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Il Bujaccaro Felice

Post n°446 pubblicato il 04 Settembre 2014 da valerio.sampieri
 

La Fiabba del Bujaccaro Felice

C'era una volta un Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, ma veniva soprannominato Cesare da chi si chiamava Augusto e veniva soprannominato Augusto da chi si chiamava Cesare, il che costituiva un bel casinaccio, perché se c'era almeno uno che si chiamasse Cesare o Augusto, non si capiva a chi ci si riferisse; quindi, essendo tutti bujaccari, andava a finire che tutti si crocchiavano come fabbri malesi (che una certa puzza ce l'hanno, in quanto i cinesi non sono poi lontanissimi) e si corcavano di botte, gonfiandosi come zampogne della Mauritania che, sebbene sia posta un bel po' più a Nord, è comunque equiparabile allo Simbabue e perciò i suoi abitanti sono costretti a mangiare sabajone e, dato che lì non ci sono galline, si spiega perché in Mauritania muoiano di fame.
Se, peraltro, insieme con il Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, ma veniva soprannominato Cesare da chi si chiamava Augusto e veniva soprannominato Augusto da chi si chiamava Cesare, non c'erano altre persone che si chiamassero Cesare od Augusto, nessuno lo chiamva o soprannominava in alcun modo, con il che lui diventava triste ed andava a finire che tutti si crocchiavano come fabbri malesi (che una certa puzza ce l'hanno in quanto i cinesi non sono poi lontanissimi) e si corcavano di botte, gonfiandosi come zampogne della Mauritania.
Tutto ciò sembra atto a spiegare perché il Bujaccaro Felice si chiamasse Orazio e fosse molto infelice perché, in ogni occasione, lui veniva costantemente ed infallibilmente  corcato di botte e gonfiato come una zampogna più degli altri.
Un giorno il Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, incontrò una bella bambina con gli occhi cerulei -che non so che cacchio di colore sia, ma suona bene- che era un po' cecatina e che con questa fiabba non c'entra una mazza e lei gli schitazzò sulle scarpe, dicendogli "Zozzo Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, puzzi come un caprone cinese della Papuasia del Nord Alsaziana e mi fai schifo, perciò ti schitazzo sulle scarpe, perché sono educata e non dico parolacce".
Il Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, ci restò molto male perché lui era uno schifoso morto di fame e non aveva le scarpe, perciò la bella bambina con gli occhi cerulei -che non so che cacchio di colore sia, ma suona bene- che era un po' cecatina e che con questa fiabba non c'entra una mazza, proprio perché cecatina, gli aveva schitazzato sui piedi nudi. Ciò rese molto infelice il Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, al quale la schitazzata della bella  bambina con gli occhi cerulei -che non so che cacchio di colore sia, ma suona bene- che era un po' cecatina e che con questa fiabba non c'entra una mazza sembrò costituire l'onta di una lavata di piedi. e dal momento che il Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, era uno zozzone di tre cotte, la schitazzata sui piedi lo fece molto arrabbiare e si avventò contro la bella bambina con gli occhi cerulei -che non so che cacchio di colore sia, ma suona bene- che era un po' cecatina e che con questa fiabba non c'entra una mazza e, dal momento che in giro non c'era alcuno che si chiamasse Cesare od Augusto, fu costretto a corcarsi di botte da solo, gonfiandosi come una zampogna. E tutto ciò lo rese molto infelice, mentre la bella bambina con gli occhi cerulei -che non so che cacchio di colore sia, ma suona bene- che era un po' cecatina e che con questa fiabba non c'entra una mazza lasciava la scena di questa fiabba, andando a schiantarsi contro la porta di uscita da questa fiabba, ovviamente dopo essere passata nella cucina del locale del Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, tanto per sfraganarsi un po' contro i pensili chiusi a chiave.
Il Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, avrebbe dovuto essere felice di aver, per la prima volta in vita sua, corcato di botte qualcuno, gonfiandolo come una zampogna, ma dato che aveva crocchiato come un fabbro malese se stesso, era molto infelice. Era un pessimista nato e, come tutti i pessimisti nati, era sempre incontentabile.
Cammina, cammina, cammina, giunse al locale del Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, una colonia di lombrichi dell'Antartide Alsaziano del Nord di Sotto, località più o meno equiparabile allo Simbabue, dove mangiano sabajone fatto con uova di rospo cinese putrefatto perché sono un po' più ricchi che in Mauritania. Questa colonia di lombrichi era particolarmente puzzolente perché, nel viaggio verso il locale del Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, si era imbattuta in un Tremilasettecenticinquantapiedi (che non è una bestiaccia schifosa, ma una comitiva di di 1.875 cinesi senza scarponi, che sono perciò ancora più puzzolenti di 1.875 cinesi con gli scarponi) che passava a circa 30 mila chilimetri di distanza, ma dato che la puzza di 1.875 cinesi senza scarponi si propaga a velocità supersonica, la colonia di lombrichi dell'Antartide Alsaziano del Nord di Sotto, località più o meno equiparabile allo Simbabue, puzzava in maniera pazzesca.
Il locale del Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, era ubicato in una discarica a cielo aperto, perché altrimenti lui non lo avrebbe ritenuto sufficientemente zozzo. Per questo lui era infelice. Anzi, lui, per renderlo ancora più zozzo e quindi per cercare di essere meno infelice, era arrivato al punto di acquistare monnezza proveniente dal Kazakistan Alsaziano del Sud di Sotto -monnezza particolarmente puzzolente, perché veniva indefessamente prodotta da una colonia di cinesi colà di stanza-, pagando fior di quattrini. Ed anche per questo, oltre che infelice, era anche un morto di fame perché buttava i soldi che non aveva in acquisto di monnezza puzzolente.
Tatatàaaaaaaannnnn !!! Colpo di scena !!!!!!!
Anche i nostri assidui lettori -che non esistono più- sono arrivati a capire che il Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, era un completo idiota, come tutti i personaggi delle nostre fiabbe, ad eccezione della bella bambina con gli occhi cerulei -che non so che cacchio di colore sia, ma suona bene-  che era un po' cecatina e che con questa fiabba non c'entra una mazza, perché la conosco e so che, se glielo dico, lei mi corca di botte gonfiandomi come una zampogna perché lei è una specie di energumeno forte come un toro seduto dell'Uzbekistan della regione degli Apaches e, soprattutto, perché altrimenti mi schitazza sui piedi dicendomi: "Fottutissimo Er Fiabbatote, sei uno schifosissimo zozzone e quindi ti schitazzo addosso perché sono educata e non dico parolacce, 'sto vammoriammazzato che sei!"
Perciò, visto che il Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, era in realtà molto infelice, a Er Fiabbatore è venuto in mente un ingegnoso strataggemma per portare al parossismo la tensione narrativa della fiabba!
Tatatàaaaaaaannnnn !!! Colpo di scena !!!!!!!
Contrariamente a tutte le altre fiabbe de Er Fiabbatore, questa fiabba avrà un lieto fine!!!!!
Il Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, schiattò di botto, stroncato dal tanfo insopportabile ed insopprimibile della colonia di lombrichi dell'Antartide Alsaziano del Nord di Sotto, località più o meno equiparabile allo Simbabue, dove mangiano sabajone fatto con uova di rospo cinese putrefatto perché sono un po' più ricchi che in Mauritania!!! Vista l'inutilità di una consimile schifosissima esistenza, la sua morte non può che costituire un degno lieto fine per questa schifosissima fetenzìa di fiabba.
Tatatàaaaaaaannnnn !!! Colpo di scena !!!!!!!
Ahahahahahahah ... i lieto fine sono due!!!!
Cammina, cammina, cammina, ripassò di là la bella bambina con gli occhi cerulei -che non so che cacchio di colore sia, ma suona bene- che era un po' cecatina e che con questa fiabba non c'entra una mazza, ma sta sempre in mezzo alle scatole quasi in ogni fiabba al solo fine di schiantarsi contro porte e pensili da cucina, rigorosamente chiusi a chiave, o per scaraponarsi da alberi o tentare di autoaccopparsi in ogni modo possibile ed immaginabile, che, vista esanime al suolo la carogna del Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, si incacchiò come una bestia, perché non poteva schitazzargli sulle scarpe che non aveva. Cioè, in teoria avrebbe anche potuto farlo, ma dato che la carogna del Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, era già schiattata, la bella bambina con gli occhi cerulei -che non so che cacchio di colore sia, ma suona bene- ecceccecc non ci avrebbe trovato gusto a schitazzarlo.
Perciò la bella bambina con gli occhi cerulei -che non so che cacchio di colore sia, ma suona bene- ecceccecc apostrofò la carogna con queste parole: "Schifosissima carogna putrescente di un vammoriammazzato che non sei altro, hai preferito schiattare pur di farmi dispetto e non farti schitazzare sulle scarpe che non hai! Perciò prima ti amputo i mignolini e gli zozzissimi alluci dei tuoi fottutissimi piedacci lerci, poi li faccio mangiare da una colonia di puzzolentissimi cinesi e ti faccio schitazzare da loro! E ti parlo così perché sono una bella bambina dagli occhi cerulei molto educata e non dico parolacce!".
E, detto fatto, la bella bambina con gli occhi cerulei -che non so che cacchio di colore sia, ma suona bene- che era un po' cecatina e che con questa fiabba non c'entra una mazza, ma sta sempre in mezzo alle scatole quasi in ogni fiabba al solo fine di schiantarsi contro porte e pensili da cucina, rigorosamente chiusi a chiave, o per scaraponarsi da alberi o tentare di autoaccopparsi in ogni modo possibile ed immaginabile, anzitutto si andò a schiantare contro la porta liofilizzata che portava sempre appresso, qualora non trovasse porte contro le quali schiantarsi (la porta liofilizzata, naturalmente, la faceva diventare solida schitazzandoci sopra), poi contro il pensile da cucina gonfiabile, rigorosamente chiuso a chiave, che portava sempre con sé dentro la sua sporta, nell'ipotesi che non trovasse pensili da cucina rigorosamente chiusi a chiave contro cui sfraganarsi, infine si scaraponò dall'albero bonsai che portava in saccoccia per ogni evenienza e, da ultimo, mise in opera il suo proposito.
Ma la bella bambina con gli occhi cerulei -che non so che cacchio di colore sia, ma suona bene-che era un po' cecatina e che con questa fiabba non c'entra una mazza, ma sta sempre in mezzo alle scatole quasi in ogni fiabba al solo fine di schiantarsi contro porte e pensili da cucina, rigorosamente chiusi a chiave, o per scaraponarsi da alberi o tentare di autoaccopparsi in ogni modo possibile ed immaginabile era una furbacchiona di quattro cotte !!!! Infatti, per non essere assassinata dal tanfo della colonia di cinesi che doveva schitazzare sulla carogna del Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, lei si portava nell'altra saccoccia una fialetta di essenza di acqua di colonia di suino che le faceva perdere i sensi onde, trattenendo il respiro, i miasmi della colonia cinese non la accoppasse sul colpo!
E fu così che la bella bambina con gli occhi cerulei -che non so che cacchio di colore sia, ma suona bene- che era un po' cecatina e che con questa fiabba non c'entra una mazza, ma sta sempre in mezzo alle scatole quasi in ogni fiabba al solo fine di schiantarsi contro porte e pensili da cucina, rigorosamente chiusi a chiave, o per scaraponarsi da alberi o tentare di autoaccopparsi in ogni modo possibile ed immaginabile e che era una furbacchiona di quattro cotte gliela mise nel secchio alla carogna del Bujaccaro Felice, che però si chiamava Orazio, e, una volta rinvenuta, incontrò uno Zelloso Camminatore che casualmente non si trovava a passare in Papuasia, si innamorò di lui e lui di lei. E così i due si amarono senza sosta per secoli e secoli, come ricci caucasici, finendo sul lastrico in quanto, non essendoci la sosta, si beccavano quintalate di contravvenzioni per parcheggio in doppia fila. In definitiva, erano due completi idioti, come ormai appare ben risaputo.
E la Fiabba finisce qui, fortunatamente.
La morale della fiabba è: i cinesi puzzano.

Er Fiabbatore

 
 
 
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Data di creazione: 26/04/2008
 

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