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LE PROMESSE MANCATE - JOSHUA REDMAN TRIOS

Post n°3611 pubblicato il 02 Agosto 2014 da pierrde

Indubbiamente Redman si conferma un sassofonista molto talentuoso, dalla tecnica invidiabile e dal sound ricco e pastoso, ma che si coniuga con una esposizione a volte calligrafica, priva di calore, troppo proiettata al virtuosismo, ma che non riesce ad esprimere un briciolo di emozione.

In questa occasione il trio sembra appiattirsi un pò troppo su altri famosi trii per sax "pianoless", in particolare quello di Sonny Rollins, ma anche quello di Joe Henderson, senza riuscire a mostrare una propria linea veramente originale. Per tutto l'album Redman si mantiene sempre in bilico tra pulsioni hard-bop e velleità free, ma senza mai prendere una posizione netta e convincente, con il risultato di proporre un ibrido che non sa nè di carne nè di pesce.

Seppur sostenuto da una ritmica sempre eccellente, solo raramente riesce ad esprimere un reale ed efficace interplay di gruppo, riuscendo in questi casi a produrre momenti anche scoppiettanti; piuttosto sembra sempre concentrato a mostrare il proprio virtuosismo, mettendo in scena una specie di bulimia musicale, che si esprime con un eccesso di note, con assoli spesso più lunghi del necessario, con inutili ricerche di effetti e con un eccesso di "citazionismo", che può sembrare interessante all'inizio, ma che se esagerato, sembra solo fine a se stesso.

(...)è un risultato non accettabile per un musicista della qualità e dal talento di Redman, da cui ci aspettiamo sempre quello scatto in avanti che invece tarda ad arrivare. Considerando che questo parziale passo falso segue un altro album deludente come Walking Shadows, il timore è che con il trascorrere degli anni il passaggio da eterna promessa a grande protagonista diventi sempre più complicato.

Leggi l'intera recensione su: 

http://www.traccedijazz.it/index.php/recensioni/26-recensioni-discografiche/587-le-promesse-mancate-di-joshua-redman

Un giudizio indubbiamente severo quello di Elfio Nicolosi, ma che mi trova sostanzialmente in sintonia.

Redman comunque è uno dei musicisti della "generazione di mezzo" più interessanti e dotati, ma, giusto per restare in famiglia, ancora deve crescere molto per raggiungere la poetica e l'espressività sullo strumento che aveva suo padre, Dewey Redman.

Rimane il dato di fatto che l'interrogativo espresso da Elfio sulle promesse non mantenute si può estendere a molti altri protagonisti odierni, italiani compresi. E' un dato evidente, ci sono decine di ottimi musicisti ma nessun caposcuola, perlomeno delle qualità dei grandi nomi che nel passato hanno fatto la storia.

Naturalmente si può estendere l'analisi (stringatissima per ovvi motivi) ad altri "campi" della musica contemporanea: la classica, la lirica, il rock con le sue mille sfaccettature vivono lo stesso momento di stasi creativa.  

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 02/08/14 alle 23:12 via WEB
Credo, invece, che questo sia un momento straordinario di creatività, per quanto manchino i Messia e persino i capiscuola e i pastori del gregge (chissà da dove ci viene questo perenne desiderio di leadership altrui). Il processo di globalizzazione, che sicuramente ha anche causato gravi inconvenienti, ha permesso un dialogo fra culture anche distantissime (e un tempo sfruttate, ignorate, oscurate, colonizzate, schiavizzate), dando vita non solo a nuovi sincretismi ma anche a generazioni di interpreti che, forse per la ricchezza "mista" del proprio background, non è in grado di rappresentare integralmente una "tradizione", ma sa attingere a più fonti per creare una tradizione futuribile. E' vero, questo segna la definitiva fine del predominio culturale europeo (deceduto fra la Notte dei Cristalli e la Shoa) ma... forse era ora. Stasi creativa? No, non direi proprio, anzi. Piuttosto, un radicale, esteso, progressivo, sconvolgente cambio della guardia dai contorni ancora prevedibilmente indistinti. In queste tristi, provinciali, estreme propaggini dell'impero ci aggrappiamo a icone e fallaci velleità che altrove sono già decedute senza che neanche ce ne accorgessimo. E per questo non disponiamo neanche di adeguati parametri di giudizio, ci basiamo su illusorie scale di valori nella presunzione che l'ordine regni sempre e comunque a Varsavia. Ci permettiamo così di somministrare giudizi sommari che sono basati su speranzosi quanto inani "wishful thinking".
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 02/08/14 alle 23:13 via WEB
Correggo: "non sono in grado"
 
 
pierrde
pierrde il 03/08/14 alle 11:10 via WEB
Una massima molto citata di Mao diceva: “grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”. La prendo in prestito per cercare di circoscrivere in una battuta la situazione della creatività artistica attuale, in particolare nell'ambito della musica afro-americana. L'angolazione di vedute di Gianni è sempre originale e profonda, spesso induce a riconsiderare o ripensare idee acquisite e date per scontate. L'interrogativo sulla mancanza di una figura leader, in controtendenza rispetto alla storia passata, non è nuovo ed è anche un pò stantio. Rimane inconscio e periodicamente affiora il desiderio di molti appassionati di identificare e identificarsi in nuovi soggetti forti, portatori di nuove idee e valori. Cosi' spesso si finisce per riporre eccessivi carichi di aspettative su musicisti impegnati nel consolidare e perseguire la propria crescita e non a proiettare i desideri altrui. Nemmeno questo è nuovo, ed è poi il tempo a ristabilire le giuste coordinate e ridefinire i valori corretti.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
LC il 03/08/14 alle 11:36 via WEB
Roberto, è almeno dal 1967 – ovvero dalla morte di Coltrane – che il jazz non ha più un líder máximo (o come lo vuoi chiamare). E non mi sembra che in questi 47 anni sia stato agonizzante o, peggio, sia defunto come a intervalli regolari si continua a sostenere. Come ha ben indicato Gianni, sono mutate le prospettive e, soprattutto, sono cambiate le forze in campo (proprio come ai Mondiali di calcio, dove adesso il Costarica può farti male sul serio mentre cinquant'anni fa gliene avresti rifilati dieci). Credo che cercare sempre di identificarsi con qualcosa o qualcuno sia diventato molto velleitario e, soprattutto, inutile in questo periodo artistico. Si vive molto meglio, garantisco, prendendo le cose "at face value" e non aspettandosi niente da nessuno (il che non significa comunque buttare giù tutto senza la minima discriminante). Stare lì ad aspettare il messia è una disposizione d'animo che, sinceramente, non vedo molto bene:-)
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 03/08/14 alle 15:00 via WEB
si vive molto meglio senza speranze e prendendo il buono che viene senza dargli prospettive, per carità. è un atteggiamento postmoderno che funziona ma che genera poco calore e poca fidelizzazione. se c'è ancora qualcuno che aspetta un messia non vedo perchè disilluderlo. E bisognerebbe anche chiederci il perchè della sparizione dei messia. Perchè è verissimo che i vari Costarica possono riservare tante sorprese, ma questo non nasconde il fatto che esistono anche i Messi ed i Ronaldo (che avranno anche fatto schifo al mondiale, ma che sono sicuramente la cosa più vicina ai messia che il calcio conosca).
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Rodolfo Marotta il 03/08/14 alle 18:21 via WEB
Il jazz sono cinquant'anni che si ripette ripete ripete ripete e anche i jazzofili si ripetono ripetono ripetono ripetono. Intanto, però, la musica va avanti e ha sostanzialmente ragione Gianni M. Gualberto.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 03/08/14 alle 18:49 via WEB
ma siamo sicuri che Jarrett non sia un lìder màximo?
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
negrodeath il 04/08/14 alle 10:41 via WEB
Non dico niente su Redman, lo conosco poco e questo disco non l'ho sentito, ma sul discorso in generale anch'io sono d'accordo con GMG. Siamo tutt'altro che in un periodo di stasi, anzi, ci sono mille mila terreni fertili. Non ci sono grandi figure di spicco conosciute da tutti e su cui dividersi in pro/contro? Beh, chi se ne frega...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 04/08/14 alle 11:11 via WEB
ci sono mille terreni fertili, che spesso sviluppano delle forze centrifughe che non si sa dove porteranno. forse è per questo che non ci sono leader riconosciuti: perchè dei leader ricompatterebbero le fila e spingerebbero in una sola direzione.
 
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