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Incubo

Post n°269 pubblicato il 11 Ottobre 2010 da Nuta
 

L'articolo 1 della Costituzione italiana dice che la nostra è "una Repubblica fondata sul lavoro".
Le evoluzioni degli ultimi anni, però, ci hanno portato ad una situazione ben diversa: le aziende hanno perso il concetto di utilità sociale applicata ai lavoratori, hanno iniziato a pensare alla riduzione dei costi e hanno messo mano anche là dove si credeva che non si potesse.
Il lavoro esterno costava meno, quindi si è incominciato ad appaltare tutto, anziché assumere personale.
Quando poi ci si è preso gusto, il personale interno si è cercato di farlo fuori.
Poi si è visto che il lavoro poteva essere fatto in un Paese dove la manodopera costa meno e si è trasferita tutta o parte dell'attività in quel Paese.
Qualunque cosa è stata vista e rivista sotto un'unica lente: risparmiare, tagliare, ottimizzare.
Il lavoratore dipendente, oggi, è diventato una rarità, comunque un qualcosa che sta avviandosi all'estinzione.
Di questo cambiamento, però, sembra che non se ne sia accorto nessuno: i sindacati continuano a portare avanti le loro "battaglie" in difesa dei lavoratori ufficialmente riconosciuti come tali, senza che a nessuno venga in mente che il lavoratore dipendente oggi, regolarmente impiegato a tempo indeterminato e con in mano i diritti che sono stati conquistati nel tempo, è ormai una categoria di élite.
I governi, invece, peggio: nessuna manovra, nessuna politica che affrontasse questa emorragia di entrate fiscali, visto che è risaputo che la fetta di gran lunga più grande di queste proviene dal lavoro dipendente, cioè da quella categoria di persone tassate alla fonte.
I risultati sono che il debito pubblico sta esplodendo fino al fallimento ormai imminente (o al default, come si dice in gergo tecnico) e che il mercato del lavoro si è ridotto ad una giungla in cui l'offerta è ridicola e la domanda mastodontica.
Ciò porta le persone a prostituirsi pur di ottenere uno straccio di lavoro (mai in bianco e mai a tempo indeterminato), con paghe da fame e senza un minimo di prospettiva.
In tutto questo, poi, le aziende non ci hanno guadagnato NULLA, anzi è stata la loro disgrazia.
E' chiaro che la strategia di lungo periodo è stata messa da una parte, volendo premiare i tatticismi di breve durata, col risultato di ritrovarsi in questa situazione.
La cosa più insopportabile è l'immobilismo istituzionale di chi non vuole accorgersi o far accorgere che lo scenario attuale è totalmente diverso da com'era un tempo e che non è più possibile discutere di diritti dei lavoratori, quando quei pochi rimasti (per poco) sono attualmente da considerarsi dei privilegiati (io sono uno di quelli).
Che senso ha per esempio oggi il CCNL?
Chi ha il coraggio di portare avanti idee rivoluzionarie ma semplici, benché impopolari, cercando di riscrivere regole che possano essere considerate accettabili in una situazione come quella di oggi?
La tentazione è quella di togliere tutte le istituzioni, inadatte, inefficienti, negative.
La cosa giusta, però, ammesso di essere ancora in tempo, è cercare di trovare guidatori impavidi che gestiscano le difficoltà attuali, a livello statale e sindacale.
Il timore è che il popolo, ormai, non sia più in grado di farsi guidare da nessuno, tanto meno da chi ha qualcosa che pare universalmente perduto: il cervello.

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Commenti al Post:
Nuta
Nuta il 15/10/10 alle 22:19 via WEB
sono d'accordo sul pagare meno pagare tutti, perfettamente d'accordo. Credo però che non sia sufficiente: la moralità è a un livello tale che potrebbe non scattare la molla di pagare visto che si paga poco. Anche quel poco, in questo sistema anarcoide, potrebbe essere risparmiato. Quindi è vero, ma sono convinto che l'Italia abbia bisogno anche e soprattutto di una "sistemata" che travalichi il puro campo economico e scenda in quello più spicciolo e più individuale del rispetto civico, delle regole condivise. Dovremmo riacquistare la fiducia, la fiducia nella gente, in coloro che dividono la fetta delle tasse con noi. La cassa comune, appunto, è comune. Oggi non ci sono assolutamente i presupposti per far sì che tutti contribuiscano serenamente, dato che manca la fiducia negli altri. L'Italia in realtà non esiste e temo non sia mai esistita. Le cose che scrivi sono perlopiù condivisibili, ma lo sono come lo sarebbero state 10, 20, 30 anni fa. Sono cose condivisibili a prescindere, ma non centrano a parer mio il problema che stiamo vivendo adesso, da una ventina d'anni a questa parte. Sulla globalizzazione invece non sono molto d'accordo con te: magari le perdite dei privilegi dell'Occidente si trasformassero in una maggior equità mondiale! Quando troviamo qua in Toscana, per esempio, miriadi di cinesi disperati che vivono in condizioni igieniche raccapriccianti, che vivono senza vivere e lavorano 20 ore al giorno per produrre senza pagare tasse oggetti che hanno ovviamente prezzi molto più bassi di quelli di mercato, ci dobbiamo ricordare che il loro Paese di appartenenza non è uno dei paesi del terzo mondo che sta rialzando la testa, ma probabilmente la potenza mondiale numero uno, tale che si è comprata mezza Africa (loro sì che sono poveri e sempre di più). Allargando lo sguardo, il Mondo non funziona, Adam... le leggi economiche son tutte belle, ma nella pratica sono puntualmente disattese. E forse non è il terreno giusto quello delle "dispute ideologiche"
(Rispondi)
 
adamsmith76
adamsmith76 il 15/10/10 alle 22:49 via WEB
Sull’Italia e gli italiani tutto sommato la penso come te. In effetti il mio commento andrebbe bene per qualche altro paese piuttosto che per il nostro. Anche mettessero tasse al livello prossimo allo zero probabilmente molti di quelli che non pagano oggi non pagherebbero nemmeno domani. Probabilmente è così. Sulla globalizzazione la pensiamo diversamente però lasciami fare una puntualizzazione. Non ho mai detto che tutto va bene, anzi ho premesso che “loro” partono da zero; altro che diritti, non avevano nemmeno da mangiare, soprattutto in Cina. Il processo di globalizzazione è appena cominciato e prima che si raggiunga un certo equilibrio ci vorrà del tempo. Poi quello che riteniamo “giusto” noi non è detto che valga per tutti. Di sicuro la Cina sta diventando una grande potenza perché produce più di noi; nemmeno io trovo giusto che lavorino 20 ore però non puoi imporre al mondo intero che tutti lavorino con la nostra scarsissima produttività! Il mercato che non è stato inventato dai liberisti selvaggi ma che è sempre esistito e sempre esisterà si regge sulla concorrenza così come i mercatini che si trovano in tutta la città. Per quanto riguarda la presenza cinese in Africa i dati ufficiali dimostrano che laddove sono intervenuti i cinesi le condizioni di quei paesi sono migliorate; questi paesi crescono più degli altri ed i cinesi ormai godono sempre di più della fiducia degli africani ( basta consultare i sondaggi). Sono pronto a fornirti alcuni dati, senza alcun problema. Sulle leggi economiche non capisco a cosa ti riferisci; di sicuro i danni maggiori li fanno gli Stati ed il loro interventismo. Basta vedere quello che sta combinando l’amministrazione Obama. Se a questo ti riferisci sono d’accordo con te. Le “leggi economiche” create deliberatamente dagli uomini ed imposte a tutti mediante un modello sociale prestabilito sono tutte miseramente fallite. Solo il mercato genera ricchezza e libertà. Non c’è libertà senza libero mercato e libero mercato senza libertà.
(Rispondi)
 
 
Nuta
Nuta il 16/10/10 alle 12:17 via WEB
vorrei tanto avere il tuo ottimismo! Se credessi anch'io che esiste un sistema capace di togliere tanti problemi mi batterei anima e corpo per quello. Mi fai quasi invidia, nel senso che io non riesco a trovare nulla in questo momento a cui appigliarmi. Tanto per esser chiari, io non riesco nemmeno a dirti, per esempio, che ciò in cui credi te è sbagliato, perché mi mancherebbe la seconda parte della frase, quella in cui dire "MA INVECE...". Allora diciamo così: se il mondo di oggi avesse magicamente la possibilità di fare un reset come fosse un computer, ripartisse tutto da zero, si rimettessero in pista le cose che stiamo già irrimediabilmente distruggendo (parlo dell'ecosistema in generale), se insomma dovessimo parlare non già dei problemi che stanno in cima a una montagna alta diversi chilometri, tutta piena di altri problemi, ma dovessimo parlare dei problemi "di base", allora in quel caso il dialogo sarebbe davvero interessante. Sarebbe possibile porlo sul piano teorico e ideologico. Allora sarebbero bellissime le nostre litigate, perché io non potrei mai accettare in senso "religioso" un dogma come il liberismo, oppure il "socialismo", o quello che te chiami l'"interventismo alla Obama". Per me non esiste mai una ricetta perfetta, ne sono sempre più convinto, e tanto meno esiste nel disastrato mondo in cui vivamo adesso. Sono convinto che la verità è raggiungibile attraverso strade tortuose e complesse, di fatto è irraggiungibile, ma anche ci si riuscisse (cosa impossibile), una volta raggiunta sarebbe di nuovo da costruire, perché il tempo trascorso ne richiede una nuova, e così via...
(Rispondi)
 
 
 
adamsmith76
adamsmith76 il 17/10/10 alle 21:34 via WEB
Ma il liberismo non si fonda su alcun dogma che non sia il diritto naturale. Nessuno mai lo ha stabilito a tavolino. Cosa diversa dal socialismo invece dove si presuppone la creazione di un sistema. I sistemi vengono controllati, i processi spontanei come il mercato no. Ecco perchè solo per il libero mercato si può parlare di libertà ( a meno che per libertà non si intenda una libertà "controllata"). Per rispondere al tuo commento quindi io non credo ai sistemi che possono riferirsi alle persone, nè tantomeno alle "costruzioni" di alcuna società. Non sono ottimista ma realista; in nessun periodo storico precedente l'umanità è stata meglio di adesso. Ci sono ancora tantissimi problemi il primo dei quali è il miliardo di persone che rischiano di morire di fame ma tutto lascia pensare che si ridurrà ulteriormente. A meno che non "intervengono" gli Stati... Felice serata, Sandro:))
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
Nuta
Nuta il 12/11/10 alle 22:03 via WEB
ciao Adam! Pensa come sono rintronato, ti rispondo dopo quasi un mese...! Non sono d'accordo con te sul liberismo, ma mi fa piacere che ci sia un confronto civile su idee diverse, cosa sempre più difficile in questo momento nel nostro mondo di intolleranza. Non sono poi d'accordo con te neanche sul fatto che l'umanità stia così bene e qui ti espongo anche le due ragioni principali (secondo me!): intanto dobbiamo distinguere fra "benessere economico" e "felicità" individuale. Sono convinto che l'uomo sia profondamente infelice, come forse non lo era mai stato. In più c'è un'altra questione da non trascurare: il "progresso" ha sì portato grandi benefici, ma ci ha fatti scivolare verso una china pericolosissima, quella dell'autodistruzione, a cui l'umanità non è mai stata così vicina come nella seconda parte del secolo scorso, in piena guerra fredda. E tutt'oggi potremmo essere alla vigilia di un nuovo periodo di terrore nucleare. Ho sempre pensato che la conoscenza della possibilità di autodistruggersi non consenta più all'uomo di sfuggire a ciò che ha scoperto. E basterebbe questo come motivo per sponsorizzare un controllo statale più imponente possibile...
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