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Della Casa 15: rime

Post n°1201 pubblicato il 17 Febbraio 2015 da valerio.sampieri
 

LXXI

Posso ripor l'adunca falce omai,
la negra insegna, e de le spoglie altera
trionfar di più eterna e di più vera
gloria che s'acquistassi in terra mai.

Cagion unqua non fu di tanti guai
Cesare in region barbara e fera,
com'io son stata al mondo inanzi sera,
oscurando del suo bel sole i rai.

Non mancava a mutar la gioia e 'l riso
di quello in maggior lacrime e dolore
altro che tôrgli il fior di castitade;

né si poteva ornare il Paradiso
di più ricco tesor né di maggiore
vittoria in questa e 'n la futura etade.

Le Rime secondo la stampa del 1558
Parnaso Italiano, Vol. 26, 1787, pag. 335



LXXII

Stolto mio core, ove sì lieto vai?
Al mio cibo soave.
Ma tosto a me, piangendo, tornerai.
Già non m'è il pianger grave.
Dunque di duol ti pasci?
Altr'esca Amor non have.
Che fia dunque il digiun, se 'l cibo è guai?
O falso empio signore,
che l'aspro tuo dolore
di gioia e di piacer circondi e fasci,
e lacrimoso cresci, e lieto nasci.

Le Rime secondo la stampa del 1558
Parnaso Italiano, Vol. 26, 1787, pag. 342



LXXIII

Grave d'aspre e rie cure, in voce mesta
scoprasi l'alma e di dolore accesa,
or che l'amata vista a me contesa
m'ingombra di temenza atra e funesta.

Perché a scampar nessun rimedio resta
fuor che madonna, mia miseria intesa,
prenda consiglio a mia giusta difesa,
tornando, onde a partir troppo fu presta:

ch'io di fé vera esempio, a strana vita
meno i miei giorni dispettosi e lassi,
pien d'amor, fuor di speme, in pianto e ira.

E sanar l'alta mia mortal ferita
ella de', che la fece, e lunge stassi,
e l'arco Amor pur a mio strazio tira.

Le Rime secondo la stampa del 1558
Parnaso Italiano, Vol. 26, 1787, pag. 343



LXXIV

Novo fattor di cose eterne e magne,
le prove ascolta or de la donna mia:
ov'ell'è non può star fortuna ria,
né là dove ragiona unqua si piagne.

E purch'un poco a mirar lei rimagne,
coi dolci lampi al sommo ben t'invia,
né dopo hai tema di trovar tra via
cosa, che mai da quel ti discompagne.

L'erba onde Glauco diventò beato,
e 'l cibo de la Greca alma e famosa,
produce e dona il suo riso giocondo;

sì ch'è ben degna, o mio corriero alato,
che la tua sacra man larga e pietosa
di quella bella imago adorni il mondo.

Le Rime secondo la stampa del 1558
Parnaso Italiano, Vol. 26, 1787, pag. 344



LXXV

Le braccia di pietà, ch'io veggio ancora
aperte sovra il tronco, ove salisti
a darmi eterna vita, e 'l ciel m'apristi
per vie spinose ed erte, anzi ch'io mora

porgimi, Signor mio, ch'io sento l'ora
de l'ultima partita, e i pensier tristi
avvicinarsi, e tua mercé racquisti
quest'alma il nido vero, onde uscì fora.

Squarciato è 'l vel, che tolse a gli occhi interni
e a questi il camin del porto vero
e li coprì di tenebre e di doglia.

Ne l'alma e ricca casa, u' sono eterni
gli alti tesori, or ch'è nudo e sincero,
la tua bontade il mio miglior accoglia.

Le Rime secondo la stampa del 1558
Parnaso Italiano, Vol. 26, 1787, pag. 350

 
 
 
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