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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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SLEEPER

Post n°2335 pubblicato il 23 Luglio 2012 da pierrde

Ha dormito per oltre trent'anni, negando alle nostre orecchie un'intesa sonora incredibile e unica. Ma forse e' stato meglio cosi'. Perche' adesso, tirato fuori dalla cantina dopo un lungo invecchiamento, "Sleeper", l'ultimo doppio album live di Ecm con Keith Jarrett e Jan Garbarek ci ricorda cosa e' un quartetto, come funziona la sintonia tra gli strumentisti, e da dove arriva l'energia di un concerto dal vivo.

Proprio mentre in In Italia il pianista torna con una nuova tournee'. Registrato il 16 aprile del 1979 a Tokyo, "Sleeper" appartiene alla ristretta discografia di quel gruppo che passo' alla storia della musica con il nome di "Belonging", dl primo album, oppure con quello di "Quartetto europeo" di Keith Jarrett.

Accanto a Jarrett e Garbarek si muovevano Palle Danielsson al basso e Jon Christensen alla batteria e percussioni. Prima di "Sleeper" e dopo "Belonging" ci sono stati "My Song" (1977), "Nude Ants" (1979), e "Personal Mountains" (registrato nel 1979, ma pubblicato dieci anni dopo).

Nel doppio cd pubblicato oggi sono finite composizioni come "Personal Mountains", "Innocence", "So Tender", "Oasis", "Chant of the Soil", "Prism" and "New Dance", scritte appositamente perche' potesero essere suonate da un ensemble che Ian Carr, biografo di Jarrett, defini' di "straordinaria influenza" per la musica contemporanea e a venire. "Io stesso", ha avuto modo di dire Jarrett al tempo, "nel ruolo di cosiddetta guida, vorrei spesso mescolarmi agli altri musicisti e questa situazione lo permette perche' nessuno vuole prevalere sugli altri".

Energia, improvvisazioni e scambi eccezionali, passaggi lirici di selvaggia bellezza. Perfetta ma misteriosa l'intesa tra Garbarek e Jarrett, Danielsson e Christensen forniscono una base ritmica deliziosa e vivace. "Fu per me", racconto' Garbarek qualche anno fa, "un periodo cruciale, nel quale lavorai, giovane e con poca esperienza, a stretto contatto con qualcuno musicalmente molto avanti come Keith. Sentivo che stavo traendone gran profitto. Il suo tocco, il ritmo sempre presente, le sorprendenti svolte melodiche, l'abilita' di suonare il piano in un modo unico, semplice e complesso al tempo stesso. Quello che resta nella mia memoria e' il modo di suonare all'unisono, un senso di appartenenza".

Belonging, appunto. Il Quartetto cesso' di esistere dopo il tour in Giappone. "Quando", e' ancora Carr a parlare, "era al culmine della creativita'".

Keith Jarrett e' in tour in Italia con il trio insieme a Gary Peacock e Jack DeJohnette. Il 23 luglio sara' a Genova, il 25 a Torino, il 27 a Bari e il 29 all'Auditorium di Roma.

FONTE:(AGI) 

Sto ascoltando mentre scrivo il doppio album in oggetto. Le similitudini con Personal Mountains sono ovviamente molte, le registrazioni sono distanziate di pochi mesi ed il repertorio è più o meno lo stesso, ma l'energia ed il fuoco che pervadono questo Sleepers sono veramente degne di grande interesse. 

C'è un Jarrett giovane straripante per ispirazione e concentrazione, e la musica pur con alcune caratteristiche tipiche di quel tempo, è ancora fresca e spumeggiante a distanza di oltre trent'anni.

Certamente sembra una proposta più "giovane" rispetto ai forse troppi album con lo Standards Trio dove ogni tanto ci si adagia su una inevitabile routine pur se di alto livello. In Sleepers invece non c'è un attimo di pausa: la sorgente della creatività era in piena. Le melodie, bellissime, lasciano spazio ad assoli torrenziali e potenti. Ascoltate i ventotto minuti di Oasis (ben 10 minuti in più rispetto alla versione su Personal Mountains): onirici, lirici, magici, con Jarrett al flauto e alle percussioni, una musica antica e moderna, sismica e mistica allo stesso tempo.

Credo che per molti giorni il mio lettore sarà occupato....

 

 

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Montalbagnosono
Montalbagnosono il 23/07/12 alle 21:25 via WEB
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Musica Jazz il 23/07/12 alle 23:36 via WEB
In realtà "Sleeper" è stato registrato lo stesso giorno di parte di "Personal Mountains", ovvero il 16 aprile 1979. Il resto di "Personal Mountains" è invece stato inciso il giorno successivo.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 24/07/12 alle 09:00 via WEB
Mi trovo, proprio in questi giorni, a scrivere alcune brevi pagine su "Sleeper" e "dintorni". Francamente, ho sempre considerato il quartetto europeo di Jarrett verboso e poco interessante, la "traduzione" di un'estetica che nel quartetto americano suonava radicalmente idiomatica e che, invece, con Garbarek e gli altri, si diluiva sino a piombare nei vezzi aggraziati dell'enfasi, per quanto celata dietro un'apparente energia giovanile che difettava completamente di sintesi. "Sleeper" non mi ha fatto cambiare idea, anzi. Mi ha invece ancora più convinto del valore del quartetto americano, uno degli organici più interessanti di quel periodo.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 24/07/12 alle 10:57 via WEB
anch'io ho sempre preferito il quartetto americano, se non altro per la presenza di Dewey Redman, molto più interessante di Garbarek. non sarei però così duro nei giudizi su quello europeo, che ha fatto anche cose buone.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 24/07/12 alle 14:56 via WEB
Condivido la preferenza sul Quartetto Americano i cui dischi a distanza di tempo rivelano una energia, una tensione creativa e una sintesi musicale per molto tempo troppo sottovalutata e che oggi emerge in tutto il suo interesse, anche se io sono meno negativo di Gianni sul quartetto europeo. Indubbiamente la presenza di Redman, un colemaniano di ferro ma con una forte tinta blues (per inciso segnalo l'intenso blues contenuto nel suo "The Ear of the Behearer" inciso per la Impulse! nel periodo del Quartetto, con un magnifico Sirone al basso) arricchisce la componente bluesy anche in brani di diversa impostazione, in rapporto talora sincretico e talvolta dialettico con l'ispirazione country-gospel-rock-jazz (e molto altro di americano...) di Jarrett nel periodo. Per me una delle formazioni più significative dgli anni '70 e una delle esperienze musicali più riuscite di Jarrett, anche sul piano compositivo. Inoltre il bello di quel quartetto è che proponeva una alternativa riuscita al dominio incontrastato nel periodo storico dell'impostazione coltraniana/tyneriana del quartetto tenore-piano-basso batteria (suonavano quasi tutte allo stesso modo quel tipo di formazioni)con un rapporto più equilibrato tra sax e piano, a mio avviso. Mi piacciono quasi tutti i dischi del quartetto e ultimamente sto rivalutando dischi come "Treasure Island" che ai tempi mi sembrò più "leggero" e inferiore rispetto agli altri e un po' dispersivo nella proposta. Il discorso del trio francamente mi sembra da tempo creativamente esausto e non più paragonabile a quelle opere e anche la santificazione dell'ultimo "Rio" in solo francamente non mi ha convinto rispetto ad altre opere antecedenti. Mi pare che l'ECM metta in campo molto della sua abilità nel fare marketing e nel pubblicizzare per tempo le ultime opere di Jarrett che francamente trovo non così riuscite come tendenzialmente si dice. Tuttavia, trovo molto discutibile e anche poco seria la minimizzazione che molti critici nostrani fanno della produzione discografica nel suo complesso del Trio Standards che raramente dà riletture banali di un repertorio così abusato. Occorrerebbe maggiore selettività e meno pregiudizio ideologico in certe analisi a mio modo di vedere.
 
pierrde
pierrde il 24/07/12 alle 20:38 via WEB
Rispetto, ed in parte condivido, le differenti valutazioni sui due quartetti. Personalmente li amo entrambi, anzi sarebbe più esatto dire che li rimpiango entrambi...
 
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