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Mondo Jazz

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« A PROPOSITO DI FESTIVALLE TONALITA' DEL TRASH ... »

FACCIAMO UN GIOCO....

Post n°2391 pubblicato il 17 Settembre 2012 da pierrde

Il commento di Elfio al post precedente mi da la possibilità di chiarire ulteriormente il pensiero e di allargare il discorso.

Quello che ho scritto è semplicemente l'opinione di un qualsiasi appassionato di jazz come io sono, senza patenti per assolvere  e tanto meno per accusare di alcunchè l'organizzazione di Umbria Jazz, che, detto per inciso, non sa neppure che esistiamo e se anche fosse non si fa certo impressionare dalle nostre critiche.

Loro pare siano lanciati ossessivamente all'inseguimento sempre di nuovi records: più biglietti, più concerti, più pubblico. Io farei radicalmente la scelta inversa, preferirei 1500-200 persone per Terence Blanchard alle 7-8 mila per Sting, e mi piacerebbe ascoltare del buon jazz in spazi adeguati e non in uno stadio.

Detto questo, e detto che il pubblico di "bocca buona" che oggi applaude con eguale enfasi Vinicio Capossela, gli Incognito e Lee Konitz (programma di Pomigliano dei prossimi giorni) è parente stretto di quello di ieri che fischiava Stan Getz perchè bianco e perchè jazzista lontano dal free, propongo un gioco: per qualche minuto ognuno di noi diventa il direttore artistico di Umbria Jazz e prova a inventare qualche nuova idea per il festival.

Inizio io, ovviamente, e pongo la prima condizione:

1) per fare il direttore artistico debbo avere la fiducia incondizionata e la conseguente carta bianca sul programma da parte di sponsor sia commerciali che politici 

2) ridurrei immediatamente la durata del festival ad una settimana

3) ridurrei drasticamente anche i concerti gratuiti, spesso poco significativi

4) abbandonerei senza indugio l'Arena Santa Giuliana e tornerei ai Giardini del Frontone

5) banditi rock, pop e derivati, ma anche nessun nome di jazzista pescato tra quelli presenti nelle     ultime tre edizioni

6) concerti quotidiani in teatro alle 11 e alle 17 dedicati ad un paio di etichette discografiche "minori" selezionate precedentemente e libere di proporre i loro artisti (Clean Feed, Cam, El Gallo Rojo, Aum Fidelity.......)

7) concerti quotidiani in teatro alle 17 e alle 24 con carta bianca a due-tre musicisti scelti tra le nuove proposte internazionali più intriganti e liberi di proporre solo, duetti, trii, e via discorrendo  

8) i concerti delle 21 ai Giardini del Frontone devono proporre un solo gruppo e ovviamente all'interno del grande jazz, dalle nuove proposte ai grandi della tradizione (ma sempre con la clausola che esclude i presenti nelle ultime tre edizioni).

9) mi piacerebbe anche riservare uno spazio, possibilmente in una location adatta, a sperimentazione e innovazione. Concerti che possono attrarre da poche decine a, massimo, qualche centinaio di persone. Musicisti scelti con competenza e gusto, lontano da qualsiasi risvolto commerciale, spaziando dalla contemporanea agli incontri tra jazz e culture emergenti

10) Farei la metà o un terzo dei biglietti e degli incassi rispetto a prima ? Certamente, ma la qualità del pubblico e la considerazione verso il festival salirebbe immediatamente rinverdendo fasti oramai quasi dimenticati. 

Sono un sognatore, lo so, e questo è solo un gioco. Qualcun'altro si vuole cimentare ?

 

 

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
jazzlu il 17/09/12 alle 21:32 via WEB
Aggiungo, anche se non è il caso di UJ e forse vado fuori tema, che in Italia andrebbe proibito per legge ad un musicista di essere direttore artistico di un Festival.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 17/09/12 alle 21:43 via WEB
io getto la spugna. credo che per quelo che vuole essere UJ, gli organizzatori che ha vadano bene. UJ vuole tanto pubblico per fare notizia, muovere gente, favorire il turismo ecc. penso che volerla cambiare sarebbe solo farle violenza. il problema da porci è che anni fa il pubblico arrivava in massa anche per i jazzisti veri, adesso ci vuole l'esca. non è che il problema sia il pubblico? per chiudere, dubito che il pubblico attuale sia parente stretto di quello di ieri che fischiava Stan Getz. anagraficamente e ideologicamente. io non cercherei di mettere assieme cose assai diverse dando per scontato che siano uguali...
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Elfio Nicolosi il 18/09/12 alle 07:55 via WEB
E' esattamente quello che volevo dire, non altro. UJ (e non solo) si adegua al comportamento del pubblico. Noi possiamo giudicarlo negativamente, ma in fondo sono loro che ci mettono i soldi ed hanno il diritto di decidere cosa farne.
 
   
pierrde
pierrde il 18/09/12 alle 19:22 via WEB
Non voglio negare il diritto di decidere il programma agli organizzatori, mi limito a criticarlo da appassionato per le scelte a mio modo di vedere discutibili. Però permettimi, se il cartellone fosse deciso dal comportamento del pubblico Umbria Jazz proporrebbe solo pop....
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
Elfio Nicolosi il 18/09/12 alle 19:30 via WEB
... e perchè il pubblico proporrebbe solo pop?
 
     
pierrde
pierrde il 18/09/12 alle 20:07 via WEB
Ho scritto di fretta ed effettivamente quello che leggi può ingenerare domande come la tua: intendevo che se ci si basasse solo sul riscontro numerico del pubblico, i 5-6-7 mila che sono accorsi per Prince,Sting, e tutti gli altri divi del pop diventerebbero commercialmente molto più importanti dei 2-3 mila che un grande nome del jazz può richiamare,con la conseguenza, che tra l'altro è già in atto, che nel cartellone il jazz piano piano diventa se non minoritario certo non più il protagonista unico o principale. E' già successo a Lugano e a Montreaux, oramai ex festival jazz....
 
 
pierrde
pierrde il 18/09/12 alle 19:19 via WEB
La parentela di cui parlo non è ovviamente ne ideologica ne anagrafica bensi' di incompetenza.....
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
rodolfo il 18/09/12 alle 00:37 via WEB
Il jazz è quella cosa strana per cui se tu prendi un'ensemble di archi di chiara formazione bachiana per fargli suonare le variazioni goldberg e in mezzo ci piazzi Richard Galliano allora quella musica diventa jazz. Cioè: non sono i dieci violinisti e cellisti che prevalgono nell'etichettatura della musica ma il solo e unico musicista di formazione jazz. Questo succede anche con i festival. Nel palinsesto ci infili di tutto, condisci con un po' di jazz ed ecco che il festival diventa un festival jazz. Vi è alla base uno stereotipo culturale per cui jazz è un'etichetta il cui target è di mezza età ma giovanile, di cultura universitaria, benestante, consumatore di turismo d'elite, buon spenditore. Ogni assessorato turistico sa che i turisti sono clienti che appartengono a gruppi sociali omogenei e ogni gruppo ha bisogno, come un branco di pesciolini, di un'esca diversa. Il festival jazz è una buona esca per certi pesciolini. Tuttavia, ogni turista dotato di libero arbitrio può scegliere dove andare così come ogni impresario organizza i festival che vuole. inoltre lo sponsor molla denaro solo se ha garanzia di visibilità e siccome è lui che paga... Il forte ridimensionamento dei fondi dedicati alla cultura potrebbe paradossalmente rivelarsi una nuova opportunità qualora costringesse gli operatori del settore a riformulare la loro architettura mentale.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 18/09/12 alle 10:54 via WEB
l'appassionato di jazz non è un fesso che abbocca ai trucchi, è uno che abbozza e pur di beccarsi Sonny Rollins è pronto a passare sopra a Dionne Warwick (che tra l'altro è ormai senza voce). il problema è che si è creato un nuovo pubblico che non conosce il jazz (o quasi) e che accetta volentieri il minestrone così confezionato. la produzione discografica aiuta nel creare confusione, molti giornalisti aggiungono del loro, il trend è mondiale, stiamo assistendo ad una programmata mutazione del jazz voluta al di fuori del suo ambiente?
 
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