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« DrammaLi dolori in crescenza »

Madrigali per Laura Peperara

Madrigali per Laura Peperara

01. Da l’odorate spoglie

Da l’odorate spoglie
Sciogliete omai la mano
Che il mio volere e disvoler mi toglie;
E quell’arpa felice,
A cui non si disdice
Stringersi col bel petto
D’Amor fido ricetto,
Togliete e con l’usata leggiadrìa
Fatene udir «Cara la vita mia».

(Orsina Cavalletta)



02. Cara la vita mia

Cara la vita mia, egli è pur vero
Ch’altra fiamma d’amor non v’arse il petto
In tanto tempo sì turbato e fiero,
Poi che con gli occhi veggio
L’aria suave e ’l bel sereno volto,
E con l’orecchie ascolto
Tante care d’amor dolce parole
Che furno al mondo sole
Per adolcir d’ogni mio crudo aspetto.
E quel che bramai sempre e quel ch’i’ chieggio
Nelle mie braccia io godo e col gioire
Tempro l’aspra cagion del mio martire.



05. Poi che del vostro canto

Poi che del vostro canto,
Gentil Signora, vivo,
Fatemi gratia tanto
Che di quel mai non mi sia fatto nego.
Deh, cantate, vi prego,
Cantate in cortesia
«Cara la vita mia».


06. Aura soave di segreti accenti

Aura soave di segreti accenti,
Che penetrando per l’orecchie al core
Svegliasti là dove dormiva Amore,
Per te respiro e vivo
Da che nel petto mio
Spirasti tu d’Amor vital desìo.
Vissi di vita privo
Mentre amorosa cura in me fu spenta:
Hor vien che l’alma senta,
Virtù di quel tuo spirito gentile,
Felice vita oltre l’usato stile.

(Giovan Battista Guarini)



07. Stral pungente d’Amore

Stral pungente d’Amore
Di cui segno è ’l mio core,
Deh, fà ch’in me t’aventi
Per trarmi all’ultime hore,
O quel bel petto tenti
Sì duro a’ miei lamenti.



09. Ch’io non t’ami cor mio

Ch’io non t’ami, cor mio?
Ch’io non sia la tua vita, e tu la mia?
Che per novo desìo
E per nuova speranza i’ t’abbandoni?
Prima che questo sia,
Morte non mi perdoni,
Ché se tu se’ quel core onde la vita
M’è sì dolce e gradita,
D’ogni mio ben cagion, d’ogni desire,
Come posso lasciarti e non morire?

(Giovan Battista Guarini)



10. Cor mio deh non languire

Cor mio, deh non languire,
Ché fai teco languir l’anima mia;
Odi i caldi sospiri, a te gl’invia
La pietate e ’l desire.
Mira in questi d’amor languidi lumi
Come il duol mi consumi.
S’io ti potessi dar morend’aìta,
Morrei per darti vita.
Ma vivi, oimè, ch’ingiustamente more
Chi vivo tien nell’altrui petto il core,

(Giovan Battista Guarini)



11. O Primavera

O Primavera, gioventù de l’anno,
Bella madre di fiori,
D’erbe novelle e di novelli amori,
Tu ben, lasso, ritorni
Ma senza i cari giorni
De le speranze mie.
Tu ben sei quella
Ch’eri pur dianzi sì vezzosa e bella;
Ma non son io già quel ch’un tempo fui
Sì caro agli occhi altrui.

(Giovan Battista Guarini)



12. Deh vieni ormai

Deh vieni ormai, cor mio,
A l’usato soggiorno
Ché già sen vola a l’Occidente il giorno,
E la mia vita stanca
Non men che ’l giorno manca.
Vieni, consoli il mio cordoglio atroce
Quella beata voce,
E fìeno spirto al mio languir tue note
E freno al Sol c’ha già nel mar le rote.

(Ridolfo Arlotti?)




13. Aura che dolce spira

Aura che dolce spira
Da le rosate labbia di costei,
Di gran dolcezza sì m’impenna l’ale
Che oblìo d’esser mortale
E volo in ciel fra i Dei
Pascendo, i’ sento, il core
Di nettare dolcissimo d’Amore.



14. Non fonte o fiume od aura

Non fonte o fiume od aura
Odo in più dolce suon de la mia Laura;
Né ’n lauro o ’n pino o ’n mirto
Mormorar s’udì mai più dolce spirto.
O felice a cui spira,
E quel beato che per lei sospira!
Ché se gl’inspira il core,
Puote al cielo aspirar col suo valore.

(Torquato Tasso)



15. Se ’l sol guardo e le stelle

Se ’l sol guardo e le stelle,
Che son del cielo i lumi,
Non fan che lor bramand’io mi consumi.
Ma se le cose belle
Ch’ornan la terra io miro
Desiandole ogn’hor ardo e sospiro.
Così, se ’l canto udissi
De l’angeliche schiere
Non credo ch’io più gioia o più piacere
Di quel giammai sentissi
C’ho quando Laura ascolto
E miro il suo bel volto,
Dicendo: «In Paradiso
Non è più dolce canto e più bel viso».




16. Mentre l’argute

Mentre l’argute sue dolci parole
Guirina accorda col soave suono
Nascondi, Amor, la tua fiamma e l’ardore,
Ch’ella che ’l mar e i venti accender suole
Qual hor ad ascoltarla intenti sono
Non mirerà che tu le sia signore
Se la dolce armonia pur odi un poco
Che non t’avampi co’l tuo proprio foco.



17. Quel canto oimè

Quel canto oimè rapisce l’alma e ’l core
Sì dolcemente, Amore, che m’invita
Spesso a lasciar la vita
E par che mi conforte
A viver sempre in così dolce morte.



18. Cantan gli augei contenti

Cantan gli augei contenti
E fan dolci concenti i bei pastori
Fra piante erbette e fiori
Con la gioconda Clori, [e fan gli Orfei
Lieti col suono i Dei.]
Sol tu, Laura, alma sei così ritrosa
Che tua mano ingegnosa
Di farne udir non osa l’armonia
Dell’arpa ch’ognun tanto udir desìa.



?. Nel foco d’un bel lauro

Nel foco d’un bel lauro,
come unica fenice,
arsi gran tempo e fu l’ardor felice.
Hor ch’altri hanno ristauro
da la medesma fiamma,
in me a dramma a dramma
manca l’ardore e in tutto spento sia
perché amor non patisce compagnia.

(Ruggero Giovannelli)

Il Lauro secco. Libro primo de madrigali a cinque voci di diversi autori, pubblicato a Ferrara nel 1582 da Vittorio Baldini.
La raccolta è dedicata a Laura Peperara, dama di compagnia presso la corte estense della duchessa Margherita d’Este, già Gonzaga, in occasione delle sue nozze con il conte Annibale Turco. Figlia di Vincenzo Peperara, precettore della famiglia Gonzaga, Laura aveva ricevuto un’educazione perfettamente consona alla nuova vita di corte: aveva studiato musica con Jacques de Wert, cantava e suonava l’arpa. Arrivò a Ferrara nel 1580, l’anno successivo al matrimonio del duca d’Este, e subito cominciò ad esibirsi con Anna Guarini, suonatrice di liuto e figlia del più noto poeta Giovan Giovan Battista Guarini, e con la contessa Livia d’Arco, violista allieva di Luzzasco Luzzaschi. Il trio fu denominato Concerto delle dame Principalissime e raggiunse livelli eccellenti, le dame studiavano quotidianamente con Luzzasco Luzzaschi, organista e direttore di musica da camera di Alfonso II, con Ippolito Fiorini, liutista e maestro di cappella e con Jacques de Wert.
La musica secreta, così era chiamata a corte la musica del Concerto delle dame, godeva, nei testi poetici, della collaborazione di alcuni dei più importanti poeti del tempo, tra cui anche il padre di Anna, Giovan Battista Guarini. Il Concerto delle dame, con i suoi libri e i suoi strumenti musicali, scomparve con la morte di Alfonso II: il suo successore testamentario, il cugino Cesare d’Este, non fu riconosciuto dal Papa Clemente VIII, che incorporò il ducato di Ferrara allo Stato Pontificio.
La raccolta madrigalistica de Il Lauro secco simboleggia la donna che non ama più, quindi "crudele" agli occhi del poeta e perciò oggetto di sdegno. La raccolta comprende ben trentuno madrigali posti in musica da ventinove autori.

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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