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UN BILANCIO A PIU' VOCI DI 50 FRESU

Post n°1917 pubblicato il 17 Agosto 2011 da pierrde

C

Chiusa l'esperienza credo irripetibile della serie 50 Fresu, 50 concerti consecutivi in 50 locations diverse della Sardegna, tutte (o quasi ) trasmesse in diretta streaming, è tempo di bilanci.

Personalmente ne ho parlato più di una volta, esprimendo la mia incredula sodisfazione nel poter assistere in diretta e dal salotto di casa a concerti di splendida fattura in località da sogno. Ma ho trovato due "riassunti" emozionali che ho trovato particolarmente pertinenti ed interessanti.

Uno proviene da Facebook, è opera di Salvio Formisano, e lo riporto immediatamente:

 

Lunga vita Paolo Fresu. Sì, lunga vita. C'è da augurarsi che il Mahatma Fresu faccia anche il tour dei 100 anni suonati. Possibilmente, sperabilmente, non limitandosi, la prossima volta, alla Sardegna, ma estendendo il viaggio della bellezza anche al resto dell'Italia. Lunga vita perché quello che Paolo sta regalando da anni alla sua terra è un qualcosa di impareggiabile. Che va oltre la grande musica che Time in Jazz offre ai fortunati che si ritrovano a Berchidda a metà agosto da ventiquattro anni. Va oltre la promozione, con il relativo consistente ritorno economico, di una parte della Sardegna, bella almeno quanto quella più conosciuta delle acque turchesi e le coste mozzafiato. Quello che fa è politica. Politica nell'accezione alta della parola. Quella da cui bisogna ripartire per ricostruire il nostro paese, ora parlo dell'Italia intera, devastato nel gusto e nel senso etico da un ventennio sciagurato. E quello a cui si assiste nelle strade e nelle piazze attraversate dal fiume Time in Jazz lascia ben sperare. Giovani e meno giovani, famiglie con bambini, anziani, amanti del jazz, altri che ci si avvicinano per la prima volta e semplici curiosi, inondati per 7 giorni dalla bellezza della musica di musicisti grandiosi, spesso di fama mondiale e da quella dei luoghi incontaminati, nutrono lo spirito nell'unico modo in grado di far crescere le persone sane e in pace: l'educazione all'arte e al bello. Grazie quindi e, ancora una volta, lunga vita al Mahatma Fresu.

L'altro è uno scritto di Ascanio Celestini per la sua rubrica La Pecora Nera sul Venerdi' di Repubblica. Per chi l'avesse perso eccone la trascrizione:

La tromba di Fresu: una pausa (felice) dalle brutte storie

C'è Pino, Elisabetta e Annaluisa. C'è Alessandra, Simona e Paola. Non so quanti ne abbiano visti, ma almeno quanti Francesco e Gianluigi, che tornano per la decima volta, o di Ivana, che è arrivata alla tredicesima. "E Antonella ? Dov'è Antonella?" chiede Paolo al microfono. Antonella si fa vedere. E' una mano in mezzo a migliaia. Di quarantotto concerti consecutivi se ne è visti 21.

Paolo Fresu ha festeggiato i suoi cinquant'anni cosi'. Per cinquanta giorni di seguito se ne è andato suonando in giro per la Sardegna. Con lui ogni sera ci sono stati artisti diversi, da Antonello Salis a Stefano Bollani, da Uri Caine alla Kocani Orkestar. Sapevo che avrebbe fatto cinquanta concerti, ma non avevo capito che in mezzo a tutti quei giorni non ce n'era manco uno libero.

Io sul palco con lui ci sono stato il 29 luglio a Mogoro, nella Piazza del Carmine con la gente che s'è arrampicata anche sugli alberi. Ci sono stato quando gliene mancavano solo due: a Siddi, con Gavino Murgia e Bebo Ferra, e a Cagliari, dove ha suonato da solo.

Paolo è un grande musicista, ma per moltissimi sardi è qualcosa di più. E' una specie di santo, come possono essere santi certi calciatori o certi rivoluzionari. Solo che lui non è capocannoniere del campionato, lui suona la tromba. E non ci suona le canzonette, ma una musica che un sacco di gente pensa sia difficile. E non è nemmeno un ideologo guerriero che scrive libretti rossi. E' pacifico e disarmato. Eppure lo seguono in giro per la Sardegna in questa lunga marcia che dura cinquanta giornate. In questa bella processione laica. Seguono il santo. In cambio lui fa una cosa semplice: suona.

Dopo le prove del pomeriggio mi avvicino a Tommaso Onofri, che ha montato una piccola struttura sulla quale ha appoggiato dei pannelli foto-voltaici. Accumula energia per alimentare l'impianto. Non serve attaccare la spina e non viene sfruttato nemmeno un ditale di petrolio. Luce e suono vengono fuori da li'.

Sarà che mi sono fermato qualche giorno, che a differenza di paolo mi sono preso una pausa, ma dopo tante storie di manicomi e galere oggi mi piace poter raccontare una storia senza magagne. Una storia di pecore nere che sono riuscite a fare una bella cosa. Una storia di migliaia di cittadini che vanno a sentirsi una musica che non senti alla radio trasmessa in filodiffusione in tuti i supermercati. Una storia con un bell'impatto sonoro e nessun impatto ambientale. Una storia che inizia bene e finisce bene.



 
 
 
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