Creato da misteropagano il 20/09/2012

ÐEINAUTI

Solo in quanto gli uomini riescono ad offrire ebbrezza agli Dèi possono pretendere di attrarli sulla terra

 

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Il caso D Un fumetto a Paris (III)

 

Mentre si dirigeva all'appuntamento al Deux Magots per la colazione fissata con F, l'amica parigina che aveva assistito al suo reading letterario in Rue Serpente, non potè fare a meno di fermarsi davanti le vetrine di una nota libreria, catturata dalla copertina di un libro di Neri Pozza.

Una parte di sé era sempre altrove. Per capire quali ribaltamenti di prospettiva siano possibili di questo impianto strutturale ci sono "confessioni grezze" dove i fatti contano come fatti prima dell'interpretazione, più o meno liricamente atteggiati. Del pensare cosa sognare, come volare.

"Di agitare il corpo battuto, sbattuto come un un telo: riacchiappato, ammucchiato, ribaltato, disteso, lisciato, rifinito e abbandonato. Rivestito un letto del sogno praticato". Dora deve essersi sentita così.

«Dora chi? »

Ci sono molte cose noiose a cui dedicarsi, una di queste è scrivere mettendo in conto di narrare esattamente cosa sia accaduto. Fortunatamente scrivere non è solo coordinare fatti e personaggi con una trama. L'intuizione di un punto focale da cui partire, l'apertura prodigiosa di un certo accadimento chiave, capace di avviare un percorso mnemonico e di trasportare, di buco in buco, un accia di filo per cucire tutto il pamplet, restava nella mente di.

«Di?» Di. Nulla, punto, e  non per errore, il protagonista di questa storia non ha un nome, non ancora. Né genere né entità. E anche il suo scrittore è ancora inesistente. Si parla di intenzioni ed è giusto che per ora siano solo immaginate nella testa di qualcuno e non si riconosca un sesso o un ruolo preciso.

«Di certo Lui aveva creato un mostro» Si disse ripensando alla  Dora seduta al caffè parigino con guanti ed un elegante cappellino in testa.

"L'aveva educata all'amore. Riempita di attenzioni e poi abbandonata. Anzi lo aveva abbandonato lei, ritirandosi in un eremo in solitudine ad un passo dal suicidio. Lui, mica uno qualunque ma il grande Picasso, il master che l'aveva messa in collezione perchè così bella e triste".

«Perchè le donne sono macchine per soffrire.»

Voglio dire, è deprimente. Eccomi, cervello delle dimensioni di un pianeta e mi chiedono di servire le immagini? Le immagini «Di?» Di.

La Schiava di Picasso Dora Maar, fotografa e amante di Pablo Picasso campeggiava nella copertina di Osvaldo Guerrieri nella vetrina della libreria avvistata poco prima che m'infilassi  nel Métro di Maurbet in direzione Saint Germain de Prés.

Affrettai il passo per l'ingresso pensierosa, ospiti eminenti ma incontrollabili affollano sempre i miei pensieri come quando disegnavo l'Ile de la Citè, e la mappa urbana di Paris avec La Senna, per il Caso Dolet. Perchè l'arte è una mappa da camminare, anzi una ricerca tra i volumi del sapere e per questo le opere prendono sempre le dimensioni calpestabili di un perenne giallo da svelare.

 

 
 
 
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