gli argomenti di Antonio Malatesti; Firenze, G. Barbèra, editore, 1861)

(segue)

 
 
 
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