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Mondo Jazz

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IL PUNTO SU APERITIVO IN CONCERTO

Post n°2214 pubblicato il 02 Aprile 2012 da pierrde

Domenica scorsa al Teatro Manzoni di Milano si è chiusa l'edizione 2011-2012 di Aperitivo in Concerto, 15 concerti nell'arco dell'autunno-inverno-primavera con 15 sold out.

Un bilancio eccezionale considerando le proposte del direttore artistico Gianni Gualberto, mai inclini alle mode del momento ma sempre ispirate dalla ricerca del nuovo e del contemporaneo, accostando i linguaggi e i musicisti più diversi.

In una intervista concessa a Matteo Speroni sul Corriere della Sera del 23 marzo Gualberto traccia la storia della rassegna a partire dal suo insediamento nel 1997 nel ruolo di direttore:

 

«All' inizio, il calendario era tutto di musica classica. Poi, visto che la città offriva già molte proposte di classica, il baricentro si è spostato verso il jazz, fino ad arrivare alle contaminazioni più aperte della contemporaneità, accostando linguaggi molto diversi. Negli Stati Uniti i modelli musicali che si affermano sono quelli che rimescolano le carte, dove non si distingue in modo schematico tra accademico e popolare. Oggi questa rassegna è, a Milano, una della poche finestre sul mondo».

«Oggi Milano è una città culturalmente molto spenta - riflette -, soprattutto per quanto riguarda la musica. Se vai in giro per il mondo percepisci che qualcuno in qualche scantinato sta pensando al futuro. Qui, ma in tutta Italia, non c' è una spinta in avanti e anche le istituzioni fanno pochissimo, manca un contributo pubblico. Anche il privato non investe in cultura.

Nel 1985 l' «Aperitivo» fu ideato da Fedele Confalonieri, grande appassionato di classica. «Non ho mai avuto alcuna pressione, anzi». Direttore dal ' 97: come è cambiato il pubblico? «Quando sono arrivato, il pubblico s' informava soprattutto su giornali specializzati, seguiva la critica paludata. Ora l' informazione è orizzontale, viaggia in internet attraverso testimonianze degli spettatori. E la platea è diventata più calda, vive un rapporto con la musica gioioso, fisico. Quasi tutti conoscono l' inglese e amano che l' artista parli dal palco.

Di recente, dopo un concerto, un signore mi ha confidato: "Per due ore mi è sembrato di essere a New York"». Un momento da brivido? «John Zorn, con il progetto Electric Masada. Una bomba. Il pezzo cominciò con un urlo sfrenato di tutti gli strumenti, vidi la polvere scendere dagli stucchi del Manzoni, tremai e mi dissi "O si fa l' Italia o si muore". L' applauso fu entusiasta. Era fatta».

 

In autunno partirà la 28esima edizione. Tra i progetti un doppio concerto di John Zorn, per i suoi 60 anni, e un cartellone ispirato all' eredità di Miles Davis, ma spulciando tra la rete si trovano anche i concerti di Steven Bernstein e della sua Millennium Territory Orchestra e di Dave Douglas Bad Mango. 

 
 
 
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