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« Tito Speri di BresciaEr Diddittì »

Dottor Carlo Poma di Mantova

Riporto ancora un episodio da "I martiri di Belfiore: letture patriottiche per giovinetti italiani" di Francesca Zambusi Dal Lago, G. Franchini, Verona, 1900. Carlo Poma è oggi noto, tristemente direi, perché a lui è intitolata la Via nella quale, quasi 25 anni fa, fu consumato un delitto tuttora irrisolto. Carlo Poma fu un patriota e quella che segue è la sua storia.

Sulle ginocchia materne si formano gli eroi.

Carlo Poma, valente in medicina e chirurgia, sagrificato dagli Austriaci a Belfiore, nacque a Mantova l' anno 1823 il sette dicembre, e fu spento pure nel fatal sette dicembre del 1852.

Gli fu padre il giudice Leopoldo Poma, consigliere di Tribunale, uomo riverito per rettitudine, dottrina, e patriottici sentimenti. Sua madre fu la illustre Anna Filippini, donna di antica virtù, e di cui non saprebbesi se più ammirare l' altezza della mente o quella del cuore.

Morto di crudel morbo l' anno 1836 ai figli ancor teneri il genitore, ella si strinse più fortemente alla numerosa giovane famiglia, e con essa abbandonò il luogo natio, per recarsi in Pavia a compiervi l' educazione dei figli maschi. Ritornò a Mantova quando Carlo, il minore di tutti, aveva già côlta laurea in medicina e chirurgia.

Salito ben presto per il suo merito in alta fama, venne invitato a prestare la generosa opera sua nel patrio ospitale, quel santo albergo degli umani patimenti.

E tanto intelletto di amore egli vi pose, che dir solevasi, avere per i suoi malati il cuore di un padre e le viscere di una madre! Di ciò sia prova, che spento egli già da tanti anni, la sua memoria benedetta viene colà tramandata di bocca in bocca, e ai visitatori del pio luogo si mostrano con reverenza le stanze che esso occupava, i suoi libri e quanto ancora di lui parla al cuore degli infelici, che la sua carità sapea confortare!

Le azioni del medico Carlo Poma erano improntate di quell' ardore disinteressato, che distinguer deve i seguaci di quell' arte che più accosta l' uomo a Dio. E quando stanco delle fatiche del giorno, cercava riposo fra le pareti domestiche, divider soleva le brevi ore fra le amorose accoglienze della pia genitrice, e l' occuparsi in severi o più ameni studi. Profondo conoscitore delle scienze naturali, trasfonder sapeva ne' suoi giovani allievi, col sapere, lo zelo di giovare all' umanità sofferente, onorando in pari tempo la patria. Seguace del poetico genio materno era buon poeta come buon prosatore, e bene istrutto in varie lingue straniere.

Tutto ciò congiunto a un illibato carattere, lo faceva ricercato in ogni più culto ritrovo, e in lui posero ben presto fidanza i più atti patriotti italiani.

Eravamo al 1850, epoca delle cospirazioni per iscacciare d' Italia lo Straniero. Si formarono, come sopra dicemmo Comitati, e questi divisi in Circoli, ognuno de' quali presieduto da uno de' più forti nostri campioni.

Carlo Poma veniva a ciò destinato. Scopertasi la congiura e per la colpevole debolezza di alcuni anche il nome de' compromessi, si passò tosto agli arresti.

Era una notte buia, buia, e Carlo immerso in profondo sonno, sognava di rivedere la madre, che tornar doveva col nuovo giorno dalla campagna.

Fra il terrore della desolata famiglia, veniva strappato dalle braccia de' fratelli e condotto alle prigioni della Mainolda, da cui poscia al castello di S. Giorgio. E là rinchiuso in umida stanzaccia, dalle mura insudiciate, il soffitto a vôlta, ove la curva incominciava dal pavimento a fare di quell' antro un vero soggiorno di morte!

Soli arredi, un duro pagliericcio, due olle una per l' acqua, l' altra per le immondizie. A sei ore del mattino vi entravano due soldati con un secondino, slucchettavano la finestruola togliendone per pochi istanti le impannate. Il prigioniero, impedito dalle catene di sollevarsi da solo, si faceva da essi prestare aiuto, e correva a bevere da quell' abbaino qualche boccata d' aria, di cui sentiva irrefrenabile il bisogno. Sparite le guardie, rimaneva là solitario per ore e ore, a misurare il tempo che lo avvicinava all' eterno! …

La madre di Carlo, all' improvviso annunzio della carcerazione del figlio, non mandò pure un lamento, perchè le spie dei carnefici non si pascessero delle lagrime materne.

Nel segreto però della vedova stanza, schiacciata, i giorni e le notti, sotto un pensiero unico, desolante, non ebbe più momento di pace! … Dal suo cuore stillava sangue, ma ella trovava pur nondimeno parole di speranza per il suo prigioniero! E che non immaginava a confortarne la solitudine? …

Le quante sere, fratelli e amici passavano e ripassavano sotto le cupe vôlte di quel suo carcere, facendo penetrare alle sue orecchie le sospirose lor voci!

E beata più ancora quella relitta se ascoso fra le pieghe di qualche veste al prigioniero concessa, poteva fargli giungere un solo fiore! …

Era poi una festa per tanti cori, se per ingegnosi ritrovati del chimico carcerato, egli riusciva a imprimere su di una camicia riportata alla famiglia, i suoi confidenti caratteri, sfuggiti a profano sguardo. E queste preziose memorie, gelosamente custodite dall' amor de' parenti, con altre de' compagni sagrificati, sono ora glorioso retaggio di tutto un popolo!

Come onda incalzata dall' onda, pensieri e affetti del condannato si combattono entro il suo cuore, e ne fanno strazio. La terra e il cielo, il mortale e l' eterno, tutto a un punto gli si affaccia! …

Se a chi versa in pericolo della vita, pur confortato dalla speranza che mai non abbandona, è doloroso il morire, che non sarà mai di chi nella pienezza della vigoria, vede avvicinarsi ineluttabile l' ora suprema? E questa non confortata dal sorriso d' amici volti, ma fatta più cruda dal ceffo rude del carnefice! …

Quando tutti aspettavano la grazia sovrana, fatta sperare ai prigionieri politici, ecco piombare come folgore sentenza di morte su vile patibolo, a Carlo Poma e quattro compagni suoi. Invano nobili matrone si portano in Verona ai piedi di Radeschi, e ne tornano sconosolate!

Chè la settantenne madre del Poma, affranta più che dagli anni dai patimenti, nel più crudo di un rigido verno, vuole trascinarsi a Vienna ai piedi dell' augusta Regnante, che pur essa è madre, a implorare dalla sua intercessione la vita del figlio! …

Ahi, non sapeva la misera che i despoti non hanno un cuore!

Giunta a Trieste, le si ingiunge di rifar la sua via, e quando a Mantova ella ritorna … non trova più che un cadavere! …

E il derelitto figlio, ottenuto di rivedere i suoi cari, non vide fra essi la madre, ch' era in cima dei suoi pensieri, il sogno delle sue notti, il sospiro de' numerati suoi giorni! … Lei sempre chiamava, e benedicimi diceva, che io voglio morire di te degno!

Tu con l' esempio e col precetto mi inspirasti la religione del dovere, la carità per gl' infelici, l' amor del lavoro, e tutto il poco che io sono, a te sola lo debbo! Tu fosti sempre un libro aperto per i figli tuoi, che furono le sole tue gioie, e ahi me misero, che con la mia morte ne fo' il tuo martirio!

Perdono, o madre, chè se io volli far libera l' Italia a prezzo della mia vita, non macchiai le mie mani dell' altrui sangue, ma come meglio seppi, salvai da morte il mio stesso nemico!

Carlo, era di que' forti caratteri che col sagrificio di loro medesimi, cercavano educare il popolo alla virtù. Voleva la concordia degli animi, che sola dar poteva alle moltitudini quella forza morale, a cui nessun despota saprebbe resistere. Confidava sopratutto nel progredire dell' idea, che qual fiume giù giù scende, e a poco a poco s' ingrossa, finchè supera ogni argine, e tutto trascina nel vorticoso suo corso.

Rammentava i primi albòri di libertà, il 21, 31, 48. Vedeva gli antesignani del nostro politico risorgimento, andar carponi fra le tenebre, poi a capo chino e finalmente sollevare le fiere teste alle forche di Belfiore!

Da ciò intravedeva non lontana la libertà e l' unione d' Italia, sotto un Re italiano!

Tradotto, dopo la condanna, dal Castello di S. Giorgio al Confortatorio di S. Teresa, chiese di un amico sacerdote, che gli fosse a canto nel duro passo. A questo pietoso confidò tutto sè stesso, e l' ultimo bacio per la pia genitrice che andrebbe a precedere in paradiso!

Quel giorno e molti altri appresso, furon giorni di italiano lutto! I cittadini di Mantova, scontrandosi per via, si salutavano con un sospiro.

Un tristissimo caso rese più straziante il transito dei cinque, dal Confortatorio di S. Teresa a Belfiore. Fatalmente la casa dei Poma era posta in contrada larga, a cui il funebre corteo passar doveva vicino Da una finestra spalancata si udì un orribile grido: era di una sorella del Poma, a cui fino a quel giorno si era lasciato sperare nella grazia sovrana!

Alla nota voce, Carlo abbrividì, venne meno! … Ma un de' compagni gli susurrò all' orecchio che tutta Italia era a' suoi martiri intenta, e tornò nel martire la virtù sopita!

Nè più il commossero, il rullar de' tamburi, le stridule voci delle guardie, nè quella dell' auditore che sotto le forche rilesse la sentenza di morte.

Carlo Poma, fu dalla sorte destinato a essere l' ultima vittima, e così quest' anima pietosa agonizzò non una, ma cinque volte. Le sue estreme parole furono: Signore, vi raccomando la madre e la patria mia!

--E la madre? …

Il suo immenso cordoglio, compresso al di dentro, scavò più profondo un abisso in quel delicato suo cuore. Visse anni di una vita peggior che morte! Si strusse invano nell' ansia brama di portare lagrime e fiori sul cenere del figlio! Nel suo dolore senza speranza, invidiava alle molte madri, meno di lei sventurate, cui ogni giorno novello avvicinava all' istante di veder libero il prigioniero! …

Insopportabili le divennero que' luoghi testimonî delle sue gioie materne, e che echeggiare or parevano dei gemiti del figlio suo! Si ritrasse a vivere in un suo recinto, nel silenzio de' campi, ove sfogare lontana da umano sguardo la piena del materno dolore!

Il 15 giugno 1863, stanca dell' umano patire, volò al suo martire in cielo!

--Deh, che le inenarrabili angoscie di tante itale madri, non tornino infeconde a questa patria con tanto sangue redenta, e risollevando lo sguardo alle forche di Belfiore, duri virtuosa e forte, sotto lo scettro del magnanimo Re italiano, all' ombra della gran Croce Sabauda!

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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